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Autore: Ged    21/12/2013    3 recensioni
Sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di te, in agguato. Ti cerca. Ti cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heartless, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xehanort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, KH Birth by Sleep
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gedo senki - Le cronache di guerra di Ged'
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Capitolo 4 - Battaglia sopra le nuvole



I cinque superarono così il ramo dell'enorme pianta che collegava questa all'isola nel cielo, come se fosse un ponte, e si addentrarono nella foresta di fili d'erba. Sembrava che il gruppo fosse finito in una dimensione onirica: erano loro ad essere stati rimpiccioliti o il mondo ad essere diventato più grande? Perché si ritrovarono improvvisamente alla stessa altezza di cose che normalmente non si noterebbero neanche, camminando per i prati: piccoli insetti, funghetti, fiori... Montblanc si spaventó quando vide un enorme farfalla volare sopra le loro teste. Sembravano finiti davvero in un sogno, dove tutto era immensamente più grande e perfino i fili d'erba sembravano alberi tanto alti e tanto fitti da costituire una vera e propria foresta.
Chissà se qualche mortale aveva mai messo piede in quel posto? Neanche a farlo apposta, Pippo era appena caduto nella voragine che un enorme impronta aveva lasciato, ma i tre contadini e Montblanc erano così affascinati da quello che li circondava, che stettero sempre con la testa rivolta verso l'alto, ancora increduli. E così, mentre loro passavano oltre senza farci troppo caso, Ged invece si fermò ad esaminare le impronte: appartenevano senza dubbio ad un essere umano, se così si poteva chiamare vista la sua grandezza.
"Che appartenga alla stirpe dei giganti mangiauomini come quelli che si narra esistano nel mio Mondo?", si domandó il ragazzo. Ma non se ne preoccupò molto, presto lo avrebbero scoperto...
Dopo un po' giunsero al fossato che circondava il castello, che per loro, piccoli com'erano, sembrava un enorme lago insuperabile. Tuttavia non si sarebbero arresi proprio ora che erano giunti fin lì e, con l'aiuto di Ged, costruirono una sorta di barca a partire da un enorme foglia che trovarono lì per terra, probabilmente portata in quel luogo dal vento che l'aveva staccata troppo presto dal suo albero d'origine. La misero quindi in acqua e salirono tutti a bordo, procedendo così verso il castello, come attratti da una forza irresistibile. Sembrava procedere tutto per il meglio, quando all'improvviso si sentì un rombo nel cielo farsi sempre più vicino al gruppo.
<< Cosa sarà...?>>, chiese Topolino a Ged, come se, visto che era un mago, conoscesse ogni cosa.
In risposta ottenne solo un freddo silenzio da parte del ragazzo, mentre questo continuava a fissare il cielo aspettando l'avvicinarsi del rombo. Fu seguito a sua volta dagli altri e così tutti alzarono la testa, in silenzio.
<< Libellule, kupó!>>, urló Montblanc.
Attraversarono il cielo disposte come se fossero in formazione d'attacco, in cerca di un nemico sconosciuto. Il piccolo gruppo faceva proprio al caso loro, anche a causa della stupidità di Paperino che, pensando di fare una cosa bella e divertente, fece finta di sparare alla libellula in testa allo schieramento, probabilmente il capo del plotone. Quella prese il gesto come una dichiarazione di guerra e subito si diresse in picchiata contro la piccola imbarcazione.
<< Scappate!!!>>, urló il topo, mentre la libellula si faceva sempre più vicina.
<< Imparerete mai a pensare prima di agire una buona volta, no eh?!>>, li riproveró Ged furioso.
Il gruppo però fu salvato all'ultimo secondo dall'imminente impatto da un enorme pesce che uscì all'improvviso dall'acqua ghermendo la libellula tra le proprie fauci.
<< Attento, Re!>>, urló Pippo al topo, mentre la gigantesca coda dell'animale si abbatteva sulla malcapitata imbarcazione, facendo andare tutti alla deriva.

Ci misero un po' per riprendersi dal colpo... La senzazione del terriccio sotto le proprie dita li riportò alla realtà: chi meglio, chi peggio, in qualche modo tutti erano giunti sull'altra sponda.
Il primo pensiero di Ged una volta sveglio fu: "Re?!". Non si era immaginato di certo le cose, Pippo aveva chiaramente chiamato Topolino con l'appellativo di "Re", e in effetti da quando li aveva conosciuti, lui e Paperino sembravano portare un certo rispetto per quel topo. Eppure ai suoi occhi sembravano pur sempre quei tre contadini che aveva conosciuto all'inizio. Decise di vederci chiaro. Intanto erano giunti finalmente davanti all'enorme scalinata, l'ultimo ostacolo prima di riuscire ad accedere al castello. Il problema era che ogni scalino era alto come tre uomini, sarebbe stata dura scalarlo...
E mentre Topolino si arrovellava per trovare una soluzione, Ged gli si fece vicino e parló: << Voi non siete davvero dei contadini, ho forse ragione?>>
Il topo improvvisamente si fece bianco dallo stupore e si voltó verso il mago balbettando: << C-Cosa te lo fa pensare...?>>, iniziando intanto una risata nervosa per coprire l'evidenza.
<< Il fatto che il tuo amico ti abbia chiamato "Re".>>
<< M-Ma Pippo parla sempre a sproposito, dice un sacco di cose assurde! Non dovresti ascoltare tutto quello che dice, eheh! V-Vero, Pippo?>>, il topo fulminó con gli occhi l'amico, che colto alla sprovvista non seppe come rispondere.
Intanto Ged continuó: << E suppongo che non siate neppure di questo Mondo, giusto?>>.
<< M-Ma cosa dici, eheh! Noi abbiamo sempre vissuto nella Valle Felice, dico bene ragazzi...?>>, i due annuirono, ma Topolino non gliela stava raccontando giusta.
<< Ora che ci penso, il cartello difronte alla vostra casa diceva diversamente. Non erano vostri i nomi scritti sopra, io penso invece che voi proveniate da qualche altro Mondo e, per non so quale motivo, abbiate deciso di venire a viverci momentaneamente. Vi siete semplicemente limitati ad andare ad abitare in una delle numerose case abbandonate dai contadini che ci vivevano. L'unico dubbio che mi rimane è su come abbiate fatto a conoscere la situazione di questo Mondo precedente al vostro arrivo, ma probabilmente è stato qualcuno ad informarvene.>>
Ci aveva azzeccato in pieno su ogni cosa. Il topo si arrese e decise quindi di raccontare la verità: << E va bene hai vinto... Noi non veniamo da questo Mondo, ma da un altro di nome "Castello Disney", dove io sono il Re, Paperino è il mio mago di corte e Pippo è il capitano dei cavalieri reali... Siamo qui in segreto per completare una missione affidataci dal Maestro Yen Sid, potente mago e Maestro del Keyblade, del quale io sono l'apprendista...>>.
Topolino spiegó quindi a Ged e a Montblanc di come il mago gli avesse assegnato quella missione, una delle tante che sarebbero servite come allenamento per diventare un giorno anche lui un Maestro del Keyblade: avrebbe dovuto recarsi su quel Mondo e risolvere il problema che lo affliggeva, ovvero la scomparsa dell'arpa magica. E per insegnarli che la forza non è l'unica qualità su cui deve fare affidamento un vero Maestro, Yen Sid proibì al topo di usare il proprio Keyblade, sigillandolo in una dimensione parallela. Reputandolo un viaggio troppo pericoloso, Paperino e Pippo presero la decisione di accompagnarlo nella sua avventura, e fu così sigillato anche ai due i loro i poteri: avrebbero dovuto cavarsela solo con le loro forze. E così arrivarono alla Valle Felice e iniziarono a vivere la comune vita di contadini, mentre allo stesso tempo cercavano qualche indizio sulla scomparsa dell'arpa, finché un giorno non incontrarono Ged e Montblanc e arrivarono così sull'isola nel cielo.

