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Autore: Opalix    15/11/2004    5 recensioni
Può un mondo ormai morto risorgere dalle proprie macerie? Può un'anima spezzata ricominciare a credere nei sogni? Ginny non ha più lo stesso nome, non ha più la stessa vita, non crede più in nulla. Ma uno spirito dal passato ritornerà per far crollare la sua maschera di ghiaccio e costringerla a riafferrare la sua forza. Per chi crede che alla fine tutto sia possibile...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Un muro di dolore

Ginny se ne stava lì ormai da quasi un’ora, seduta sul divano a fissare la sua bacchetta magica caduta sul pavimento; perché era proprio la sua bacchetta, non c’erano dubbi. L’aveva sentito appena l’aveva toccata, la vibrazione, due energie che si riconoscono, la magia che aveva negato a se stessa per cinque anni… premeva per uscire, voleva essere usata.
“Perchè mi tormenti Draco? Non capisci che non voglio più saperne niente?”
Ma non era vero. Ora che ce l’aveva davanti, voleva usarla, voleva fare un incantesimo, voleva sentire la magia correre attraverso il sul corpo e sprigionarsi dalla punta della bacchetta.
Non ne aveva il coraggio. Era tutto qui il problema: il coraggio. La paura di trovarsi a metà tra un mondo che non aveva mai sentito suo e un mondo a cui sapeva di appartenere ma che era distrutto. Però ormai era inutile continuare a negare: da quando Draco era rientrato nella sua vita i fantasmi del passato non le davano pace; non faceva che accusarlo, nella sua mente, di averla lasciata sola, di non averla salvata dalla sofferenza, dall’aver dovuto veder morire tutte le persone che amava… ma non riusciva a smettere di pensare a lui. Dov’era stato? Che aveva fatto, cosa faceva ora? Perché non l’aveva ignorata passando, come facevano tutti?
Ginny raccolse un secondo pezzo di carta, rimasto nella scatola, e trovò un secondo messaggio di Draco:

Come vedi non era distrutta.
Ora c’è una cosa che devi vedere, Voglio che tu vada a Diagon Alley e giri attorno alla vecchia gelateria di Florian, dalla parte del fiume. Troverai qualcosa che ti dimostrerà che nulla e nessuno viene davvero dimenticato, anche se tutti credono di desiderarlo.
Fallo Ginny, ti prego.

Tornare a Diagon Alley? Ginny sentì la paura salire di nuovo fino a stringerle la gola in una morsa.
L’aveva incastrata. Ora doveva usare la bacchetta.
Ginny respirò, più volte, come se dovesse buttarsi in acqua… Allungò il braccio e afferrò con decisione la bacchetta. Era la sua, si adattava alla sua mano, c’erano ancora i graffi e i segni colorati rossi e oro che vi aveva impresso a scuola, per distinguerla. La soppesò, respirò di nuovo… Basta Ginny, ormai ci sei, devi provarci.
“Accio toast!”
Il sandwich volò dalla credenza e lei lo acchiappò al volo, anche se con fatica.
Scoppiò in una risata, la prima da chissà quanto tempo, senza sapere il perché… era così buffo ripensare a quando fare magie in giro per la casa, anche per compiere l’azione più banale, era la normalità… casa, la Tana… la risata di Ginny, si trasformò in un pianto, un pianto liberatorio, a calde lacrime… per la prima volta piangeva per la sua famiglia, per la mancanza che sentiva dei suoi fratelli, per il mondo che aveva perso… invece che piangere per il terrore che provava nell’incubo di ogni notte, rivivendo i momenti del massacro.
Ora non poteva più tirarsi indietro.
Avrebbe dovuto affrontare la paura.

Arrivò a Diagon Alley quasi senza pensare, come se i suoi piedi conoscessero perfettamente la strada da percorrere; di nuovo senza rendersene conto aveva toccato le pietre del muro nel giusto ordine ed esso si era aperto per farla passare. Diagon Alley l’aveva accolta con un silenzio quasi spettrale; tutti gli edifici erano fatiscenti, non c’era nulla esposto nelle vetrine polverose, non c’era nessuno per strada. Eppure la vita pulsava di nuovo, di nascosto, Ginny la sentiva, c’erano persone, celate dietro i vetri sporchi dei negozi, tra le rovine… c’era la magia, inconfondibile, viva anche se debole... Ginny si sentiva osservata ad ogni passo, si girava indietro, si guardava attorno con timore.
In poco tempo raggiunse quello che un tempo era il locale di Florian Fortebraccio. Le sembrava tutto un brutto sogno, pensò che forse ora avrebbe aperto gli occhi e avrebbe ritrovato i tavolini occupati dagli studenti con le sciarpe colorate e l’aria piena di risate e di profumo di gelato… Invece tutto restava scolorito e silenzioso, la porta era sbarrata, il locale buio e sporco.
Ginny girò intorno al locale, seguendo le istruzioni di Draco, e si ritrovò proprio di fronte al Muro.

