Capitolo
4:
Lo Spirito del Natale Futuro.
Draco
si stava appisolando.
Era
rimasto sveglio fino a mezzanotte passata, nella fremente attesa dello
spirito, ma quello non si era fato vivo.
Si
stava per addormentare, quando una mano si posò sulla sua
spalla e lo
fece sobbalzare.
Atterrito
aprì gli occhi e cacciò un urlo.
Davanti
a lui si ergeva il terzo spirito.
Non
poteva vederlo in faccia perché era avvolto in una lunga e
nera tunica,
che lo copriva interamente.
Draco
poteva solo vedere una mano pallida quasi come la sua che lo invitata
ad andare con lui.
Assomigliava
maledettamente a un Dissennatore.
“Sono
in presenza dello Spirito del Natale Futuro?” chiese Draco,
balbettando e tremando come una foglia.
Quello
spirito gli metteva addosso una tremenda paura.
Il
fantasma annuì, ma non parlò. Continuava a fargli
cenno di seguirlo.
“Tu
mi mostrerai le ombre delle cose non accadute, ma del tempo che
verrà.
Dico bene spirito?” domandò ancora Draco mentre,
timoroso ma fiducioso, si
alzava dal letto e si aggrappava alla tunica dello Spirito, che lo
smaterializzò
prima nel vortice e poi a casa sua, a Villa Malfoy.
Lui
era li, insieme ai suoi genitori.
Draco
non capiva quanti anni potesse avere in quel futuro, ma non troppi di
più di quel momento, poiché era
pressoché identico.
Solo
le sue occhiaie sembravano essersi ingrossate, la pelle era passata da
avere una lieve sfumatura grigia a essere proprio di un grigio forte e
malsano.
La
sua espressione di terrore era impossibile da descrivere.
Suo
padre aveva i capelli lunghi e spettinati, il viso disordinato dalla
barba non fatta da chissà quanto tempo.
Sua
madre era una maschera di ghiaccio, il volto solcato da profonde rughe
di preoccupazione.
Casa
loro era infestata dai Mangiamorte.
Li
stavano tenendo sotto tiro.
“Un
uccellino ci ha detto che Potter e la Nata Babbana andranno a
Godric’s
Hollow.” stava sussurrando loro Bellatrix, con voce suadente.
“Abbiamo
spedito lì il corpo della vecchia Bathilda Bath con dentro
Nagini.
Avrà il compito di tenerli impegnati fino al momento
opportuno e poi… zac!”
Bellatrix si mosse velocemente, fendendo la
bacchetta, e il Draco
sedicenne vide una striscia di sangue colare dalla guancia del proprio
alter ego.
Rabbrividì
e si girò per non guardare.
Il
suo sguardo cadde sul calendario magico che era posato sul davanzale:
era il 24 Dicembre 1997.
Esattamente
un anno dopo.
“Così
il nostro Signore ucciderà Potter e finalmente
regnerà su questo
mondo!” concluse Bellatrix, con la voce salita di
un’ottava.
Draco
non resisteva più a guardare quella scena.
Voleva
solo andare via.
Voleva
solo che non accadesse.
Con
la voce rotta, si diresse verso il suo silenzioso accompagnatore e lo
afferrò per la tunica.
“Ti
prego, portami via.” sussurrò “Non ce la
faccio. Portami via da qui.”
Lo
spirito, sempre senza dire una parola, levò il mantello ed
esaudì il suo
desiderio e li smaterializzò.
Draco
chiuse gli occhi, con la speranza di vedere un futuro più
sereno,
quella volta.
Ma,
avrebbe dovuto già saperlo, non era così.
Il
rumore del mare gli fece spalancare le palpebre, sorpreso, e Draco si
rese conto di essersi appena smaterializzato ai piedi della prigione di
Azkaban.
Il
mare era grigio, agitato, sembrava in tempesta, e grossi schizzi
d’acqua
ghiacciata colpivano Malfoy senza pietà, sferzandogli il
viso e le mani.
