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Autore: Shanax    21/12/2013    2 recensioni
Questa storia racconta alcuni casi sovrannaturali vissuti da Annika Green con i fratelli Winchester e il loro angelo Castiel.
Annika è una strega di venticinque anni, con alcuni piccolissimi problemi, che però renderanno la vita dei Winchester davvero complicata, molto più del solito.
Genere: Commedia, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Viva, ero ancora viva, fu il primo pensiero che mi venne in mente, quando ripresi i sensi.

 

Mi resi conto di essere legata a una sedia, ancor prima di aprire gli occhi. Ovunque mi trovassi faceva freddo, ed io ero ancora in reggiseno, sentivo chiaramente le corde legate sulla mia carne nuda, sfregare dolorosamente.

Gli odori intorno a me erano famigliari, profumi di aconito, erica, artemisia e molte altre erbe si mescolavano tra di loro. Anche senza usare la vista ero sicura di essere nello scantinato del motel, gli odori provenivano dalle erbe che mia zia usava per i suoi decotti e per rendere il giardino del motel ancora più lussureggiante.

 

I rumori, indicavano che non ero sola, almeno due persone si muovevano nella stanza.

Se le mie intuizioni erano giuste, Dean e anche suo fratello erano cacciatori e stando a quello che sapevo di loro, non erano amichevoli con gli esseri sovrannaturali come me.

Non avrei potuto fingere in eterno di essere priva di sensi ma prima di aprire gli occhi, volevo capire perché non ero morta.

 

“Quindi è una strega? Pensi che sia lei ad aver ucciso quelle persone?”

 

Era stato lo spilungone a parlare, avevo riconosciuto immediatamente la voce. Continuai ad ascoltare, curiosa di sapere in cosa mi credevano coinvolta.

 

“Andiamo Sam... hai visto anche tu i suoi artigli. Quanti altri mostri credi ci siano in questo piccolo paese?”

 

Mostri? Ehi...  piano con le parole, noi streghe siamo umane.

 

Mi morsi il labbro e alzai la testa inferocita, ormai incapace di continuare a fingere.  Ero anche spaventata, ma non avrei dato a quei due cretini (ma sempre bellissimi) la soddisfazione di vedermi piangere e implorare per la mia vita.

Conservavo ancora un briciolo d’orgoglio sotto tutta la mia goffaggine.

 

“Mostri ci sarete voi e per vostra informazione, io non ho mai ucciso nessuno, né tanto meno volevo far del male a te. Almeno fino adesso...”

 

Entrambi si voltarono immediatamente, impugnando le pistole e puntandomele contro. Rabbrividii a quella vista, se mi volevano morta però, non avrebbero aspettato che mi svegliassi. Volevano sapere sicuramente qualcos’altro, forse potevo ragionare con loro. C’era qualcosa nei loro sguardi, qualcosa, che mi diceva che le storie di mio padre sui cacciatori non fossero del tutto vere.

 

Sam e Dean o era dei principianti, oppure di una categoria completamente diversa. Soprattutto il più giovane, aveva occhi attenti ma non c’era né cattiveria, né aggressività in essi. Mi stava studiando ed ero convinta che non fosse sicuro della mia colpevolezza, o di qualsiasi cosa mi credesse responsabile il fratello.

 

“Certo e come vorresti spiegare quegli artigli da grizzly?”

 

Naturalmente Dean, era di tutto altro avviso. Anche se... non mi aveva ucciso subito, non voleva dire che non volesse farlo. Lo guardai per un momento, poi scossi la testa.

 

“Sfortuna, mista ad alcool.”

“Cosa?”

“Ascoltate, sono una strega, questo è vero. Ma qualsiasi cosa pensiate che io abbia fatto, vi state sbagliando. Quello che è successo è stato un errore di distrazione. Io non ho il pieno controllo del mio potere e... beh, quando sono agitata, tendono a capitare strani incidenti a me e a chi mi sta intorno. Nessuno di questi però, è mai stato mortale.”

 

I due ragazzi si guardarono per qualche istante, sapevo che non erano ancora convinti, potevo leggerlo nei loro occhi. Non sarebbero bastate le mie parole a farlo, questo era chiaro.