Finito il racconto i cinque si rivolsero di nuovo verso la scalinata, che restava comunque un ostacolo troppo alto da superare.
<< Per me non è un problema, posso volare...>>, intervenne Ged, librandosi in volo grazie alla magia.
<< Pure io, kupó!>>, infatti i Moguri sono dotati di una speciale vescica natatoria che, riempita d'aria, permette loro di fluttuare. Le ali, al contrario di quello che si potrebbe pensare, servono solo per cambiare direzione durante il volo.
<< Sicuri che non volete una mano...? Posso farvi volare fino sopra alla scalinata.>>, chiese Ged.
<< No, ricordi cosa ti ho detto? Dobbiamo arrangiarci con le nostre forze, l'abbiamo promesso al Maestro Yen Sid!>>, rispose il topo.
<< Fate come vi pare...>>, e si allontanó quindi in volo, seguito seppur più lentamente da Montblanc.
I tre costruirono una sorta di scala umana salendo ognuno sulle spalle dell'altro e in questo modo riuscirono a superare i gradini, uno alla volta.

Ged e Montblanc erano già sulla soglia del castello da mezz'ora circa, quando finalmente li videro arrivare a fatica.
Topolino bussó all'enorme portone, ma nessuno rispose. I cinque decisero di intrufolarsi nel castello passando attraverso la fessura sotto la porta. La prima cosa che li colpì fu l'immensa tavola imbandita.
<< Cibo!!!>>, urló Paperino, e subito lui e Pippo ci salirono sopra passando attraverso il sentiero che si avvolgeva a spirale intorno alla gamba portando fino in cima.
Topolino approfittó dell'assenza dei suoi due amici per fare un discorso a Ged e Montblanc: << Sentite... Dovete promettermi una cosa.>>.
<< Parla.>>
<< Che non interverrete. Per nessun motivo! Non importa quanto dure possano essere le situazioni che ci potrebbero capitare d'ora in avanti in questo castello, voi non dovrete intervenire.>>
<< Tanto non avevo intenzione di farlo.>>, rispose secco il giovane.
<< È una promessa allora?>>
<< Per quel che vale...>>
Ed uno dei due era stato convinto, ora mancava Montblanc.
<< Mi stai chiedendo di rinunciare per una volta al mio credo, kupó... Non posso farlo...>>
<< Ti prego, Montblanc! Siamo amici ormai, si tratta solo di un piccolo favore!>>
"Amici?"
<< Lo so, ma...>>
"E gli da pure ragione? Certo che questi due hanno una strana concezione di amicizia!"
<< Ti prego, noi tre dobbiamo cavarcela con le nostre sole forze! Si tratta di una promessa, ed è mio dovere mantenerla!>>
Montblanc notó ardere un fuoco negli occhi di Topolino: non poteva dirgli di no.
<< E va bene, kupó... Promesso.>>
<< Grazie!>>
Finito il patto, i tre raggiunsero gli altri sulla tavola.

Il cibo era a sua volta grandissimo, come tutto su quell'isola nel cielo, e ce ne era così tanto da poter rendere felice l'intera Valle Felice! I tre scattarono: Paperino puntó ad un formaggio e in pochi morsi ne mangió gran parte, Topolino invece divoró in breve tempo diverse foglie di insalata e Pippo con un coltello cercó di ingoiare tutti insieme diversi piselli verdi grandi quanto la testa di un uomo, fallendo. Questi lo colpirono in faccia, facendolo cadere su un enorme gelatina viola. Paperino e Topolino risero al vedere la scena dell'amico che cercava invano di recuperare il cappello che gli era caduto poco più in là, ma ogni suo movimento era reso vano su quella gelatina. Una scena davvero comica. Quando alla fine ce la fece, si buttó a pancia dentro una scodella di noci, provocando un gran rumore.
<< Oh, chi è? Chi siete?>>, una voce angelica proveniva dall'interno di uno scrigno posto lì vicino.
<< Ma è l'arpa!>>, esclamó Topolino.
<< Come sei arrivata qui?>>, continuó quello.
<< Sono stata rapita da quell'orribile gigante.>>
<< U-Un gigante?!>>


