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Autore: Northern Isa    24/12/2013    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 6


Durante le vacanze natalizie, gran parte degli studenti avevano lasciato Hogwarts per andare a trascorrere le festività con le loro famiglie. Roderick invece non si era mosso perché il castello era la sua casa, in senso letterale. Il ragazzino aveva in parte temuto, in parte atteso, la richiesta di sua zia Rowena di tornare ad occupare per quel periodo la sua stanza nella torre ovest, ma non era accaduto niente del genere. La Fondatrice probabilmente era stata troppo occupata a organizzare le nozze con l’arciduca, fatto stava che aveva riservato al nipote ben poche attenzioni. Per Roderick, quella situazione era una novità. Certo, dall’inizio dell’anno il riguardo di Lord Slytherin per lui, in quanto suo Capocasa, aveva superato quello di Lady Ravenclaw, ma il bambino si sarebbe quasi aspettato che, come i suoi compagni tornavano dalle famiglie nei periodi delle vacanze, anche a lui sarebbe successa la stessa cosa. Solo che, in quel caso, per tornare dalla sua unica parente non avrebbe dovuto spostarsi troppo.
Tutto sommato, l’effetto disarmante di quella novità era durato poco e Roderick si era sforzato di concentrarsi su altro. L’atmosfera era stata troppo festosa perché potesse dedicarsi più di tanto allo studio, ma era riuscito comunque a finire alla bell’e meglio i compiti che gli erano stati assegnati. La Sala Comune era stata più tranquilla del solito, deserta in confronto ai mesi precedenti, e Roderick aveva avuto modo di godersi quella pace. Certo, se avesse avuto i suoi amici accanto a lui avrebbe potuto giocare a Scacchi Magici tutto il tempo che voleva, ma nessuno di loro era rimasto al castello. Fino all’ultimo, Roderick aveva sperato in Lamia, dato che suo padre era uno dei quattro Capocasa, ma Lord Slytherin aveva sorpreso tutti lasciando Hogwarts con sua figlia.
Ben presto, Roderick ne aveva avuto abbastanza delle vacanze natalizie, perciò aveva accolto con sollievo l’ultimo giorno prima del ricominciare delle lezioni.
«È stato bellissimo!» esclamò Baldric, agitandosi con fervore sul divano più prossimo al camino della Sala Comune la sera del suo ritorno al castello. «Per tutta la durata delle vacanze abbiamo ospitato numerosi maghi e nobili del circondario. È stata un’idea di mia madre, naturalmente. Dice che, anche se dalla morte di mio padre il barone sono io, se fosse per me non si organizzerebbero mai queste cose – e ha ragione –, ma bisogna pur farle. Ha organizzato tutto lei, ma sono contento che l’abbia fatto! Ogni giorno si teneva una battuta di caccia e io ho partecipato sempre.»
Roderick, con la testa mollemente appoggiata su una mano, schiacciò ulteriormente la guancia contro le dita e roteò gli occhi. Braydan, seduto di fronte a lui con aria contratta, osservava la scacchiera come se si aspettasse di vederla trasformarsi da un momento all’altro in un Folletto.
«Una di queste volte vi inviterò tutti! Sarà splendido» concluse Baldric con espressione compiaciuta.
Contemporaneamente, Brayden fece la sua mossa sulla scacchiera e dichiarò di avere fatto scacco matto.
«Questo gioco mi ha stufato» dichiarò Roderick, andando a sedersi accanto all’amico sul divano e tendendo le mani verso il fuoco che scoppiettava nel camino.
«E tu invece cosa hai fatto in questi giorni?» domandò Baldric.
«Niente di che… le solite cose, immagino.»
«Non hai nessuna novità da riferirci? So che tua zia si sposa.»
Roderick non rispose subito. Non lo turbava l’argomento in sé, quanto la rapidità con cui si era diffusa la notizia. Ma Lady Ravenclaw e il suo futuro marito erano due personaggi importanti, si disse, non doveva meravigliarsi troppo.
«Sì, con l’arciduca Bachelor.»
«L’ho saputo» confermò il giovane barone. «È stata la notizia più chiacchierata dai miei ospiti, ma c’era da aspettarselo, visto quanto sono noti entrambi. Certo che… un Babbano! Te lo saresti aspettato?»
Roderick sospirò e si ritrasse dal fuoco.
«A dire la verità, no.»