 

Purtroppo mi avevano legato troppo stretta e non riuscivo a raggiungere i ciondoli che avevo in tasca appartenenti a mia zia e mia madre, che usavo per comunicare con loro. Qualcosa che potevo fare, però c’era, pur con le mani legate, l’incantesimo della levitazione, poteva levarmi dai guai. Speravo solo di non commettere errori questa volta.

 

Mentre erano ancora distratti, feci volare via dalle loro mani le pistole e le portai davanti a me, rivolgendogliele contro.

 

Avevo ribaltato la situazione ma il controllo sulle due armi era precario e lo sapevo benissimo. Dovevo convincerli della mia buona fede, prima di far qualcosa di cui mi sarei pentita. Non avevo mai ucciso nessuno e anche se quella situazione era pericolosa, non volevo farlo neanche ora.

 

“... figlia di puttana...”

 

Lanciai un’occhiata tagliente al biondo. Non avevo tempo per mettermi a discutere però, presi un respiro profondo calmandomi un poco, poi tornai a guardare entrambi. Stavano studiando la situazione, ed erano pronti a scattare alla prima occasione, dovevo sbrigarmi.

 

“Non voglio farvi del male, davvero. Non voglio neanche morire però, non per qualcosa che non ho fatto oltretutto. Parliamone d’accordo?”

“Non per sfiducia, ma non sei molto credibile mentre ci punti contro le nostre armi usando la magia...”

 

Sospirai, decidendo immediatamente cosa fare. Considerando la mia agitazione, la possibilità di fare danni, era inversamente proporzionale alla mia fortuna e anche se erano cacciatori, l’idea di ucciderli proprio non mi piaceva. E ancora meno, considerando che i miei ormoni se ne fregavano altamente della situazione e continuavano a  guardare i due ragazzi, come fossero esemplari da riproduzione con tanto di pedigree.

 

“Va bene, anche se prima eravate voi a puntarle su di me! Vi dimostrerò che voglio solo parlare, spero voi farete lo stesso con me.”

 

Feci scendere nell’aria le pistole fino a quando non toccarono terra, poi le spinsi di nuovo ai loro piedi, sperando che quel gesto gli facesse capire che non ero loro ostile.

Prima di riprenderle si guardarono per qualche istante, poi le posarono sul tavolino su cui si appoggiarono anche loro, tornando a guardarmi.

Presi quel gesto, come un segnale di tregua.

 

“Possiamo parlare ora? Non mentivo prima, lo ripeto, non voglio farvi del male, non lo volevo prima di capire chi foste e non lo voglio adesso. Dovete credermi però, io non ho fatto nulla di male.”

“... ammettiamo per un momento di volerlo fare. Spiegami di nuovo la storia degli artigli? Non credo di aver capito bene quello che hai detto prima.”

 

Guardai Dean e sospirai, la cosa migliore però, era dire la verità. Forse così avrebbe capito.

 

“... ero agitata, brilla e naturalmente eccitata... non riuscivo a sbottonarti quella diavolo di camicia e ho perso il controllo, causando un reflusso di magia, che ha trasformato in realtà i miei pensieri.”

“Cioè?”

“Stavo pensando che tagliare quei dannati bottoni sarebbe stato più comodo... volevo davvero far solo... sesso con te, non certo rischiare di affettarti come un cetriolo. Purtroppo però, come strega sono un disastro, la mia magia sfugge di continuo al mio controllo. Non ho mai provocato danni a persone, ma intorno a me capitano di continuo stranezze di vario genere.”

 

Dean sollevò leggermente le sopracciglia, fissandomi sconcertato. Quando si portò una mano sulla bocca, però giurai di aver visto un mezzo sorriso su questa. Solleticare il suo autocompiacimento, si era rivelato corretto.

Arrossii leggermente, prima che il fratello schiarendosi la gola, continuasse quella specie d’interrogatorio. 

 

“Fammi capire... in sostanza qualsiasi cosa pensi, diventa realtà?”

“No, non sempre. Solo quando sono emotivamente sotto pressione. Il mio potere esplode senza controllo e seguendo la linea dei miei pensieri, provoca questi... incidenti.”

