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Autore: Fantfree    21/12/2013    3 recensioni
Dopo una gita in un parco tematico, sette ragazzi si conoscono per caso all'entrata delle montagne russe chiamate Atlantipse, particolarmente conosciute per il loro tunnel del terrore (tunnel buio dove non si vede nulla). Saliranno tutti più o meno felici e quando tutto sembra andare alla perfezione... Il carrello si blocca proprio lì dentro...
Discutendo sul da farsi decidono di liberarsi ed andare a chiamare aiuto ma... si ritroveranno in una città completamente disabitata e distrutta...
Da lì comincia il loro viaggio... La loro avventura farà scoprire loro il grande segreto che si cela dietro quel mondo apparentemente diverso ed il motivo di essere arrivati fino a lì...
Un'umanità schiavizzata in un mondo dove ormai la tecnologia sembra essere stata del tutto sostituita dalla magia, la quale è posseduta solo da coloro che si fanno chiamare abitanti di Atlantide. Intanto, qualcuno da lontano sta preparando la sua vendetta e sta attendendo il momento giusto per colpire...
Che cosa c'entrano allora Cora, Blake, Clark, Mya e Dean con tutto questo?
Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Afterworld'
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Eccomi qui di nuovo: moltissime domande si sono aperte e sembra proprio che stia per accadere qualcosa. Reggetevi, perchè questo capitolo è pieno di cose forti e la verità sta per venire fuori in modo molto inatteso. Preparatevi ad una verità che non vi aspettate. 

Blake e Cora erano rimasti esterrefatti dall'accaduto, entrambi sorpresi ed immobili davanti a ragazzo che giaceva privo di sensi a terra.

In quel momento la ragazza sentì come un impulso, una sensazione che le diceva di avvicinarsi a ragazzo: era più forte di lei.

Guardò Blek negli occhi e poi camminò verso il poveretto disteso sulla sabbia.

<< No, Cora non farlo! Potrebbe essere pericoloso! >> Disse Blake ma lei non lo ascoltò. Si accovacciò vicino a quella figura viva e la guardò, accarezzandole una guancia: la sua pelle era chiarissima e fitta di lentiggini ed aveva un volto innocente e bellissimo, mentre i suoi capelli scurissimi sembravano riflettere un bagliore quasi blu sotto la luce del sole. Il suo fisico era segnato da degli addominali appena marcati, visibili sotto i vestiti tutti stracciati. Doveva essere una qualche tenuta militare o roba simile. I suoi occhi erano chiusi ed i suoi denti erano bianchissimi, quasi come la sua bella pelle. La sua guancia era ruvida al tatto ma molto appetibile agli occhi. Occhi che si erano calmati in un'espressione sorridente e pacifica.

<< Cora. >> Disse Blake avvicinandosi a lei.

Ma lei non parlò. Sorrise.

In quel momento il ragazzo aprì gli occhi e vedendosi toccare da quella sconosciuta, si alzò di scatto ed indietreggiò di qualche passo. La ragazza, sorpresa, si alzò e si avvicinò a Blake senza parlare, ma la sua faccia restò stupita. Anche Blake lo era.

Rimasero a guardarsi l'uno con gli altri, senza scambiarsi alcune parole, eppure c'era qualcosa che non andava nel volto del ragazzo e in quei bellissimi occhi neri.

“Perchè non scappi? Che cosa ti blocca?” Si domandò Cora.

Il ragazzo rimase immobile dov'era, come se si aspettasse qualcosa, qualcosa da loro. La sua espressione era rassegnata, come se gli avessero tolto tutto e come se non avesse più niente in cui sperare. Occhi che parlavano chiaro: erano senza luce, senza riflesso, occhi bellissimi che un tempo appartennero ad una persona felice, ma che adesso non lo era più. Occhi che sembravano dire: “Sono qui, finitemi.” Continuava a fissarli senza muoversi, attendendo la sua fine.

La ragazza fece per distendere un braccio ed avvicinarsi, ma lui indietreggiò, spaventato. Nel suo sguardo c'era il terrore, la disperazione, una paura immensa ma contenuta in un semplice sguardo.

Cora lo guardò sorpresa ma allo stesso tempo triste e poi, vedendo che il ragazzo era sempre più spaventato, si accorse di avere ancora quel brutto bracciale nonchè strumento di distruzione al braccio.

Lo fissò con rabbia e poi disse: << Io non sono una di loro! >> Lo prese e lo scaraventò via, in mezzo alla sabbia.