«Nessuno se lo sarebbe aspettato» gli fece eco una voce distante. Apparteneva a Lamia che, seduta in disparte, stava sfogliando il libro di Pozioni. Aveva sostenuto di averne abbastanza di chiacchiere maschili, ma la verità che Roderick conosceva bene era che non voleva affrontare impreparata la lezione di Lady Ravenclaw prevista per la mattina seguente. «I quattro Fondatori sono maghi e streghe dai poteri ineguagliabili, sarebbe stato più logico se Lady Ravenclaw avesse scelto di prendere per marito un mago, se non alla sua altezza, il più vicino possibile ad essa. Ma un Babbano? Ha perso in partenza. Lo sostiene anche mio padre.»
Roderick si strinse nelle spalle e non rispose. Anche lui si era chiesto perché sua zia avesse scelto di sposare un uomo senza poteri magici e non era riuscito a trovare una risposta. Poi però aveva pensato che se Rowena si sentiva felice con quell’uomo, non aveva bisogno di porsi quesiti.
Il ragazzo si guardò intorno nel tentativo di appigliarsi a una cosa qualsiasi per cambiare argomento, ma i rintocchi della campana di Hogwarts interruppero la sua ricerca. Baldric si stiracchiò.
«È ora di andare a letto. Inizio ad andare in dormitorio, così posso lavarmi.»
Detto ciò, salutò gli altri e si avviò lungo la scala a chiocciola. Roderick si disse che il viaggio doveva averlo stancato molto, perché l’amico non aveva mai obbedito con quella solerzia ai rintocchi della campana.
 
«Buongiorno a tutti, studenti» esordì Rowena Ravenclaw, facendo il suo ingresso nell’aula di Pozioni.
Gli allievi del primo anno si sarebbero voltati a osservare il suo passaggio anche se la strega non avesse proferito parola, dato che fu preceduto da una zaffata nauseabonda che costrinse tutti a ricercarne la fonte.
Lady Ravenclaw attraversò l’aula fino a raggiungere la pedana sulla quale si trovava il suo scrittoio, alle spalle del quale quattro imponenti vetrine facevano bella mostra degli ingredienti che ospitavano sulle scansie. Dietro di lei, trotterellava un Elfo Domestico, con le grandi orecchie da pipistrello che pendevano verso il basso e le braccia sottili caricate con un sacco scuro. La creatura depositò il sacco ai piedi dello scrittoio, poi si esibì in un profondo inchino rivolto alla Fondatrice.
«Molto bene, Potty, grazie. Puoi tornare in cucina ora» gli disse la strega con un leggero cenno del capo.
Gli occhi degli studenti erano fissi sull’involto portato dall’Elfo Domestico. Lady Ravenclaw socchiuse gli occhi, portandosi due dita alla fronte, poi disse:
«Sì, è il contenuto del sacco a odorare in questo modo disgustoso. Potty ha trasportato la nuova scorta di milze di pipistrello, ingrediente fondamentale per la preparazione della pozione di cui ci occuperemo oggi.»
La strega trasse la bacchetta dalle pieghe del suo abito e la puntò verso la lavagna, dove iniziarono a comparire delle scritte bianche tracciate con il gesso.
Roderick strizzò gli occhi per leggere meglio e ricopiò sulla sua pergamena gli ingredienti e le fasi di preparazione della Pozione Dilatante. Poi si mise in fila con gli altri, diretto verso la pedana dell’insegnante, per prendere la dose di milze di pipistrello necessitata dal decotto. Fatto ciò, ritornò al calderone intorno al quale avrebbe lavorato insieme a Lamia e Baldric. Alla destra della loro postazione, Brayden, Alef e Ruben avevano già iniziato a introdurre le ortiche secche nel mortaio.
«D’accordo… Vediamo cosa dobbiamo fare» disse Roderick, concentrandosi sul loro bacile di pietra.
Baldric si tirò su le maniche e Lamia rilesse per la terza volta la sequenza di operazioni da svolgere.
Erano trascorsi ben tre quarti della lezione, e i tre allievi di Lord Slytherin si agitavano istericamente intorno al calderone con la terribile consapevolezza che l’aspetto blu notte della pozione, che tanto contrastava con la delicata tinta di verde che dovevano attendersi, era frutto di un loro fatale errore.
«Lamia, rileggi le indicazioni!» ripeté per l’ottava volta Roderick.
«Lo sto facendo, ma non riesco a capire cosa abbiamo fatto di sbagliato» sbottò l’amica, irritata.
«Rileggile con più attenzione!»
La Slytherin gli scoccò un’occhiata velenosa e gli sibilò contro qualcosa di sicuramente poco carino in Serpentese. Baldric contribuiva al loro battibecco con qualche disperato “Siamo spacciati, questa volta Lady Ravenclaw ci metterà zero!”.