“Quindi la tua magia non è fatta unicamente d’incantesimi recitati, in pratica stai dicendo che possiedi poteri che fanno proprio parte di te e che non riesci a controllare... non è pericoloso?”

 

Lo sguardo di Sam era cambiato, non sapevo se mi credesse o no, l'unica certezza era che stava provando a capire. Mi stava scrutando come se io fossi un puzzle complicato, ma che in qualche modo, lui voleva risolvere e completare.

 

“È esattamente così. I miei poteri non provengono da nient’altro che me stessa. Sono una discendente della stirpe di Dagda, un antico dio celtico. E sono anche una delle pro-pro nipoti, di una delle streghe impiccate a Salem nel 1692. Sono nata con questi poteri, vengono tramandati nella famiglia, sin dall’antichità. Sono quello che sono, ma non sono un pericolo per nessuno o almeno provo a non esserlo. Gli scoppi emotivi, raramente producono danni gravi, si tratta di magia allo stato puro, non manipolata, è bizzarra ma non letale.”

 

Sembrava che entrambi i ragazzi stessero studiando la situazione, elaborando mentalmente quanto avevano sentito finora.

 

Passarono alcuni istanti prima che Dean si avvicinasse a me, poggiando le mani sui braccioli della sedia e fissandomi direttamente negli occhi. Dio, era davvero uno schianto, ancora di più mentre mi guardava con quegli occhi aggressivi. Ero in una situazione davvero di merda, eppure non potevo fare a meno di sentirmi su di giri.

 

“Spiegami meglio questa storia dei pensieri e dei poteri fuori controllo...”

“Che vuoi sapere esattamente?”

“A cosa pensavi questa mattina, quando c’è stato l’incidente davanti al bar?”

 

MERDA!

Era scontato che ci sarebbe arrivato alla fine. Arrossii fino alle orecchie, cercando di trovare le parole, per non far arrabbiare ancora di più il biondo.

 

“... mi dispiace... ti ripagherò tutti i danni...”

 

Non disse nulla, lo guardai rialzarsi e tornare verso il tavolo dove impugnò la pistola, a quel gesto suo fratello lo prese per il polso fermandolo. Ancora una volta riuscii a frenare la mia paura ma questa volta per un soffio. Non volevo pensare a cosa sarebbe successo se i miei poteri fossero esplosi a causa di un sentimento così negativo. Avevo appena detto di non essere pericolosa, ma... non ero tanto sicura di non poterlo diventare. 

 

“Dean, che stai facendo?”

“Ha distrutto la mia auto...”

“L’impala si può riparare. Tutto questo prova solo che almeno parte di quello che dice, è vero. Pensaci, ha detto che la sua magia sfugge dal suo controllo a volte. Quando mi hai raccontato cos’è successo nella sala bar, hai ammesso che quando l’hai messa fuori gioco, non ha reagito, non ti ha attaccato. Hai detto anche, che ti è sembrato che avesse allargato le braccia per non ferirti. Tu stesso l’hai definito un comportamento strano. Non l’hai uccisa proprio per questo.”

“Ok... prima però, ha preso le nostre pistole con i suoi poteri e ce le ha puntate contro... quello non era un atteggiamento amichevole.”

“Forse... ma ce le ha ridate subito, proprio per dimostrarci che se volesse farci del male, potrebbe farlo ma... non vuole. Ascolta, so che le streghe non ti piacciono, ma...”

“Non mi piacciono? Le odio, non fanno altro che vomitare fluidi corporei ovunque, lanciare maledizioni su poveri cristi e sacrificare animali...”

 

A quelle parole ritrovai un briciolo di combattività. Il tono arrogante di Dean, cominciava seriamente a farmi innervosire. Stando alle parole del fratello, si era accorto da subito che non volevo fargli del male. Ora però, se la stava prendendo con me solo per una cavolo di automobile e mi stava anche confondendo con qualcosa che non ero.

Prima che Sam replicasse, mi misi in mezzo, zittendoli entrambi.