Il ragazzo la guardò molto risentito, ma poi disse: << Prendilo. >>

<< Come? >>

<< Prendilo. >> Ripetette.

La ragazza stupita, andò a prenderlo con una domanda fissa: “Perchè?”

Il bracciale era lì in mezzo alla sabbia ed era lì, come se la aspettasse. Lo prese in mano e lo osservò: “Perchè? Perchè vuoi che io prenda questo strumento che serve solo a distruggere?” Con un'espressione molto sofferente se lo rimise e poi si girò verso il ragazzo.

Soddisfatto, sorrise e poi richiuse lentamente quei bellissimi occhi neri, lasciandosi cadere. Era svenuto, di nuovo.

Cora gli corse incontro stupita, ma senza parole da proferire. Si accasciò ancora una volta vicino a lui, mentre il vento modellava le dune attorno a loro.

Anche Blake si avvicinò al ragazzo ed accovacciandosi mentre lo guardava domandò: << Che cosa credi che sia? >> Tastò il suo addome: era svenuto, ma vivo.

La ragazza lo fissò negli occhi e rispose: << I-io non lo so. >>

Blake sospirò e poi disse: << Il vento si sta alzando, non è sicuro qui. Là sotto la roccia aspetteremo che si svegli. >>

Cora si alzò a fatica e disse: << Facciamo come dici tu. >>

Il ragazzo fece lo stesso e si caricò in spalla tutto il suo peso, senza dire nulla.

<< Ti aiuto. >> Disse la ragazza vedendolo in difficoltà.

<< N-no grazie. Faccio da solo. >> Rispose lui. In effetti aveva visto negli occhi di Cora una grande stanchezza e disperazione e siccome non voleva più vederla soffrire, avrebbe patito lui un secondo di più il dolore di avere una persona sulle spalle che non quello del suo volto piangente.

Si avviò lentamente a passo titubante verso la grande roccia ed alla fine, raggiunta la meta, mise giù il ragazzo con molta delicatezza.

<< Blake, tutto bene? >> Domandò la ragazza preoccupata.

<< Tutto bene. >> Rispose lui accasciandosi a terra ansimando.

Cora osservò il ragazzo che giaceva a terra svenuto con uno sguardo molto triste: provava una grande compassione nei confronti di quello sconosciuto che sembrava essere nato dal nulla.

<< Non ha bracciali. >> Disse Blake osservando le sue braccia.

<< Q-questo vuol dire che... >>

<< Che lui è umano. >>

La ragazza si portò alla bocca le mani in un gesto disperato.

<< Q-questo vuol dire che... >>

<< Che le altre statue insieme a lui sono persone umane o comunque statue umane. >>

La ragazza si mise a piangere: il motivo per cui lo stava facendo era quasi evidente: piangeva perchè era confusa e soprattutto molto triste per il destino che quelle statue, se erano state persone, avevano subito.

<< Cora perchè piangi? >> Domandò Blake confuso.

<< Per loro. >> Rispose indicando il luogo dove erano emerse tutte quelle statue e che adesso era completamente coperto dalla sabbia.

<< Cora, non sappiamo se sono umani. Forse è la tua magia ad averlo animato. >>

<< Lui non mi sembra affatto una statua. Gli è successo qualcosa. >>

<< Perchè non glielo chiediamo? >>

<< Come? >> Domandò lei preoccupata.

<< Aspetteremo che si risvegli. >> Blake era molto turbato, eppure qualcosa gli diceva che quel mondo aveva qualche legame con quello di Atlantide: perchè quel ragazzo sembrava così spaventato alla visione del bracciale di Cora? E perchè le aveva chiesto di rimetterselo?

<< Ho sonno, Blake. >> Rispose la ragazza. << Non ce la faccio a stare sveglia. >>

<< Non ti preoccupare. Ci sono qua io. >>

<< Ma se poi si sveglia? >>

<< Ti sveglierò io. Resterò sveglio io e quando lui riaprirà gli occhi, ti avviserò. >>

<< G-grazie. >> Rispose lei arrossendo. Si sedette e poggiò la testa contro la grande pietra, chiudendo gli occhi. Blake notò che doveva essere molto stanca, infatti si addormentò subito.

Lui invece no, avrebbe aspettato. Guardò il vento che modellava le dune, mentre il sole rovente batteva sulla sabbia. Era davvero un rumore cullante e gradevole... ad un tratto tutto si fece nero e, senza potersi controllare, si addormentò.

