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Autore: bubi90    19/12/2013    1 recensioni
Se in questa prima parte della trama riscontrerete somiglianze con un telefilm dal titolo White Collar posso confermare, la trama iniziale mi è stata ispirata proprio da tale serie televisiva, ma si evolverà in modo diverso, con diversi personaggi. Diciamo che ho ripreso l'idea del falsario gentiluomo, quello si, ma per il resto della storia sarà tutto molto diverso! Grazie mille e spero che vi piacerà il rapporto fra la giovane giornalista d'assalto Francy Tisani e il falsario ricercato in mezzo mondo Simon Lorens!
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tarne Graffacy



 

Il Capital Hotel di Londra era conosciuto in tutto il mondo come uno dei più antichi e raffinati alberghi di tutta la capitale, della quale infatti portava il nome, e permettersi una suite all’interno di quell’edificio era una cosa pressoché impossibile. Ma una camera doppia poteva comunque fornire la stessa strabiliante esperienza a costi più contenuti, anche se, come si può immaginare, comunque alti.

Ed era proprio dal Capital che Cassy stava uscendo per fare il proprio ingresso nel taxi che aveva prenotato, diretto esattamente alla boutique principale del File Blue, dove si sarebbe tenuta la mostra.

I lunghi capelli biondi erano stati lasciati cadere mossi sulla schiena libera, sopra quel vestito lungo color tiffany che pareva perfetto per l’occasione.

Una piccola borsetta nera e una giacca doubleface, esternamente in un raffinato velluto in contrasto con la pelle nera interna.

Sicuramente quella sarebbe stata una delle più importanti serate della sua vita, qualunque fosse stato il risultato, anche se, bisognava ammetterlo, se tutto andava secondo i suoi piani presto avrebbe avuto una collaborazione alquanto proficua per la sua carriera e per la sua vibrante curiosità in ambito artistico.

Il viaggio verso la boutique fu breve, non a caso aveva scelto proprio il Capital come luogo dove risiedere. Adatto per andare ancor di più per tornare. Discreto, vicino e con un sistema di sorveglianza con doppia faccia della medaglia: grande sicurezza per i clienti, possibilità pressoché nulla di essere visti se non lo si desiderava.


“Il suo invito prego, signorina…?”

“Santiago, Cassandra Santiago”

Rispose alla donna all’ingresso con in mano la lista degli invitati, porgendole il proprio portato appena qualche ora prima dall’energumeno di Palinsky.

In meno di qualche secondo un sorriso di benvenuto le fu dedicato e lei non perse tempo ad entrare nella boutique.

Aveva viaggiato molto per il proprio lavoro anche se in pochi anni, ma poteva dire di aver visto luoghi ed opere di straordinaria bellezza. E ciò le dava la conoscenza sufficiente per esprimere un parere più che sorpreso su quel luogo stupendo immerso nelle più lussuose rappresentazioni artistiche.

Attorno a lei poteva riconoscere nomi in vista non solo della moda ma di tutto il mondo mondano in generale, da un importante imprenditore nel campo dei vini, a una modella, a un incredibile avanguardista della pop art, a un ambasciatore orientale.

Le modelle erano sistemate adeguatamente in posa per tutte le stanze della boutique, attorniate dai vari capi sulle stampelle e dalla parte che più le importava in quel momento: i dipinti.

Il Kirchner era situato in una delle salette minori, una sola modella e un’apertura per l’ingresso dell’aria esattamente sopra alla cornice.

Estremamente facile sarebbe stato per Lorens recuperare quel dipinto, proprio per questo il colpo pareva troppo facile da realizzare, persino per una come lei e proprio per questo troppo scontato.

Cassy arricciò le labbra osservando la modella indossare uno stupendo abito cremisi con spacco, ispirato molto probabilmente a uno dei vecchi modelli di Valentino. Scontato e quanto mai grossolano per essere definito un abito di alta moda.

La semplicità non attirava mai Lorens e lei lo sapeva bene, ma non avrebbe mai rinunciato a quel furto, e anche questo lo sapeva.

Allora cosa poteva essere quella strana sensazione che la stava prendendo?

“Un bicchiere di champagne?”

“Certo”

“Facciamo due allora”

La voce di un uomo bruno che l’aveva affiancata ridestò Francy da quelle risposte poco attente, dettate dal suo osservare il dipinto e la parete dal riflesso sul ciondolo della modella.

“Mi scusi ma… ho notato che sta osservando questo abito. Le piace lo stile?”

“Mmm direi di no. È una copia di un Valentino. Rivisitata certo ma è un Valentino di trent’anni fa. Bisognerebbe attendere di più per ripescare stili passati.”

