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Autore: Kvothe97    22/12/2013    2 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1

Seguire il Credo

 

Kalad di Gothfresh pulì la sua lama. Era sporca di sangue. Sotto di lui stava la carcassa di un Infedele. Lui e la sua squadra avevano attaccato il loro avamposto. Era stato rapido e indolore, almeno lui sperava. Gli Infedeli erano armati con armi di pessima fattura, metallo arrugginito e piccoli archi di legno. Al confronto delle loro corazze e delle loro spade d'acciaio non c'era paragone. Erano arrivati al galoppo e la sua lama aveva colpito alla gola un uomo, aprendo uno squarcio cremisi. Era caduto a terra, gorgogliando parole incomprensibili. Poi Thomas aveva usato il suo arco. La freccia aveva perforato l'occhio di una donna. Il cavallo di Joran ne aveva schiacciato uno, un ragazzo molto giovane. La sua carcassa giaceva a terra, in una posizione assurda. Lymann con la sua ascia aveva aperto la testa di due uomini con la barba folta. Infine il suo capitano, Atras di Geveldor aveva ucciso con la sua spada due tipi armati d'ascia. Ad uno di loro aveva tagliato la testa.

-Kalad!- lo chiamò Thomas.

Kalad alzò lo sguardo.

-Kalad che fai là fermo col broncio. Ancora i rimorsi?-

Esitò.

-No. No non è quello. Stavo solo... pulendo la lama.-

Thomas sorrise.

-Sei fissato tu! Sempre con la lama pulita e splendente-

-Mio padre diceva che un guerriero deve sempre avere la lama della sua spada pulita, senza una goccia di sangue.-

Almeno lei è pulita, non come le nostre anime

-Tuo padre diceva molte cose, Kalad.- disse Atras.

Kalad lo guardò con disprezzo.

-E tu che cazzo ne vuoi sapere di mio padre?-

-Più cose di te, questo è poco ma sicuro.- disse Atras avviandosi verso una tenda.

-Frugate sui cadaveri, magari troviamo qualcosa di interessante.- ordinò Atras

-Non è necessario. Questi poveracci non hanno nulla con loro.- disse Kalad.

-Andiamo Kalad, non fare l'idiota.- disse Joran. -Gli Infedeli non sono dei barbari senza cervello. Sono solo male armati ma sono persone normali. Ce li hanno i soldi.- Joran aveva i capelli chiari, e aveva una barba ben tagliata. Veniva da Gnuyen, un villaggio piccolo e abbastanza sporco, lui però era pulito. Ma non dentro.

Come le nostre anime.

-Appunto perché non sono dei barbari non dovremmo frugare sui loro cadaveri come degli schifosi sciacalli. Non siamo mica in una landa fredda e desolata del Nord.- disse Kalad.

-Har!- Esclamò Lymann. -Nel Nord gli sciacalli non lasciano nemmeno le ossa dei morti, Kalad!-

Lymann era un barbuto guerriero, il doppio di Kalad. Aveva occhi grigi e possedeva un'ascia tipica del Nord. Aveva guidato una squadra in una spedizione a Nord a caccia di Skaraahad. Contro quelle cose c'aveva rimesso una mano. Era uno zoticone e puzzava. Kalad si teneva a debita distanza da lui. Poi era entrato nella squadra di Atras.

-Non me ne frega di quello che fanno nel Nord, a Noveria ci comportiamo in modo diverso.-

-Questo lo decido io, soldato.- disse Atras, Era uscito dalla teda e aveva in mano un calice d'argento, tipico della religione Luttaniana.

Lo lanciò a Kalad.

-Ecco qua, Kalad. Un bel calice per il vecchio Luttan, eh? A Gothfresh lo veneravate o sbaglio?-

-Non sbagli. Ma era prima della nascita del regno. Non ci crede più nessuno.-

-Bé, loro si.- Disse Thomas togliendo la freccia dall'occhio della donna. Thomas era giovane, sulla ventina, il più giovane del gruppo. Aveva capelli castani e una barbetta che si ostinava a voler far crescere. I suoi occhi erano verdi come l'erba. Era di Nibeluria, della capitale. Tra tutti era quello a cui Kalad si era legato di più. Non che fosse poi tanto diverso dagli altri. Ma aveva la decenza di provare rimorso per quello che faceva. Non come Atras, o Joran, o Lymann. Una notte mentre parlavano Thomas era scoppiato in lacrime, dicendo che non si immaginava così la vita da soldato dell'Inquisizione. Avevano appena combattuto contro degli Infedeli. Quelli erano più armati, uno aveva pure un'armatura leggera. Thomas aveva ammazzato un ragazzino di dodici anni. Se ne era reso conto quando ormai la freccia era nel suo collo. Rimase con Kalad, piangente. Kalad non fece altro che mettere la sua mano sulla sua spalla, senza dire nulla.