 

Il principe guardò nella direzione del sole: era davvero molto rovente e batteva sui suoi vestiti così pesanti e pressanti. Avrebbe voluto toglierseli, ma il suo buon senso glielo impediva. Non lo aveva mai fatto se non dentro alla sua stanza quando non c'era nessuno. Eppure neanche lì c'era nessuno! Si impose di non pensarci e cercò di andare avanti, perchè sapeva che da lì a poco avrebbe trovato Cora ed il suo schiavo umano.

 

Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, ricordandosi quello che era appena accaduto. Ma adesso dov'era finito? Si guardò attorno e vide di essere ancora lì, nel deserto, insieme a quelle due persone sconosciute. Osservò quella bellissima ragazza dormiente, dagli occhi verdi e dai capelli ricci e marroni che risplendevano sotto i raggi del sole. Guardò anche il suo compagno e si domandò se egli fosse un semplice amico o qualcosa di più. Che cosa ci facevano lì in mezzo al deserto? E poi, perchè la ragazza, sebbene fosse umana, aveva i poteri?

Si guardò attorno e disse: << Dannazione! Quanto tempo è passato? >> Capì che doveva partire, perchè forse non era troppo tardi. Doveva capire che cosa fosse successo alla sua civiltà e se stessero tutti bene.

Nei suoi occhi si crearono moltissime immagini contenenti un gran numero di dati ed altre informazioni utili. << A poche miglia a qui ci dovrebbe essere una città. >> E poi, impartendo ordini al suo microchip disse: << Satellitare, guidami. >>

 

Il principe osservò come il vento modellasse le dune rendendo impervio il suo cammino. Ma sapeva che sarebbe arrivato da Cora, perchè avvertiva la sua presenza. In poche ore la avrebbe trovata. Da quanto stava camminando? Gli sembrava che fosse passata un'eternità, eppure erano passate solo poche ore. Sapeva che la ragazza si sarebbe fermata perchè confusa e spaesata, lui l'avrebbe riportata salva a Thera.

 

Il ragazzo stava camminando già da un paio d'ore a passo felpato: non gli interessavano le condizioni in cui si trovava in quel momento e la fatica non riusciva a superare il desiderio di poter arrivare a vedere la sua amata civiltà. I grattacieli si ergevano alti in cielo, ma qualcosa non andava: la loro brillantezza era come se si fosse spenta e le loro forme vivaci erano diverse dal solito. Man mano che si avvicinava le sue speranze diventavano sempre più vane, sempre più spente. Vide che quei grattacieli erano distrutti e la città completamente abbandonata: non c'era traccia di vita, non c'era neanche più una pianta. Questo significava che...

<< NO! >> Urlò disperato. << NON È POSSIBILE! >> Il nemico aveva vinto.

Era stato tutto raso al suolo, completamente. Possibile che nessuno si fosse salvato? Guardò la distruzione e vide la devastazione, pensò a come molte persone avessero perso la loro vita e come altrettante avessero cercato di proteggerla: lui avrebbe dato la sua in cambio della salvezza dell'intero pianeta, ma il destino lo aveva visto vittima di un bruttissimo incantesimo che lo aveva intrappolato per molto tempo dentro ad una prigione di sabbia.

Si buttò a terra e si portò le mani ai capelli, ricordandosi la sua vita. Non era stata poi così male, no. Almeno finchè quei brutti abitanti di Atlantide o come si facevano chiamare erano comparsi dai poli ed avevano cominciato a dire di essere i legittimi proprietari del pianeta e di volersene appropriare. Da lì era cominciata quella sanguinosa guerra che gli aveva sottratto tutto: gli amici, la famiglia, la ragazza. Guardò il cielo e fissò le nuvole. “Perchè?” Si domandò. “Perchè è successo?”

Ad un certo punto i suoi occhi si focalizzarono su una grossa palla luminosa ma visibile agli occhi: la luna. Sembrava ancora splendente, sembrava ancora viva!

La speranza si riaccese nei suoi occhi e felice si rialzò.

<< Satellitare, portami ad un punto di contatto. >> Diede lui l'ordine al microchip. In quel momento gli si formarono tantissime immagini negli occhi che lo condussero al luogo desiderato.

 

Cora si alzò stordita e guardò verso Blake, aspettandosi che fosse sveglio. Invece il ragazzo stava dormendo. Si guardò attorno per vedere se anche l'altro stesse facendo lo stesso, ma non trovò nessuno.

<< NO! >> urlò.

Con gli occhi cercò dappertutto ma non trovò nessuno.

