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Autore: MaryMatrix    16/05/2008    4 recensioni
Questa è la mia storia. La storia di come una ragazza normale se crede in una stella e per cui “impossibile” è solamente una questione di punti di vista possa vivere le avventure più emozionanti della sua vita… una vita in compagnia di quei grandi eroi a cui tutti voi in questo momento starete pensando. Quegli eroi che non studiavano la storia. Quegli eroi che hanno fatto la storia.
19° e ultimo capitolo!!!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

Capitolo 17

Remember Me

 

Quel lungo corridoio buio non poteva certo durare in eterno. Ma da quanto ormai eravamo chiusi lì? Tanto.

Achille continuava a guardare in avanti per vedere se riusciva a scorgere uno squarcio di luce o una qualsiasi altra cosa che potesse far supporre la presenza di un’uscita.

Ma della luce, nemmeno l’ombra.

-         Secondo me stiamo sbagliando qualcosa. – protestò Odisseo.

-         Ma davvero? – domandai tirando fuori un sarcasmo che di solito non avevo. – Non ci sarei mai arrivata da sola. -.

-         È per questo che ci sono io. – sorrise raggiante.

Achille invece stava per spazientirsi. – E sentiamo Odisseo, tu che proponi di fare? -.

Achille che zittisce Odisseo, questa me la dovevo segnare. Tuttavia questo non ci aiutava molto. Se neppure Odisseo aveva un’idea voleva dire che la situazione era davvero disperata.

-         Calmati Achille. – gli misi una mano sulla spalla. – I tunnel non sono infiniti. – l’unica cosa che potevo fare era calmarlo, non volevo che diventasse una furia. Eppure quello che avevo appena detto suonava stupido persino a me.

Infatti lui scosse i biondi capelli e continuò a procedere, mentre io lanciai un’occhiata ad Odisseo per fargli capire che quello non era un buon momento per fare battute e che un Achille arrabbiato era l’ultima cosa che ci serviva.

Oltre ad essere buio quel tunnel era basso e stretto: avanzavamo praticamente in ginocchio e con le mani ci tenevamo ai muri per migliorare l’equilibrio. Questi ultimi erano di roccia liscia levigata, e infatti le mani scorrevano sopra molto bene, senza riportare ferite di nessun tipo.

Ad un certo punto sentii con la mano sinistra una specie di dislivello, quindi mi voltai automaticamente per vedere meglio. Scoprii che quel dislivello era lungo fino al pavimento, in basso, e fino al soffitto, in alto. Casuale crepa? No. Era un dislivello, non una crepa.

-         Fermi! – esclamai.

Obbedirono automaticamente, e di fermarono all’istante. – Che c’è? – domandò Achille.

-         Guardate! – indicai il dislivello e lo feci illuminare da Achille. – Non è casuale. -.

Odisseo mi guardò pensieroso. – Pensi che potrebbe essere una porta? -.

-         Sì. – fu Ettore a rispondere. – Qui ce n’è un altro. -.

E infatti proprio lì accanto a lui un altro dislivello arrivava dal pavimento al soffitto. Ci lanciammo un’occhiata e quella fu più che sufficiente per capirci: cominciammo a spingere con tutte le nostre forze quella parte di parete.

Fu uno sforzo inutile: la parete continuava ad ergersi vittoriosa e intatta davanti a noi, stanchi e oltretutto in quella specie di buco per topi cominciava a scarseggiare l’ossigeno.

Per Achille quello era troppo.

-         Questo giochino è andato avanti fin troppo. – commentò, e poi mi chiamò. – Giulia, slacciami lo scudo. -.

Lo aiutai a slacciarsi lo scudo dal braccio e glielo porsi.

Non avevo mai visto così da vicino il suo scudo. Era bellissimo. Era diviso a fasce: la prima fascia era dorata e dominata da figure nere rappresentanti chimere, che sfumavano nella selva rappresentata nella seconda fascia. A sua volta la selva di piante esotiche si capovolgeva e la terra diventava sabbia nella terza fascia, e dalla sabbia la spuma del mare era gonfia e soffice sul materasso azzurro del mare. Mare che circondava la “A” gigantesca troneggiante sul cerchio centrale.

Rimasi per un attimo incantata a vederlo, poi lui lo prese, accennando un sorriso.

Aveva in mente qualcosa, tanto che Ettore e Odisseo ci guardavano interrogativi e curiosi. Achille sorrise ai loro sguardi poi d’improvviso tornò serissimo.