<< Fin fan fon fum!...>>, una voce possente si stava avvicinando. Stava cantando.
<< Fin fan fon fum! Sono un tipo stravagante! Un tipo molto interessante!...>>, comparve così al gruppo un gigante alto come una montagna, grosso di comporatura e dagli occhi azzurri e dai capelli arancioni. Non sembrava molto sveglio.
<< Fin fan fon fum! Molto in gamba, in verità, per quello che so far! Mi trasformo in una mosca, volo come un uccellino! E sparisco in un momentino! ... Parole magiche io so! Fin fan fon fum, fifi... No aspetta, io non conosco nessuna fifi...>>
A quanto pare non si era ancora accorto di loro.
<< Fe fa fo fu fi...>>, elencó quello, contandosi la punta delle dita, poi improvvisamente si fermó, << Sento odor...>>
Forse aveva fiutato l'odore degli intrusi. Il gigante cominciò a cercare qualcosa tra il cibo, annusando in giro come un cane. Ged e Montblanc si staccarono dal gruppo per cercare nascondiglio dietro ad una teiera.
<< Ma è enorme, kupó!>>
Ged usó la Percezione sul gigante. Apparte la sua spropositata forza fisica dovuta alla sua stazza, di Potere invece non ne aveva molto, probabilmente era solo capace di cambiare forma e altri trucchetti da quattro soldi. Come nemico non era di sicuro un problema, non per loro almeno. Per i tre a cui invece erano state sigillate le loro abilità, quel gigante avrebbe rappresentato una seria minaccia.
<< Ascoltami, Mont-...>>, interruppe la frase di colpo spostando lo sguardo verso qualcosa che aveva attirato la sua attenzione: davanti alla porta del castello, che ora era semi-aperta, si trovava Xehanort, che guardava in modo inquietante il ragazzo con quei suoi occhi di un colore giallo acceso, e il suo ghigno malvagio ed insano. Quello si voltó e uscì.
Non c'era un secondo da perdere: << Senti, Montblanc... Io devo andare, ho un vecchio conto in sospeso, pensaci tu a quei tre. Ho guardato nel cuore del gigante, non è proprio cattivo però non ho idea di come potrebbe reagire difronte a degli intrusi. Fai attenzione.>>, e fece per andarsene. Si accorse tuttavia che il Moguri era ancora preoccupato.
<< Stai ancora pensando a quella promessa? Che stupido! Non dovresti lasciarti condizionare così facilmente. Fai solo quello che ti dice il cuore, e non potrai sbagliare.>>
Ged non sapeva perché gli avesse fatto quel discorso... Forse si stava abituando troppo alla presenza di quel Moguri impiccione e rompiscatole.
Decise comunque di non pensarci più di tanto, e si diresse quindi all'entrata del castello.

Non c'era nessuno. Xehanort era sparito senza lasciare nessuna traccia.
<< Se ne è andato di nuovo...>>, sospiró il ragazzo.
<< Vuoi davvero incontrarlo?...>>, due figure vestite di nero erano comparse da un varco oscuro, << ... Così ci risparmi la fatica di dovertici portare di peso con tutte le ossa rotte, ahahah!!!>>
Era una voce femminile quella che stava parlando.
<< Stupida, gli hai appena rivelato il nostro legame con Xehanort...>>, la rimproveró l'altra figura incappucciata, dalla voce decisamente più roca e mite. Probabilmente si trattava di un uomo.
<< E che me ne frega?! Tanto quando avremo finito, ne avrà prese così tante da non ricordare nemmeno come si chiama, ahahahah!!!>>
Ged fissó prima l'uno, poi l'altra...
<< Siete quindi dei sicari inviati da Xehanort...? Che seccatura...>>, rispose svogliato il giovane.
<< "Che seccatura" dovrei dirlo io, piccolo bamboccio!!!>>, gli urló contro la donna.
Il ragazzo sospirò...
<< Chi sei?>>
<< Mi chiamo Goha, e saró il tuo peggiore incubo, eheh...>>
<< Non sto parlando con te, ma con il tuo capo.>>
<< Come osi, piccolo bastardo?!>>
<< Vedo che il giovane ha buon occhio, eheh...>>, intervenne invece l'uomo ridacchiando, << Ma al contrario della mia compagna, io non saró tanto imbecille da rivelare ulteriori informazioni.>>.
<< Mi stai forse dando dell'imbecille?!>>
I due avevano iniziato a litigare tra loro. Nel frattempo Ged si stava allontanando annoiato...
<< Ehi, tu! Dove pensi di andare?!>>
<< Sentite, oggi non è proprio giornata... Me ne stanno capitando di tutti i colori, e al momento combattere con due idioti non si trova in cima alla mia lista delle priorità... Quindi ciao, ci si vede!>>
<< E pensi che ti lasceremo scappare così facilmente?!>>
Goha non aspettó un secondo di più e corse contro Ged, sferrando un pugno poderoso diretto al volto.
Il ragazzo non si degnó nemmeno di muovere un dito: stava fermo, con le braccia conserte. Dal terreno emerse all'improvviso un piccolo pilastro di roccia, la cui punta a forma di mano paró il colpo della donna. Il pugno creó diverse crepe nel suo palmo di pietra.
"È forte."
Goha si staccó e cercó di nuovo di colpire il ragazzo, stavolta con un calcio laterale, ma anche questo non andó a segno, concludendosi contro un altro pilastro di roccia, mentre Ged stava ancora immobile con le braccia conserte ed addirittura gli occhi chiusi, sbadigliando dalla noia.
<< Bastardo! Combatti seriamente!!!>>
La donna si staccó nuovamente dalla pietra, visto che a causa della forza del suo calcio, si era incastrata. Lei allora evocó un enorme falce, dalla forma esile ed allungata, ma dalla lama ampia e resistente: avrebbe potuto tagliare ogni cosa. La fece roteare sopra la propria testa, prima di far calare il colpo sul malcapitato. Ged provó a difendersi elevando un robusto muro di terra, ma niente da fare: la falce riuscì a passare, tranciando di netto il ragazzo.
<< Lo so che non dovevo ucciderti, ma io sono fatta così: quando qualcuno mi fa incazzare, non c'è modo che ne esca vivo, eheh..>>, disse Goha leccandosi le gocce di sangue che le avevano sporcato il volto, mentre la parte superiore del ragazzo cadeva a terra staccatasi dal corpo, ormai senza vita.
<< Mettiti gli occhiali, vecchia!>>
Il corpo lacerato e sanguinante del ragazzo scomparve, mentre quello vero si presentava di nuovo difronte alla donna.
<< Un'illusione?! Non prendermi in giro!!! Sappi che la prossima volta non sarai altrettanto fortunato!>>
<< Parla di meno, e combatti di più.>>
<< Ngh.... >>, la donna ringhió al giovane mago.
Non si accorse così del fatto di essere stata appena catapultata all'interno di un ciclone, che si era creato intorno a lei, e come una foglia secca durante l'autunno, la donna venne fatta volare in aria con estrema facilità dal mago. Prima ancora che potesse rendersene conto, fu colpita da una ginocchiata sotto il mento: Ged aveva sfruttato la spinta dovuta alla colonna di terra che aveva evocato sotto i suoi piedi e che in pochi secondi l'aveva innalzato fino alla sua preda. Ora entrambi si trovavano in aria, a diversi metri d'altezza. Il colpo aveva leggermente stordito la donna incappucciata, che in quel momento era completamente in balia del giovane mago. Quello non aspettó un secondo di più, e in pochi istanti, come se il tempo si fosse fermato, e forse era davvero così, spiccó un salto dalla colonna e roteando su sè stesso colpì in pieno petto la donna, smorzandogli il fiato, con la gamba sinistra che nel frattempo aveva tramutato nella zampa di una caprone per poter imprimere più forza in un singolo punto, ovvero dove lo zoccolo l'avrebbe colpita. Goha fu così proiettata con violenza al suolo, mentre Ged invece atterró incolume, avendo evocato all'ultimo secondo l'ennesimo pilastro che gli aveva rallentato stavolta la caduta.
<< Io odio combattere, è solo uno spreco di energie e fatica inutile... L'ennesima seccatura... Concludiamo qui il nostro scontro, ne vale la pena per tutti e due, credimi.>>
<< Te l'ho detto: mi hai fatto incazzare, difficilmente ne uscirai vivo da questo scontro...>>, rispose quella con il suo solito tono rabbioso e assordante.
Pian piano Goha si rialzó.
<< Be', almeno sei piuttosto resistente.>>
<< Non prendermi in giro, sottospecie di fiocco di neve!!!>>
La donna ritornó all'attacco con la sua enorme falce.
<< Ció è davvero sconveniente, milady.>>, la canzonó invece sarcastico Ged.
Goha era piuttosto brava nell'uso di quell'arma, che faceva roteare in continuazione tra le proprie braccia. I suoi movimenti erano estremamente fluidi e precisi, esibendosi in una vera e propria danza di colpi. Fu difficile per il mago riuscire ad evitarli tutti correttamente. Tuttavia continuava a sorridere, sicuro della propria vittoria, e questo faceva infuriare la donna.
Un esperta nel combattimento ravvicinato come lei non si fece sfuggire la prima occasione in cui il ragazzo lasciò scoperto il fianco. La lama puntó così famelica al suo ventre, ma fu prontamente bloccata da una spada comparsa a mezz'aria.
<< Sai, non sei l'unica a saper giocare con le armi.>>
Si materializzarono improvvisamente dal nulla un centinaio di armi nell'aria, tutte puntando verso Goha. Non fece in tempo ad aprire la bocca per sputare un altra sentenza delle sue con quella voce acida, che una spada la trafisse alla gamba, facendola cadere in ginocchio. Da quel momento in poi il cielo si oscurò, e come milioni di freccie, le armi caddero una dopo l'altra sulla vittima.
Fu un vero e proprio tripudio di sangue: dopo la gamba, venne la spalla, poi la schiena, la mano, il petto... Non c'era una singola parte del corpo che non fosse stata trafitta da quella moltitudine di spade, ad eccezione della testa, che ancora fissava con odio il ragazzo.
<< Tu... Me la pagherai car-... >>
<< Addio.>>
Una lancia l'aveva trafitta in piena fronte.