Una
densa e cupa nebbia preannunciava la presenza dei Dissennatori.
Fortunatamente,
Draco notò, siccome era come un fantasma in un mondo
parallelo, non sentiva i terribili effetti dei Dissennatori, ma la
vista di
quel luogo gli avevano fatto comunque perdere
diversi battiti del
cuore.
“Oh,
merda…” sussurrò, prima di accingersi a
seguire lo spirito, che si era
addentrato all’interno della fortezza.
Il
suo respiro si faceva sempre più veloce e irregolare mano a
mano che
salivano per le svariate rampe di scale.
Si
stavano dirigendo ai piani alti dove, Draco lo sapeva bene,
alloggiavano
i prigionieri condannati all’ergastolo.
Col
cuore in tumulto, osservava le celle che si estendevano sia alla sua
destra che alla sua sinistra.
I
prigionieri si lamentavano tutti, in prega alle più
logoranti e
strazianti agonie, implorando al vuoto di ucciderli.
Man
mano che saliva, Draco vedeva sempre più spesso prigionieri
legati alla
parete da spesse catene nere.
E
mano a mano che saliva, avvertiva il desiderio sempre più
impellente di
andarsene da li.
Era
quello, dunque, il suo futuro?
La
sua esistenza sarebbe stata segnata per sempre dalla presenza dei
Dissennatori, che gli avrebbero fatto ricordare i momenti
più orribili e
ripugnanti della sua vita?
No.
Non poteva permetterlo.
Lanciò
un’occhiata di sbieco al minaccioso fantasma incappucciato
che lo
precedeva, continuando a salire rampe e rampe di
scale polverose.
“Spirito…”
sussurrò Draco.
Quello
non diete segno di aver sentito e continuò a camminare.
“Spirito…
ma… ma questo futuro può…
può essere cambiato, vero?” balbettò
Malfoy, desideroso di un assenso da parte del
‘compagno’.
Ma
lo spirito lo ignorò completamente.
Alla
fine si fermarono in un corridoio. Uno degli ultimi.
Il
fantasma indicò con la mano pallida le stanzette dove
alloggiavano i
detenuti e Malfoy si fermò ad osservarle una ad una.
Nella
prima, con sommo orrore di Draco, era legato il padre di Blaise.
Non
urlava e non si contorceva.
Se
ne stava semplicemente accasciato alla parete.
Quel
piano, notò Draco, era uno dei più silenziosi.
I
prigionieri non avevano probabilmente più la forza di
lamentarsi e di
contorcersi, tanto erano stremati.
Erano
tutti legati alle pareti.
Draco
stava compiangendo il padre di Tiger, quando un singhiozzo sommesso
lo fece voltare.
In
un angolino buio una donna piangeva.
E
sarebbe stata anche una cosa normale e di poca importanza per Draco, se
quest’ultimo non avesse riconosciuto il modo di piangere.
Era
sua madre.
Col
cuore in gola dalla disperazione, Draco si diresse verso la fonte del
suono.
No,
di diceva, non sarebbe dovuta finire così.
Sua
madre non meritava ciò.
Lei,
che lo aveva sempre protetto, che lo aveva sempre amato.
Lei
non aveva mai avuto il Marchio Nero, non si meritava di essere
rinchiusa ad Azkaban.
Quando
fu abbastanza vicino, però, con una gioia che rasentava la
gratitudine, Draco si rese conto che sua madre non era affatto stata
rinchiuda
nella prigione.
Lei
era li, seduta su uno sgabello, davanti a due celle, che piangeva con
il volto affondato in un fazzoletto ricamato.
Draco
allora, sollevato che almeno a sua madre fosse stato risparmiato quel
tipo di trattamento, guardò all’interno di una
delle due stanzette.
E
rimase di sasso.
Li,
legato alla parete, coi vestiti logori, la testa che gli ricadeva sul
petto e i lunghi capelli biondi, giaceva suo padre.
Era
immobile, come gli altri detenuti, e sembrava morto.
Si
poteva notale un lievissimo movimento del petto, giusto per confermare
che fosse ancora vivo.
