Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: Vanoystein    21/12/2013    1 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Jill continuò a correre, le gambe si muovevano sempre più velocemente lasciandosi alle spalle le numerose ed enormi querce ai lati di quel lungo ed isolato viale.
Intorno a lei c’erano solo alberi, davanti a lei, l’asfalto. Il sole ormai tramontato aveva lasciato spazio all’oscurità che, in poco, si era presa possesso di tutto il cielo facendolo diventare scuro, cupo, occupato da immense nuvole grigie.
In quel luogo divorato dal silenzio si riusciva ad udire solamente il respiro affannato e stanco di Jill, insieme al rumore pesante dei suoi passi.
– Jillian! – Cantilenò una voce lontana. Una voce che nonostante fosse sicura provenisse molto distante da lei rimbombò nelle sue orecchie e in tutto il luogo.
– Jillian, andiamo. Non serve a niente scappare. Lo sai che ti ucciderò comunque, esattamente come è successo a tua madre! Tu saresti dovuta morire tre mesi fa. – A quell’ultima frase un uomo con il volto stranamente oscurato le arrivò davanti improvvisamente.
I vestiti malandati, sporchi e con qualche strappo. La voce roca non riusciva a smettere di rimbombare nella testa della ragazza. Gli occhi grandi e rossi brillavano nell'oscurità facendo rabbrividire Jill.
Lei non si mosse, era come inchiodata involontariamente al terreno.
L’uomo porse il palmo della mano verso l’alto, subito gli comparve tra le dita una spada.
Vecchia, arrugginita, si vedevano chiaramente sulla lama alcune macchie di sangue ormai seccato.
D’un tratto poi l’uomo allungo il braccio impugnando l’arma che trafisse lo stomaco di Jill.
Lanciò un urlo terrorizzato, divorato dal dolore che spezzò il silenzio.

Jill aprì gli occhi di scatto, ansimando pesantemente. Abbassò immediatamente lo sguardo sul proprio stomaco, dove si passò piano una mano. Non era ferita. Non c’era sangue.
– Bello, vero? – Ginevra se ne stava in piedi davanti a lei, le braccia incrociate, un ghigno stampato sul viso.
Jill si tirò a sedere, sentendo la terra secca tra le dita. Si guardò attorno piuttosto confusa.
La testa le faceva male, non capiva dove fosse, perché c’era Ginevra e cosa diavolo fosse successo.
Si alzò in piedi tenendosi la testa tra le mani. – Dove diamine siamo? -
- Oh, davvero non ti ricordi? Devo dire che i miei poteri migliorano di giorno in giorno. –Rispose Ginevra soddisfatta. – Non siamo al di fuori dell’arcata, tranquilla. Ci siamo solo spostate un po’. – Aggiunse divertita. – Da quella parte c’è il villaggio, non siamo lontane. – Disse indicando con l’indice il nord. – Mi hai dato contro, di nuovo. Così ti ho dato una bella botta in testa, proprio come tu l’avevi data a me l’ultima volta, poi hai perso i sensi. Ho voluto provare su di te un giochetto. Il controllo mentale mi riesce dannatamente bene. -
- Quindi era un’illusione? - Chiese Jill inarcando le sopracciglia.
– Sì, ho ricreato il demone che voleva ammazzarti la notte dell’incidente in auto tre mesi fa. Non sapendo come cavolo fosse la sua faccia, il suo viso era oscurato. -
- Come fai a sapere dell’incidente? Perché tutti qui sanno gli affari miei?! – Domandò immediatamente Jill sbuffando innervosita. Già il fatto di essere lì insieme a Ginevra la innervosiva pesantemente.
– Secondo te? – La bionda alzò gli occhi al cielo. – Sei la ‘’prescelta’’, è ovvio che tutti sappiano tutto di te. Davvero mi chiedo perché non sei morta in quell’incidente di tre mesi fa. Sei un peso morto per tutti. -
- Solo per te, in realtà. Per te che mi odi, anche se non ho capito ancora il perché. –
Ginevra sorrise. – In realtà ci sono svariati motivi che non ho intenzione di dirti però ti do di nuovo un consiglio. Guardati le spalle...ma non da me. -

