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Autore: Finitem_    20/12/2013    15 recensioni
La vita di Louis è uno schifo: suo padre ha tradito sua madre con l'insegnante di francese di sua sorella causando il divorzio, ha dovuto cambiare casa, scuola, città, nessuno lo vuole come amico, i soldi sono pochi, la casa è piccola, sua madre è appena uscita con un uomo per la prima volta dopo mesi e le sue sorelle non sono in casa.
E' solo, come sempre.
Decide allora di fare una scenata al padre, reo di tutto quello che sta passando, e per darsi coraggio si beve qualche birra di troppo, prima di salire in macchina diretto verso la sua vecchia casa.
Harry Styles si sta invece apprestando a tornare a casa dopo una giornata di scuola, lo stomaco gorgogliante, l'acquolina in bocca, il pensiero fisso sulle lasagne della mamma, che già in tavola attendono il suo arrivo.
Cala il buio e basta un attimo: uno schianto, una vita segnata dal senso di colpa, l'altra appesa a un filo.
Niente sarà più come prima...
*Larry Allert, don't like don't read, don't ship don't rompere i coglioni*
** Vagamente Punk!Louis&FlowerChild!Harry, se volete leggerla in quell'ottica**
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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15)                                                                      
                                                                     
 15. And I found You, Flightless Bird.                                                                    
                                             
Cinque giorni dopo che Harry ha ripreso a parlare, Louis sgattaiola per l' ennesima volta lontano dal reparto geriatrico, mentre l'infermiera giovane e bionda lo copre dal capo.
L'inserviente tatuato sorride, e quasi quasi fischietta tra se' e se': sua madre due giorni prima aveva trovato tra la posta una busta stropicciata a bagnata dalla pioggia con il timbro sbiadito dell' ufficio giudiziario al quale Anne Styles si era rivolta, ed era subito andata in panico, rientrando in casa come una furia e chiedendo al figlio maggiore cosa diavolo avesse combinato stavolta.
L' aveva praticamente sottoposto ad un interrogatorio mentre camminava impettita verso il mobile e cercava di aprire la busta con un tagliacarte e senza rovinarla.
Si era poi scoperto che tutto quel nervosismo era inutile, e per una volta quello che Louis aveva combinato era qualcosa di buono: il giudice, piacevolmente colpito dai giudizi estremamente positivi che il personale infermieristico del St Barbara aveva riportato su di lui, aveva deciso di premiarlo  con una riduzione dell' orario e del carico di lavoro, lasciandolo decisamente più libero di vedere Harry.
Evviva!
Cinque giorni dopo che il piccolo panda aveva riacquistato la favella, Louis si era imbattuto nel peggiore dei suoi incubi.
Una volta arrivato sulla soglia della 17, si era ritrovato davanti una camera familiare, ma occupata da un altro paziente: una giovane donna sulla trentina era sdraiata priva di coscienza nel letto del suo Harry, il comodino, di solito ingombro di libri, carica cellulare, vecchie bottiglie di acqua minerale e bicchieri di the vuoti, era libero da tutti gli effetti personali, e i peluches e i palloncini che solitamente Anne e altri visitatori non facevano mancare mai, erano spariti.
Il ragazzo si era spaventato, entrando nella stanza completamente buia, dentro la quale riusciva solo a distinguere il comodino vuoto e un corpo sotto le coperte e il monitor per la respirazione che lo teneva in vita pompando l'aria dentro e fuori i suoi polmoni, emettendo un suono sibilante, che spesso aveva fatto da sottofondo ai pomeriggi che Louis aveva trascorso tra quelle quattro mura.
Dov'era Harry?
Perché quel corpo lì sotto non poteva essere quello del ragazzino, non poteva...
Il moro si era avvicinato al corpo, lo stomaco così contratto da essere diventato duro come il marmo, da fargli così male da impedirgli di respirare, e nemmeno quando aveva riconosciuto i gentili e dolci tratti di un viso femminile sconosciuto, devastato da un rissa in discoteca e qualche trip, si era calmato.
Ormai erano quasi più quattro mesi che lavorava in un ospedale, e una cosa l'aveva capita: se un paziente scompare improvvisamente da un reparto vuol dire che era arrivato al capolinea, al punto di non ritorno.
Come la Sig.ra Stowe.
Ma ieri Harry stava bene...
