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Autore: Kvothe97    22/12/2013    5 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sono necessarie spiegazioni. Io ERO Markrat e stavo pubblicando questa storia. ora quell'account è morto (diaciamo così) e possiamo considerarlo un... nuovo inizio. La storia è la stessa ma vedrete che ci sono grandi differenze. Spero che la storia vi piaccia, parte non nel migliore dei modi ma credo che continuando potreste rimanere sorpresi


Prologo

Conosceva quell'odore. Era l'odore di carne bruciata e sangue, odore di morte. Le sbarre di ferro della sua cella erano fredde come la lama di un coltello, ma non altrettanto taglienti. I muri erano di una ruvida pietra grigia, quella che quando la tocchi ti pizzica il palmo. C'era una piccola grata, che permetteva di vedere la città di Nibeluria. Oltre ad avere un nome grazioso, la città era anche l'esempio della maestosità del regno di Noveria. Gli edifici si estendevano per miglia di distanza. L'architettura offriva il meglio che il Grande Continente potesse offrire. Alcune create dagli scultori Noveriani, altre rubate da altri regni. Le tende porpora sventolavano mosse dal vento verso il mare, come se fossero attirate da quelle enorme massa d'acqua. Nibeluria si affacciava al mare ed  era la capitale del regno di Noveria. Regno giovane per i suoi duecento anni di vita. Giovane certo, ma anche intraprendente. In soli duecento anni aveva conquistato e combattuto con intraprendenza invidiabile. Noveria si estendeva quasi come il Nord, diventando il secondo regno per grandezza... ma il primo per potenza. Truppe composte da fedeli addestrati, macchine da guerra ed un enorme e maestosa flotta. Senza contare i Cavalieri del Braccio o I Profeti della Voce. Avevano dimostrato di sapere guidare una guerra e infatti l'avevano vinta. I Celestiali l'avevano provato sulla loro stessa divina pelle la forza di Noveria. Noveria, regno della Suprema Rivelazione, fede di ogni regno del Grande Continente. Sede della Grande Inquisizione. Luogo dove si trovava lui. Dove ogni prigioniero veniva portato e... tutto il resto. Dopo la Guerra Santa Noveria annunciò la Diffusione del Credo. Tutti lo accettarono di buon grado, infondo un rifiuto significava morte. Nessuno però immaginava che così facendo ogni regno sarebbe stato sotto il giogo di Noveria. Essere segregato in quella torre era la tortura più grande per lui. Per il suo popolo vivere segregato, al chiuso, corrispondeva a vivere sotto terra. Non c'era il lieve tocco del vento, la ruvida durezza della corteccia, la bellezza della rugiada, il candore della neve, la freschezza dell'acqua, simbolo di vita per ogni cosa che esiste. Non poteva provare nulla di tutto ciò. Sentì un suono, che lo destò dai suoi pensieri. La cella davanti alla sua venne aperta e le guardie vi gettarono dentro un detenuto. Un ragazzo dai capelli castani. Aveva due buchi nella schiena. Era stato appeso con dei ganci probabilmente. Lui non si stupì. Due giorni prima avevano riportato in cella un vecchio, a cui mancava la pelle. Forse non si erano resi conto che era morto. Ora giaceva nella sua cella, senza vita, il tanfo era enorme. Poi le guardie si avvicinarono alla sua cella. La aprirono.
-Finalmente vi siete degnati di farmi visita.- disse. si stupì del suono della sua voce. Era roca. Infondo non parlava da quattro giorni, dalla sua cattura.
-Parlerai solo se interpellato, feccia.-
Si limitò ad annuire. Lo presero per le braccia, le catene ben salde ai polsi. Riusciva a camminare, nonostante l'assenza di cibo e l'acqua sporca bevuta per quattro giorni.
Lo portarono nella Sala Grande, al cospetto del Grande Inquisitore.
