Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Aki_chan_97    23/12/2013    8 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Io: Yo, minna, tadaima! :D (dovrebbe essere qualcosa del tipo “ciao, ragazzi, sono tornata” XD ok, non ho mai fatto giapponese in vita mia, questo è quel minimo che ho imparato dagli anime con audio originale, e potrei aver detto una grossa cavolata ^.^) grazie a tutti i lettori e recensori per avermi seguita fin qui ^^ tranquilli, questo è solo l’inizio XD E visto che ci siamo, tanti auguri di buon Natale a tutti! :D
 
Aki: Auguri, ce ne hai messo di tempo.
 
Io: eh, si lo so, ma da buona liceale non ho molto tempo per scrivere >o< (infatti siamo nel periodo delle vacanze natalizie...)
 
Aki: già, lo dimostrano i tuoi voti.
 
Io: ehi, bada che se fossi in un’altra sezione avrei una media migliore, il problema sono i prof della MIA sezione!
 
Aki: anche io sono andata a scuola prima di te, non mi sembra sia così impossibile reggere il tuo ritmo.
 
Io: ZITTA, SECCHIA!
 
Aki: O_O come osi piccola...
 
Io: -azzardati solo a ribattere e ti privo di tutti i tuoi poteri all’istante! Sono ancora io a comandare qui!!! E questa è la mia ora di sclerata, CHIARO??! Non capisco come facciate voi secchioni a sapere sempre tutto e alla perfezione! Dovete pur avere un segreto!! Non avete una vita sociale scommetto!! Oooh, ma secondo i prof noi abbiamo seeeeeempre tempo per studiare le loro materie, come se vivessimo per loro! Beh, io sono stufa! *butta il diario e volano migliaia di carte*
 
Aki: o_____o ...va bene, scusa....
 
Io: Bene! Scusate la sclerata, ecco a voi il nuovo capitolo ^-^ per riassumere, Aki ha soccorso un ignoto giovane (a lei uwu) che era svenuto per le strade del Satellite. Ora le cose verranno narrate dal POV di lui ;3 buona lettura! :D
 
*rassetta tutto*
 
 
POV: Yusei
 
Jack! Crow! NO!!!
 
Spalancai gli occhi di soprassalto, ma prima che questi potessero mettere a fuoco qualcosa avvertii un’intensa fitta di dolore al fianco sinistro. La mia mano si strinse immediatamente a quell'altezza e permisi che un lamento soffocato uscisse dalle mie labbra. La mia vista non si era ancora definita a sufficienza, e la mia testa stava girando fortemente. Non appena potei distinguere qualcosa oltre ai colori, mi accorsi che un soffitto scuro si stagliava sopra di me, e che mi trovavo sotto delle coperte, steso su un divano. Non era un posto familiare. Cercai di abituarmi alla luce che filtrava dalle finestre, combattendo la confusione: ero in una stanza abbastanza ampia, sembrava quella di una semplice abitazione. Chiusi gli occhi con forza, cercando di fare ordine tra i ricordi bui che affollavano la mia mente.
 
Che - diamine - era - successo? Ma soprattutto... dov’erano i miei amici?
 
Sollevai la mano destra sopra di me. ‘A quanto pare non è stato solo un sogno’, pensai. Il mio segno era davvero sparito. Non sentivo alcuna forza familiare percorrere le mie vene. Evidentemente il segno si era portato via anche tutto il resto. Concentrandomi, però, potevo sentire la natura di quel potere pervadere ancora il mio corpo nel profondo. Forse non tutto era perduto. Per mia fortuna –o sfortuna-, ne era rimasta una parte. Non era sufficiente per grandi manifestazioni, però c’era.
Riposi giù il braccio, e facendo leva sul gomito, cercai di sollevarmi in avanti fino a sedermi, e portai una mano sulla fronte con le dita tra i capelli, facendo cadere un piccolo panno umido da essa: quel mal di testa iniziava a darmi la nausea. Mi accorsi solo in quel momento che non indossavo più né giacca né maglia, ma che attorno al mio busto c’era una serie di fasciature. Potevo vedere anche quale fosse l’origine del dolore: distinsi chiazze di sangue sul mio fianco sinistro, diffuse lungo un’unica e sottile linea obliqua rosso-scura. Ora ricordavo... Ma che era successo poi? Tenevo ancora addosso i pantaloni bagnati dalla notte precedente, non erano freddi, ma mi davano abbastanza fastidio. Iniziai ad avvertire brividi lungo tutto il mio corpo, e all'improvviso non trovai più la forza di stare seduto. Appoggiai il braccio che prima era sulla mia fronte alla parete del divano alla mia destra per non cadere all'indietro, l’altro piegato dietro di me, e chiusi con forza le palpebre. Almeno la stanza avrebbe smesso di girare... forse. Cercai di regolare il mio respiro, ma non potevo rilassarmi del tutto: non sapevo ancora dove mi trovavo, né se gli eventi della sera prima avessero davvero avuto fine, e non avevo nemmeno idea del perché mi trovassi lì e non nelle grinfie del mio inseguitore. Davvero ero riuscito a seminarlo? Oppure, davvero mi aveva lasciato scappare?
 