L’uomo sorrise, inserendo la mano destra nella tasca del completo gessato scuro, mentre la sinistra si portava leggermente in avanti a battere il cristallo del floute contro quello della giovane.

“Se ne intende di moda… non tutte le donne lo fanno. Di solito la seguono e basta.”

“Non solo di moda, ad esempio il dipinto dietro di noi. Appartiene a una corrente artistica molto interessante, un’avanguardia non vista bene ai suoi tempi.”

“Nessuna avanguardia è stata mai apprezzata dai contemporanei e Kirchner è uno dei migliori pittori tedeschi mai visti. Un’opera eccezionale, non a caso conservata al British Museum… mi chiedo come abbiano fatto ad ottenerlo per una mostra di questo livello…”

L’uomo si voltò dietro di sé, osservando il quadro nel descriverne ogni suo più dettagliato particolare artistico e stilistico, sorprendendo non poco la giornalista, sorpresa di incontrare qualcuno interessato come lei più alle opere d’arte che alle modelle in quel luogo pieno solo di modelle e acquirenti.

“Complimenti, ottima conoscenza… Signor?”

“Tarne Graffacy, allestitore di mostre. In effetti allestitore di questa mostra.”

“Cassandra Santiago, aspirante assistente del signor Palinsky. Non devo aver fatto una bella figura.”

L’uomo allungò la mano destra verso Cassy, costringendola a staccarla dalla propria borsa e a distogliere lo sguardo dalla stanza, alla quale fino a quel momento aveva concesso tutta la propria attenzione.

La donna doveva ammetterlo, quell’uomo era davvero molto interessante, e aveva anche uno splendido sorriso, non fosse stato per il leggero segno sulla fronte che aveva lasciato quello che ipotizzò essere stato un cappello, prima che lo togliesse.

“Non si preoccupi. È un piacere poter avere una conversazione con qualcuno che si intende di arte e… se mi vuole scusare devo controllare le altre sale. Ma non se ne vada, farò in modo di tornare con qualcosa da bere.”

Francy non ebbe neanche il tempo di affermare che sarebbe rimasta ad aspettare in quella stanza, anche perché non avrebbe lasciato solo quel quadro per nulla al mondo, che l’uomo già si era allontanato tra i molti invitati.

Era strano che ancora non fosse successo nulla, o che almeno non ci fosse stato segno di qualcosa di stravagante. Era convinta che Lorens si sarebbe fatto vivo, ed era sua premura ogni volta lasciare la propria firma con un biglietto, o su una parete o nei modi più disparati.

Ma non c’era traccia che qualcosa sarebbe potuto accadere.

“Cassy il signor Palinsky è da sola. Ti conviene avvicinarti adesso.”

Il sussurro di Damon riportò alla mente già in preda alle congetture della donna che in quel momento, purtroppo, doveva mantenere anche la propria copertura.

Vladimir Palinsky era un milionario, proprietario di opere e creazioni fra le più belle al mondo, escluso quel finto Valentino di dubbio gusto, ma non si poteva dire che fosse né un bell’uomo né un onesto cittadino.

Molti avevano ipotizzato che le sue opere più prestigiose fossero state sottratte ad artisti e stilisti tramite ricatti, ma mai nessuna prova a suo carico era stata trovata dalla polizia, neanche da Scotland Yard.

“E’ un’opera magnifica. Un Picasso del periodo blu. Ma l’abito cremisi che si trova di fronte ha una linea così perfetta nel contrasto con l’opera che la fa appassire in secondo piano.”

Quale miglior modo per la giornalista di approcciarsi al grande capo se non con qualche lusinga?

Quell’uomo era quanto di più egocentrico e superbo potesse ritrovarsi in quella boutique e non c’era modo migliore di poter attirare la sua attenzione, tranne che se lo si faceva con argomenti troppo leggeri o senza basi culturali.

“È stata una scelta del mio allestitore, seguendo i miei consigli più autorevoli. Noto con piacere che ha notata la cosa signorina Santiago. Si, so esattamente chi lei sia, ma noto con piacere che le sue qualità sono ben maggiori di quanti me ne siano state riferite.”

La donna sorrise alle lusinghe di quell’ormai attempato playboy, passando una mano fra i lunghi capelli biondi e assecondando quelle sottili avance che l’uomo le stava velatamente mandando con lo sguardo.

Se mai qualcuno nella sua carriera giornalistica avesse cercato di assumerla per le ragioni che egli stava citando probabilmente lo avrebbe denunciato, o come minimo minacciato con un tagliacarte.

