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Autore: Allyii    22/12/2013    2 recensioni
Il primo per ricordare, il secondo per mostrare, il terzo per svelare. 3 spiriti accompagneranno Draco Malfoy la notte di Natale del 1996.
[…]
“Per tre notti, rispettivamente questa notte, domani notte e dopodomani notte, riceverai la visita di tre spiriti. Potresti comprendere che la tua è una strada sbagliata, potresti tornare sulla via giusta. Fai tesoro di questa esperienza, Draco"
--
Accenno Draco/Harry
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 4:
Lo Spirito del Natale Futuro.

 

Draco si stava appisolando.

Era rimasto sveglio fino a mezzanotte passata, nella fremente attesa dello spirito, ma quello non si era fato vivo.

Si stava per addormentare, quando una mano si posò sulla sua spalla e lo fece sobbalzare.

Atterrito aprì gli occhi e cacciò un urlo.

Davanti a lui si ergeva il terzo spirito.

Non poteva vederlo in faccia perché era avvolto in una lunga e nera tunica, che lo copriva interamente.

Draco poteva solo vedere una mano pallida quasi come la sua che lo invitata ad andare con lui.

Assomigliava maledettamente a un Dissennatore.

“Sono in presenza dello Spirito del Natale Futuro?” chiese Draco, balbettando e tremando come una foglia.

Quello spirito gli metteva addosso una tremenda paura.

Il fantasma annuì, ma non parlò. Continuava a fargli cenno di seguirlo.

“Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadute, ma del tempo che verrà. Dico bene spirito?” domandò ancora Draco mentre, timoroso ma fiducioso, si alzava dal letto e si aggrappava alla tunica dello Spirito, che lo smaterializzò prima nel vortice e poi a casa sua, a Villa Malfoy.

Lui era li, insieme ai suoi genitori.

Draco non capiva quanti anni potesse avere in quel futuro, ma non troppi di più di quel momento, poiché era pressoché identico.

Solo le sue occhiaie sembravano essersi ingrossate, la pelle era passata da avere una lieve sfumatura grigia a essere proprio di un grigio forte e malsano.

La sua espressione di terrore era impossibile da descrivere.

Suo padre aveva i capelli lunghi e spettinati, il viso disordinato dalla barba non fatta da chissà quanto tempo.

Sua madre era una maschera di ghiaccio, il volto solcato da profonde rughe di preoccupazione.

Casa loro era infestata dai Mangiamorte.

Li stavano tenendo sotto tiro.

“Un uccellino ci ha detto che Potter e la Nata Babbana andranno a Godric’s Hollow.” stava sussurrando loro Bellatrix, con voce suadente.

“Abbiamo spedito lì il corpo della vecchia Bathilda Bath con dentro Nagini. Avrà il compito di tenerli impegnati fino al momento opportuno e poi… zac!” Bellatrix si mosse velocemente, fendendo la bacchetta,  e il Draco sedicenne vide una striscia di sangue colare dalla guancia del proprio alter ego.

Rabbrividì e si girò per non guardare.

Il suo sguardo cadde sul calendario magico che era posato sul davanzale: era il 24 Dicembre 1997.

Esattamente un anno dopo.

“Così il nostro Signore ucciderà Potter e finalmente regnerà su questo mondo!” concluse Bellatrix, con la voce salita di un’ottava.

Draco non resisteva più a guardare quella scena.

Voleva solo andare via.

Voleva solo che non accadesse.

Con la voce rotta, si diresse verso il suo silenzioso accompagnatore e lo afferrò per la tunica.

“Ti prego, portami via.” sussurrò “Non ce la faccio. Portami via da qui.”

Lo spirito, sempre senza dire una parola, levò il mantello ed esaudì il suo desiderio e li smaterializzò.

Draco chiuse gli occhi, con la speranza di vedere un futuro più sereno, quella volta.

Ma, avrebbe dovuto già saperlo, non era così.