Il suo seggio somigliava ad un trono, forse lo era. Dietro di lui c'era il simbolo di Noveria, una spada con un Aureola sulla punta.
-In ginocchio di fronte al grande Inquisitore!- disse una guardia.
-Spero possiate perdonarmi ma ho le ginocchia sbucciate ed inginocchiarmi mi risulta complesso.-
il calcio della seconda guardia fu sufficiente a farlo inginocchiare.
-Hai così paura di inginocchiarti, feccia?- disse il Gran Inquisitore. Vestito di una tunica nera come gli abissi, con la barba candida e lunga, gli occhi grigi. E ben pochi capelli sulla testa.
-Mi inchino solo di fronte al mio re.- sputò il prigioniero.
la prima guardia lo colpì al volto con un ceffone.
Il grande Inquisitore rise. una risata roca. Come la sua voce.
-Beh mi sembra che Sua Maestà Valanandiss V'domar non si comporti da sovrano. Un vero re guiderebbe una guerra per liberare un compagno.-
-Per liberare solo me? Vecchio stolto.-
Altra sberla.
Il Grande Inquisitore sorrise.
-Kanda T'mail, Q'uoin di Q'uoian, sei accusato di rapimento e segregazione di una persona ben al disopra dei tuoi ridicoli capelli verdi.-
Kanda alzò lo sguardo. i suoi occhi viola lo fissarono.
-Se vuoi sapere dov'è non te lo dirò. Semplicemente perché non ne ho idea.-
-Non mentire a me, Q'uoin! Tu lo sai, sei solo troppo orgoglioso per dirmelo.-
-Ho detto che non lo so! Quando avete attaccato la mia casa lei è fuggita.-
Il Grande Inquisitore si porse in avanti dal trono.
-Forse non sei consapevole della situazione in cui ti trovi. Sei prigioniero e verrai torturato in modi che nemmeno immagini se non parli. Quindi dimmi. Dov'è la Ragazza.-
-Sono stufo di ripetermi. Non ne ho idea.-
-Non mentirmi, maledizione! Tu la teneva prigioniera!-
-Io non la tenevo prigioniera! La proteggevo. La proteggevo da persone come voi.- disse Kanda con disprezzo.
-Come noi? Come me? Povero stolto. Nessuno le torcerà un capello. Sai chi è. Nessuno si azzarderà e se lo farà le sue sofferenze saranno tali da fargli vedere l'Abisso come un paradiso.-
-Pensi che ti creda?-
-Sto perdendo la pazienza, Kanda T'mail. Te lo chiederò un altra volta. E voglio avere una dannata risposta. Perché se non me lo dirai metterò a ferro e fuoco tutto il Grande Continente per trovarla! Dove. è. La. Ragazza!- disse il vecchio scandendo le parole.
-Non. Lo. So!- disse Kanda facendo lo stesso.
Il Grande Inquisitore si appoggiò allo schienale.
-Idiota. Stupido idiota dai capelli verdi. Hai firmato la tua condanna e quella del Grande Continente!-
Così dicendo lo portarono via verso la sua cella. Verso la segregazione, senza l'acqua, il vento, il profumo dei fiori. E lei, la ragazza, era sola ed impaurita. Braccata dall'Inquisizione e chissà da quanti altri. Sola. Sola.
Doveva Cercarla, dove aiutarla. Perché era stato così stupito da lasciarla andar via da sola?
Era il momento di perdere un po' di energia.
-Scusate, ragazzi...- disse alle due guardie. -Uccidetevi.-
Le due guardie presero i loro pugnali e si suicidarono, tagliandosi la gola. Entrambe caddero a terra, col sangue che usciva dal collo a spruzzi.
Sentiva il fiato venir meno.
-Ok, ok. Ce la posso fare. Catene. Rompetevi.-
E così fecero. Ora la vista si annebbiava.
Aprì la cella con le chiavi della guardia, si avvicinò al muro e lo tocco.
-Muro.- disse col fiatone. -Crolla.- Il muro crollo, aprendo un varco verso la libertà.
-Un ultimo sforzo Kanda. Un ultimo sforzo.- si disse.
Il vento lo schiaffeggiava. Splendido.
-Aria.- disse gettandosi. -Cullami!- urlò con troppa forza. L'aria lo cullò fino a terra. le sue gambe tremavano. Sentiva urla e movimenti. Inspirò, assaporando l'aria. Le sue narici sembrarono bruciare. Getto fuori l'aria con estrema gratitudine. Poi si avviò verso la fuga.

 

 

  
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