Ieri era ieri, cretino, aveva detto il nuovo, cinico e cattivo Louis, quello che era stato negli ultimi sei mesi, quello che del piccolo panda aveva paura perché era l'unica cosa che lo rendeva debole, magari ha avuto una crisi stanotte, magari i medici che si sono presi cura di lui
hanno sbagliato diagnosi o hanno abbassato la guardia e non sono stati abbastanza veloci, dopotutto il respiratore é staccato da tantissimo tempo...
Nonononono. No. No. No. Ti prego, ti prego Dio no. No.
Non serve pregare Dio, non lo sapevi?
Il ragazzo si era precipitato fuori dalla stanza e lungo il corridoio,
il petto che si abbassava e alzava velocemente, cercando di star dietro al suo respiro impazzito che lo stava portando all'iperventilazione, mentre il sudore gli appiccicava il ciuffo sudato alla fronte fredda e pallida, tanto che si confondeva con il bianco asettico delle pareti dietro di lui.
Il mondo sembrava vorticare alla velocità della luce davanti ai suoi occhi, sgretolandosi lentamente sotto i suoi piedi e aprendo una voragine pronto a inghiottirlo.
Correva così veloce che quando si era brutalmente scontrato con la fisioterapista non l'aveva nemmeno riconosciuta, e questa per farlo fermare aveva dovuto rincorrerlo per mezzo atrio e agguantarlo per un braccio:
"Louis... Louis dove stai andando così di fretta?!"
"Harry" il ragazzo non riusciva più a pensare coerentemente " Non è nella sua stanza. C'è un altra persona nel suo letto. Devo trovarlo, devo trovarlo..."
"È quello di cui ti volevo parlare: abbiamo spostato Mr Styles in Medicina Riabilitativa... Ormai non c è più alcun motivo che lo trattenga in Riabilitazione"
"Medicina Riabilitativa?" aveva mormorato il ragazzo tatuato, cercando di ricacciare indietro l'urlo che voleva uscire dalla sua bocca e di ignorare le macchie nere che gli ballavano davanti agli occhi.
"Si" aveva confermato la donna " Prendi l'ascensore fino al secondo piano: sulla destra troverai la Neurochirurgia, tu devi andare a sinistra... Sta nella stanza 8!" gli aveva urlato, mentre lui partito in quarta era già lontano.
Altro che ascensore e ascensore, quel maledetto arnese ci metteva ore e ore...
Le scale erano decisamente un'idea migliore.
Harry d'altro canto, aspettava Louis con impazienza: aveva così tante cose da raccontargli!
Non si messaggiavano da ben 24 ore perché ogni tanto la batteria catorcia del più grande andava in mutua, e lui doveva ancora dirgli che quella mattina, per la prima volta, aveva chiamato Gemma sul cellulare per tirarla giù dal letto e augurarle un buon giorno e un "imbocca al lupo" per le lezioni.
La sua voce era ancora un po' rauca a causa del suo lungo periodo di mutismo, e a volte, soprattutto quando era stanco faceva fatica a controllare bene i muscoli, finendo per incespicare nelle parole, ma la sorella, ignara dei suoi progressi, aveva avuto un mini shock lo stesso.
Poi si era riavuta, azzardando perfino un " mi sei mancato topastro" e il più piccolo si sentiva ancora diviso a metà tra il desiderio di ridere e piangere.
Dalla gioia, ovviamente.
Ma quando aveva intravisto la figura tremante di Louis filare verso di lui a tutta birra, Harry aveva capito che non c'era nulla di gioioso nel più grande quel giorno, ed era rimasto a dir poco sorpreso quando questo, arrivato abbastanza vicino l' aveva afferrato saldamente prima di stringerlo al petto senza tanti complimenti, così forte che il più piccolo riusciva a sentire il martellare frenetico del suo cuore contro il suo corpo.
"Dove cazzo eri?" aveva sussurrato l'altro, senza fiato "Mi hai fatto cagare in mano, cazzo. Non farlo mai più, capito?"
"Qui ero. Sono sempre stato qui" aveva risposto lui, mugugnando nella sua maglietta.
Ma Louis sembrava non sentirlo.
"Non ti trovavo più. Ho avuto così paura..."
E Harry, ricambiando l'abbraccio, aveva capito che la telefonata con Gemma poteva aspettare.
La seconda volta che Harry era sparito, Louis aveva rischiato di morire di crepacuore, anche se questa volta aveva cercato di mantenere la calma, respirando profondamente per calmarsi alla vista del letto vuoto e del cappellino a forma di panda abbandonato sul cuscino.