****

Mi hai stancato. – Alec spinse a terra Ginevra, facendole picchiare violentemente la schiena contro alcuni sassi sul terreno. – Ti avevo avvertito. Hai voluto fare di testa tua e adesso ne pagherai le conseguenze. -
- Jill ancora non sa niente, vero? Ringrazia che abbia avuto quella crisi improvvisa l'altro giorno perché altrimenti le avrei detto tutto. – Sogghignò la bionda scostandosi alcune ciocche di capelli dal viso.
– Beh, adesso non dovrò più preoccuparmi del fatto che tu possa dirle qualcosa visto che morirai. – Rispose lui inginocchiandosi vicino a lei.
– Ma lei ti odia comunque. – Appena Ginevra cercò di alzarsi da terra Alec la bloccò subito, spingendola di nuovo contro il suolo, tenendola bloccata per un polso. – Io invece sono stanco di andare da lei tutti i dannati giorni e fare la parte del ragazzo gentile e premuroso quando ci sarebbe solo da conficcarle un pugnale nel cuore. -
- Oh, andiamo. Ho saputo che se ne andava a spasso ad uccidere cancellatori, segugi e veglianti. Avresti voluto vedere come ha ucciso quel gruppo dei servitori angelici, vero? Avresti voluto vedere la rabbia e l’odio nei suoi occhi. Avresti voluto vedere come conficcava i coltelli nel cuore di ognuno e la sua espressione soddisfatta in viso. Perché la ragazza buona e che ha paura non ti piace. -
Alec si portò subito in avanti fermandosi vicino al suo orecchio. – Come sei brava. – Le sussurrò divertito.
– Però ti sei anche sprecato a farle la predica. Come la reciti bene la parte del rompicoglioni. – Ridacchiò la bionda. - Comunque se ne infischierà di ciò che le ho detto, uscirà ancora e ucciderà qualcuno ed è proprio quello che voglio che faccia. -
- Perché vuoi farla diventare come te. Un’assassina.–
- L’hai capito. Peccato solo che tu non possa andare a dirlo a nessuno insieme a tutte le altre cose che già sai. –
- Aspetta… - La bionda sembrò quasi sorpresa quando un pensiero le affiorò nella testa. – Hai ucciso tu Dakota. -
- Non esattamente. - La corresse. - Ho solo mandato un gruppo di angeli a farla fuori. E’ stato così dannatamente facile convincerli…hanno creduto alla balla che lei era un pericolo. Che li stava cercando per ucciderli. Mi stupisco davvero di quanto siano ingenui. -
– E sei stato tu a far entrare quel demone al villaggio per farlo impossessare di Abigail. – Ginevra bisbigliò tra sé e sé, ancora incredula.
– Quel dannato incompetente si era impossessato di Abigail da giorni. Aspettava solo l’occasione giusta per attaccare Jill. Speravo che con quell’attacco si sarebbe svegliata un po’ e lo avrebbe ucciso invece ho dovuto fare tutto io, come al solito. Ero sveglio per tutto quel tempo che sono stato in infermeria. Noah crede davvero che il sangue che mi ha iniettato mi abbia fatto magicamente svegliare. - Ribattè Alec divertito. – Era tuo quel sangue, vero? Perché si dice che il sangue delle ninfe possa guarire qualsiasi male. -
- Ora capisco perché Noah non sembra affatto preoccupato per il tuo folle piano. Non gli hai detto tutto. – Ginevra strinse il pugno della mano, mentre lentamente riuscì a far emergere da terra delle piccole radici di albero, alle spalle di Alec, senza che se ne accorgesse.
– Mi fido di mio fratello ma a volte anche lui tende ad aprire troppo la bocca quando invece dovrebbe solo stare zitto. Quindi, sa solo una parte di quello che voglio fare. – Rispose Alec per poi prendere velocemente il suo solito coltello argentato dalla giacca continuando a tenerla inchiodata al terreno, glielo puntò subito alla gola. – Ma ricordati che il vero cattivo qui, non sono io. -
– Marcirai all’Inferno Alec, ricordatelo. – Ringhiò lei, stringendo i denti.
Subito dopo, prima che Alec le ficcasse il coltello nel torace lei si alzò di scatto ribaltandolo per terra, mentre le radici adesso robuste che la bionda era riuscita ad evocare dal suolo si strinsero sulle gambe di lui tenendolo bloccato.
Ginevra cominciò a correre, velocemente, lasciandosi alle spalle Alec immobilizzato per terra.
Le gambe si facevano sempre più veloci, il cuore le martellava in gola insieme alla paura di essere davvero uccisa.
Sussultò bloccandosi di colpo appena Alec comparì nuovamente davanti a lei.
Il moro sui polpacci era pieno di tagli sanguinanti che gli avevano strappato il tessuto dei pantaloni e graffiato la pelle. Con un gesto veloce, Alec le spezzò con forza la testa, ficcandole l’arma sul collo, tagliandole la gola.
Il sangue gli schizzò sui vestiti scuri e sul suo viso.
Il ragazzo ansimante, guardò il corpo senza vita di Ginevra cadere a terra osservando come in pochi secondi il suo cadavere divenne polvere bianca, dissolvendosi.
Alec ripose il pugnale sporco nella giacca poi si passò il palmo della mano sul viso, rimuovendo le gocce di sangue. Si guardò attorno sospirando.
Fortunatamente nel frattempo non era arrivato nessuno.
Nessuno l’aveva visto.
Era finalmente riuscito ad ucciderla indisturbato e nessuno avrebbe trovato nemmeno i resti del corpo. Era riuscito a togliere di mezzo l’unico ostacolo del suo cammino.
Ora sarebbe filato tutto liscio. Tutto come voleva lui.
Avrebbe ottenuto ciò che ardentemente voleva.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Vanoystein