Ma quello era successo tre anni fa. Ora è più grande. Ed è cambiato.

Kalad non perse altro fiato, e malgrado ciò frugò su un cadavere.

Allora è così padre? Tutte quelle storie non erano altre che menzogne?

Sentirono un suono improvviso. Da una tenda uscì armata di una bottiglia di vetro spaccata una ragazza. Atras venne colto alla sprovvista e la bottiglia lo graffio sul volto. Dallo zigomo fino all'orecchio sinistro. Emise un lieve gemito. Afferrò la ragazza per i capelli.

-Lurida cagna mi hai fatto male!- la sbatté con forza verso la tenda. I capelli biondi ancora saldi sulla sua mano.

La gettò a terra.

-Lurida bastardella! Ti ammazzo!- La sua lama tagliò la gola della ragazza, il sangue inzuppò l'erba verde, facendola diventare rossa.

-Ti ammazzo! Ti ammazzo!- continuò ad urlare sollevando la spada.

-Basta Atras!- urlò Kalad fermano la mano di Atras.

-è morta. Basta maledizione è morta!-

Atras aveva il fiatone. Guardò Kalad. Lo sguardo folle, gli occhi che sembravano quelli di un predatore. Poi guardò la ragazza e abbassò il braccio.

-Ho perso la calma. Scusate.- disse a sotto voce.

-Ti sei graffiato.- disse Thomas cercando di pulire con un fazzoletto il sangue sulla guancia.

Atras lo spinse con una mano.

-E allontanati! Non ho bisogno di cure.-

Atras di Geveldor era un uomo di trent'anni. Aveva lungi capelli neri con sprazzi di biondo. Aveva un pizzetto nero. I suoi occhi erano azzurri. Era il capitano della centosettantaseiesima squadra Inquisitoria. Ed era completamente pazzo. Veniva chiamato Atras il Pazzo, ma nessuno era così folle da dirlo in sua presenza. Uno lo fece un giorno, e Atras prese la sua spada e la mise tra gli occhi del poveraccio. Kalad era finito nella sua squadra per oscuri motivi, semplicemente perché nessuno voleva stare con lui. E se eri abbastanza sfortunato finivi con Atras. Kalad non era mai stato fortunato. Atras era matto come un cavallo, ma a volte si calmava. A volte.

-Forza... forza mettiamoci in marcia.-

-Non sotterriamo i cadaveri?- chiese Kalad.

-Fanculo i cadaveri!- urlò Atras. Salì sul suo cavallo, aspettando che gli altri facessero lo stesso.

Kalad guardò il calice di bronzo. Lo aveva già visto a Gothfresh anni fa. Aveva sette anni. Il fabbro ne aveva preso uno che aveva trovato per strada, lo aveva distrutto a martellate e usato forse per farci delle monete. Ad ogni colpo, per Kalad era stato come sentire i gemiti di dolore del Dio, di Luttan.

Lo mise sulla sua sacca.

Salì nel suo destriero nero.

Thomas lo guardò e sorrise.

-Ti stanno crescendo i capelli, di nuovo.-

Sul viso di Kalad affiorò la parvenza di un sorriso.

-Sì, lo so.-

Kalad di Gothfresh aveva di natura i capelli lunghi ma non si era mai piaciuto. Per questo li tagliava sempre abbastanza corti ma ricrescevano sempre con una velocità esagerata. Aveva la barba nera ben curata e gli occhi marroni. Aveva poco meno di trent'anni. Era armato con una spada lunga.

Era membro della centosettantaseiesima squadra Inquisitoria agli ordini del capitano Atras di Geveldor.

E non era fiero di ciò che era.

  
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