Il resto fu solo buio.


<< Svegliati.>>
Goha aprì gli occhi. Il suo compagno le aveva posto una mano sulla spalla.
<< Oh, andiamo... Proprio sul più bello!>>, disse ironico Ged, con un tono di voce simile a quello di un bambino a cui il genitore ha appena tolto il suo gioco preferito.
<< N-Non dirmi che...?>>
<< Sì, era tutta un'illusione... Fin dall'inizio.>>, gli rispose l'uomo.
<< Per essere dei sicari inviati dal Maestro Xehanort, siete piuttosto scadenti... Lui almeno si era preoccupato di schermare la propria mente, quando ci ho combattuto assieme. Voi invece non avete eretto nemmeno una singola difesa, e contro un mago del mio livello un errore così può essere fatale.>>, commentó Ged, tornando serio.
<< Piccolo bastardo! Adesso ti faccio vedere!!!>>
Di certo a quella donna le energie non mancavano. Si tolse il cappuccio. Era davvero bella ed aveva un viso particolare: i capelli erano di un colore rosa tendente al bianco che si scurivano man mano procedendo verso la punta delle ciocche, le quali erano legate in una lunga coda; gli occhi invece fissavano rabbiosi il mago, erano di un colore giallo acceso simile a quelli del Maestro Xehanort, simbolo di chi ha ceduto all'Oscurità, e per finire un piccolo neo sotto l'occhio sinistro completava l'opera. La donna ringhiava come un cane rabbioso.
<< Ricordati il volto di chi ti sconfiggerà!!!>>, urló lei, mentre il compagno si massaggiava la fronte sconcertato di come la donna avesse pure mostrato il suo aspetto, oltre all'informazioni che già aveva spifferato.
Goha corse per l'ennesima volta diretta verso il ragazzo, stavolta più decisa che mai.
<< Che sia illusione o realtà...>>
Il giovane mago aveva chiuso gli occhi, estremamente rilassato.
<< ... Contro di me non puoi competere.>>
Schivo un fendente verticale, e con la parte laterale della mano colpì secco alla nuca la donna che cadde rovinosamente a terra, stordita.
<< Le chiamano arti marziali, ma non sono pratico a quanto pare... Visto che non è svenuta come dovrebbe...>>
La figura vestita di nero cercó di rialzarsi per l'ennesima volta, come una fenice si ridesta in eterno dalle proprie ceneri. Di certo quella donna aveva la pellaccia dura.
<< Basta, Goha! Non ti rialzare!>>, la intimidì il compagno.
<< Ma io...!>>
<< Il tuo lavoro qui è finito. Sei inutile, smettila di metterti ancora più in ridicolo.>>
<< Ma posso ancora combattere!>>
<< Sei una delusione! Vattene, ti ho detto!>>
A quelle parole Ged avvertì come uno spostamento d'aria, un leggero fremito percorse il suo corpo: l'intimidazione dell'uomo stava per avere effetto perfino su di lui, figuriamoci come si fosse sentita la donna in quel momento. Infatti quella aprì un Corridoio dell'Oscurità e se ne andó di corsa, con la coda tra le gambe...
<< Veniamo a noi, ragazzo...>>
<< Sul serio, io devo andare... Ho dimenticato una cosa di là, se aspetti due secondi vado e torno, promesso!>>
<< Se fossi in te, non farei tanto lo spiritoso, ragazzo.>>
<< Senti... Ve l'ho detto, combattere è una perdita di tempo, quindi interrompiamo qui lo scontro e andiamocene tutti a casa felici, ok?>>
<< Come se tu avessi una casa in cui tornare...>>, cercó di provocarlo l'uomo incappucciato.
<< ... E se ti dicessi che sono stato io ad appicare il fuoco alla tua casa per ordine del Maestro Xehanort? I tuoi genitori bruciavano davvero bene...>>
<< Io ti direi che è una bugia.>>
<< Sì, infatti!>>
"Ma che ha sto tipo che non va? Ma sopratutto come fa a conoscere il mio passato? Che sia stato Xehanort ad indagare sul mio conto?"
<< Però mi sarebbe piaciuto farlo, eheh...>>, sogghignò l'uomo.
"Ah, fa stesso non mi importa..."
L'uomo guardó con aria di sfida Ged, che tuttavia lo stava ignorando, e si mise a guardare il cielo annoiato, perso nei suoi pensieri. A quanto pare le provocazioni non funzionavano su di lui.
<< Sai, da piccolo sognavo di volare... Era sinonimo di libertà ai miei occhi: non avere un posto a cui essere legato, andare dove si vuole, nessuna catena a costringerti al suolo... Ora sono un mago e posso volare, ma non è più come prima... Dovunque scappi, i problemi ti seguiranno sempre come un'ombra, la vera libertà come la intendevo da piccolo non esiste...>>, Ged stava parlando più per sè stesso, che non per quell'uomo.
<< Non mi importa niente dei tuoi discorsi malinconici, basta facciamola finita...>>
Era velocissimo. In un istante, una ginocchiata colpì il ragazzo al ventre, piegandolo in due dal dolore. L'uomo ora stava difronte a lui. Ged vomitó sangue. Non fece in tempo nemmeno a formulare un pensiero sensato che un altro colpo, stavolta alla tempia, lo fece volare via, andandosi a schiantare contro il muro vicino all'enorme porta.
Quell'uomo aveva una forza sovrumana davvero spaventosa.
<< Bene, ora inizia il divertimento, eheh...>>
Ged provó a lanciare una scarica elettrica contro l'uomo, ma questa si dissolse a un palmo dal suo viso.
<< Ah, quasi dimenticavo... Io sono immune alla magia, mi dispiace per te, ragazzo.>>