All’ennesimo tentativo infruttuoso di Lamia di porre rimedio a quel disastro, Roderick decise di prendere l’iniziativa. Sapeva di non essere più in grado dell’amica di capire l’errore, ma conosceva qualcuno che avrebbe potuto.
«Abbie!» chiamò, protendendosi verso il gruppetto di allievi di sua zia che sembrava aver quasi terminato la sua pozione.
Abigail Preshy si voltò con qualche riluttanza, il volto madido a causa dei vapori sprigionati dal calderone al quale stava lavorando.
«Sembri a tuo agio con questa pozione» le disse Roderick con un sorriso. «Perché non vieni qua e ci dici cosa stiamo sbagliando?»
Abigail sollevò un sopracciglio e strinse le labbra.
«Si suppone che dobbiate lavorare da soli. E comunque io non ti aiuterei lo stesso» rispose, abbandonando il formalismo con cui si era rivolta a lui la prima volta che gli aveva parlato.
Roderick spalancò la bocca, contrariato.
«Non essere crudele!»
«Non mi interessa essere cortese con te» ribatté lei, incrociando le braccia sul petto. Il giovane Ravenclaw capì che ce l’aveva ancora con lui per ciò che gli aveva detto sulle sue origini babbane.
«Per favore!» l’implorò Roderick, consapevole del fatto che la lezione era quasi terminata.
Abigail l’osservò sottecchi per un attimo, poi sbuffò e lo raggiunse.
«D’accordo, vedrò di aiutarti» disse, chinandosi sul calderone con il quale Lamia e Baldric avevano fatto un disastro dopo l’altro. L’allieva di Lady Ravenclaw aggiunse un occhio di pesce palla al miscuglio e mescolò per un certo numero di volte, abbassò la fiamma e poi rimestò ancora. Man mano che lei agiva, la pozione si era schiarita sempre di più, fino a raggiungere una tinta indiscutibilmente verdognola. Non era esattamente quella che avrebbero dovuto ottenere, ma almeno il decotto non era più blu notte.
«Grazie» le disse Roderick, sospirando di sollievo.
In quella, Lady Ravenclaw iniziò a circolare tra i calderoni, prendendo un campione della pozione di ciascun gruppo, così Abigail ritornò in fretta e furia dai suoi compagni. Quando Rowena ebbe osservato la pozione del nipote e dei suoi compagni di lavoro, corrugò per un attimo la fronte, ma non disse niente. I rintocchi della campana di Hogwarts risuonarono prepotentemente e la strega accomiatò la classe.
Roderick, Lamia e Baldric furono tra gli ultimi a uscire dall’aula perché dovettero pulire i residui dei loro tentativi fallimentari; quando ebbero finito, non era rimasto quasi più nessuno.
«Meno male che quella Preshy ci ha dato una mano» osservò Lamia, «altrimenti avremmo iniziato veramente male!»
«Già» le fece eco Baldric, mettendo un braccio intorno alle spalle di Roderick con fare cameratesco. «Ma dobbiamo anche ringraziare il compare qui presente per averla convinta! Nessuno resiste al tuo fascino, vero?»
Roderick rise, ma smise subito quando l’oggetto dei loro discorsi gli passò accanto con un sorriso soddisfatto sul volto.
«Perché tu lo sappia» gli disse Abigail, «non ti ho aiutato per bontà d’animo, ma per dimostrarti che una strega di origini babbane come me è più dotata di un mago con una discendenza così sbalorditiva.»
Roderick, rimasto con un palmo di naso, assistette alla sua uscita senza riuscire a ribattere nulla.
 
L’inverno era terminato e l’aria più calda era intervenuta a sbrinare il parco di Hogwarts e gli umori degli abitanti del castello. La frenesia e quella sensazione carica di eccitata attesa che serpeggiava lungo i corridoi però non erano dovute tanto all’arrivo della bella stagione, quanto all’imminenza delle nozze di una Fondatrice della scuola.
Roderick si trovava nel suo dormitorio nei sotterranei e stava contemplando allo specchio l’effetto che l’abito da cerimonia aveva su di lui. La veste che gli era stata confezionata per l’occasione gli cadeva a pennello, era di un colore a metà tra il verde e il ciano che doveva avere un nome tecnico, ma che lui ignorava e sarebbe vissuto bene anche senza conoscerlo. I risvolti intorno alle maniche e alla base della veste erano ricamati con dei fili color ottone che ben si armonizzavano con i suoi capelli. Roderick si passò una mano tra le ciocche ricciute, tentando di ravviarle, dopodiché pensò di essere pronto.