<< Blake! >> Disse lei scuotendo il ragazzo. << Blake svegliati! Il ragazzo non c'è più! >>

In tutta risposta, Blake si svegliò e disse: << Mi sono addormentato? Ma come è possibile! Ti giuro che non me ne sono accorto! >>

<< Fa niente! Dobbiamo cercarlo! >> Rispose lei facendo per avviarsi da qualche parte.

<< Ehi, dove vai? >> Domandò lui bloccandola per una spalla.

<< Vado a cercarlo! >>

<< Sì, ma dove? Potrebbe essere ovunque! >>

<< Sì, ma io devo... >>

<< Guardati intorno, Cora! Non possiamo trovarlo! >>

La ragazza scrutò il paesaggio: Blake aveva ragione.

<< Che cosa facciamo, allora? >>

<< Niente. Vedrai che tornerà. >>

<< Ma potrebbe essere lui la risposta a tutto questo! >>

<< Tornerà. >> Rispose Blake speranzoso.

I due si riaccasciarono contro la grande pietra senza sapere bene che cosa fare. La voce che aveva suggerito a Cora di andare in quella direzione e quella sensazione di volersi muovere a tutti i costi era sparita: qualcosa le diceva che doveva restare lì ad attendere che accadesse, perchè prima o poi qualcosa sarebbe successo.

Infatti la ragazza si sedette contro qualcosa di duro.

<< Ho urtato qualcosa! >> Urlò.

<< Fa vedere. >> Disse Blake osservando l'oggetto luccicante sotto di lei.

<< Che cos'è? >> Domandò la ragazza mentre il ragazzo lo prese in mano.

<< Sembra un oggetto da polso. >>

<< Ma come funziona? >> Domandò lei.

<< C'è un pulsante. >> Blake lo premette ed in quell'istante apparì un ologramma. Incredibile: i due ragazzi non avevano mai visto nulla di simile, se non nei film di fantascienza.

Parlò una voce: << PROTOCOLLO DI EMERGENZA 25. VERRÀ ATIVATO IL MESSAGGIO PREREGISTRATO. >>

I due ragazzi rimasero in silenzio ad ascoltare, sorpresi di quello che stava accadendo.

Comparì una figura, una figura umana. << Questo è un messaggio preregistrato per le future generazioni, perchè potrebbe essere troppo tardi. >>

“Troppo tardi per cosa?” Si domandò Cora.

<< Se state vedendo questo videomessaggio, allora vuol dire che è accaduto il peggio. Gli abitanti di Atlantide hanno davvero conquistato la Terra e l'umanità si è adattata a vivere nelle due colonie lunari e marziane. >>

I due ragazzi si osservarono l'uno con l'altra: “Hai sentito anche tu?”

<< Vi preghiamo quindi di andare ad avvisare un punto di contatto presente in ogni città e cercare di

stabilirne uno con le due rispettive colonie per le varie ed eventuali, grazie. >> In quel momento il messaggio si chiuse e l'oggetto smise di funzionare.

<< Basi lunari e marziane? >> Domandò Cora.

<< Questo vuol dire che siamo ancora sulla Terra degli abitanti di Atlantide... >> Constatò Blake.

<< Quindi la luna è... è... >> La ragazza non riusciva a trovare le parole per dire nulla. Ma poi si fece coraggio e disse: << La luna non è altro che una base spaziale umana! I-io non ci posso credere! Ma dove siamo finiti? >>

<< Non lo so, ma ancora molte cose non quadrano. >> Rispose Blake.

<< E adesso cosa facciamo? >>

<< Aspettiamo che il ragazzo torni. >>

<< Ma... >>

<< Se non arriverà prima di stasera, ci metteremo noi a cercarlo, va bene? >>

La ragazza rimase in silenzio a meditare un attimo.

<< Va bene. >>

 

Finalmente il ragazzo giunse nel luogo desiderato: in mezzo a due grattacieli distrutti c'era un piccolo seminterrato intatto.

<< Sono arrivato, bene. >> Si disse compiaciuto.

Scese le scale ed arrivò ad una piccola porta automatica.

<< Speriamo che funzioni. >> Mise la sua impronta digitale sopra un piccolo foro e pensò al suo codice di recluta.