Il rumore del mare gli fece spalancare le palpebre, sorpreso, e Draco si rese conto di essersi appena smaterializzato ai piedi della prigione di Azkaban.

Il mare era grigio, agitato, sembrava in tempesta, e grossi schizzi d’acqua ghiacciata colpivano Malfoy senza pietà, sferzandogli il viso e le mani.

Una densa e cupa nebbia preannunciava la presenza dei Dissennatori.

Fortunatamente, Draco notò, siccome era come un fantasma in un mondo parallelo, non sentiva i terribili effetti dei Dissennatori, ma la vista di quel luogo gli avevano  fatto comunque perdere diversi battiti del cuore.

“Oh, merda…” sussurrò, prima di accingersi a seguire lo spirito, che si era addentrato all’interno della fortezza.

Il suo respiro si faceva sempre più veloce e irregolare mano a mano che salivano per le svariate rampe di scale.

Si stavano dirigendo ai piani alti dove, Draco lo sapeva bene, alloggiavano i prigionieri condannati all’ergastolo.

Col cuore in tumulto, osservava le celle che si estendevano sia alla sua destra che alla sua sinistra.

I prigionieri si lamentavano tutti, in prega alle più logoranti e strazianti agonie, implorando al vuoto di ucciderli.

Man mano che saliva, Draco vedeva sempre più spesso prigionieri legati alla parete da spesse catene nere.

E mano a mano che saliva, avvertiva il desiderio sempre più impellente di andarsene da li.

Era quello, dunque, il suo futuro?

La sua esistenza sarebbe stata segnata per sempre dalla presenza dei Dissennatori, che gli avrebbero fatto ricordare i momenti più orribili e ripugnanti della sua vita?

No. Non poteva permetterlo.

Lanciò un’occhiata di sbieco al minaccioso fantasma incappucciato che lo precedeva, continuando a  salire rampe e rampe di scale polverose.

“Spirito…” sussurrò Draco.

Quello non diete segno di aver sentito e continuò a camminare.

“Spirito… ma… ma questo futuro può… può essere cambiato, vero?” balbettò Malfoy, desideroso di un assenso da parte del ‘compagno’.

Ma lo spirito lo ignorò completamente.

Alla fine si fermarono in un corridoio. Uno degli ultimi.

Il fantasma indicò con la mano pallida le stanzette dove alloggiavano i detenuti e Malfoy si fermò ad osservarle una ad una.

Nella prima, con sommo orrore di Draco, era legato il padre di Blaise.

Non urlava e non si contorceva.

Se ne stava semplicemente accasciato alla parete.

Quel piano, notò Draco, era uno dei più silenziosi.

I prigionieri non avevano probabilmente più la forza di lamentarsi e di contorcersi, tanto erano stremati.

Erano tutti legati alle pareti.

Draco stava compiangendo il padre di Tiger, quando un singhiozzo sommesso lo fece voltare.

In un angolino buio una donna piangeva.

E sarebbe stata anche una cosa normale e di poca importanza per Draco, se quest’ultimo non avesse riconosciuto il modo di piangere.

Era sua madre.

Col cuore in gola dalla disperazione, Draco si diresse verso la fonte del suono.

No, di diceva, non sarebbe dovuta finire così.

Sua madre non meritava ciò.

Lei, che lo aveva sempre protetto, che lo aveva sempre amato.

Lei non aveva mai avuto il Marchio Nero, non si meritava di essere rinchiusa ad Azkaban.

Quando fu abbastanza vicino, però, con una gioia che rasentava la gratitudine, Draco si rese conto che sua madre non era affatto stata rinchiuda nella prigione.

Lei era li, seduta su uno sgabello, davanti a due celle, che piangeva con il volto affondato in un fazzoletto ricamato.

Draco allora, sollevato che almeno a sua madre fosse stato risparmiato quel tipo di trattamento, guardò all’interno di una delle due stanzette.

E rimase di sasso.