-         Paratevi la testa. – suonava più come un ordine che come un consiglio. – Mi sono stancato di usare le buone maniere e non voglio avervi sulla coscienza. -.

Non controllò neppure che avessimo fatto quello che ci aveva detto di fare: teneva lo scudo nella mano destra, caricò il colpo e allo scudo, già pesante di suo, si aggiunse la forza di Achille. Ci fu l’impatto con la parete. E questa si sfondò.

Achille si scosse di dosso la polvere e qualche detrito e poi si rifissò lo scudo al braccio.

Eravamo rimasti senza parole.

-         Wow. – commentò Odisseo. – Veloce e semplice come sempre, Achille. -.

-         Tu hai i tuoi trucchetti intelligenti, io ho la mia semplicità Odisseo. – non lo stava guardando. – Che il futuro premi chi più gli aggrada. -.

E poi salì in quel passaggio ancora più stretto che la parete aveva rivelato. Questo nuovo passaggio era buio, ma più largo dell’altro (infatti eravamo in 4 sulla stessa fila) solo che era anche molto più basso: stavamo strisciando.

-         Credete che ci sia il tesoro dopo di questo? – domandò Ettore per ingannare il tempo.

-         Mi ha già stancato questo tesoro. – commentò Odisseo.

Achille chiuse gli occhi e continuò a proseguire. Io e Ettore ci voltammo verso Odisseo.

-         Era indispensabile? – domandò Ettore.

-         Scusate… -.

-         Non è a noi che devi chiedere scusa. – gli bisbigliai, prima di continuare ad andare avanti.

Il silenzio era calato, e insieme al silenzio anche la quantità di ossigeno. Traevo lunghi respiri per prendere meno aria possibile. E poi vedemmo la luce, che sembrava vicina a noi. in un quarto d’ora di strisciamento, rincuorati, la raggiungemmo e scendemmo.

Finalmente la luce.

-         Ci siamo! – esclamò Odisseo appena i suoi piedi toccarono il pavimento. – Di nuovo con i piedi per terra. -.

-         Non credo sia finita. – osservò Ettore. – Sarebbe stato troppo semplice. -.

-         E chi ha mai detto di pensare che sia finita? – domandò Odisseo.

Era una stanza larga, illuminata, da torce. La cosa che colpiva di più era il pavimento.

-         Opus spicatum! – sentenziò Odisseo.

-         Volgarmente conosciuto tra i comuni mortali come parquet. – tradusse Ettore.

Stavamo per fare un passo in avanti quando Achille ci fermò con un semplice gesto della mano.

-         Cosa c’è? – domandò Odisseo.

-         Vado prima io. – sentenziò lui.

Gli chiedemmo come mai e lui rispose che aveva buoni motivi per credere che in realtà quella fosse una trappola. – Riflettete. Perché mettere una stanza illuminata senza tesoro qui? Non diamo troppo le cose per scontate: credo che potremo allentare la guardia solamente quando avremo le mani sul tesoro, e probabilmente anche allora. -.

-         Ma se è una trappola… -.

In quel momento finalmente riconobbi l’Achille dell’Iliade, l’Achille che si spinge oltre, l’Achille che sfida gli dei perché crede di poter fare ogni cosa.

-         È con me che stai parlando Ettore. – gli disse. – Se c’è un ostacolo tra me e il tesoro farò bene a farsi da parte perché di certo io non mi sposterò. -.

Mise una mano sull’elsa della spada, pronta ad estrarla non appena ce ne fosse stato bisogno. Ettore e Odisseo fecero lo stesso, e io seguii il loro esempio. Non chiedete perché non l’avevamo estratta, la risposta mi sembra abbastanza scontata in quelle circostanze: se ce ne fosse stato bisogno avremmo potuto estrarla senza problemi, ma se dovevamo evitare ostacoli in cui occorreva una certa agilità la spada estratta ci sarebbe stata solamente d’intralcio. E infatti questa scelta si rivelò felice. Achille fece appena in tempo a fare 5 passi che dalla parete di sinistra uscì una mazza ferrata gigantesca, lunga fino a terra, che lo avrebbe tagliato in due se non si fosse buttato in avanti. La mazza andò a sinistra poi tornò a destra e il muro di richiuse. Achille si alzò attento a non fare un altro passo. Si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte.