In quel momento si attivò una voce automatica che disse: << RECLUTA E-3456. ALTEZZA: UN METRO E OTTANTDUE CENTIMETRI, ETÀ: DUECENTOCINQUANTACINQUE ANNI. ACCESSO CONSENTITO. >>

Il ragazzo capì subito che c'era qualcosa che non andava: duecentocinquantacinque anni? Allora erano passati ben duecentotrentadue anni da quando era stato intrappolato in quella bruttissima prigione fatta di terra! Allora era davvero troppo tardi: l'umanità poteva non essere più al sicuro! Ciò che era fatto era fatto e le sue domande erano ancora moltissime.

Il portellone si aprì e lui vi entrò senza esitazione.

<< PREGO, DA QUESTA PARTE. CERCHEREMO DI METTERLA IN CONTATTO CON LA CORRISPETTIVA BASE LUNARE E MARZIANA. >>

Finì in una stanza con un grande schermo, pronto ad essere acceso in ogni momento.

 

Nel frattempo, sulla Luna, una recluta corse da un generale ad avvisare che un segnale di vita umana era partito dalla Terra e lo stesso fecero su Marte.

<< Signore! >> Disse il soldato.

<< Ditemi. >> Rispose lui focalizzando l'attenzione sulla giovane recluta che gli correva appresso.

<< Un segnale dalla Terra! Hanno chiamato dalla Terra! >>

In quel momento moltissime voci si fecero sempre più fitte, fino a non sentire più nulla dal rumore: era una notizia davvero clamorosa, che non doveva passare inosservata.

<< Si tratta di una recluta che vuole stabilire un contatto. >>

<< E sia. Verrò con voi. >> In quel momento interruppe quello che stava facendo, sebbene fosse molto importante e seguì il giovane soldato.

Anche su Marte era successa una cosa analoga ed ormai la notizia stava lentamente cominciando a diffondersi.

 

Sul grande schermo si aprirono due immagini, con due persone differenti: una apparteneva alla colonia lunare e l'altra a quella marziana.

<< Salve. >> Disse uno dei due uomini allo schermo.

<< Buongiorno a voi. >> Rispose il ragazzo.

<< Lei è? >>

<< Ernest Gage, signori, nonché recluta E-3456. >>

<< Mi risulta che Lei abbia ben duecentocinquantacinque anni. Non credo che l'età umana, senza strumenti appropriati, possa sopportare una lunghezza di vita del genere. >> Disse l'uomo della colonia lunare.

<< Con la tecnologia che c'era un tempo, solo un fatto lo permetteva. >> Disse l'altro.

<< Si spieghi. >>

<< L'ibernazione. Dico bene, signor Gage? >>

<< Sì, ai miei tempi l'ibernazione era l'unica cosa che poteva tenere in vita una persona più del dovuto. Ma io non fui ibernato. >>

<< No? Che cosa vi successe? >>

<< Fui intrappolato dalla magia di coloro che si chiamano abitanti di Atlantide in una sorta di prigione che mi tenne in vita fino ad oggi. >>

<< Impressionante ciò che la loro magia può fare. >>

<< Nei secoli è stata accettata come una dura realtà. >> Disse l'altro uomo.

<< Signori, vogliate farmi la cortesia di spiegarmi che cosa è successo alla Terra in questi anni e che cosa sia questo Stato dell'estremo di cui loro parlano tanto. >>

<< Non lo sapete? >>

<< No. Quando io fui intrappolato si sapeva ancora ben poco. >>

<< Allora provvederemo a darvi delle delucidazioni il più esaurienti possibili. >>

In quell'istante sullo schermo comparve una grande mappa che segnava tante isole, affiancata ad un'altra con un bel po' di continenti.

<< Vedete, questo è il cosiddetto Stato dell'Estremo e questa è la Terra come compare oggi. >>

Ernest focalizzò la sua attenzione sulla cartina che ritraeva la Terra: << NO! >> Disse disperato. << CHE COSA È SUCCESSO AL NOSTRO PIANETA? >> Domandò turbatissimo nel vedere quel pianeta così deturpato.

<< Questo è il pianeta come lo conoscevate voi. >> Disse l'uomo indicando un'altra immagine con i cinque continenti: l'Europa, l'America, l'Asia, l'Oceania e l'Africa.

<< La faccia della Terra è molto deturpata a causa di molti spiacevoli eventi. >>

<< Sarebbero? >> Domandò Ernest incerto.

<< Procediamo con ordine. >> Disse l'uomo della colonia lunare.