Ogni
tanto si lamentava, ma era incosciente.
Con
le lacrime agli occhi, Draco passò oltre e guardò
nella seconda cella.
Già
sapeva cosa vi avrebbe trovato, ma questo non gli impedì di
sentire una
profonda fitta al cuore e le lacrime presero a scendergli copiosamente
sulle
guance.
Sempre
legato alla parete, coi vestiti logori, la testa che gli ricadeva
sul petto e i lunghi capelli biondi, Draco vide in quel
buio bugigattolo
se stesso.
Sconcertato,
si ritrasse.
No,
non era giusto.
Lui
non doveva essere li.
Lui
non avrebbe mai voluto fare ciò che aveva fatto.
Lo
avevano costretto.
Non
era giusto.
“Spirito…”
singhiozzò Malfoy, aggrappandosi di nuovo alla lunga tunica
nera
del fantasma.
“Spirito,
dimmi, questo mio futuro non è certo, giusto? Posso ancora
cambiarlo? Ti prego, spirito, dimmi che posso ancora
cambiarlo!”
Il
fantasma rimaneva immobile.
A
un certo punto, però, indicò la porta e Draco
vide entrare qualcuno, ma
non lo riconobbe a causa della vista appannata dalle lacrime.
Riuscì
solo a intravedere una figura maschile, più bassa ma
più robusta di
lui, con capelli scuri, che si dirigeva verso sua madre.
Svelto
si asciugò gli occhi e, quando li riaprì, vide
Narcissa e lo
sconosciuto impegnati in un abbraccio.
Lei
stava versando tutte le sue lacrime sulla spalla dell’uomo,
che
guardava verso la cella di Draco.
“Come
sta vostro marito? E vostro figlio? E lei?” chiese
l’uomo.
Quando
Draco riconobbe la voce credette di essere impazzito, così
si
avvicinò meglio per osservare l’uomo.
Capelli
neri disordinati, occhiali e occhi verdi.
Era
lui.
“Ci
sono novità?” chiese Narcissa, ignorando le
domande che Harry Potter le
aveva appena posto.
“Ti
prego, dimmi che ci sono novità positive, anche piccole, ti
prego…” lo
supplicò.
Harry
la strinse più forte a se. Narcissa gli arrivava a malapena
al mento.
“Purtroppo
no.” rispose, con un fil di voce “Sto provando di
tutto, mi
creda. Sto cercando di sfruttare anche la mia posizione, ma il
Wizengamot non
vuole saperne, soprattutto per suo marito,
però…”
Harry
si interruppe e guardò verso la cella di Draco.
Narcissa
sciolse l’abbraccio e lo guardò negli occhi.
Entrambi
brillavano di speranza non ancora perduta, ma erano segnati da
dolori e sofferenze.
“Però?”
chiese lei.
“Però,
forse… FORSE… possa fare qualcosa per
Draco” disse Harry.
Malfoy
vide sua madre accendersi di speranza.
“E
come…? Come farai?” chiese, bramosa di saperne di
più.
“Bè…”
replicò l’ormai ex-Grifondoro “Abbiamo a
disposizione diverse
attenuanti. Intanto Draco non ha mai commesso omicidi in prima persona
e,
quando ha ricevuto il Marchio Nero, era ancora minorenne, per cui
c’è una
piccola, piccolissima possibilità di scagionarlo. Ma solo
per lui, mi dispiace,
Lucius non ha speranze.”
A
Narcissa però quello bastava.
Almeno
suo figlio sarebbe stato libero.
Era
così giovane e così innocente.
Era
pur sempre qualcosa.
Anche
lei si volse a guardare Draco, quello nella cella, imitando Harry.
“Non
lo abbandonerai, vero?” chiese.
Harry
la guardò con affetto.
“Mai.”
Rispose.
Draco,
quello del passato, era commosso.
Non
si sarebbe hai aspettato che lui, Harry Potter, il suo più
grande
nemico di sempre, stesse combattendo in prima persona per farlo uscire
da quel
terribile posto.