Intimando alle coronarie impazzite di smettere di ballare e uscendo senza voltarsi indietro dalla stanza, aveva percorso il corridoio facendo il tragitto inverso rispetto a quello tracciato pochi istanti prima, per ritrovarsi a fissare con sguardo smarrito e spaventato il via vai degli infermieri e dei visitatori, senza la minima idea di dove fosse Harry o di come fare a trovarlo.
Stava per avere un attacco di panico in grande stile quando aveva intravisto tra l'ondeggiare dei camici e delle divise, un pantalone a strisce orizzontali bianche e blu.
Si ricordava bene la risata che si era fatto quando l'aveva visto...
"Ci stai dentro due volte!" si era rotolato sul letto, incapace di trattenere la propria ilarità "Cristo, Harry sembri un deportato di guerra!"
Il ragazzino, seduto ben dritto sul suo letto gli aveva scoccato un'occhiata altera, prima di lanciargli uno dei cuscini che avrebbe dovuto usare come sostegno, e colpendolo in piena faccia, causando altre risate.
"Harry!" aveva urlato, facendo voltare tutti quelli che passavano di li in quel momento, mentre il diretto interpellato litigava con la macchinetta del caffè per ritirare la sua cioccolata.
"Ehi Louis"
"Cosa ci fai fuori dal letto?! Mi stavo preoccupando" il più grande avrebbe continuato con una bella ramanzina, se non fosse stato distratto dal vedere quanto i capelli del più piccolo fossero ricresciuti in fretta: la ferita rossastra quasi non si vedeva più, coperta da un mini cespuglio di corti, morbidi e spettinati ricci color cioccolato.
Louis era rimasto a fissarli, estasiato, mentre entrambi facevano ritorno alla nuova sistemazione del paziente, che una volta fatto accomodare il suo ospite sulla poltroncina ai piedi del letto, si era lasciato cadere mollemente tra le lenzuola, pronto a gustarsi la sua cioccolata ancora calda.
"Vuoi mangiare anche tu qualcosa? Mamma mi ha portato dei biscotti al cioccolato"
Il più piccolo aveva gesticolato distrattamente verso l'armadietto di fianco al letto, mentre soffiava piano sopra la bevanda calda.
"No grazie "
"Sei ancora arrabbiato perché non ero a letto?" Il ricciolino aveva stretto il bicchiere di plastica tra le mani, cercando di scaldarle.
"No! No. Non sono arrabbiato, è solo che quando non ti trovo mi spavento sempre..."
Louis si sentiva un totale idiota: era necessario che andasse così in panico ogni volta che Harry scompariva dalla sua vista?
"Scusa. Davvero, non lo faccio apposta. É che mentre eri in coma una mia paziente é morta e allora..."
"Si, lo so, la Sig.ra Stowe"
Per un attimo il più grande l'aveva fissato con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.
"T-tu... Te lo ricordi?"
"A dir la verità" aveva cominciato il più piccolo "Ricordo tutto quello che mi hai detto. Ogni canzone, ogni lamentela, ogni singola cosa...
Ricordo la prima volta che sei entrato, e io che speravo fosse mia mamma, e ricordo che ero così arrabbiato con lei e con mia sorella che diceva che ' le serviva tempo' e che 'sarebbe venuta a trovarmi prima o poi'...
Non riuscivo a pensare ad altro.
Ma poi sei arrivato tu: all' inizio non ci avevo fatto molto caso, perché ti fermavi poco e non parlavi molto, però poi ho cominciato a farci l' abitudine, quasi inconsciamente.
Mi chiedevo dove fossi e dopo un po' saltavi fuori, e raccontavi tante cose, a volte erano tristi, a volte mi facevi ridere, a volte avrei voluto essere sveglio per dire la mia...
Era strano il fatto che volessi parlare con me, ma mi piaceva, e mi faceva sentire bene, sentire vivo e "normale".
Eri l'unico lì dentro che non mi trattasse come un cactus di plastica"
La battuta finale non aveva alleggerito l'umore del più grande, che si sentiva la faccia paonazza, così calda da essere sicuro di avere del fumo che gli usciva dalle orecchie.
Avrebbe potuto friggersi un uovo sulle guance.
Non sapeva nemmeno perché si sentiva così in imbarazzo: forse perché più volte aveva aperto il suo cuore alla statua di cera immobile che vegetava nel letto, forse perché gli aveva rivelato una parte di lui che nemmeno lui sapeva di avere, forse perchè gli aveva confessato cose che  nemmeno a Zayn avrebbe detto...