<< Anzitutto una causa che avete potuto sperimentare con i vostri occhi: lo scioglimento dei ghiacci causato dall'effetto serra. Ciò provocò l'innalzamento del mare sommergendo moltissime terre abitate, ma gli uomini evacuarono le zone in tempo. >>

<< Vi ricordo, signore, che quella fu la causa dell'ascesa degli abitanti di Atlantide: signor Gage, voi c'eravate. >>

<< Già. >> Rispose lui. << Quando i ghiacciai si furono sciolti del tutto apparvero come dal nulla quegli esseri che si facevano chiamare abitanti di Atlantide e che pretendevano il nostro pianeta. >>

<< Esattamente. La loro apparizione non fu casuale. >>

<< Cosa intendete dire? >> Domandò Ernest.

<< Comparvero dai poli e mentre tutti si chiedevano come avessero fatto, si fece sempre più forte l'idea che ci fosse qualche sorta di passaggio che avesse permesso loro di accedere al nostro mondo: in realtà scoprimmo che la Terra al suo interno è cava e che ospita anche una piccola stella che ne fa da fonte di vita proprio come il sole. Quello è lo Stato dell'estremo. >>

Il ragazzo osservò la seconda carta: era quello lo Stato dell'estremo? << Cosa intende dire? Atlantide sprofondò in mezzo all'oceano, non nello Stato dell'Estremo. >>

<< In realtà il continente subì una traslazione ed una rotazione e comparve intatto dall'altra parte. In questo modo i loro abitanti poterono crearsi un nuovo impero. Pare che lì si siano insediati anche i dinosauri, evolvendosi. >>

“Incredibile!” Pensò Ernest. “Davvero incredibile!”

<< Da lì gli abitanti di Atlantide continuarono a controllarci con la loro magia, eppure non avrebbero mai potuto raggiungerci, perchè il passaggio ai poli era ostruito dal ghiaccio. >>

<< La seconda cosa che sconvolse il globo fu la potenza delle bombe atomiche la quale determinò una diversa inclinazione terrestre ed un'ulteriore mutamento del clima. >>

<< Si dimentica che a causa di tale trauma globale anche i poli si invertirono, determinando lo spostamento di molti oceani. >>

<< Sicuramente, ma quello che fu più traumatico fu la causa della loro magia. Quando Atlantide fu riportata dov'era in origine, molte terre furono ulteriormente sommerse e l'energia fu tale da influenzare il movimento delle placche tettoniche. >>

Ernest rimase in silenzio ad ascoltare: gli sembrava assurda una cosa del genere, assurda!

<< La vostra Luna è stata anche la causa di un'ulteriore cambiamento. >> Disse l'uomo della colonia marziana.

<< Parlate del cambiamento di gravità avvenuto grazie all'operato umano? >>

<< Esattamente. Tutti sapevamo che era una cosa azzardata, ma quando la Terra fu “distrutta” decideste di fare la manovra definitiva. Da allora le maree terrestri sono ancora più intense. >>
<< La loro magia le tiene a bada. >> Rispose l'uomo sorridendo.

<< Mi stupisce ciò che la magia di quegli esseri può fare. Fa delle cose grandiose. >>

<< Talvolta anche pericolose. >> Rispose Ernest. << Per questo io ripongo le mie speranze in voi, perchè la Terra dev'essere rivendicata. Ma come avete fatto a mollare un progetto così importante? >>

<< Non ci siamo arresi! >> Disse l'uomo della colonia marziana.

<< No. >> Confermò l'altro.

<< E allora perchè non avete continuato? >>

<< Credete che l'umanità si sia arresa così? Non smettemmo mai di tentarci, ma ad un certo punto fu installata una barriera magica, la quale disintegra qualsiasi cosa vi passi appresso. >>

<< Colui che la tiene in vita è il suo sovrano. >> Aggiunse l'altro.

<< Vi devo correggere: sovrana. >>

<< Da generazioni i sovrani del popolo di Atlantide la controlla e la potenzia, in modo che nessuno venga più ad invadere il suo pianeta. >>

<< Il nostro... >> Disse Ernest.

<< Ci occorre che qualcuno uccida la sovrana e allora potremo inviare le nostre navette e riappropriarcene una volta per tutte. >>

Ma ciò che loro stavano commentando, stava già per compiersi.


Questa verità lascerebbe perplesso chiunque, però molte cose tornano, anche se alcuni dubbi restano. Dal prossimo capitolo inizierò a svelarvi alcuni "retroscena", per esempio la scelta del titolo. Ma adesso devo proprio andare, mi dispiace tantissimo lasciarvi con moltissimi dubbi, ma non temete, ogni cosa sarà svelata a tempo debito. Al capitolo 23, allora!

  
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