Venti dicembre: irrazionalità.
(-6)
“Che fai lì?”
“Vorrei dormire o scrivere”
“Hai altre cose da fare?”
“No, ma sembro condannata a non essere in grado di fare né l’una né l’altra.”
“Vorrei dormire o scrivere”
“Hai altre cose da fare?”
“No, ma sembro condannata a non essere in grado di fare né l’una né l’altra.”
Ogni cosa sembra annegare
nella tazza di tè nero che poggia sulle nude scartoffie;
il nettare è denso e scuro tanto quanto il cielo, oggi.
Mi risulta difficile, a dir poco impossibile,
trovare un logico nesso tra i pensieri;
eppure sono una creatura metodica e razionale.
Inizia a rivelarsi ammaccata, contusa, sgualcita
La mia mente; rimangono solo questi lampi,
barlumi dolorosi, folli, travolgenti, irreprimibili.
Cerco tra pieghe misteriose le giuste parole;
parole adatte che insidiosamente svaniscono,
condensandosi ed evaporando in nuvole gravide.
Non c’è nulla da fare:
ascolto il ticchettio della pioggia
e prego che copra il fracasso delle idee in disordine.
*