"Chissà cos'hai pensato di me" aveva mormorato debolmente, prima di nascondere il viso tra le mani, mentre Harry ridacchiava piano:
"Che eri un brontolone, un polemico di prima categoria, quando  in realtà volevi solo fare il figo ma che sotto sotto non eri così teppista come volevi far pensare: eri tenero,  e carino, e..."
"Intendo dell'incidente. Cos'hai pensato di me quando hai saputo... Quando hai saputo che ero stato io?"
Il ragazzo tatuato non osava respirare: buffo, come uno girasse nelle zone della città  più malfamate alle ore più improbabili fumando erba senza un solo pensiero ma morisse di paura al solo pensiero di guardare negli occhi un ragazzino di quattordici anni e di vederci l'odio dentro.
"All'inizio, quando ancora non ti conoscevo, ti odiavo. Pensavo che fossi un quarantenne fallito e depresso che una sera aveva avuto la brillante idea di guidare strafatto in un patetico tentativo suicida"
 Non ero fatto. Non stavo tentando di uccidermi, e soprattutto non era premeditato, avrebbe voluto dire, sarei voluto morire io, al posto che fare del male a te, ma aveva perso la voce.
"Poi però ti ho conosciuto, e ho ascoltato mentre mi facevi scoprire il tuo mondo fatto di musica, bravate e purtroppo anche tanti problemi, e ho scoperto dopo cosa avevi fatto. E questo cambia tutto, Louis, perchè sei solo vittima degli eventi e delle circostanze, perchè non sei cattivo, non l'hai fatto apposta e so' che ti sei pentito. E ti ho perdonato"
"Perchè?" aveva sussurrato il più grande, finalmente trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.
Lui non se lo meritava, il suo perdono! Si, magari non era così cattivo come sembrava, magari non l'aveva fatto apposta e si, si era decisamente pentito, tanto che aveva giurato a se stesso di non mettere mai più piede a bordo di un auto, ma questo non attenuava la gravità delle sue azioni.
I pensieri  di Harry s'arrovellavano l'uno sull'altro, come un vortice: Perche Louis non è crudele, è imprigionato dal giudizio che gli altri hanno di lui, e automaticamente si rispecchia in quella versione distorta di se stesso, filtrata dalla cattiveria delle persone, perchè lui è fragile, molto molto fragile, e il fatto che tutti lo odino e lo allontanino per questo, lo fa sentire  realmente di cartapesta e non è forte abbastanza per reggere tutto questo, infatti non va a scuola, spaventato dai giudizi dei compagni, spaventato persino dai giudizi della madre  mentre i sensi di colpa lo corrodono dentro.
La verità è che è solo una ragazzo forse un po' immaturo, un po' impulsivo, che non avendo avuto una figura paterna stabile cerca di affrontare le difficoltà come può perchè dopotutto non ha avuto una guida, e si rifugia nel fumo e nell'alcool perché è l'unica via di fuga che una ragazzo disperato e debole riesce a vedere in un pasticcio del genere.
Perchè Harry lo vede per quello che è: non è colui che lo ha quasi strappato dalla vita, non è il mostro che lo ha quasi ucciso, è un ragazzo come lui, un ragazzo disperato che cerca di rimediare ai suoi errori, ma ha paura, paura di sbagliare di nuovo, e scappare, aggredire gli altri, fumare e bere è più facile che affrontare i propri problemi, ma nonostante tutto ciò sia sbagliato, nonostante non possa affogare il dolore nell'alcool, nonostante i piercing e tatuaggi gli diano una apparente forza, in realtà è debole.
E' debole, ma fa lo spaccone, è debole e finge di essere forte, è debole e ferito, e solo, e Harry sa che non può fare a meno di lui, della sua corazza fatta di piume e del suo modo di vedere il mondo attorno a lui tutto nero, come il colore che lui ama tanto vestire per coprire e annegare le tinte fosche del suo cuore una volta pieno di sfumature brillanti.
Ma Harry non riesce a dirlo, anche se vorrebbe, perchè all'improvviso tutta la massa in subbuglio dei suoi sentimenti ribolle e schizza improvvisamente verso l'alto, bloccandosi a metà gola e rischiando di soffocarlo per la sua intensità, e così tutto quello che riesce a dire, tutto ciò che riesce a spiegare sputando fuori una misera frase e quasi tornando al suo precedente stato di mutismo è:
"Perchè ti amo, idiota" 
A dispetto dell'insulto a fine frase, il tono con cui essa era stata pronunciata era tremulo, strozzato ed assolutamente terrorizzato.