Li, legato alla parete, coi vestiti logori, la testa che gli ricadeva sul petto e i lunghi capelli biondi, giaceva suo padre.

Era immobile, come gli altri detenuti, e sembrava morto.

Si poteva notale un lievissimo movimento del petto, giusto per confermare che fosse ancora vivo.

Ogni tanto si lamentava, ma era incosciente.

Con le lacrime agli occhi, Draco passò oltre e guardò nella seconda cella.

Già sapeva cosa vi avrebbe trovato, ma questo non gli impedì di sentire una profonda fitta al cuore e le lacrime presero a scendergli copiosamente sulle guance.

Sempre legato alla parete, coi vestiti logori, la testa che gli ricadeva sul petto e i lunghi capelli biondi, Draco vide in quel buio bugigattolo se stesso.

Sconcertato, si ritrasse.

No, non era giusto.

Lui non doveva essere li.

Lui non avrebbe mai voluto fare ciò che aveva fatto.

Lo avevano costretto.

Non era giusto.

“Spirito…” singhiozzò Malfoy, aggrappandosi di nuovo alla lunga tunica nera del fantasma.

“Spirito, dimmi, questo mio futuro non è certo, giusto? Posso ancora cambiarlo? Ti prego, spirito, dimmi che posso ancora cambiarlo!”

Il fantasma rimaneva immobile.

A un certo punto, però, indicò la porta e Draco vide entrare qualcuno, ma non lo riconobbe a causa della vista appannata dalle lacrime.

Riuscì solo a intravedere una figura maschile, più bassa ma più robusta di lui, con capelli scuri, che si dirigeva verso sua madre.

Svelto si asciugò gli occhi e, quando li riaprì, vide Narcissa e lo sconosciuto impegnati in un abbraccio.

Lei stava versando tutte le sue lacrime sulla spalla dell’uomo, che guardava verso la cella di Draco.

“Come sta vostro marito? E vostro figlio? E lei?” chiese l’uomo.

Quando Draco riconobbe la voce credette di essere impazzito, così si avvicinò meglio per osservare l’uomo.

Capelli neri disordinati, occhiali e occhi verdi.

Era lui.

“Ci sono novità?” chiese Narcissa, ignorando le domande che Harry Potter le aveva appena posto.

“Ti prego, dimmi che ci sono novità positive, anche piccole, ti prego…” lo supplicò.

Harry la strinse più forte a se. Narcissa gli arrivava a malapena al mento.

“Purtroppo no.” rispose, con un fil di voce “Sto provando di tutto, mi creda. Sto cercando di sfruttare anche la mia posizione, ma il Wizengamot non vuole saperne, soprattutto per suo marito, però…”

Harry si interruppe e guardò verso la cella di Draco.

Narcissa sciolse l’abbraccio e lo guardò negli occhi.

Entrambi brillavano di speranza non ancora perduta, ma erano segnati da dolori e sofferenze.

“Però?” chiese lei.

“Però, forse… FORSE… possa fare qualcosa per Draco” disse Harry.

Malfoy vide sua madre accendersi di speranza.

“E come…? Come farai?” chiese, bramosa di saperne di più.

“Bè…” replicò l’ormai ex-Grifondoro “Abbiamo a disposizione diverse attenuanti. Intanto Draco non ha mai commesso omicidi in prima persona e, quando ha ricevuto il Marchio Nero, era ancora minorenne, per cui c’è una piccola, piccolissima possibilità di scagionarlo. Ma solo per lui, mi dispiace, Lucius non ha speranze.”

A Narcissa però quello bastava.

Almeno suo figlio sarebbe stato libero.

Era così giovane e così innocente.

Era pur sempre qualcosa.

Anche lei si volse a guardare Draco, quello nella cella, imitando Harry.

“Non lo abbandonerai, vero?” chiese.

Harry la guardò con affetto.

“Mai.” Rispose.

Draco, quello del passato, era commosso.