-         Che vi avevo detto? – ci domandò dandoci le spalle.

Adesso sapeva cosa aspettarsi. E infatti questa volta vedemmo che il suo passo era più lento, più sospettoso e più pronto a scattare. Altri 4 passi e partì la seconda mazza. E contemporaneamente partirono due asce un passo indietro e un passo avanti.

Fu una frazione di secondo. Pensai che quella sarebbe stata la sua fine. Ma dovevo immaginare che così non sarebbe stato. Spiccò un salto e si aggrappò al manico della mazza centrale e di lì si diede una spinta in avanti. Ma così non andava: l’altra parte della sala sembrava ancora lontana. Così cambiò tattica e cominciò a correre tentando di evitare le altre 4 mazze in velocità.

Noi restammo col fiato sospeso per tutto il tempo, preoccupati per lui e per il fatto che dopo sarebbe toccato a noi. Mi scambiai un’occhiata con Ettore.

-         Ce la fai? – mi chiese, gentile.

-         Non lo so. – risposi onestamente. – Non credo. -.

-         Beh se pensi di non esserne in grado resta qui. – mi suggerì Odisseo.

Non mi piacque nemmeno un po’ il tono con cui me lo disse. Sembrava più un tono di sfida. Potevo essere così stupida da accettarla? Certo che sì.

Ma mi maledissi non appena avanzai di un passo. Mi gettai per terra e rotolai. Mi fermai appena a pelo della seconda mazza. Adesso veniva il difficile. Cominciai ad dondolare distesa in pancia in su e poi feci due rotolamenti laterali più veloce che potevo. Tirai un sospiro di sollievo nel momento in cui sentii la terza mazza della serie tornare in dietro e farmi il pelo al braccio. Ero viva. La serie di mazze più difficile era finita. E la mia tattica aveva funzionato. Quando finii c’era ad attendermi il sorriso di Achille.

-         Tutto bene? – mi domandò.

Annuii. – Lei lo sapeva. -.

-         Eris. – specificò Achille. – Credo anch’io. -.

Aspettammo che gli altri due passassero. Ognuno di loro utilizzò la tattica che aveva messo a punto nell’addestramento di Eris. Ettore se la cavò senza problemi. Odisseo fu costretto ad adottare la mia tattica non avendo mai provato durante l’addestramento.

-         E brava Giulia. – si complimentò. – Dovremo ascoltare più spesso i consigli di questa ragazza. -.

-         Vorrei che tu lo avessi fatto quando insistevo perché partecipassi agli allenamenti. – replicai.

Ettore scosse la testa e fu il primo ad entrare nella nuova stanza. E questa era la volta delle lastre infuocate. Proprio come nell’addestramento. In quel contesto non c’erano molte tattiche… o sapevi saltare o nulla. E io non sapevo saltare. Ma non mi arresi al nulla.

Avevo provato e riprovato quella parte del percorso e finiva sempre che mi prendevo almeno una scottatura. E queste lastre andavano ancora più veloci. Odisseo fu il primo a passare e Achille andò dietro di lui.

Ettore mi guardava dubbioso. E io cercavo di apparire più sicura possibile. Mi si avvicinò e si abbassò. – Sali. – mi disse.

-         Cosa? -.

-         Sali. – mi ripeté. – Achille non vorrebbe che tu ti bruciassi. E men che meno che tu restassi da sola qui. -.

-         E tu cosa vuoi Ettore? -.

-         Giulia sei mia amica. Se un mio amico è in difficoltà io lo aiuto. -.

Lo guardai dubbiosa. Non volevo essere un peso per lui. E vista la situazione in tutti i sensi. E quindi anche in quel momento seguii l’istinto. E saltai. Ettore rimase senza parole. le lastre si chiusero. Saltai, ma la gamba mi restò dentro. Urlai. Achille e Odisseo mi tirarono via di lì. Avevo una bruciatura sulla gamba. E faceva male. Molto male. Achille mi stava reggendo. Ettore fu lì un secondo dopo.

-         Giulia! – esclamò.

Scossi la testa. Il piede destro mi faceva male, quasi non potevo appoggiarmi. Avevo gli occhi lucidi, mentre mi sforzavo di rimanere impassibile quando l’unica cosa che avevo voglia di fare era piangere.

-         Tranquilla. – cercò di rassicurarmi Achille, mentre mi stendeva per terra.

-         Mi fa male. – ammisi.

