Ventitrè dicembre: Buon Natale, fallita.
(-2)
Quando fallisci e ne vieni a sapere
ti si allarga una voragine tra il cuore e i polmoni.
Clinicamente è una ferita, senza sangue,
ma dolorosa ed infetta;
apre il costato
- le ossa si crepano –
ed espone i liquidi dell’anima nuda e pulsante.
Galleggio a metà tra due mondi:
stupore e amarezza
lacrime e risate
scherno e disillusione.
Ho perso, ma non è una novità:
cado di nuovo
- inizio a stancarmi d’inciampare lungo questo sentiero –
e mi sbuccio le ginocchia già lese
- come quando da bambina correvo sul selciato affilato –
Non riesco nemmeno a scrivere.
- Ridete pure, ve lo concedo -
Le dita mi tremano.
Io tremo.
E niente.
Semplicemente niente.
Devo arrendermi a questo tremendo tremore
che mi paralizza e mi zittisce.
Una volta ancora.
*