 

“Ascoltami bene, sapevo che i cacciatori sono dei coglioni, ma tu sei anche un grandissimo idiota. Le vere streghe, non vomitano proprio nulla, non lanciano maledizioni ovunque e non fanno la metà di quello che credi. E tanto per essere chiari, non adoriamo demoni e non facciamo sacrifici. La mia famiglia è addirittura cattolica, andiamo in chiesa, facciamo beneficenza e mia madre fa volontariato come assistente sociale negli ospizi. Le persone di cui parli tu, non sono neanche streghe, ma solo degli stupidi che cercano di attingere a poteri che non gli competono, per avidità o semplicemente perché sono dei totali deficienti. Per quanto riguarda la tua auto, ti ho detto che pagherò i danni e lo farò e manterrò anche la promessa di chiedere a Daniel di lasciarti usare la sua officina se è quello che vuoi. Ora però, fammi un favore... anzi fallo a te stesso, smettila di aprire bocca tanto per fargli prendere aria.”

 

Ok avevo esagerato un po’, me ne resi conto solo dopo aver finito di sbottare come una pentola a pressione. L’espressione dei due ragazzi però, era impagabile, mi stavano fissando a occhi sgranati, incapaci entrambi di aprire bocca. Almeno fin quando Sam, non riuscì a levare la pistola di mano al fratello, facendolo desistere. Un attimo dopo, Dean uscì incazzato nero, per evitare di strozzarmi con le sue mani e di discutere ulteriormente con Sam o almeno così credevo.

 

Rimasta sola con Sam, ci fissammo qualche istante, infine lui si alzò e tirò fuori un coltello. A quella vista, cominciai seriamente a tremare. Disarmarlo, significava sicuramente dover lottare contro di lui e non volevo farlo.

 

“Ehi... senti mi spiace di aver offeso tuo fratello... ma...”

 

Le parole mi morirono in gola, stava sorridendo e come la prima volta che l’avevo visto, aveva quelle due meravigliose fossette, che lo rendevano adorabile e ancora più desiderabile.

Quello però, non era certamente il momento adatto per farmi mentalmente un film porno su di lui. Un gigante che ti torreggia davanti armato di pugnale non era esattamente eccitante, forse con un frustino...

 

“Voglio solo tagliare le corde che ti legano. Non so perché, ma ti credo e anche Dean, ne sono sicuro. L’hai fatto incazzare ma era abbastanza chiaro che non stavi mentendo e l’ha capito anche lui. Abbiamo già avuto a che fare con delle streghe, tu, però sembri diversa. Chiunque altro ci avrebbe sparato senza esitare, tu invece no. Potrei sbagliarmi, ma... ho imparato a non escludere nulla ormai e una strega buona sarebbe una bella novità. ”

“... quindi mi lascerete andare e basta?”

“Questo no, dobbiamo ancora farti delle domande. Considerando la dimostrazione che hai dato del tuo potere, legarti comunque non serviva a molto. Però, abbiamo bisogno di risposte prima di lasciarti andare.”

 

Appena fui libera, mi alzai cercando di ragionare, mentre Sam mi osservava curioso. Visto che lui non accennava a farmi domande, decisi di farle io.

 

“... prima avete parlato di omicidi, vi riferite a quelli perpetrati dalla banda dell’omega?”

“Sì, esatto, da quel poco che abbiamo raccolto prima di arrivare qua, sembrano sacrifici rituali. Anche gli oggetti rubati sembrano legati in qualche modo a qualche incantesimo demoniaco.”

“... forse hai ragione e potrei anche aiutarvi...”

“Vorresti davvero farlo? Anche dopo che ti abbiamo legato e minacciato?”

“Ascolta, se si tratta di ciò che dici, significa che probabilmente è coinvolta una strega... e in città io non sono l’unica. Tra Salem, Lynn e i paesi circostanti, vivono circa una trentina di famiglie come la mia. Se tu hai ragione, vuol dire che una di esse è coinvolta e l’intera congrega potrebbe subirne le conseguenze se non vengono fermati, compresa la mia famiglia. Non sono abile, almeno sul lato pratico ma su quello teorico non ho rivali. Conosco la maggior parte degli incantesimi e dei rituali antichi e anche se non dovessi sapere nulla di quello in questione, a casa mia c’è una libreria da far rabbrividire quella vaticana. E... posso anche convincere mia zia ad aiutarci, sarà utile te lo assicuro.”