Non si sarebbe hai aspettato che lui, Harry Potter, il suo più grande nemico di sempre, stesse combattendo in prima persona per farlo uscire da quel terribile posto.

Non dopo tutto quello che gli aveva fatto.

Ma era così.

Draco sentì un moto di affetto verso il Grifondoro.

Era un misto di gratitudine e di qualcos’altro, ma ancora Draco non sapeva  dare una descrizione alle proprie emozioni, perché erano mesi che non provava altro che terrore e disperazione.

Draco si avvicinò a Harry

“Grazie, Harry” sussurrò, prima che lo spirito, a sorpresa, lo afferrasse per un braccio (il sinistro, dove avvertì una grossa fitta) e lo strascinasse all’interno del vortice.

“Spirito… è terribile ciò che ho visto. Ti prego, dimmi che ho la possibilità di cambiarlo. Non voglio finire ad Azkaban. Non voglio che mia madre soffra così. Ti prego, dimmi che posso cambiarlo. Prometto di andare da Silente e…”

Daco dovette fermarsi, perché gli era venuto un groppo alla gola che gli aveva bloccato le vie respiratorie.

 “Andrò da Silente e gli racconterò tutto. Mi farò aiutare da lui, chiederò protezione per mia madre. Mi ribellerò!” continuò, dopo qualche secondo.

Draco, l’ultima frase la urlò, straziato.

“Finalmente ti sei deciso!” Esclamò il fantasma, facendo spaventare il Serpeverde.

Lo spirito si tolse il cappuccio e scoprì un volto dai lineamenti un tempo belli, ma ora rovinati da una lunga sofferenza.

Il viso pallido, i capelli neri e gli occhi grigi, era un viso completamente sconosciuto, ma in qualche modo familiare, come lo era stato il fantasma della mamma di Potter.

“Chi sei?” chiese Draco.

“Tu non mi conosci” rispose l’uomo “ma noi due siamo parenti. Più precisamente siamo lontani cugini. Io sono Regulus Black, il fratello di Sirius Black.”

“Si, ho capito chi sei. Ho sentito parlare di te.” rispose Draco.

“Conosci la mia storia, Draco?” chiese allora Regulus.

Draco scosse la testa e Regulus cominciò a raccontare.

“Io ero proprio come te, Draco. Provenivo da una famiglia convinta che essere Purosangue ti rendesse superiore ad ogni altra cosa. Così mi unii al Signore Oscuro. All’inizio adoravo essere suo servo. Volevo purificare il mondo Magico da tutta quella marmaglia Babbana.
Però, quando mi resi conto dei mezzi che Voldemort usava per ottenere i suoi scopi cercai di ritirarmi.
Ovviamente, mi fece uccidere.”

Regulus terminò la frase con una nota di amarezza nella voce.

“Io ti ho fatto vedere il tuo destino meno orribile” continuò il fratello di Sirius “perché il futuro è troppo mutevole e variabile. Fra le tante opzioni che c’erano da farti vedere se tu non ti fossi ribellato, quella era la più soft. Altre erano troppo brutte, troppo orrende. Non le avresti rette.”

Draco era sempre più inorridito a ogni parola detta da sua cugino e non riusciva a spiccicare verbo.

“Prima, Draco, mi chiedevi se quel futuro si potesse cambiare” aggiunse Regulus “ e io ti rispondo: certo che si! Sono stato mandato apposta per fartelo cambiare! Non commettere i miei stessi errori, Draco. Il futuro ti riserverà solo cose brutte, come è successo a me. Fai come hai detto: vai da Silente!”

Finito il discorso, anche Regulus sparì, lasciando Draco nel suo letto, solo e inorridito.

 

NdA: Allora ragazzi, siamo quasi alla fine. Ringrazio sinceramente chi segue questa storia e chi la preferisce, e vi auguro, anche se in anticipo, Buon Natale! Ci vediamo Domenica prossima con l’ultimo capitolo!

   
 
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