-         Ci credo. – mi disse Odisseo. - È già tanto se non l’hai persa quella gamba. -.

Ed era già tanto che Odisseo non avesse preso fuoco all’istante per l’occhiata che Achille gli lanciò. Ettore invece aveva tirato fuori delle medicine e delle bende.

-         Odisseo sei tu l’esperto, no? – gliele porse. – Facci vedere come si fa. -.

Era tornato seria. E si chinò accanto a me e prese a passarmi il disinfettante sulla gamba. Bruciava da morire. Urlai mentre stringevo la mano di Achille. Odisseo si era fatto stranamente serio.

-         Che c’è? – domandò Ettore.

-         Io… credo che vada amputata. – ammise.

-         EH? – urlai.

-         Stai scherzando? – domandò Achille.

-         No. – scosse la testa Odisseo. – Si è bruciata parecchio. Dovremmo portarla in ospedale. Inoltre si è ferita, col ferro. Si è bruciata qualche tessuto dentro. -.

-         Stai scherzando. – Achille mise mano alla spada.

Odisseo la guardò preoccupato. – Ovviamente sì. – cambiò subito idea.

E si limitò a fare la fasciatura. - È l’unica cosa che posso fare. -.

-         Grazie. – lo ringraziai.

Mi alzai con l’aiuto di Achille. – Andiamo. – sentenziai.

-         Non se ne parla. – si oppose Achille. – Per questo tesoro abbiamo già sofferto tutti abbastanza. Adesso basta. Me la vedrò io con chi devo. -.

-         Achille. – lo chiamai. – Questa è avventura. È tutto quello che avevo sempre sognato. Certo non una cosa del genere alla gamba. Ma sono con voi. E questo mi basta. -.

Scosse la testa irremovibile.

-         Ascoltala. – gli suggerì Ettore. – Ha ragione. Non ha senso mollare adesso. Andremo avanti. Insieme. – prese per una mano me e per l’altra Odisseo. Io stringevo quella di Achille, che annuì controvoglia.

Insieme varcammo quella porta.

Era una stanza buia. Odisseo accese una torcia e illuminò un baule. Un baule di legno. Semplice. Non decorato, non intarsiato. Avanzammo verso quel baule.

Questa volta ne eravamo sicuri. Era il tesoro di Pisistrato.

Achille si chinò per toccare la serratura e aprirla col passe par tout. La stanza si illuminò, mostrando le sue pareti spoglie. E davanti al forziere comparve un uomo né giovane né anziano, con un nuvoletta grigia per capelli, i lineamenti appuntiti e una luna casacca blu.

-         Ma bene bene bene chi sono costoro che hanno saputo attraversare il mio regno e le prove che portano al tesoro? Giovani eroi sicuramente. -.

Ci guardò uno per uno. – Sì, siete proprio voi gli eroi di cui si parla nel libro nascosto qui dentro. Le vostre vere vite dentro questo forziere. Achille, Ettore, Odisseo e una nuova giovane eroina non prevista dal copione. – si avvicinò a me. – Come ti chiami? -.

Quell’Ade mi ricordava molto quello di Hercules. Sembravano fatti con lo stampino. – Giulia, molto bene. -.

Mi spaventò. – Come l’ha saputo? – domandai sussurrando ad Achille.

-         L’ha letto sul braccialetto. – mi rispose lui, non riuscendo a trattenere un sorriso.

-         Precisamente! – confermò Ade. – Molto utili quei bracciali. -.

Passò in rassegna ognuno di noi. – Visto che voi giovani eroi siete arrivati alla meta suppongo di dovervi consegnare personalmente il tesoro, bacino bacino e poi via, sciò, bye bye, a casa. – ci illustrò questa possibilità. – Ma sapete qui nell’Ade è tutto così terribilmente terribilmente noioso… praticamente un mortorio. Quindi potremo movimentare un po’ la cosa! -.

-         Ma anche no. – commentò Odisseo sottovoce. Ma non abbastanza.

-         Beh Odisseo ha ragione… sarà già divertente annunciarvi la condizione per la quale vi darò il tesoro. -.

Condizioni. La parola non mi piaceva. – Quali sarebbero le tue condizioni? – domandò Ettore.

-         Sono molto semplici principe: qui dentro ho le vite per tutti voi. Una grande perdita per me in effetti. Che però so perfettamente come compensare. Con la vita dell’eroe più grande! -.