Ged se ne era appena andato, lasciando la situazione in mano a Montblanc, che tuttavia ora, dopo il discorso del ragazzo, era decisamente più tranquillo. Decise quindi di andare a nascondersi per osservare da lontano la scena.
<< Sento odor...>>
Il gigante stava ancora annusando in giro, mentre i tre contadini, impauriti, continuavano a cambiare nascondiglio per evitare di essere scoperti.
<< ... Di arrosto! Di arrosto al cioccolato! Con il tistacchio... Con il fistacchio...>>, il gigante non riusciva a pronunciare la parola "pistacchio", << ... Con la salsa verde!>>.
Cominciò quindi il suo pranzo. Inizió tagliando una fetta di formaggio, in cui si era nascosto Pippo, che per poco non veniva tagliato a metà. Strappó poi una coscia di pollo, e con la forchetta infilzó diverse cipolle, tra cui si era mimetizzato Paperino mostrando il suo sedere bianco. Per fortuna le inforcó tutte, tranne lui.
Il gigante stava condendo con il pepe il suo enorme panino, quando all'improvviso un forte starnuto fece saltare in aria tutto. Era Topolino che ora era stato scoperto e fissava il grande uomo, da dentro del suo panino.
<< B-Buongiorno, signore!>>, lo salutó il topo.
Quello dallo spavento molló la presa, ma subito si riprese e cercó in tutti i modi di acciuffare l'intruso, che intanto cercava frenetico di scappare.
<< No, caro mio! Non riuscirai a scapparmi!>>, ma il gigante fu più veloce di lui e riuscì ad afferrarlo proprio prima che saltasse giù dal tavolo, << Ti ho preso!!! ... Be', o almeno credo...>>.
L'enorme uomo guardó dentro la propria mano.
<< Sì, ti ho preso!>>
<< Signore!>>, il topo richiamo l'attenzione all'interno.
Topolino stava contando la lunghezza di una delle linee sulla mano del gigante.
<< Dieci, venti, trenta, quaranta... Cavolo che vita lunga hai!>>
<< E questa che cos'è?!>>, chiese l'altro, indicando una diversa linea.
<< Parla! Che cos'è?!>>
<< Oh! Non posso crederci!>>
<< È una cosa brutta?>>, chiese incuriosito quello.
<< D-Dice... Dice che puoi trasformarti in tutto ciò che vuoi!>>
<< E certo, certo! Vuoi vedere?! Posso trasformarmi in tutte le cose più incredibili, ahah!>>, affermò entusiasta il gigante.
<< ... Forza, chiedimi una cosa qualsiasi!>>
<< Qualsiasi...?>>
<< Qualsiasi!>>
Il topo si giró a riflettere, e mentre pensava scorse in lontananza una paletta per uccidere le mosche. Ebbe così l'idea!
<< Be'... Puoi trasformarti in una mosca?>>
<< Una mosca? Quegli animali piccoli piccoli con le aluccie?>>, chiese felice il gigante.
<< Esatto, una piccola mosca!>>
<< Naah, tu non vuoi vedere una mosca... Che ne dici se mi trasformo in un coniglio dalle lunghe orecchie rosa?>>
<< Oh, be' certo, se non riesci a trasformarti in una mosca...>>
<< E va bene, una mosca... Perchè?!>>, sbraitó infuriato quello.
<< B-Be'... Per vedere se ci riesci!>>
<< E va bene, una mosca piccola piccola...>>, disse il gigante esibendo una risata malvagia, << ... Ma con le ali rosa! ... Allora la formula magica...>>.
Nel frattempo Topolino aveva chiamato i suoi due amici e insieme riuscirono ad alzare la paletta, pronti a schiacciare il gigante una volta che fosse diventato piccolo come un insetto.
<< Sei sicuro che non vuoi invece un coniglietto rosa?>>, chiese lui dopo essersi trasformato in quello, accorgendosi peró della trappola.
<< ... Ehi, che succede?! Pensavate di prendermi in giro?!>>, detto questo afferró i tre e li mise nello scrigno, dopo aver tirato fuori delicatamente l'arpa. Tuttavia Topolino riuscì a scappare, mentre invece i suoi due amici venivano rinchiusi al suo interno. Il gigante prese lo scrigno, a cui intanto si era appeso il topo, e lo spostò dal tavolo a sopra una mensola. Chiuse poi lo scrigno e chiave e se la mise in tasca.
Topolino si affacció alla serratura.
<< State bene, ragazzi?>>
I due annuirono.
<< Dannazione, se solo avessi ancora con me il Keyblade, potrei liberarvi in pochi secondi... Dovró recuperare la chiave dal gigante...>>
<< Stia attento, Re!>>, lo esortarono Paperino e Pippo.

