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Autore: BrendaLeeJ    21/12/2013    2 recensioni
Sono le 19.15 di un Sabato sera indefinito di Giugno, è una sera afosa in cui gli odori di campi adibiti a risaie inebriano prepotentemente l'aria con il loro intenso e pungente profumo di terra bagnata; una strada provinciale semi deserta si stende per chilometri nel panorama agricolo adornata ai margini da graminacee dorate e papaveri spontanei, alterna tratti con piccoli paesi a tratti con grandi distese di terra coltivata. Una vecchia Panda nera sfreccia solitaria su una corsia in direzione Centro Provincia, dal finestrino abbassato dell'autista proviene a tutto volume una canzone dei Nirvana: “Smells like teen spirit”. Al volante una giovane ragazza, Felicity Greco, guida assorta, occupata a sostenere un silenzioso dialogo interiore con se stessa.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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8. A riveder le Stelle
 

La volante si fece strada tra la folla che occupava la zona pedonale, non era insolito vederne passare il Sabato sera, pattugliavano il centro assicurandosi che la quiete pubblica non venisse disturbata oltre il limite consentito. Appena l'uomo la vide arrivare fece riscattare la lama dentro il serramanico, aveva già tentato la fortuna troppe volte quella sera, non era il caso di rischiare ulteriormente. Decise di tornare verso la macchina, avrebbe aspettato lì il loro ritorno.

Il gruppo di amici si spostò verso il lato destro della strada per far passare la macchina della polizia. Felicity ebbe un tremito nel vederla, le riportò alla mente quella mattina di quindici anni fa quando su due macchine identiche gli agenti portarono via prima suo padre, poi lei. Rimase a guardarla sovrappensiero per qualche istante lasciando andare la presa di Marco. Si strinse le braccia al petto assumendo una di quelle poche posizioni che la facevano sentire protetta; le raccolse come si increspano le foglie secche in Autunno, richiudendole su se stessa.
< Perché non scendiamo giù al fiume? > fu Andrea a proporlo.
< Si dai, si può fare. > rispose Stefano.
< Possiamo andare difronte al Navio così se qualcuno vuole prendersi qualcosa da bere siamo già lì vicino. > concluse Alessio.
L'Apogeo attraversava gran parte della città, era uno dei fiumi più grandi della regione e le sue profonde acque lambivano le sponde di tutto il centro storico. Oltre ai moli e alle piccole barche degli abitanti locali vi si erano insediate sugli argini alcune grandi imbarcazioni, molte delle quali erano state adibite a Bar e Ristoranti. Il Navio era una di queste.
< A te và Feli? > Marco si rivolse all'amica, aveva notato la reazione che la macchina aveva suscitato in lei, cercò di distrarla.
< ..mh..cosa? > Felicity si voltò confusa, non aveva sentito nulla di quello che si erano detti gli amici.
< Navio. Di scendere giù al fiume difronte al Navio. > si intromise Serena.
< Ah.. si certo, va bene. > rispose in modo freddo e automatico, senza reale interesse per quello che le era appena stato proposto.
< Su su, un po' di entusiasmo, vorrei solo ricordarti che al Navio lavora il barista più figo e simpatico di tutto il paese. Quant'è carino! > Serena le si parò davanti e prese a stropicciarle le guance pizzicandogliele con le dita.
Tutta quella confidenza non le andava proprio di sopportarla quella sera, le spostò le mani dal viso e le ribatté d'istinto < Sarà pure il più carino del paese, ma se lo è anche.. “fatto”.. mezzo paese! >
Nell'incredulità generale Alessio fu il primo a scoppiare a ridere < Felicity che ribatte a tono, a Serena poi, questa me la devo segnare. > gli altri lo seguirono a ruota iniziando a ridacchiare.
Serena arricciò il naso < Oh beh, di qui non è ancora passato sfortunatamente. > prese Felicity a braccetto e la portò con se più avanti < E comunque guarda che siamo le uniche due femminucce in questo branco di zoticoni > lanciò uno sguardo maldisposto in direzione di Alessio < non devi fare queste battute se no poi prendono spunto e non ci lasciano più in pace, dobbiamo supportarci a vicenda. >
Era stata decisamente un'idea infelice uscirsene con quella frase, Felicity se ne rese conto troppo tardi quando oramai Serena l'aveva braccata nuovamente con una delle sue ramanzine.
< E' strana Felicity sta sera, non trovi?! > con discrezione Stefano si affiancò a Marco.
< Dici? > gli domandò lui falsamente di rimando, certo che lo aveva notato e conosceva esattamente anche il perché di quella sua stranezza.
< Si.. più del solito direi. >