I 3 si guardarono interrogativi. Mi offesi perché mi avevano escluso a priori in quel modo dalla scelta dell’eroe… non avevo forse dimostrato anch’io di saper essere coraggiosa?

Però non potevo competere. Non con il fuoriclasse. Non con l’eroe.

Achille lasciò la mia mano. L’eroe più grande.

-         Sono io. – fece un passo avanti. – Sono io quello che vuoi. -.

Ade sorrise. – Lo so. -.

Se c’è una cosa che non mi piaceva di Ade era la velocità con cui faceva tutto. Schioccò immediatamente le dita. Vedemmo gli occhi di Achille spalancarsi. E poi lui cadere in ginocchio. E stramazzare a terra. Non ci aveva dato nemmeno il tempo di salutarlo.

Dalla sua bocca uscì uno spirito blu, un’anima incorporea di quello che colui che era stato e da quel momento non fu più. Quello che sembrava un semplice filo di luce argentea assunse definitivamente le sembianze di Achille. Sorrideva. Con lo stesso sorriso scanzonato di sempre. I suoi occhi brillavano come quando organizzava uno scherzo, di luce monellesca. Per un momento pensai che era ancora vivo. Si avvicinò a me. Mi guardò. Mi tese la mano.

-         Ricordati di me. – mi disse solamente la sua anima. – Tramandate il nome di Achille. -.

Mi passò la sua mano sulla mia guancia. E poi si dissolse nel nulla.

Ettore e Odisseo erano rimasti troppo di sasso, troppo sbalorditi. Io seppi solamente che la felicità raggiunta in quelle poche settimane andò completamente distrutta. Caddi accanto al corpo Achille. Urlai per il dolore alla gamba e per il dolore che provavo dentro di me… e quella volta non feci nessuno sforzo per trattenermi dal piangere.

Ade guardava soddisfatto il corpo di Achille prima di metterselo sulle spalle. – Il tesoro è vostro. -.

Ci fu una nuvola di fumo blu. Ade e il corpo di Achille sparirono.

E con loro la luce.

E noi restammo al buio.

Della stanza.

E della nostra anima.

 

Ehm… come posso dire che mi dispiace immensamente per il ritardo? Ci sono! Mi dispiace immensamente per il ritardo!!!

Non è geniale???

Ok, la smetto di sparare sciocchezze.

Scusate seriamente è che davvero tra scuola e gita non ho avuto tempo di dedicarmi a scrivere.

Come avete visto in questo capitolo c’è stato un colpo di scena… un colpo di scena abbastanza grosso in effetti… e abbastanza triste… L… non uccidetemi… pietàààà!!!

Passo velocemente ai ringraziamenti di voi fantastiche che avete la pazienza di attendere i miei capitoli… non me lo merito.

-         Lallix: grazieeee!!! Sei troppo buona!!! Sì ci saranno altre storie d’amore in questa storia, tranquilla ;)… anch’io sono triste che finisca… ormai manc un capitolo più l’epilogo… Bacione!

-         Myki: ahahahahahahahah!!! Non sai che risate a leggere la prima parte del tuo commento!!! In effetti è vero… senza di te anch’io pensavo che Ettore non l’avrebbe mai fatto… xD. E stai tranquilla lo chiamano proprio così… insomma è un nome pronunciabile senza fatica: pre-oddiopotreimorireèmegliononavererimpianti… sì è un classico… ma nei classici di solito non c’è la canzoncina di Sebastian… ho dovuto metterla… se no non fa matrix… :D. Comunque grazie mille… addirittura un piccolo capolavoro di narrazione… guarda che arrossisco! Bacione!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: spero che tu abbia trovato anche questo capitolo monotono… xD. Graziegraziegrazie!!! Sono contenta che il capitolo scorso sia capitato a fagiolo! Ti auguro di essere felice col tuo ragazzo!!! E tranquilla… userò “bellissimo e biondissimo Achille” in seguito… non dovevo fare questo spoiler? Bacione!

-         Aila: guarda che a me piace molto la tua fan fiction… a proposito… non fare come me… aggiorna! Comunque sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e grazie mille per lo splendido complimento sulla capacità narrativa!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo! Bacione!

Beh, ora che ho fatto i ringraziamenti direi proprio che posso rileggere tutto e postare… al prossimo capitolo (il penultimo… sob)!!!

@matrix@

 

 

  
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