Intanto il gigante si era seduto comodo difronte al tavolo, sulla quale giaceva l'arpa magica. Anche lei voleva essere liberata da quella assurda prigionia, decise quindi volentieri di aiutare Topolino e gli altri.
Quella inizió a cantare con l'intento di addormentare il gigante: << Dormi, è dolce sognar... È una fuga deliziosa! In un mondo roseo... Quanto è bello sognaaar... Fra le stelle ti puoi librar... Ed il cuore sorride e canta!...>>, l'arpa fece segno al topo di avvicinarsi, vedendolo anche quello assonnato dal suo canto, << ... Tanta ebrezza il sogno porterà... Senza limiti nell'immensità, puoi inebriarti in libertà... Solo chi sogna, ardir potrà...>>...
Nel frattempo Topolino aveva impugnato un ago e lo aveva infilzato dentro al rollino intorno a cui si avvolgeva lo spago, con l'intenzione di usarlo come corda per calarsi sul gigante.
Riuscì nella sua impresa con successo, nonostante quello lo avesse quasi schiacciato con una mano mentre si grattava la testa...
<< ... A cercare nella tasca di destra va'... La chiave di quello scrigno è là...>>, gli suggerì l'arpa cantando.
Quello annuì, e ci si buttó dentro. Trovó così la chiave, del tabacco e qualche spicciolo. Tuttavia mentre cercava di prenderla, aprì per sbaglio la scatola di tabacco con la scritta "Snuff" riportata sul coperchio. Un violento starnuto da parte del topo sveglió il gigante dal suo sonno.
In qualche modo riuscì ad evitare di essere schiacciato, e di nascosto si arrampicó sullo spago evitando le mani del gigante che intanto si stava stiracchiando, ritornando a dormire dopo aver scambiato tutto solo per un incubo. Paperino tiró un sospiro di sollievo nel vedere l'amico ritornare sano e salvo.

Ed infine Paperino e Pippo furono liberati, il gigante stava dormendo e loro potevano così portare via l'arpa indisturbati... Finalmente quella storia avrebbe avuto un lieto fine, ora bastava solo ritrovare la pianta di fagioli e ritornare alla Valle Felice, che grazie all'arpa sarebbe ritornata la terra prosperosa di un tempo.
E mentre gli altri due la trasportavano sulle proprie spalle, a Topolino venne l'idea di allacciare le scarpe del gigante, cosicché, se anche si fosse svegliato e si fosse accorto della loro scomparsa, ci avrebbe messo di più per raggiungerli. Un espediente per guadagnare tempo, insomma.

Ma il gigante era sveglio, e stava fissando il topo con gli occhi iniettati di sangue.

Fu un attimo.

Il gigante prese la sua enorme mazza chiodata, pronto a schiacciare l'insetto. Topolino indietreggio per la paura, ma inciampò in un coltello dietro di lui, cadendo a terra. Era spacciato.

Si avvertì il rumore di uno sparo nell'aria. Il proiettile colpì la punta di un dito e, sebbene fosse cosa da niente per il gigante, quello a causa della sorpresa lasciò cadere a terra l'arma.

<< Non toccare i miei amici, kupó!>>
Lo sparo proveniva da una mensola posta dall'altra parte della stanza, sulla quale stava un Moguri appoggiato alla parete, con la canna del fucile ancora fumante, mentre guardava il gigante con aria decisa.
<< Come osi, piccolo insetto?!>>
Quello tiró un pugno verso il Moguri, con l'intento di schiacciarlo, ma quello spiccó un balzo, schivando il colpo e atterrando sul suo braccio. Inizió così a correre, saltando da un braccio all'altro, mentre il gigante cercava invano di afferrarlo, senza tuttavia riuscire a fermare la sua corsa.
<< Se ti prendo, piccolo...!>>
Un altro balzo, il Moguri lanció dei coltelli da lancio che colpirono il gigante in pieno volto, anche se a questo facevano meno male di quanto avrebbero fatto degli stuzzicadenti sulla propria pelle. Rimaneva comunque un gesto insopportabile che fece infuriare ancora di più l'enorme uomo.
Montblanc spiccó un altro salto, schivando l'ennesimo tentativo del gigante di afferrarlo. Fece comparire il pugnale da ladro e puntó al suo occhio, con l'intento di accecarlo. Quello si mosse, e seppur di poco, il Moguri mancó il suo obbiettivo. E mentre lui cercava di estrarre l'arma dal sopracciglio per ritentare il colpo, il gigante riuscì ad afferrarlo per il suo ponpon.
<< Finalmente ti ho preso, insetto fastidioso!>>, disse trionfante l'uomo mentre con due dita teneva fermo il Moguri che penzolava dal suo ponpon.
Gli occhi di un colore grigio metallico di Montblanc erano colmi di rabbia. Tuttavia non ebbe il tempo di reagire che subito fu scagliato lontano dal gigante, e colpì con violenza il muro, perdendo momentaneamente i sensi per la botta.

<< Adesso non avete più nessuno a salvarvi la pelle, eheh...>>
<< Scappate!>>, urló il topo agli amici, << Scappate!!!>>.
Il gigante raccolse la sua enorme mazza chiodata dal terreno e si preparó a caricare l'ennesimo colpo sul topo. Stavolta non aveva davvero via di scampo.