Ma quella non era Francy in quell’esatto momento, e di certo non poteva rischiare di perdersi Lorens per colpa di un impedimento di quel genere.

“Sono felice che le mie doti siano apprezzate signor…”

Non fece in tempo a terminare la frase che improvvisamente tutta la sala si trovò immersa nel buio, come anche il resto della boutique.

“Oh lo spettacolo di Graffacy sta iniziando.”

Uno spettacolo allestito dal curatore della mostra? Era un evento di cui neanche Francy era a conoscenza, e che rischiava seriamente di compromettere le sue ricerche.

In quei secondi di buio la giovane tentò in ogni modo di mantenere il contatto visivo con la sala che non aveva abbandonato mai durante la serata ma la cosa risultava impossibile con il buio pesto calato in quella maledetta boutique.

Quello si che sarebbe stato il momento adatto per il colpo e lei, come ogni volta, se lo sarebbe perso, per colpa di un imprenditore idiota e del suo acculturato quanto stupido assistente.

La luce riapparve solo dopo qualche secondo e gli occhi di Francy bruciarono a contatto con quell’improvviso lampo fluorescente dato dalle lampade appese alle pareti.

Il dolore non le evitò però di voltare lo sguardo alla ricerca di quell’opera precisa che sicuramente non si trovava più al suo…

Le labbra della giornalista si assottigliarono, premute fra loro, quando riscontrò che effettivamente il quadro era sempre al suo posto e che nulla, in quella sala era cambiato, se non il colore di quelle luci così fastidiose.

“Mi scusi signor Palinsky, vado un attimo ad incipriarmi il naso.”

Come diavolo era possibile che quell’uomo non avesse agito? Era certa che lo avrebbe fatto, che non avrebbe perso quell’occasione così allettante eppure… eppure il suo istinto le aveva detto che era troppo semplice.

Il rumore dei suoi tacchi risuonarono lungo tutto il corridoio mentre si dirigeva nel bagno privato della signore, fermandosi agli specchi ed estraendo la propria cipria, facendo inevitabilmente cadere qualcosa sul lavandino.

Un biglietto, a quanto sembrava, in carta anticata, simile a quella della pergamene. Un biglietto su cui erano vergate delle parole che stavolta seriamente fecero strabuzzare gli occhi della giornalista, dissuadendola dal cercare altro nella borsetta.


Crede veramente che sarei così banale signorina Tisani?

Robin City


Allora non si era sbagliata. Quello era veramente il luogo dove Simon avrebbe colpito. Ma come faceva a sapere chi lei fosse? E come aveva fatto a inserire quel biglietto nella sua borsa?

Tarne…Tarne Graffacy era l’unico che si era avvicinato a lei quella sera, escludendo Damon e il sigor Palinsky.

Quell’attimo parve a Francy come una rivelazione, una bruttissima rivelazione che le era balenata in testa.

Estrasse una penna dalla borsetta dopo aver rovistato frettolosamente e iniziò a scrivere sul retro del biglietto che aveva ricevuto, per scriverci sopra, appoggiata al lavandino con un presentimento pessimo nella mente.

Tarne Graffacy…Tarne Graffacy….

Non poteva crederci, non era possibile che fosse stata così stupida e superficiale.

Tarne Graffacy non era il nome di un famoso allestitore di mostre, Tarne Graffacy era un acronimo, uno stupidissimo acronimo riferito proprio a lei.


Fregata Francy


Come aveva fatto a non accorgersene? Certo magari il bell’aspetto di quell’uomo aveva fin troppo confuso le sue idee, come anche la sua conoscenza artistica e… E lei aveva appena scambiato due parole con il falsario più ricercato d’Europa!

Uscì di fretta dal bagno delle donne, ignorando completamente i richiami di Damon che le facevano notare come Palinsky si fosse spostato e si diresse senza alcun dubbio alla sala dove era allestito il quadro incriminato.

Era ovvio.

Nessun amante dell’arte avrebbe mai relegato un Kirchner in quella sala con quel vestito orrendo. Nessuno che ne conoscesse il valore lo avrebbe mai fatto, se non per un motivo.

Assalita dagli occhi della security della festa e ben presto dai loro corpi Francy stacco il dipinto dalla parete senza pensarci, scoprendo quello che ormai aveva intuito avrebbe scoperto.

Un’enorme scritta in olio bianco sul retro… una scritta che testimoniava quanto quel colpo era estremamente troppo semplice se eseguito in quel luogo.

Quel dipinto era un falso. Molto somigliante, quasi perfetto, ma un falso, esattamente come diceva la frase sul retro, di Simon Lorens.


Godetevi lo show! Simon Lorens

   
 
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