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Autore: unannosenzapioggia    23/12/2013    2 recensioni
"Ora tutta questa luce mi fa male sai. Il vuoto che hai lasciato è ancora qui e forse il tempo non ti ha cancellata mai, ma un altro natale senza regali è qui."
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II
"Il vuoto che hai lasciato è ancora qui, forse il tempo non ti ha cancellato mai"

 
23 dicembre.
Mae chiuse il libro, con un forte tonfo. Erano tre ore che stava studiando senza fermarsi e non era riuscita a far entrare niente in testa. Continuava a pensare ad Harry. Avrebbe dovuto essere sorpresa di ciò e invece no. Era arrabbiata. Più con se stessa, che con lui. Non riusciva a togliersi le sue parole di mente: basta scappare. Lui aveva davvero il coraggio di farle una richiesta del genere? Lui che era fuggito, l’aveva abbandonata e poi l’aveva chiamata per dirle che non l’amava più. Davvero aveva quella faccia tosta?
“Mae, stai bene?” – le chiese Michelle, seduta sul letto davanti a lei. Michelle era la sua compagna di stanza. Si stava mettendo lo smalto e aveva ascoltato Mae ripetere ciò che stava studiando, con non molta attenzione, ma aveva alzato gli occhi dalle sue unghie, quando la ragazza si era fermata e non aveva più ripreso a parlare.
Mae annuì, senza rispondere e tornò ad osservare il libro che aveva appena chiuso. Il giorno seguente, avrebbe avuto l’ultimo esame del trimestre e non era sicura che sarebbe andato a buon fine. Aveva studiato per tutto il pomeriggio, ma la sua testa era stata altrove e non si ricordava niente. Per fortuna, quella mattina non era andata a lezione e aveva potuto dormire un po’ di più. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete e decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Afferrò il cellulare e il giaccone.
“Dove vai?” – Michelle parlò di nuovo, continuando a soffiare di tanto in tanto sullo smalto.
“Esco – rispose Mae, telegrafica – Non so a che ora torno, quindi non aspettarmi.”
La ragazza annuì distrattamente e Mae se ne uscì, prendendo la metro alla fermata più vicina e nel giro di pochi minuti, si trovò di nuovo nel caos di Londra. In realtà, la rilassava, quella città. Poteva camminare, pensare e andare avanti fino a quando avesse voluto. Le strade erano infinite,  avevano tutto il tempo di ascoltare le preoccupazioni di una persona. Il sole era coperto completamente dalle nuvole, ma c’era ancora luce. La ragazza sorrise pensando che avrebbe nevicato di nuovo.
 
Harry guardò di nuovo fuori dalla vetrata del negozio. Stava piovendo a dirotto e non aveva nemmeno un ombrello. Casa sua era lontana e anche se avesse preso più di una metro, avrebbe dovuto fare un bel pezzo a piedi.
“Gemma, quanto ti manca? – domandò, scocciato alla sorella – Non ho tutto il giorno, vorrei tornare a casa prima che faccia buio.”
Sentì la ragazza sbuffare e scosse la testa. Gemma non viveva a Londra, ma aveva fatto un salto lì quel giorno perché doveva comprare un vestito per il matrimonio di un’amica e aveva pensato di fare anche un saluto al fratello. Due in uno, insomma.
La ragazza uscì dal camerino. “Ti piace?”
“Sì moltissimo – rispose Harry distrattamente e Gemma alzò un sopracciglio – Non lo so, Gem, ti stavano bene tutti. Uno vale l’altro.”
La ragazza sospirò divertita e sorrise. “Va bene, imbronciato vai pure, finisco da sola e poi torno a casa.”
Harry le sorrise e la salutò velocemente prima di uscire. Si diede di nuovo dello stupido per non aver portato con sé l’ombrello e imboccò la strada che portava alla metro, iniziando a correre velocemente. Non sopportava la pioggia, anzi la odiava proprio. Scese le scale, salì sulla metro e nel giro di pochi minuti arrivò nella sua via. Di nuovo sotto l’acqua, era bagnato fradicio e quando finalmente intravide l’entrata del suo condominio tirò un sospiro di sollievo e si mise al riparo, entrando e salutando il portiere. Si avviò all’ascensore quando si trovò improvvisamente davanti Mae.
“Ciao.” – la salutò, abbozzando un sorriso.
Lei non rispose e Harry notò che era nelle sue stesse condizioni. Era bagnata e probabilmente era entrata lì dentro in attesa che smettesse di piovere.
“Ti va di entrare? – chiese d’impulso, vedendo Mae cambiare espressione – Insomma, almeno ci asciughiamo e aspettiamo che smetta.”
I due furono interrotti quando arrivò l’ascensore ed Harry vi salì, aspettando una risposta dalla ragazza. Mae si guardò un po’ intorno, pensando fino a che punto le fosse convenuto salire su quell’ascensore, ma stava morendo di freddo e aveva assolutamente bisogno di bere qualcosa di caldo, anche se dubitava che Harry ce l’avesse. Lo guardò per un’ultima volta, pensando che non fosse cambiato di un centimetro, e alla fine entrò dentro, evitando l’espressione soddisfatta dipinta sul volto del ragazzo.
Quando arrivarono a quello che doveva essere il quarto piano, il ragazzo si avviò alla porta ed aprì lasciando entrare anche Mae.
“Ti va un thè? – le chiese – E poi, posso darti qualcosa di asciutto da mettere.”
Mae annuì, senza rispondere. Il ragazzo pensò che tutto ciò fosse strano, ma non intendeva farsela scappare di nuovo. In due anni, non era riuscito a capire come avesse fatto Mae a sfuggirle. O forse lui l’aveva voluto? Non sapeva se l’aveva avuta davvero, se l’aveva amata davvero, perché al primo problema se l’era andata a gambe, senza alcuna spiegazione. Era sicuro che lei lo amasse ancora e sapeva che non sarebbe riuscito a resisterle, perché  in  fondo era sempre lo stesso ragazzo innamorato di due anni prima, ma troppo codardo per ammetterlo anche a se stesso.
“Allora – iniziò, tentando di cambiare argomento – Che ci fai a Londra?”
Mae sembrò rilassarsi, quando Harry le porse la tazza di thè. “Sono iscritta all’università.”
“Certo – sorrise Harry – Sei sempre stata intelligente, stupido io che te l’ho chiesto.”
La ragazza sorrise a sua volta, senza rispondere, ma quando il suo sguardo cadde su Harry che la stava osservando sentì le gambe tremare, il cuore battere forte e pensò che non fosse un buon segno. Doveva andarsene prima che fosse troppo tardi. Il suo cuore non avrebbe retto ancora a lungo.
“Adesso devo andare. – disse piatta – Domani, ho un esame importante.”
Recuperò la borsa e la giacca bagnati e si avviò alla porta. Harry l’afferrò per un braccio, prontamente prima che se ne andasse. Fece in modo che si voltasse e non perse nemmeno un secondo prima di baciarla. Aveva dimenticato quello che sentiva, ma non si era mai scordato delle labbra di Mae, le uniche che avesse mai amato. La ragazza si staccò bruscamente da lui e lo guardò con le lacrime agli occhi.
“Non te ne andare, Mae – la pregò – Non ora per favore.”
 