Sentivo ogni centimetro del mio corpo come di piombo. Non potevo restare lì, volevo sapere chi era stato a portarmi in questa casa e perché mi aveva aiutato -a questo punto, direi che era alquanto probabile che avessi perso i sensi lungo la strada. Non avevo ancora visto nessuno, e questo non mi faceva stare molto a mio agio: poteva trattarsi di chiunque, non era detto che fossi salvo davvero. Raccolsi più energie possibili e feci scendere le gambe giù dal divano: curvai la schiena in avanti, e poggiai le mani lateralmente per sostenermi meglio. Mi sentivo abbastanza ...fragile. Non mi piaceva. Ora toccava alla parte peggiore però, rimettersi in piedi. Al primo tentativo sentii le gambe cedere bruscamente sotto il mio peso –altro che piombo-, e finii di nuovo in ginocchio, una mano a terra, l’altra aggrappata al fianco. Non potevo muovere un muscolo... era alquanto snervante.
 
Mi voltai e riappoggiai il braccio al divano, stavolta sfruttandolo meglio come appoggio per (ri)tirarmi su, e funzionò, per un po’ riuscii a stare in piedi, giusto il tempo necessario di spostarmi verso la cornice di un’altra porta. Forse alzarmi era stata davvero una pessima idea. Fui costretto a restare immobile per un secondo, la stanza ruotava vertiginosamente attorno a me, e iniziai a sentire gocce di sudore scendere sulla mia fronte; tenere gli occhi aperti stava diventando progressivamente più difficile, e brividi freddi percorrevano tutto il mio corpo. Stavo ansimando. ‘Se adesso mi mancano tutte queste forze è colpa di quel tizio’, pensai, irritato. Però volevo sapere chi altro c’era oltre me in queste mura. Doveva esserci qualcuno, no? Non potevo essere solo. Mossi un passo dentro la stanza a cui mi ero avvicinato ed esaminai l’interno, leggermente illuminato; successivamente sbarrai gli occhi.
 
Trova..ta.
 
E- era ...una ragazza. Questa sì che era una sorpresa. Stava dormendo, avvolta in un lenzuolo bianco, girata verso dov’ero io, le sottili dita di una mano leggermente curve erano accostate alle labbra: faceva tenerezza. L’altro braccio le cadeva piegato giù dalla spalla sul materasso, mettendo ancor più in risalto, uhm, il seno, di dimensione notevole... Poi osservai i suoi capelli rossi: erano tendenti al fucsia e corti, però aveva due ciocche ai lati del viso molto più lunghe che scendevano davanti alle spalle, e tante altre scomposte che le coprivano il volto. Da quel che avevo intravisto dai suoi lineamenti però, potevo dire che era molto carina. Doveva avere un anno o due al massimo meno di me; dalla sua espressione sembrava tranquilla, ma non so, era come se stesse pensando a qualcosa. Sognava forse? ‘No, non credo’. O almeno, ora non importava più, si era appena svegliata. Aveva socchiuso le palpebre e rivolto lo sguardo verso di me: spalancò di colpo gli occhi e saltò sul posto mettendosi seduta, tenendo le gambe piegate ancora sotto il lenzuolo. Vidi oltre il suo sguardo sorpreso due iridi color nocciola, ambrate tutt’attorno alle pupille nere, brillanti... Non avevo mai visto due occhi così incantevoli. Un leggero rossore le colorò le guance chiare, mettendo le sue ciglia scure ancora più in risalto. Stava arrossendo o cosa? Non avrei saputo dirlo con certezza. Però mi chiedevo... che ci faceva una ragazza così bella in un posto come questo? –eravamo ancora al Satellite, giusto?
 
Lei tentò di ricomporsi in fretta e si mise in piedi. “T-ti sei svegliato! Ma perché sei qui? Conciato come sei dovresti stare a riposo!”

“Tu chi sei?” Fu la prima cosa che mi venne in mente da “risponderle”. Lei esitò, e notai che abbassò leggermente lo sguardo. I suoi capelli le nascondevano quasi tutto il viso. “I-il mio nome non importa. Piuttosto, non mi sembra tu stia bene ora. Devi riposare ancora, la febbre non ti è passata”.  Febbre? Oh, adesso si spiegava tutto. Fantastico, ci mancava anche questa. Ma perché non voleva dirmi il suo nome?! No, aspetta, domanda più urgente.
 