Arrivato alla macchina l'uomo prese posto al suo interno accendendosi una sigaretta, dal taschino interno della giacca tirò fuori una foto polaroid resa ingiallita dal tempo. Guardandola non poté fare a meno di pensare a quanto le assomigliasse. Era successo tutto per caso, un giorno un suo compagno venne e gli mostrò una copia stampata di una pagina di un giornaletto on-line locale di una città vicina pensando gli potesse interessare, e in effetti era così. La scritta non lasciava dubbi, era lei, Felicity Greco, ed insieme al nome dell'autore stampato a fondo articolo c'era anche la sua foto. Fu strano rivederla dopo tutto quel tempo, era così cresciuta, così diversa. Ci aveva pensato spesso a lei, ma ritrovarla diventata già donna gli lasciò addosso una profonda amarezza, più grande di quella che già non avesse provato in passato. Voleva vederla, doveva rivederla. Studiò per mesi come renderlo possibile e alla fine si buttò in quella pazzia. Infondo, sapeva benissimo di non avere più nulla da perdere, e così eccolo lì. Aspirò un tiro dalla sigaretta e ripose la foto all'interno della tasca.

Il Navio ondeggiava lievemente sulle acque dall'Apogeo illuminando con le sue luci le zone immediatamente adiacenti all'imbarcazione, piccole onde si infrangevano sul lato inferiore della barca luccicando sotto ai riflessi della Luna. Il Navio era un piccolo traghetto di colore bianco dalle rifiniture blu cobalto e rosso cremisi, dei fili di lanterne luminose e colorate erano stati posti sul ponte superiore da cui andavano poi a calare fino a quello inferiore. La zona chiusa della barca, che una volta era stata utilizzata per le cabine, era stata svuotata per lasciar spazio al locale principale del bar dove avevano trovato posto bancone e tavoli, sul ponte aperto erano state invece sistemate lateralmente un paio di panche con dei tavolini. Un piccolo ponte metallico consentiva il transito dalla banchina all'imbarcazione e quella sera sembrava che molti avessero avuto la stessa idea di Andrea ed Alessio, il Navio brulicava di gente e molti avevano deciso di rimanere fuori dal bar bivaccando sui margini erbosi del fiume.
< Dove ci mettiamo? > domandò Stefano.
< Caspita non pensavo fosse così pieno! > constatò Alessio.
< Eh.. cosa ti aspettavi? Alla fine è sabato. > osservò Andrea.
Decisero di sistemarsi nella zona più alta del prato che scendeva leggermente scosceso fino al fiume.
< Qualcuno vuole qualcosa giù al bar? > Serena non stava più nella pelle.
< Oh cielo, qualcuno le dica di si e la porti a vedere il bellimbusto. > Alessio alzò gli occhi al cielo.
< Dai vengo io! E pensare che sei stato pure tu, Alessio, a lanciare l'idea di venire qua davanti.. > Marco sorridendo si propose di accompagnare la ragazza, quanto meno per far smettere ai due amici di punzecchiarsi.
< Sicura Feli che non vuoi venire tu? > l'amica le fece l'occhiolino.
< No vai tranquilla, c'è troppo caos al bar, preferisco rimanere qui. >
Marco e Serena presero a mente le ordinazioni e scesero giù verso il Navio. Felicity decise di aspettare il loro ritorno stesa sull'erba, si tolse la borsa a tracolla per utilizzarla come poggia testa e si sistemò vicino agli altri. Li ascoltava discutere su quale fosse la meta migliore per quell'estate, avevano deciso di passare le vacanze insieme ma ancora non erano riusciti a trovare un posto che mettesse d'accordo tutti quanti. Il cielo limpido era bellissimo quella sera, sembrava un grande foulard di seta nero decorato da centinaia e centinaia di stelle piccole e luminose che brillavano alla luce della luna come gemme preziose. Rimase ad osservarle cercando di svuotare la mente da tutti quei pensieri che, fino a pochi istanti prima, le avevano dato tormento. Riuscì per qualche istante a provare sollievo, come se di fronte a quella infinita vastità tutti i suoi problemi fossero soltanto delle minuscole e insignificanti particelle, per un po' quella sensazione la fece sentire meglio.