<< Non...>>
Una voce vibrava nell'aria.
<< ... permetterti...>>
Il gigante fece calare l'arma sul topo.
<< ... di toccare...>>
La mazza si abbattè sul tavolo nel punto in cui si trovava Topolino, incrinando le assi della tavola per la potenza del colpo.
<< ... il mio...>>
Ma il topo era ancora vivo...
<< ... ponpooon!!!>>
Qualcosa fece rimbalzare al mittente l'arma: si trattava di Montblanc, infuriato nero, mentre brandiva la sua spada ondulata chiamata Girasole, un ricordo del suo Mondo d'origine, Ivalice. Quell'arma leggendaria emanava una sorta di aura magica, rispecchiando tutta la furia di cui era colmo in quel momento.
<< Per nessun motivo! Non devi mai toccare il ponpon a un Moguri, kupó!!! Mai! La pagherai cara, parola mia!>>

<< Ma che sta succedendo...?>>, chiese incuriosito Pippo all'amico.
<< Ho sentito dire che i Moguri non sopportano che degli estranei tocchino il loro ponpon... Ma non pensavo che a Montblanc desse così tanto fastidio da farlo entrare addirittura nella modalità Berserk!>>, rispose il topo.
<< Berserk?>>, chiese Paperino non capendo a cosa si riferisse.
<< In questo momento, Montblanc è completamente preso dall'ira e, sebbene la sua forza così aumenti spropositamente, in cambio perde di lucidità... È meglio se gli stiamo lontani se non vogliamo finire coinvolti nel combattimento!>>

Il gigante caricó un altro colpo che si abbattè su Montblanc con la forza di una montagna che ti cade addosso. Il Moguri, pervaso da un potere sovrumano sconosciuto, paró di nuovo il colpo facendolo rimbalzare ancora una volta indietro. Prima che quello potesse ritornare all'attacco, Montblanc sferró un fendente con la sua spada Girasole, il colpo fu così potente da creare un tale spostamento d'aria che taglió a metà l'arma del gigante, nonostante il Moguri fosse distante.
<< Ma come...?>>
Un altro fendente. Si creó come un fascio di luce verticale, dovuto allo spostamento d'aria creato dalla spada, che si abbattè sul gigante aprendo uno squarcio sul suo petto e facendogli perdere l'equilibrio. L'uomo cadde rovinosamente a terra.
Non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, che in una frazione di secondo gli comparve davanti alla faccia il Moguri, che intanto aveva portato all'estremo la velocità dei propri movimenti con una magia del tempo.
Montblanc in quell'istante avrebbe potuto ucciderlo facilmente, ma ricordó le parole di Ged: quel gigante non era fondamentalmente malvagio. Apparte il furto ingiusto dell'arpa, per il resto era colpa loro che si erano intrufolati nel suo castello. Montblanc riprese così lucidità dall'ira, che prima lo aveva conquistato... Non se la sentì quindi di dargli il colpo di grazia.
Evocó tra le sue mani il bastone ricurvo, ricoperto di foglie ed edere, e lanció una semplice magia di fuoco negli occhi del gigante per accecarlo momentaneamente.
<< Questo è il nostro momento, scappiamo! Presto, kupó!>>
Paperino e Pippo ripreso in spalla l'arpa, e insieme a Topolino e Montblanc, si diressero verso la porta, che ora stranamente era quasi aperta...


Ged giaceva ancora a terra, appoggiato con la schiena alla parete del muro, mentre il sangue continuava a uscire grondante dalla sua bocca. Era una scena davvero pietosa: il ragazzo era completamente ricoperto da lividi su tutto il corpo, e il suo volto, a causa del sangue e del rigonfiamento nero sull'occhio, era quasi completamente irriconoscibile. Da quando aveva scoperto che l'uomo era immune alla magia, non aveva fatto altro che incassare, e ora giaceva al suolo, seduto, ma ancora solo parzialmente cosciente...
L'uomo incappucciato e senza nome, invece, si innalzava difronte a lui, con le nocche dei pugni ancora gocciolanti di sangue del mago.
Improvvisamente, passarono in parte all'uomo un cane e un papero antropomorfi urlando, mentre portavano sulle spalle quella che sembrava un arpa umana: era una donna bionda e bellissima, i capelli e i vestiti di un colore dorato affascinante, mentre sulla schiena usciva una sorta di arpa decorata con ali d'angelo. Ged rimase estasiato difronte alla luce che emanava dal cuore quell'arpa, simile a una dea. Avrebbe dato la vita per lei, e probabilmente era questo l'effetto che causava su chiunque ci posasse lo sguardo.
"E così era questa la famosa arpa magica, capace di tenere sotto un'incantesimo un intero Mondo...", si trovó a pensare Ged. Tuttavia dopo che i tre si furono allontanati, il ragazzo tornó nuovamente a fissare il suo nemico.
Passó in fretta e furia anche Topolino, non accorgendosi quasi dei due ai lati della strada, ed iniziò così insieme agli altri a scendere gli enormi gradini.
Ged sentì una presenza vicino, e si voltó verso l'interno per guardare con l'occhio ancora buono chi fosse. Era Montblanc, che al contrario degli altri tre si era fermato a guardare la scena.
Subito evocó la sua spada Girasole, e la puntó contro il nemico. Tuttavia non attaccó. Guardó Ged negli occhi. Bastò un solo sguardo tra i due per capire ció che andava fatto: sapeva benissimo cosa voleva dirli il suo compagno di avventura in quel momento, ma decise comunque di chiedere.
<< Hai bisogno di aiuto, kupó...?>>, chiese Montblanc stranamente serio agli occhi del mago, anche se conosceva già la risposta che gli avrebbe dato...
<< Non ti impicciare, stupido coniglio: questa è la mia battaglia.>>
Il Moguri sorrise.
Scattó quindi in avanti, passando anche lui in parte all'uomo vestito di nero come Ged. Diede un ultima occhiata a quello che, almeno lui, considerava un amico, come per dirli: "Mi fido di te. Solo...".
<< ... non morire, kupó!>>, gli aveva urlato di spalle, prima di buttarsi a capofitto nella fuga.
Anche Ged sorrise.
L'uomo osservó il gruppo allontanarsi.
<< Ora che ci penso, mi era stato dato l'ordine di ucciderli... Ora che tu non sei più una minaccia, posso pensare tranquillamente a loro.>>, e mosse un passo in direzione dei fuggitivi.
Fu peró bloccato improvvisamente da qualcosa: un pugnale conficcato nella spalla, la cui mano stretta a pugno intorno all'elsa apparteneva al ragazzo, che improvvisamente si era rialzato con nuova forza a scorrergli nelle vene.
<< Ah, capisco... "Tutto pur di salvare i tuoi amici", eh?>>, commentó divertito l'uomo.
<< Ti sbagli...>>, lo corresse Ged sorridendo, << Quella frase è più addetta ad un eroe, e io non lo sono, nè voglio esserlo.>>
<< E allora cosa ti spinge a continuare a lottare?>>
<< Non lo so... Orgoglio personale? Diciamo che il nostro scontro non è ancora concluso, quindi non darmi per vinto troppo presto: abbiamo un duello da portare a termine.>>

Un rumore di passi pesanti.

