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Autore: Paradoxofmyself    21/12/2013    4 recensioni
«André! André! Vieni subito qua!» gridò il padre al bambino.
«Quante volte ti ho detto che non devi giocare nel fango dopo che ha piovuto?!» continuò a sgridarlo il signore. «Non è un comportamento adatto a una bambina della tua classe sociale!» la bambina finalmente distolse lo sguardo dalle sue mani sporche di fango e guardò il padre con enormi occhi blu come il mare profondo. Si, era una bambina, anche se il nome che le era stato dato non era molto adatto per lei. Ma il padre, sapendo che la moglie sarebbe morta prima di vedere la bambina nascere, le aveva promesso che si sarebbe preso cura lui del figlio, e che l'avrebbe chiamato André come era la tradizione della famiglia. Si trattava infatti di una famiglia di aristocratici, marchesi, per la precisione. Erano i marchesi di Laverte, di origini, come si può capire dal nome, francesi. Perciò la bambina era stata cresciuta come un maschio, o per lo meno la badante della bambina aveva cercato di farlo rimanendo fedele alla promessa fatta alla madre, incurante delle proteste del padre. Il nome completo della bimba era effettivamente Marie André, ma era stata soprannominata da tutti André.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2nd
 
 Dedico questo capitolo ad Agnes e ad Ele, che mi hanno spronata a continuare

 
Passarono le settimane come passano i passanti su un marciapiede del centro, succedendosi passo dopo passo, alternandosi all'infinito. 
Dopo quell'episodio, Harry e la sua 'gang' non mi diedero più fastidio, ma il mio problema era diventato un altro: non una, non due, ma ben tre ragazze mi avevano fatte delle avances, rimanendo con un palmo di naso quando le rifiutavo una dopo l'altra. 
Ebbi anche un altro problema: il bagno. Per tutti ero un ragazzo, come anche per me, perciò andai al bagno dei maschi, per poi scoprire che non c'erano porte in quella toilette –la mia parte francese alle volte tornava a farsi sentire. Imparai così ad andare al quarto piano, dove c'era un unico bagno per maschi e femmine, ringraziando il cielo, con le porte ad ogni cubicolo.
Un mese dopo il mio ingresso in quella scuola, alla fine di novembre, la mia vita sociale non aveva fatto un solo passo avanti, a mensa mangiavo da solo con un libro, e i miei voti erano i più alti della scuola. 
Feci anche molte scoperte interessanti, durante quel mese di convivenza forzata: oltre a Louis e Harry, scoprii che il biondino dalla presa d'acciaio si chiamava Niall, il ragazzo a cui avevo rotto il naso Liam e l'altro ragazzo da cui avevo solo preso botte, ma che avevo pensato fosse straniero, si chiamava Zayn (il che mi diede la conferma delle sue origini extracomunitarie, un po' come le mie). 
Dulcis in fundo, capii che per loro non ero più una minaccia quando mi invitarono ad una delle loro uscite serali.
Successe quattro settimane e tre giorni dopo che mi avevano pestato nel retro della mensa, quella grande sala che all’inizio mi aveva lasciato a bocca aperta, per quanto era grande. Quel giorno, mercoledì, seguivo svogliatamente la lezione di Letteratura Francese, un programma a me già noto, e mi sorpresi molto nel vedere un bigliettino che volava nella mia direzione. Quando alzai lo sguardo dal mio triste banco, vidi un mio compagno di classe annuire nella mia direzione e tornare a seguire la lezione come se nulla fosse. Il fatto che il bigliettino non giungesse direttamente da Harry o da uno dei suoi non mi stupì per nulla: durante quelle settimane, infatti, avevo scoperto in oltre che solo Harry e Louis frequentavano con me la lezione di biologia del terzo anno, mentre per il resto delle materie frequentavano o il quarto o il quinto, (rispettivamente Niall e Harry; Liam, Louis e Zayn), essendo stati bocciati in quell’inutile materia che si ostinavano a chiamare tale.
Rimasi tuttavia sbalordito quando lessi il contenuto celato dal foglietto spiegazzato.
Scritte con una grafia minuta e frettolosa, erano incise queste poche parole, seppur con un grande significato:
 
Domani sera al Night Club sulla Brick Lane*
Ore 23:30
Non accetto rifiuti.
 