< C'è qualcosa che non va Feli? > Stefano la raggiunse sull'erba stendendosi vicino al suo fianco, anche lui rivolto con lo sguardo verso il cielo.
< No.. perché? > la ragazza girò leggermente il capo verso l'amico.
< Mah così, mi sembri un po' strana sta sera. >
< No è tutto apposto. > mentì, mentre con gli occhi tornava a guardare le stelle.
< Bene, se è così mi fa piacere. Comunque.. > questa volta fu lui a girare il capo leggermente verso di lei < ..sappi che tenere tutto dentro non è una buona idea, non voglio obbligarti a parlare con me, però a volte tirare fuori le cose fa sentire meglio. >
Felicity sospirò girando la testa verso Stefano, incrociò i suoi occhi < Tu come fai a capire quando una persona ti piace? > si sentiva stupida a chiederglielo ma le era uscito così, di getto, senza pensarci.
< Intendi quando mi interessa una ragazza? >
< Si. >
< Beh non è che ci sia proprio un modo, sono cose che si sentono. Sai la curiosità vero l'altra persona, la voglia di passarci del tempo insieme. Insomma ti piace, semplicemente. Perché? >
Felicity fece spallucce < No beh era così, tanto per parlare. > e mentre lo diceva si sentì arrossire. Distolsero entrambi lo sguardo, lei per imbarazzo lui per delicatezza. In quel momento Andrea ed Alessio si allontanarono di pochi metri per salutare un amico.
< Già solo chiederselo significa che infondo qualcosa evidentemente c'è, se no non ti porresti nemmeno il problema. > Stefano riprese l'argomento < C'è qualcuno che ti piace, non è così? > gelo < E' per Marco? Ho visto come lo guardavi al Brake e gli tenevi la mano prima.. >
Felicity rimase impietrita, ma perché diavolo aveva iniziato quella discussione? Non poteva starsene zitta come faceva sempre? Non gli rispose, non sapeva cosa dire.
< E' per Marco.. > sospirò il ragazzo tirandosi su a sedere, per un breve momento aveva ingenuamente sperato di avere sbagliato ed essere lui l'oggetto del suo interesse < Non ti devi sentire imbarazzata, non c'è nulla di male. Dovresti dirglielo, lui è cotto di te da una vita. >
Quell'ultima frase la mandò completamente in tilt < Eh? C.. cos.. cosa? > si mise a sedere di scatto rimanendo a fissarlo sbigottita.
Stefano rispose senza guardarla < Non te ne sei mai accorta? Prova a pensarci, tutte quelle gentilezze nei tuoi confronti, quelle attenzioni. All'inizio non ne ero sicuro, penso non se ne rendesse conto nemmeno lui, solo per quello ti ho chiesto di uscire, se avessi avuto la certezza che era interessato a te non lo avrei mai fatto. Ma poi deve essergli scattato qualcosa e ultimamente è diventato abbastanza palese che gli piaci.> la voce prese un inclinazione ironica < E non certo solo come amica. >.
L'unica cosa che la ragazza riuscì a farsi uscire dalla bocca fu un misero <..ahm..> si sentiva così cretina. Lei non si era mai accorta di niente e poi come faceva ad esserne così sicuro lui? Che Marco gli avesse forse detto qualcosa?
< Diglielo! Vedrai.. poi dopo ti sentirai meglio. Ah guarda, stanno tornando! > Stefano indicò con un cenno del capo Marco e Serena, risalivano il prato portando in mano un paio di bicchieri di plastica colmi di birra.

  
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