 Louis aveva alzato la testa di scatto, incontrando per un millesimo di secondo gli occhi lucidi del più piccolo, che subito aveva distolto lo sguardo, mentre anche le sue di guance diventavano color porpora.
Mi ama. Mi ama. Miamamiamamiama.
"Si?"
Il ragazzo tatuato era incredulo, perchè questo non era uno sguardo mal interpretato, o un bacio sulle labbra o a stampo che avevano mille significati che il mutismo inghiottiva nel suo abisso oscuro, era quasi una dichiarazione, ed era tutto quello che aveva sempre sperato, sognandolo ad occhi aperti fissando il soffitto di notte, al posto di dormire, pregando Quel Dio Che Non Lo Ascolta Mai di fare avverare quel suo unico bruciante desiderio, di dargli una possibilità di essere felice, promettendo che stavolta non l'avrebbe sprecata.
Era troppo bello per essere vero, e lui non ci credeva, perchè le cose belle non capitavano mai a lui.
Non se lo meritava.
"Si! Si!! Amo la tua voce mentre legge i libri, e il modo in cui la cambi per adeguarla ai diversi personaggi, o quando t'infili le auricolari e canticchi così forte da coprire la musica...
Ho sempre cercato di immaginarti, quando ancora non riuscivo a vederti, eppure ogni volta ottenevo solo un'immagine sfocata e confusa, ma poi ti hanno chiamato per farmi il bagno.
Ti ricordi?"
E come poteva lui dimenticarlo?
"Ti ho amato dal primo momento in cui t'ho riconosciuto, perchè nessun principe azzurro che mi ero costruito nella solitudine buia della mia testa poteva competere con te, perchè ogni minimo dettaglio che mi ero immaginato sbiadiva davanti alla perfezione dell'originale.
Perchè per una volta la realtà era migliore delle fantasie"
"M-ma... Ma... T'ho investito. Ed ero ubriaco. Sei qui a causa della mia stupidità, del mio egoismo, della mia inettitudine... Sei qui, e hai sofferto per colpa mia, Harry"
"Tutti fanno degli errori. C'è chi li fa meno gravi e chi combina catastrofi, ma non ho intenzione di fartene una colpa e odiarti per il resto della mia vita.
Quello che è stato è stato"
L'inserviente era senza parole.
I ricordi gli avevano riempito la mente come un fiume in piena.
"Io sarò sempre qui, sarò il tuo 'uomo che non si muoverà' resterò ad aspettarti con la neve, con la pioggia, per tutto il tempo che riterrai necessario, perchè ti ho messo in un casino quando non c'entravi assolutamente niente, e hai dovuto pagare le conseguenze delle mie azioni idiote, e non puoi neanche immaginare quanto mi dispiaccia"
"E se quando ti riprenderai l'unica cosa che vorrai fare sarà spaccarmi la faccia a pugni, bene, posso solo dire che me lo sono proprio meritato, ma se dopo avermi deviato il setto nasale in quante direzioni ti pare, possiamo ricominciare ed essere amici sarò infinitamente più contento"
Amici.
Quando Harry, o le infermiere sfinite dai suoi capricci e dalle sue urla inarticolate ed isteriche  lo mandavano a chiamare era questo che si ripeteva mille e mille volte nella sua testa:
"Amici. Solo amici" e si sentiva sempre in colpa per quel solo, perchè già quello che aveva era tutto quello che poteva desiderare, e sognare ad occhi aperti l'impossibile lo faceva sentire in colpa.
Ma dopo quello che aveva detto il più piccolo, il suo ragazzo panda, il suo ricciolino, tutto cambiava.
"Louis?"
La voce rotta dal panico e dalla paura aveva scosso il maggiore come se fosse stato attraversato da una potente scossa elettrica.
"Louis, ti prego, dì qualcosa. Qualsiasi cosa..."
Per la prima volta dopo la cocente rivelazione i loro occhi si erano incontrati, incatendandosi per sempre l'uno nell'altro.
"Io... Io non so che dire"
E lo intendeva veramente.
"Dì qualcosa. Qualunque cosa: mi piaci anche tu, ci penso per un po', non sono interessato, dormo che è meglio..."
Non l'aveva lasciato finire, e mentre entrambi s'attraevano irreparabilmente l'uno verso l'altro come due potenti calamite sottoposte alle leggi della fisica, decisero che non era colpa delle cariche negative o positive che duellavano nel loro animo, ma qualcosa di più grande e potente, dal quale non si poteva sfuggire.