Sorrisi inconsciamente al pensiero di ciò che quel bigliettino comportava, mentre, senza nessun nesso logico, a mia completa insaputa, la mia parte più recondita, quella che mi reclamava ancora come una ragazza, formulava un pensiero che presto sarebbe stato la mia condanna: Harry mi aveva pensato.
 
Passai molto tempo quel pomeriggio davanti allo specchio, alla ricerca di qualcosa da mettere. Non avevo idea di cosa indossare quella sera, così alla fine optai per la mia felpa preferita e i miei jeans neri un po' strappati sul bordo e le vans nere. Feci la doccia e mi pettinai, poi, con l'asciugamano addosso (sistemato in un modo molto 'femminile', specie se si pensava a me) mi guardai allo specchio. 
Non mi ero mai considerato 'bello', tuttavia gli avvenimenti di quelle ultime settimane mi avevano fatto riflettere su me stesso e su cosa volevo. Il mio, per così dire, sesso indefinito, mi poneva di fronte al problema dell'avere esclusivamente pretendenti femmine, ma non ero attratto dalle ragazze essendo in fondo una di loro. 
E quella sera Harry mi avrebbe portato a rimorchiare. 
Quel pensiero mi colpì come una freccia, che penetrò a fondo torturandomi tutta la sera, mentre cenavo, e che alla fine mi spinse a cercare Harry su Facebook -non avevo il suo numero e dovevo pur contattarlo- per dirgli che non potevo venire perché stavo male.
Così passai l'ennesima serata con la sola compagnia di un libro e il sottofondo della televisione che stava guardando mio padre, preso dai rimorsi per quello che sarebbe potuto succedere quella fantomatica sera.
Ore dopo, quando andai a letto, vidi che Harry aveva visualizzato il messaggio, ma non aveva risposto.
Giovedì mattina, ammisi a me stesso, avevo paura di entrare in classe e trovare lo sguardo accusatore di Harry.
 
Le prime ore della giornata passarono serene, senza interruzioni inutili o incontri poco piacevoli, tuttavia il terrore di vedere quegli smeraldi mi inseguiva, almeno quanto era stato terribile per me sentirmeli addosso tutto il primo giorno.
Al suono della ricreazione, vidi un primino venirmi incontro con un bigliettino. Un altro, pensai.
Un altro fottutissimo bigliettino che mi avrebbe procurato una notevole quantità di complessi vari, che mi avrebbero poi fatto venire il mal di testa. Wow, quella mattina ero davvero molto melodrammatica.
Lo aprii scocciato, sbuffando. Ma perché cazzo non me le veniva a dire in faccia le cose anziché nascondersi dietro a dei fottutissimi bigliettini di carta?!
Senza conoscere la risposta alla mia domanda, lessi le poche righe vergate con l’inchiostro nero di una comunissima penna BIC.
 
Ieri sera non sei venuto, dicendo di stare male.
Ti avevo detto di non dirmi balle.
Se ci tieni alla pelle vieni stasera, stesso posto.
 