“Dove sono?”. Lei sollevò la testa, guardandosi intorno. “Diciamo a casa mia. Ti ho trovato svenuto in un vicolo ieri notte, sotto la pioggia. Non potevo lasciarti lì a congelare...”. Mi ha risparmiato un’altra domanda, ottimo. Informazioni sufficienti. Ora, con calma, il resto...
 
“...perché non mi vuoi dire come ti chiami?” le chiesi, prima che potesse farmi lei qualunque altra richiesta. La sua faccia divenne ancora più cupa, come se stesse dicendo “Affari miei, ok?” Poi però disse qualcosa di un po’ diverso: “Lascia stare, è una lunga storia. Tanto prima o poi sentiresti come mi chiamano gli altri”.
 
Ma che razza di risposta era?! Ad ogni modo, non ebbi il tempo di continuare il discorso. La ragazza doveva essersi accorta che ero in difficoltà nel restare semplicemente in piedi, seppur appoggiato alla solita cornice della porta: avevo perso la presa, e l’equilibrio. Stavo praticamente collassando. Le sue mani arrivarono a sostenermi per le spalle, la mia testa scese praticamente affianco alla sua.
                                                                                                                    
“Torna subito di là.” ordinò secca. Non avevo scuse. In fondo, ammettiamolo, non era stata una mossa davvero geniale. Annuii silenziosamente, e lasciai che mi accompagnasse verso il divano da cui mi ero allontanato. Avevo cercato di ignorare le fitte che mi procurava il fianco fasciato, però più tempo restavo in piedi e più quelle si facevano intense; stavano diventando difficili da sopportare, ed io iniziavo a sentirmi ancora più debole di quanto già non fossi. Era assolutamente frustrante. Poi, nonostante le proteste delle mie gambe, raggiunsi il divano, e lei mi fece scendere pian piano fino a farmi stendere del tutto. Questo mi diede un po’ di sollievo, ma il disagio persisteva. Non era difficile sopportare il dolore per me: finché era contenuto potevo agire come se nulla fosse, ma la ferita e la febbre messe insieme non mi stavano rendendo la vita facile. In tutti i sensi credo. Calmai il respiro per l’ennesima volta; lei mi pose di nuovo addosso la coperta, almeno ora il freddo era diminuito.
 
“Cosa ti è successo?” mormorò lei, seduta su una sedia affianco a me, i capelli le nascondevano ancora gran parte degli occhi.
‘No, non chiedermelo, per favore. Non so come risponderti, non potresti mai credermi’ pensai. Meglio evitare. Che le avrei dovuto dire adesso?
 
 
*Nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Io: parlare dal punto di vista di un maschio non è facile (per una femmina). Abbiate pietà XD
 
Yusei: non credo sia andata troppo male, anche se quel dettaglio potevi risparmiartelo, e sai cosa mi riferisco...
 
Io: esattamente, lo so, ma, ti prego, non avevo resistito all’idea ^x^
 
Yusei: fantastico... scusami Aki...
 
Aki: è lei che si deve scusare, visto che è la scrittrice e///e mi ha fatto lo stesso scherzetto nel vecchio capitolo, ma mi pare di capire che sia un brutto vizio e////e   avanti tu, scusati!
 
Io: perché mai? Le vostre facce imbarazzate non hanno prezzo =w=
 
Aki & Yusei: e/////e
 
Io: visto? :’D
 
Aki: e questo cos’è? *raccoglie uno dei foglietti che erano caduti a terra dal diario*
 
Io: o.o dammelo subito!
 
Aki: ooooooh, ma che abbiamo qui? È un disegnino di- *glielo strappa di mano*
 
io: di nessuno! e.e i miei bozzetti sono solo per me e////e
 
Aki: scusa, la tua faccia rossa non ha prezzo :’)
 
io: tu brutta...
 
Yusei: calmatevi per favore. *respiro profondo* Ad ogni modo, *si volta verso un punto indefinito della stanza in cui dovrebbe trovarsi il pubblico* prima che queste due distruggano la stanza, vi suggerisco di lasciare una recensione, anche nel caso che non abbiate molte correzioni da fare: potrete comunicarci il vostro parere generico, eventuali suggerimenti da applicare o previsioni sul seguito. Grazie in anticipo, e di nuovo, auguri a tutti quanti *si inchina per scansare una sedia volante*
 
 
 
 
 
 
Disegno numero tre :D e ci risiamo con i collaaaaage... l’indecisione era tale che ho optato per “un po’ di tutto” XD è stato divertente disegnare Aki u.u non credevo sarei mai riuscita a far fare quella faccia a Yusei hahah :’) chissà se il rossore (appena accennato, lo so XD) sia per la febbre o per l’imbarazzo u_u vabbé, se c’è una cosa a cui tengo, è evitare di fare i personaggi troppo OOC, disegni compresi XD non potevo spezzare la faccia emotionless di Yusei u.u anyway, enjoy ^_^”    [chissà se potrò postarne altri ç-ç]
 
 
 
 
 
  
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