Mentre per la seconda volta le loro labbra si toccavano, assumendo diversi significati rispetto alla volta precedente, carica d'una inconsapevolezza e di una spensieratezza ora sostituita dalla conoscenza del fuoco che insieme li ardeva, decisero che era tutta colpa del destino, che li aveva portati insieme in tragiche circostanze, facendoli sentire completi e vivi, anche se erano stati un passo dalla morte.
E quindi se era colpa del destino, aveva pensato Louis mentre arpionava Harry per il pigiama, al diavolo il passato, ormai obsoleto e irrimediabile nella sua lontananza, che si fotta il futuro, ancora sfocato e indefinito.
Perchè entrambi lo sapevano.
Sapevano che Harry non sarebbe stato malato in eterno, che presto sarebbe stato dimesso dall'ospedale e che le loro strade si sarebbero divise di nuovo, e stavolta la forza fatale che li aveva uniti fino a quel momento li avrebbe abbndonati, costringendoli a combattere per il loro amore e per rimanere uniti attraverso le mille difficoltà che la vita gli avrebbe riservato.
Chinandosi un'altra volta sulle labbra di Harry e cercando di scacciare l'insopportabile pensiero, Louis si ripetè di nuovo si fotta tutto: Haz ha ragione, quello che è stato è stato, e quello che verrà... è tutto da vedere.
L'unica cosa importante in quel momento era il futuro, e il ragazzo tatuato colse l'attimo, perdendosi ancora in un altro dolce bacio.






Angolo Finny *w*

Jingle bells, Jingle bell, Jingle All the waaaaaaay :)
Buona sera popolo di efp! Come andiamo? *cerca di svicolare perchè è in ritardo di ben 24 ore*
Umh... che posso dire?
Prendetevela con Leeroy hm che mi ha fatto correggere tutti i dialoghi! #alwaysblameothers lol
No, scherzo. Colpa mia che sto incartando i regali di Natale adesso XD (spero di non aver spoilerato a nessuno il fatto che Babbo Natale non esiste LOL)
Vi piace il capitolo? Hazzino cuoricino riacquisisce la sua vocina amorina, e dice tante belle cosine a Boo Boo amorino *w*
E a proposito di amorini... VOI siete amorine, anzi, amorinissime! * è strafatta di glassa per dolci, ma cerca di dare un senso a ciò che dice*
Un'immenso grazie e un'augurio di buone feste in omaggio a Lu, che non è per niente contagiata dallo spirito delle feste ( dai, questo povero Louis almeno a Natale potresti lasciarlo essere felice :P) Ele28 che adesso conosce la mia brutta faccia da strega e che mi ha dimostrato che l'amicizia non conosce distante e limiti #loveya Ila che mi manda in depressione senza whats app ( NOOOOOOOOOO COME SOPRAVVIVO SENZA TEEEEEEE T.T) Diana che non si chiama Diana ma Francesca che è un bellissimo nome, mica come il mio che pare il nome d'un barboncino -.- e che seguirò subitissimo su Twitter mentre faccio i fiocchi ai pacchetti XD, Annarita alla quale do' il benvenuto su questo folle e matto treno, giusto in tempo per le feste c: Caro e i suoi elogi che mi fanno arrossire così tanto che sembro una palla da appendere all'albero ( anche la forma è la stessa, rossa o non rossa ahahahahaha) Annie che ringrazio per avermi mostrato Reaping Ball, perchè l'ho fatto vedere a tutto il treno stamattina alle sei e sto ancora ridendo adesso, Larry_Art che spero che deponga le armi e la smetta di dare la caccia alla mia testa, Delia e la sua girlfriend che shippo da morire anche se non le conosco e alle quali auguro un Natale pieno d'amore, Swami che pensava di trovarsi un capitolo.... *tossisce* e invece si è trovata un'altra cosa, e ultima ma non meno importante Veronica che spero mi abbia perdonato per il mio imperdonabile ritardo nel recensire la sua ff ( non lo faccio più T.T mi sento così in colpa)
Al prossimo giovedì fanciulle, con un nuovo capitolo che s'addentrerà sempre più nella trama della storia che si fa sempre più complessa :) Che Babbo Natale vi porti tutto quello che desiderate sotto l'albero e che possiate passare delle feste meravigliose, che ve lo meritate!
Un bacio
Cami

Ps: Louis e Harry si uniscono a me nell'augurarvi Buone Feste!

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