“Anche tua zia è una strega?”

“Sì, si chiama Susan Morgan è la sorella di mia madre, fa parte del circolo interno alla congrega.  È come me, beh... circa, lei sa controllare i suoi poteri, come tutti in famiglia, sono solo io l’imbranata in questo senso. È una bravissima persona comunque e non posso lasciarla fuori da questa storia.”

“Ne parlerò con Dean e lo convincerò a collaborare, se tu e tua zia potete aiutarci, non vedo perché non sfruttare l’opportunità. E in ogni caso, anche se io ti credo, dobbiamo essere assolutamente certi che tu abbia detto la verità.”

 

D’accordo, non mi stavo offrendo di aiutarli solo per ringraziarli di non avermi uccisa, avevo anche un altro motivo... molto meno nobile.

 

 “Mi sembra giusto, a questo punto però, avrei bisogno anch’io di una cosa...”

“E sarebbe?”

 

Non volevo che la mia richiesta suonasse come un pagamento in cambio del mio aiuto. Spiegargli la verità però era imbarazzante, molto, soprattutto contando cos’era successo circa due ore prima con suo fratello.

Presi un respiro profondo, ma purtroppo non riuscii a calmarmi.

 

“Non siete costretti ad accettare, vi aiuterò comunque ma... avrei...” mi bloccai completamente, mentre il mio coraggio scemò e quel poco di orgoglio che conservavo non mi permise di abbassarmi fino a quel punto “...lascia stare... non importa.”

“Cosa?”

“Niente, fai finta che non abbia detto nulla.”

 

Un silenzio imbarazzante si creò nella stanza, mentre Sam, mi stava scrutando curiosamente. Non potevo chiedergli di fare sesso con me, non così sfacciatamente.

 

Pochi istanti dopo fummo raggiunti da Dean. Appena entrato, carrellò sui presenti con lo sguardo, prima di posarlo su di me, ancora ostile. Non poté non notare il mio rossore, ne il modo interrogativo con cui Sam mi stava ancora guardando.

 

“Che succede?”

 “Niente. Dean, ascolta... credo che Annika possa aiutarci col caso su cui stiamo lavorando.”

 

Ringraziai il cielo, del suo arrivo, la sua presenza bastava a farmi dimenticare il mio problema. Gli occhi calmi e sinceri di Sam, mi avevano quasi convinta a credere che mi avrebbe anche aiutato. A differenza di suo fratello non sembrava ostile nei miei confronti e dimostrava un’elasticità mentale notevole. Magari con un po’ più di tempo a disposizione, averi potuto spiegargli la mia situazione attuale e senza chiederlo in modo diretto, fargli capire di cosa avevo bisogno.

 

Dean purtroppo era un’altra cosa. Anche se ormai lo consideravo un arrogante ed egocentrico pallone gonfiato, era difficile dimenticare che due ore prima stavo per farci sesso. Soprattutto, era difficile dimenticare quanto era stato eccitante il modo in cui mi aveva baciato e anche la delicatezza delle sue mani su di me. Poteva essere uno stronzo, ma sicuramente a letto doveva qualcosa di esplosivo.

 

Purtroppo ormai, escludevo la possibilità che sarebbe stato lui a prendersi la mia verginità. Il modo in cui mi guardava la diceva lunga su quello che pensava di me, e sicuramente il sesso non era contemplato in ciò che gli sarebbe piaciuto farmi.

 

“Stai scherzando Sam? È  già tanto se non la uccido con le mie mani, ma... non lavorerò mai con questa specie di strega psicopatica, incapace, maniaca e distruttrice di povere auto.”

“Dean... secondo Castiel, c’è un demone potente dietro a tutti questi omicidi e furti. Lei e sua zia, possono aiutarci.”

“Sua zia... fammi indovinare, un’altra strega?”

“Beh sì, ma è proprio per questo che abbiamo bisogno di una mano. Annika, ripetigli quello che hai detto a me sulle famiglie del luogo.”

