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Autore: fede_unoxx    20/12/2013    1 recensioni
Questa è la prima storia che scrivo, e mi scuso in anticipo se potrà sembrare banale o scontata. Parla di una ragazza, Giulia, e della sua passione, il nuoto. E' un momento particolare per lei perché ha deciso per il momento di prendersi una pausa dalla vasca e ha intenzione di avere finalmente una vita normale.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia promessa
 
 
Beh questo non è affatto quello che avevo in mente, di sicuro non pensavo di passare i pomeriggi così, dentro casa, a passare ore e ore e ancora ore sui libri, o meglio su una pagina di un libro senza riuscire a comprendere nulla.
Avete presente un bambino piccolo che ha appena imparato a camminare e finalmente può andare solo in giro per casa a esplorare e imparare cose nuove… In questo momento mi sento così, sento di avere gli occhi di quel bambino che finalmente è libero di sbagliare per conto suo, di inciampare, farsi male e rialzarsi, di giocare qua e la e divertirsi senza freni, perché finalmente può camminare. All’inizio andrà a tentoni, ma piano piano imparerà a correre. E’ quello che voglio fare, essere libera di prendere le decisioni che voglio e sbagliare, perché quello è il bello, imparare dagli errori, perché non puoi rimanere per sempre sotto una campana di vetro e aspettare che gli altri prendano le decisioni al pasto tuo e fartele andare bene.
 E di sicuro non era passare l’intera giornata a studiare quello che volevo, ma fa parte del gioco e mi abituerò, lentamente, molto lentamente, a questa nuova normalità. Certo in più c’è anche quell’idiota di Stefano che si è venuto a mettere spaparanzato sul divano dello studio di casa a sentire la musica dall’iPod. Quando si comporta così è irritante; lo fa di proposito e mi guarda con quegli occhi che dicono proprio “Sfigata, studia!”. Ho bisogno di una pausa, ormai sono già 3 ore e mezza che sbatto la testa su questa maledetta pagina di diritto romano.
 
Come è rilassante!  Mi distrae anche solo per un attimo dai cattivi pensieri. La mamma è in salone a suonare al pianoforte  la “Toccata in La maggiore” di Paradisi.
Quando suona mi ispira, trasmette tranquillità e tanta leggerezza, che mi ricorda molto lo stile libero, lo stile per eccellenza  nel nuoto, il più veloce, il più potente, ma allo stesso tempo elegantissimo.
Papà, invece, è qui con me nello studio al computer. Ogni tanto lo vedo contemplare in silenzio questa stanza della casa che per tanto tempo è stata la nostra preferita. Ovunque ti giri ci sono foto di me sul podio, o in acqua mentre nuoto, c’è una parete con appesi  tutti i miei titoli italiani, le medaglie europee, gli attestati di benemerenza, gli  articoli di giornale, la mia prima intervista ben incorniciata, coppe e trofei vari e la mia collezione di locandine di ogni manifestazione a cui ho partecipato.  Tutt’ora è la mia stanza preferita. Qui dentro sono racchiusi i ricordi più intensi e più belli della mia vita, le soddisfazioni, le rivincite, le medaglie sofferte, e sono proprio quest’ultime le più belle e alle quali sono legata di più. Sì, perché il nuoto non è solo sofferenza, delusioni  o mortificazioni. Forse è l’ambiente e il clima che c’è attorno a questo sport che è malsano, pieno di cattiveria e invidia, di persone false, ma dopotutto quale sport non ha le sue pecche. Il nuoto è stato per me una specie di anticamera della vita reale che un domani sarò costretta ad affrontare. Ma la piscina era anche un rifugio, una stanzetta in cui il tempo trascorreva più lentamente, in cui avevi il tempo di adattarti e intanto realizzavi uno dei tuoi sogni nel cassetto. Naturalmente non tutte le persone sono così cattive come ho detto poco prima; proprio in piscina ho incontrato la prima volta la mia migliore amica Silvia. Ci conosciamo da quando entrambe avevamo 7 anni e non ci siamo mai più separate. E’ vero, ci sono state incomprensioni, rivalità, qualche piccola invidia, ma fuori dall’acqua siamo sempre state come sorelle e tuttora lo siamo.
Papà in questa stanza, invece, ha passato tantissimo tempo ed ogni volta che vi entrava gli brillavano gli occhi. Pensava a come esporre tutte quelle medaglie che la sua “Pesciolina” aveva vinto, a quale fosse il modo giusto di posizionarle, ha sviluppato foto e creato piccole bacheche. Ovunque andassimo ero motivo di vanto e orgoglio per lui, doveva narrare a tutti con dovizia di particolari ogni mia vittoria, ogni esperienza all’estero. Era davvero contento e molte volte mi diceva che le cose che facevo erano fonte di vita per lui, che lui viveva attraverso me e il nuoto, lui che mi ha spinto e incoraggiata a dare sempre il meglio di me, lui che con me vedeva i risultati delle gare delle mie avversarie, lui che prima di ogni gara si fidava ciecamente del mio “Non ti preoccupare oggi la gara la vinco io”, lui che insieme alla mamma hanno fatto tantissimi sacrifici, economici e non, per aiutarmi a realizzare il sogno di andare un domani alle Olimpiadi.
Il sogno è svanito? No affatto! Ditemi chi non sogna, sportivi, tifosi o semplici osservatori, di andare almeno una volta nella vita alle Olimpiadi, essere il portabandiera della propria nazione, di rappresentare la propria nazione. Ma soprattutto di vincere, di essere il migliore, il più forte, la persona da battere, perché più in alto di te non c’è nessuno, sei sulla vetta del mondo e non potresti chiedere di meglio.
 Potrei sembrare ingrata e irresponsabile, a volte non me lo spiego neanche io come abbia potuto prendere questa decisione così drastica, ma è quello che volevo e che voglio in questo momento.
Prendo in mano la mia vita, mi metto in gioco, di nuovo, per capire cosa è giusto e cosa non lo è, per rendermi conto che tipo di persona sono, forte o debole, perché ancora non l’ho capito. Fino ad ora sembra che tutte le decisioni che ho preso, in un certo senso, non sono state prese da me nella piena convinzione, sono stata in qualche modo o convinta o indirizzata a fare cose che gli altri volevano che io facessi. Sembra complicato e da una parte lo è, perché mi rendo conto solo ora che io forse non ho deciso un bel niente della mia vita, mi è stato sempre detto di rinunciare a questo e a quello perché poteva distrarmi dal mio vero obbiettivo, ma qual è il mio vero obbiettivo? Cosa voglio veramente? Chi e cosa voglio essere?
Sapete cosa c’è… io voglio essere semplicemente felice. E ora il nuoto non rappresenta la mia felicità.
Forse un domani ricomincerò, so che ricomincerò, spero non troppo tardi. Non ho smesso di credere nel mio sogno, l’ho solo messo da parte per un po’ perché così era giusto.
Ancora non è arrivato il mio momento, ma presto lo sarà.
 

 
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Salve a tutti, alla fine di questo capito forse si potrebbe avere l’impressione che sia l’ultimo, ma spero non sia così. Cercherò da dare una continuazione degna. Dico degna perché questo capitolo mi ha soddisfatta particolarmente.
 
Grazie a tutti e a presto :3
  
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