Non
dopo tutto quello che gli aveva fatto.
Ma
era così.
Draco
sentì un moto di affetto verso il Grifondoro.
Era
un misto di gratitudine e di qualcos’altro, ma ancora Draco
non
sapeva dare una descrizione alle proprie emozioni,
perché erano mesi
che non provava altro che terrore e disperazione.
Draco
si avvicinò a Harry
“Grazie,
Harry” sussurrò, prima che lo spirito, a sorpresa,
lo afferrasse
per un braccio (il sinistro, dove avvertì una grossa fitta)
e lo strascinasse
all’interno del vortice.
“Spirito…
è terribile ciò che ho visto. Ti prego, dimmi che
ho la
possibilità di cambiarlo. Non voglio finire ad Azkaban. Non
voglio che mia
madre soffra così. Ti prego, dimmi che posso cambiarlo.
Prometto di andare da
Silente e…”
Daco
dovette fermarsi, perché gli era venuto un groppo alla gola
che gli
aveva bloccato le vie respiratorie.
“Andrò
da Silente e gli racconterò tutto. Mi farò
aiutare da lui,
chiederò protezione per mia madre. Mi
ribellerò!” continuò, dopo qualche
secondo.
Draco,
l’ultima frase la urlò, straziato.
“Finalmente
ti sei deciso!” Esclamò il fantasma, facendo
spaventare il
Serpeverde.
Lo
spirito si tolse il cappuccio e scoprì un
volto dai lineamenti
un tempo belli, ma ora rovinati da una lunga sofferenza.
Il
viso pallido, i capelli neri e gli occhi grigi, era un viso
completamente sconosciuto, ma in qualche modo familiare, come lo era
stato il
fantasma della mamma di Potter.
“Chi
sei?” chiese Draco.
“Tu
non mi conosci” rispose l’uomo “ma noi
due siamo parenti. Più
precisamente siamo lontani cugini. Io sono Regulus Black, il fratello
di Sirius
Black.”
“Si,
ho capito chi sei. Ho sentito parlare di te.” rispose Draco.
“Conosci
la mia storia, Draco?” chiese allora Regulus.
Draco
scosse la testa e Regulus cominciò a raccontare.
“Io
ero proprio come te, Draco. Provenivo da una famiglia convinta che
essere Purosangue ti rendesse superiore ad ogni altra cosa.
Così mi unii al
Signore Oscuro. All’inizio adoravo essere suo servo. Volevo
purificare il mondo
Magico da tutta quella marmaglia Babbana.
Però, quando mi resi conto dei mezzi che Voldemort usava per
ottenere i suoi
scopi cercai di ritirarmi.
Ovviamente, mi fece uccidere.”
Regulus
terminò la frase con una nota di amarezza nella voce.
“Io
ti ho fatto vedere il tuo destino meno orribile”
continuò il fratello di
Sirius “perché il futuro è troppo
mutevole e variabile. Fra le tante opzioni
che c’erano da farti vedere se tu non ti fossi ribellato,
quella era la più
soft. Altre erano troppo brutte, troppo orrende. Non le avresti
rette.”
Draco
era sempre più inorridito a ogni parola detta da sua cugino
e non
riusciva a spiccicare verbo.
“Prima,
Draco, mi chiedevi se quel futuro si potesse cambiare”
aggiunse
Regulus “ e io ti rispondo: certo che si! Sono stato mandato
apposta per
fartelo cambiare! Non commettere i miei stessi errori, Draco. Il futuro
ti
riserverà solo cose brutte, come è successo a me.
Fai come hai detto: vai da
Silente!”
Finito
il discorso, anche Regulus sparì, lasciando Draco nel suo
letto,
solo e inorridito.
NdA:
Allora ragazzi, siamo quasi alla fine. Ringrazio
sinceramente chi segue questa storia e chi la preferisce, e vi auguro,
anche se
in anticipo, Buon Natale! Ci vediamo Domenica prossima con
l’ultimo capitolo!