 

Sospirai... rivolgermi a Dean senza sentire la voglia di saltargli addosso o strozzarlo era piuttosto complicato al momento. Avevo però, l’opportunità di fare qualcosa di utile e nello stesso tempo forse, di aiutare me. Non ci credevo fino in fondo, ma non avevo nulla  da perdere nel tentare, conquistare la fiducia di Dean però, sarebbe stato un lavoraccio.

 

“Ci sono oltre trenta famiglie di streghe dislocate tra Salem e Lynn, siamo tutte embrave, buone diciamo, almeno da quello che so. Ma parliamo pur sempre di oltre centocinquanta streghe, non potete ucciderle tutte e lo sai. Se però tuo fratello ha ragione e anche solo uno di noi sta compiendo rituali demoniaci, allora bisogna fermarla. Non ti dico di fidarti di me, ti chiedo di darmi la possibilità di aiutare la mia gente e anche voi.”

“...”

“Dean, diamole un’opportunità, l’hai sentita e sai anche tu che ha ragione. Non possiamo indagare su tutta questa gente, dobbiamo restringere il campo per forza. Abbiamo collaborato con esseri ben peggiori delle streghe in passato e anche se a volte ci siamo ritrovati fregati, altre volte ci è andata bene. Questa potrebbe essere una di quelle volte e in ogni caso... non abbiamo molta scelta.”

 

Dean ci osservò per qualche istante, ancora arrabbiato, Sam però aveva ragione, non avevano altra scelta che fidarsi di me. Soprattutto considerando che per quanto non conoscessi tutte le streghe della congrega, ne sapevo comunque più di loro.

Il maggiore dei fratelli fece una smorfia, poi un gesto come per convincersi che non c’era una strada diversa, infine si girò verso di me esausto.

 

“D’accordo, non mi fido di te... ma d’accordo... come dovresti aiutarci?”

 

Sorrisi, quella storia era assurda, eppure ero felice di aver finalmente qualcosa d’importante da fare. Forse mia zia aveva ragione, un po’ di autostima poteva aiutarmi, tanto più ora. E forse... c’era ancora qualche possibilità per me di fare sesso con uno di loro due. Non ci contavo molto ormai, ma si sa... la speranza è l’ultima a morire.

 

“Iniziate col raccontarmi nei dettagli cosa sapete degli omicidi e anche sugli oggetti rubati, sui giornali non è mai stato riportato nulla di specifico. Se volete il mio aiuto, devo saperne il più possibile su questa storia. E soprattutto, torniamo di sopra, sto congelando. Potevi almeno rimettermi la maglietta prima di legarmi qui sotto, se mi verrà il raffreddore, sarà colpa tua.”

“Non è mia abitudine preoccuparmi della salute di chi attenta alla mia vita, soprattutto se è una strega.”

“... stronzo.”

“Strega.”

“Non so perché, ma detto da te suona come un insulto...”

“Lo è in effetti.”

 

Ci vorrà davvero molta pazienza...

 

Lasciai perdere Dean e mi rivolsi verso Sam. Questo dopo qualche secondo, cominciò a raccontarmi tutto. Passammo l’intera notte a parlare del caso, nella sala bar. Quello che notai però, fu il progressivo rilassarsi di Dean. Questo, almeno fin quando un rumore alle mie spalle e due occhi blu spuntati dal nulla, non mandarono tutto a puttane... di nuovo.  

 

 

____________

 

Angolo dell'autrice: Lo so, sono ripetitiva ma ancora uan volt a grazie a tutte coloro che seguono e recensiscono.

 

Questo capitolo mi ha mandato in paranoia, l'ho riscritto più o meno 15 volte e ancora non è come lo volevo. 

Possiamo definirlo di transizione, per avviare la storia verso la vera trama, avrei voluto fare di meglio ma mi spiaceva tardare nella pubblicazione. Soprattutto contando che già durante le feste, dubito riuscirò ad aggiornare nei tempi previsti.

 

Non ho voluto infierire troppo sulla povera Annika, ma ho contato proprio sul particolare del suo non voler ferire Dean dello scorso capitolo, onde evitare tanti discorsi a mio parere inutili.

 

Ora vi lascio augurando a tutte un buonissimo natale e.. se non dovessi aggiornare prima, anche un buon anno nuovo.

 

Un bacio,

Shanax.

 

 

 

 

 

 

  
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