Appena ebbi finito di leggere pensai: beh, questo qui in confronto a me ha il cervello a posto. Poi invece ricominciai a farmi le mie domande del cazzo, con quelle fastidiose vocine che interrompevano continuamente i miei pensieri intervallandoli con altre domande senza risposta che mi fecero pensare per tutto il giorno a quei meravigliosi occhi verdi.
Che dovevo fare? Accettare o rifiutare ancora una volta?
Decisi di chiederlo a lui.
«Harry!» chiamai, strillando in mezzo al corridoio della scuola. «Mi spieghi perché continui a mandarmi quei cazzo di bigliettini?» continuai, quando vidi che si era fermato. Non appena si girò, però, vidi nei suoi occhi qualcosa che mi fece desiderare che non mi avesse sentito in mezzo al trambusto provocato da tutte le persone presenti in quel corridoio.
Socchiuse gli occhi, ora così scuri, e mi fece cenno con la testa di entrare in bagno.
Appena mettemmo piede in quel triste luogo, tutti i ragazzi che c’erano dentro se ne andarono, capendo che non tirava una bella aria.
Oh, oh. Non promette nulla di buono.
Per mia fortuna, almeno quella volta, lui era solo, e non sarei più stata picchiata da cinque ragazzi contemporaneamente. Anzi, avrei anche avuto qualche speranza di batterlo.
«Siediti», mi intimò, accennando con la testa a un sgabello mal messo.
«Bene, adesso che siamo soli, posso minacciarti a morte come si deve: nessuno, dico, nessuno dovrà mai sapere che io ti ho mandato dei biglietti. Chiaro?!» mi urlò quasi. Ma l’avere la sua bocca così vicina alla mia non mi spaventava, l’avere i suoi occhi in quel momento quasi neri a un soffio dai miei non mi terrorizzava, il poterci annegare dentro, perdendomi nei meandri di quelle sfumature che la luce creava in essi non mi impauriva, e il sentire il suo fiato sulle mie labbra non mi atterriva, perché i miei istinti, quelli che erano del mio essere donna, mi comandavano di accorciare la distanza che c’era tra noi e di azzerarla, dimostrandomi che in realtà, io non ero diversa (si, avevo per un solo momento pensato di me come di una donna) da tutte le altre, e volevo nella mia vita essere la dolce principessa salvata dal principe azzurro.
Perciò mi sorprese sentire le labbra morbide e carnose di Harry spingere sopra le mie, quasi fosse costretto a baciarmi.
Io, da parte mia, mentre dentro di me si scatenava una battaglia vera e propria di emozioni assolutamente contrastanti, rimasi impalata sul posto, con gli occhi spalancati dallo stupore e il cuore che martellava come un colibrì in gabbia**.
Poi, Harry se ne andò, guardandomi come se avessi ucciso qualcuno, quando l’unico ad avere fatto qualcosa di estremamente sbagliato era lui, non io.










*La strada esiste veramente, a Londra, tuttavia non so se ci sono night club lì.
**La frase non è mia, ma non mi ricordo dove l'ho già sentita, sorry çwç <3.

I'M HEREEE :D
Allor, chiedo scusa per il mio disastroso ritardo, ma proprio non ce la faccio ad aggioranre puntualmente perchè la scuola mi sommerge letteralmente.
Bene, passiamo al capitolo: vi piace?? Io non lo so proprio... insomma, WOW! Ve l'aspettavate? Io no, anche perchè ho deciso adesso quello che sarebbe successo e sempre adesso ho aggiornato :D
Perciò, mi fareste sapere quello che ne pensate?
Ringrazio di cuore chi ha già messo tra PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE, chi ha RECENSITO, e chi ha anche solo semplicemente aperto la scheda per vedere cosa c'ho scritto.
Dopodichè, secondo voi, è troppo presto per far succedere quello che è successo? Oppure con la tempistica ci sono? Vi ricordo che è passato un mese dal primo cap, e che io non so fare storia che si svolgono in un brevissimo lasso di tempo, tipo una settimana, o giù di lì. E che quindi in questo mese può essere successo di tutto nel cuore di HArry, qualcosa per esempio che l'ha portato a mandare quel bigliettino ad Andrè, come un bambino delle elementari.
Oh, giusto. HARRY NELLA MIA FF NON E' GAY, OK? 
Bene, ora vi saluto che devo uscire.
Spero che vi sia piaciuto.
Bacini Baciosi (ormai mi ci sono affezionata :3)

Malikscocaine








i miei idioti preferiti :33
  
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