Mae si svegliò all’improvviso, per la pioggia che aveva iniziato a cadere ancora più forte. Harry stava ancora dormendo sul divano con il braccio intorno al suo fianco. Lei indossò la maglietta del ragazzo e cercando di non svegliarlo, si alzò e iniziò a vestirsi senza far rumore. Sapeva che sarebbe andata a finire così, sapeva che avrebbe dovuto chiudere con lui una volta per tutte ed era quello che stava cercando di fare. Infilò i jeans ancora umidi, ma il suo cellulare cadde a terra con un forte tonfo e svegliò Harry.
“Che stai facendo?” – le chiese, sorpreso e ancora addormentato.
La ragazza indietreggiò leggermente. “Io non ce la faccio, scusa.”
“A far cosa?”
“A sopportare tutto questo – rispose Mae allargando le braccia e indicando lei ed Harry – Chi me lo dice che non sparirai di nuovo? Mi hai detto che mi amavi e te ne sei andato e te ne andrai sempre perché non sai cosa significa tornare e rimanere.”
Il ragazzo si alzò e andò verso di lei. “Io non me ne vado te lo giuro.”
“Sai cosa ho pensato in questi due anni? – iniziò Mae, con le lacrime agli occhi – Ti ho cercato in tutte le persone che incontravo, mi ripetevo che non te n’eri andato davvero, che stavo sprecando il mio tempo dietro a te, ma ero convinta che ne valesse la pena, nonostante tutto. Ti ho aspettato in eterno, ma tu non sei mai tornato. Eri tutto quello che volevo anche se faceva male e non riuscivo a non pensarti. Ogni cosa che vedevo mi ricordava di te. Mi chiedevo se ti capitava di pensarmi la sera quando andavi a dormire, perché io lo facevo; mi chiedevo se tra tutto quello a cui potevi pensare, sceglievi di pensare a me.”
Harry rimase spiazzato da quelle parole. In realtà, sapeva di averla fatta soffrire, ma non fino a quel punto. Era stato un vigliacco. Era il re dei vigliacchi.
“Dicono che con il tempo passi, ma sai che c’è, Harry? – chiese retoricamente la ragazza – Che non passa mai, nemmeno dopo un milione di anni. Io ero lì per te, ma tu te ne sei fregato. Guarda l’amore cosa c’ha fatto: forse non ne vale davvero la pena.”
Raccolse le sue ultime cose e uscì di corsa. Fuori pioveva ancora e Harry sapeva che l’aveva persa per sempre.




Eccomi!
Ed ecco a voi il secondo capitolo, spero davvero che vi sia piaciuto! Intanto, vorrei dirvi "grazie" per le recensioni e per aver inserito la storia nelle seguite/ricordate, significa molto! Bhè, non ho altro da dirvi, se non che aspetto qualche vostra impressione su questo capitolo. 
Ci vediamo domani con il terzo allora!
un bacio, Giulia

 
  
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