Capitolo 8: il dottorato di ricerca

Il dottorato di ricerca è un’altra delle tipologie di formazione post-laurea promosse dalle università, e il suo obiettivo è quello di formare i laureati che aspirano a specializzarsi nel campo della ricerca o che aspirano a diventare professori universitari. I corsi durano normalmente tre anni, e prevedono una borsa di studio pari a tredici milioni di euro lordi l’anno; inoltre, annualmente nella nostra nazione vengono messi in palio quattromila posti per tutte le materie, senza alcuna limitazione di età o di cittadinanza.
Con queste premesse, tutto farebbe pensare che basta iscriversi al concorso per avere una possibilità, ma è vero solo in teoria … nella pratica infatti, come ogni persona al di sopra dei diciotto anni sa bene, capita spesso che persone più che preparate vengano guarda caso surclassate proprio dal parente o dal figlio dell’amico del professore!
Comunque, se si supera la prova scritta si può accedere ai corsi, in cui si verrà inseriti in un gruppo e si verrà seguiti ogni tanto da un tutor: le regole circa l’organizzazione della ricerca variano da sede a sede e in base alle diverse discipline, perciò si potranno avere esami sia scritti che orali da sostenere (in cui spesso il voto più alto lo prende chi ha idee vicine a quelle dell’esaminatore) o periodi da trascorrere all’estero, ma in ogni caso tutte prevedono, alla fine dei trentasei mesi previsti, la discussione della tesi di dottorato, che fa acquisire il titolo di dottore di ricerca.
Un ambiente più obiettivo, per fortuna degli aspiranti dottori, si può trovare nelle aziende: sempre più uffici infatti utilizzano i dottorati per formare i possibili futuri membri del personale. Ma anche lì ovviamente possono esserci favoritismi o nepotismi vari, purtroppo!
Ad ogni modo, sia i dottorati di ricerca promossi dalle università sia quelli promossi da altri sono seguiti da un ente chiamato Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che progetta, istituisce e coordina i vari bandi, prende contatti con ogni istituto ad essi interessato, e ovviamente fa da tramite tra le università italiane e quelle estere e concede visti particolari agli stranieri provenienti da enti esteri prestigiosi … diciamo quindi che in quanto a controllo effettivo sta messo male, visto quante ingiustizie ci sono al momento dei concorsi e durante gli esami, ma per il resto è fin troppo attivo.
Tirando le somme, si può affermare che il dottorato di ricerca è una cosa utilissima in quanto accresce di molto il prestigio personale del singolo individuo, ma viste le difficoltà che si incontrano prima e durante le lezioni (cose che comunque ahimè capitano un po’ ovunque, quando si tratta di affrontare prove che avvicinano al mondo del lavoro) molti neolaureati vi rinunciano, specie se non hanno conseguito la laurea con una lode; del resto, di questi tempi prima si arriva al mondo del lavoro meglio è, quindi a maggior ragione tanti dopo aver guadagnato quel famigerato pezzo di carta scelgono di mandare curriculum vitae ovunque, nella speranza, a volte purtroppo vana, di trovare un posto fisso e di cominciare ad avere una propria indipendenza economica.