Il gigante stava arrivando. Ged raccolse così le ultime forze rimaste e si tramutó in falco e prese il volo.
<< Dove scappi, vigliacco? Non avevi forse detto che avevamo un duello da concludere?>>
Il mago ritramutó la testa in forma umana per poter rispondere all'uomo mentre continuava a volare.
<< Consideralo rimandato a tempo indeterminato, eheh... Si tratta solo di una ritirata momentanea, però un giorno torneró a mettere fine a questo duello: è una promessa.>>, e detto questo si allontanó in volo sempre di più.
L'ultima cosa che scorse dall'alto fu l'uomo che veniva schiacciato inavvertitamente dal piede del gigante che intanto si era lanciato all'inseguimento.
"Che sia morto?"
Ed invece, quando il gigante passó, dove aveva lasciato l'impronta, l'uomo si rialzó tranquillamente spolverandosi la spalla, come se non fosse successo niente.
"Ma è davvero di ferro quell'uomo?!"
Era davvero un mostro.


Ged raggiunse il gruppo che intanto aveva iniziato la discesa della pianta di fagioli.
<< Cosa ti è successo?>>, chiese Topolino a Ged, vedendolo gravemente ferito.
<< Non è importante, pensate solo a fuggire.>>
Il gigante intanto aveva raggiunto la pianta e aveva iniziato anche lui la sua discesa, ma a causa della sua grandezza stava recuperando terreno in fretta.
<< Di questo passó ci prenderà di sicuro!!!>>, urló disperato Paperino.
<< Buttatevi giù di sotto.>>, ordinó Ged.
<< Ma sei impazzito?!>>, gli urló contro Topolino, mentre Paperino e Pippo lo fissavano spaesati. Intanto Montblanc si era già buttato di sotto, fidandosi del compagno.
<< Ci penseró io con la mia magia a frenare la vostra caduta, ora peró buttatevi, se no il gigante vi raggiungerà...>>, non aveva nè la forza nè la voglia di urlare in quel momento.
Anche i tre con l'arpa seguirono il consiglio e così si buttarono tutti giù dalla pianta di fagioli.
Come promesso, il mago frenó la caduta. In questo modo ora avevano guadagnato qualche minuto prima che il gigante arrivasse a terra.
<< Cosa facciamo?! Siamo finiti!!!>>, urlava Paperino, che nel frattempo era completamente andato in panico.
<< Lo so che ho promesso di non intervenire...>>, aveva iniziato il giovane, << ... E che una promessa andrebbe rispettata... Ma vi pare che io sia il tipo da mantenerle?>>.
I tre sorrisero.
<< Non ti preoccupare, anche Montblanc ha infranto la promessa salvandomi dal gigante...>>, affermó Topolino.
Intanto il Moguri aveva iniziato a ridere: << Ho semplicemente seguito l'esempio di Ged, eheh.>>.

Il gigante era sempre più vicino.

Ged raccolse il Potere rimastogli ed evocó una lama d'aria che, abbattendosi sulla pianta, la tranció a metà. E così il gigante cadde, sempre più giù, sempre più giù, insieme alla pianta. L'impatto creó una voragine enorme e così scomparì nelle profondità della terra.
Senza più il gigante e con l'arpa magica di nuovo al suo posto, finalmente Valle Felice sarebbe tornata di nuovo felice!

Topolino aveva finalmente completato la sua missione.












(Angolo Autore)
Ed ecco la fine del quarto! Scusate, è più corto rispetto a quelli che scrivo di solito, ma spero vi sia piaciuto il combattimento e di come ho integrato con Kingdom Hearts il film "Topolino e il fagiolo magico"...
A quanto pare Montblanc non è poi così indifeso come appare! XD.. Anzi, per come l'ho pensato è piuttosto forte, eheh! La sua modalità Berserk, poi!
Ah giusto, e come promesso, ecco il disegno di Goha, la donna dalla falce furiosa: https://lh3.googleusercontent.com/-_lyo3Kbt1RU/UrX8cV7cnHI/AAAAAAAAACc/oObOf9qDwCw/w433-h577-no/13+-+1
Spero che si veda, visto che non son capace di farlo comparire direttamente sul testo...

Vi starete chiedendo perché non stia usando più di tanto gli Heartless come nemici in questa mia storia... (Se non ve lo siete domandati, fa stesso! Ve lo dico comunque XD) .. Perché essendo la storia ambientata 20 anni prima di Kingdom Hearts, Terra-Xehanort non ha ancora inventato la sua fabbrica "produci-Heartless", quindi non esistono ancora gli Heartless Emblema, ovvero quelli artificiali... Ma solo i Purosangue, tuttavia prima che Xehanort ne causasse la diffusione, gli Heartless erano delle creature piuttosto rare da trovare nei Regni della Luce, se non evocate da qualcuno come è successo nel primo capitolo in cui il Maestro Xehanort aveva evocato dei Neo-Shadow difronte a Ged.. Quindi chiedo scusa ai possibili fan degli Heartless tradizionali :P

Bene penso sia tutto, alla prossima!

Anzi! Lo so che sono appena al quarto capitolo e che è ancora troppo presto per i ringraziamenti, ma volevo farli comunque! XD
Un ringraziamento in particolare a chi sta leggendo la mia storia anche senza recensire, sono contento che piaccia (se peró voleste per caso recensire, io non mi arrabbierei di certo XD) e un ringraziamento pure per chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite, ovvero:
- Bigboss2012
- Twinflame
Sono contento vi piaccia! :)

E ultima ma non meno importante, anzi, volevo fare uno speciale ringraziamento a Tomori_16, che ha seguito la mia storia fino dal primo capito! Grazie davvero del tuo supporto!

Ah e volevo approfittare per dire a tutti (giusto per far sembrare più lungo il capitolo muahahahah :P ), di tenere d'occhio l'uscita delle storie su Kingdom Hearts perché presto io e Tomori, pubblicheremo un capitolo autoconclusivo, che avremo scritto insieme! I dettagli sono TOP SECRET! Ma se avete amato la sua serie "Kingdom Hearts: A new soul" e vi sta piacendo la mia, vi consiglio caldamente di tenere d'occhio la situazione!
E con questo è tutto ci vediamo al prossimo capitolo! (E intanto son riuscito ad allungarlo eheh!)
  
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