Il nome di Harry era scritto in grosse lettere stampate, proprio al centro del muro, forse era stato il primo ad essere inserito.
Ginny sorrise dolcemente ai due nomi indicati appena sotto quello del grande eroe: Ronald Weasley ed Hermione Granger, scritti vicini vicini, come lo erano stati da vivi.
Albus Silente era stato aggiunto con una calligrafia elegante ed antiquata.
Arthur e Molly Weasley.
Ginny ebbe un sussulto; tese una mano per accarezzare i nomi dei genitori e non riuscì più a trattenere le lacrime.
Fred Weasley.
George Weasley.
Charlie Weasley.
Percy Weasley.
Ogni nome, mille ricordi. Ogni ricordo, mille lacrime da versare, contenute dentro il piccolo cuore gelato di Ginny.
Ginny riconobbe altri nomi, altre storie.
Severus Piton, ucciso da Voldemort stesso.
Luna Lovegood, fidanzata di Neville, una delle ragazze catturate con lei per il divertimento degli assassini. Ginny non aveva mai saputo se alcune di loro fossero sopravvissute.
Remus e Ninphadora Lupin, morti in battaglia dopo soli due mesi di matrimonio.
Ginny aveva male agli occhi per il pianto. Aveva letto tutti i nomi, dal primo all’ultimo, ricordando ogni particolare di ogni viso e di ogni vita, ricordi che credeva di aver rimosso per sempre, e per ognuno di essi aveva versato tutte le lacrime trattenute negli ultimi cinque anni. Sembrava impossibile che un muro scarabocchiato potesse essere la fonte di un tale dolore.

Ginny sentì qualcuno alle proprie spalle.
“Manca Bill.”
“Vuoi aggiungere il suo nome?” chiese Draco, rivolgendole uno sguardo indecifrabile.
“No. Non mi interessa… e non ne ho bisogno. Tutti loro saranno sempre nel mio cuore, in ogni istante della mia vita…”
Dopo una pausa Ginny lo guardò finalmente in viso; “è possibile che qualcuno sia stato scritto ma in realtà sia ancora vivo?”. Draco le sorrise, le prese una mano e la fece inginocchiare di fianco a lui, indicandole un nome scritto alla base del muro: Ginevra Weasley. Ginny si coprì la bocca con una mano, trattenendo un gridolino. La fece rialzare gentilmente. “Come vedi è possibile. Molti di noi si sono nascosti e se nessuno li ha riconosciuti vengono creduti morti. C’era anche il mio nome. L’ho cancellato io stesso pochi giorni fa. Vuoi cancellare il tuo?”
“No, non mi interessa.”
“Sei sicura?”
“Si, forse la mia vita è finita davvero quel giorno. Chiunque l’abbia scritto aveva ragione: Ginevra non esiste più, tu sei l’unico che mi chiama ancora Ginny… mi sto rendendo conto adesso di quanto mi sembra strano”.
Ginny gli aveva voltato le spalle e se ne stava andando, ma Draco la bloccò trattenendola per un braccio e costringendola a guardarlo.
“Se ti dimostrassi che il nostro mondo non è finito mi ascolteresti?”
“Che cosa dovrei ascoltare?”
Draco si avvicinò, tuffando i propri occhi grigi in quelli di lei, a cui le lacrime donavano un briciolo della luminosità di una volta. I loro visi erano a pochi centimetri uno dall’altro; Ginny riusciva a sentire il respiro caldo di Draco mentre parlava.
“Il motivo per cui non accetto che tu getti via così la tua vita.”
Ginny fece per parlare, ma un dito di Draco appoggiato dolcemente sulle sue labbra glielo impedì.
“Dammi le mani.” Sussurrò senza spostare lo sguardo di un millimetro. Ginny esitò un istante, poi sollevò le mani guantate e lasciò che Draco le stringesse tra le sue.
Si sentì un CRACK e Ginny si ritrovò in una altro luogo, ansimante.
“Potevi almeno avvertirmi che mi avresti smaterializzata!! Non sono più abituata!”
Draco sogghignava, osservandola tossicchiare.
“Dove diavolo siamo?”
“Hogsmeade.”

*********

Grazie a tutti dei complimenti!
Per mewina che dice di amare le storie tristi: hai provato a leggere l’altra mia ff “Alba invernale”? Se hai voglia di farti una lacrimuccia…. Ciao!! E grazie.
A chi interessasse, la storia sarà di circa 19 o 20 capitoli, per la maggioranza già scritti, quindi sono sicura di non lasciarla in sospeso.

   
 
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