«Allora? Andiamo?» domandò Baldric, improvvisamente comparso accanto a lui. Doveva aver fatto qualcosa ai capelli, perché erano più lucenti e ordinati del solito, e la veste che indossava era una delle più sontuose che Roderick gli aveva visto addosso. L’arciduca Bachelor aveva invitato al suo matrimonio tutta la nobiltà più in vista della Gran Bretagna, categoria che comprendeva anche il barone Redslaught.
Roderick annuì alla domanda dell’amico ed entrambi scesero nella Sala Comune, deserta a causa delle vacanze pasquali. Prima di uscire dai sotterranei, il giovane Ravenclaw lanciò una rapida occhiata alla scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile.
Baldric dovette capire al volo quale pensiero gli avesse attraversato la mente, perché gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla:
«Vedrai che Lord Slytherin e Lamia saranno presenti.»
Roderick si strinse nelle spalle, piuttosto dubbioso. Da quando sua zia aveva comunicato l’intenzione di sposarsi, il ragazzo aveva assistito alle reazioni più diverse, ma nessuna era stata tanto bizzarra quanto quella degli Slytherin. Roderick si era persino azzardato a pensare che il suo Capocasa fosse apparso piuttosto ostile. Non c’era da meravigliarsi troppo, data la considerazione che Lord Slytherin aveva dei Babbani, eppure tutto il mondo magico e non si sarebbe aspettato di vedere alle nozze il quartetto di Fondatori al completo. Roderick sapeva bene che tutta la nobiltà babbana non si sarebbe neanche avvicinata al valore e all’importanza di quei maghi e di quelle streghe.
I due allievi di Lord Slytherin uscirono dai sotterranei e percorsero rapidamente le scale e i corridoi che li condussero fino in Sala Grande. Lì trovarono il guardiacaccia Harvey Keepwood ad attenderli.
«Buongiorno, signori» esordì questi, abbassando leggermente la testa coperta da sottili capelli color topo.
I ragazzi ricambiarono il saluto, dopodiché il guardiacaccia li scortò nel parco. Lungo le rive del lago stanziava una certa moltitudine di persone: si trattava di ragazzi più o meno dell’età di Roderick e Baldric, alcuni più grandi che avevano ormai l’aspetto di uomini e donne adulti, insieme ai loro genitori.
«Madre!» chiamò Baldric appena Lady Redslaught fu in vista.
Roderick non l’aveva mai conosciuta prima e si sorprese nel notare la somiglianza con il figlio. Avevano gli stessi capelli lisci e scuri e la stessa fronte spaziosa. La strega però era più minuta, segno del fatto che Baldric doveva aver preso la statura e le spalle larghe dal suo defunto padre.
Lady Redslaught salutò il figlio e Roderick le venne presentato.
«È un piacere conoscerti, Baldric mi ha parlato tanto di te» disse la donna, accompagnando le sue parole con un discreto cenno del capo.
Roderick ricambiò il suo sorriso, dopodiché ricominciò a percorrere con lo sguardo le persone intorno a lui. Poco dopo, Keepwood fendette la folla per annunciare che la Passaporta era pronta.
«Ci condurrà tutti alla corte di re Ethelred, dove si terrà il matrimonio» spiegò Lady Redslaught. «Sarà sicuramente una festa imponente, dato il numero di invitati, ma c’era da aspettarselo.»
La strega indicò con un gesto ampio e vago gli studenti di Hogwarts e i loro genitori. Roderick ne conosceva molti solo di vista: si trattava di esponenti di famiglie importanti sia nel mondo magico che in quello babbano.
A un’altra parola di Keepwood, Roderick, Baldric, sua madre e altri maghi e streghe attorniarono una piccola scatola d’argento che era stata depositata sull’erba.
Il giovane Ravenclaw allungò la mano e poggiò l’indice della mano destra sulla scatola, subito dopo tutto intorno a lui iniziò a vorticare, i colori si confusero gli uni con altri, la luce del mattino venne inghiottita dal vortice in cui si trovava e una fastidiosa sensazione al ventre sembrò che volesse strappargli l’ombelico. Con la stessa rapidità con cui era cominciata, quella sensazione terminò, e il ragazzo tornò a poggiare i piedi per terra. Non si trattava più del manto erboso che circondava il Lago Nero, ma di solida e rigida pietra.
Roderick alzò la testa e scoprì di essere al centro del maestoso cortile del castello di re Ethelred. Era circondato da mura grigie che terminavano con delle merlature, inframmezzate da feritoie e finestre più ampie, dotate di vetri colorati. Al centro del cortile c’era un grande pozzo, costruito con le stesse pietre chiare delle mura, sormontato da un arco in ferro battuto intorno al quale si avvolgevano piante rampicanti, punteggiate da graziosi fiori bianchi che emanavano un profumo invitante.
Seguendo i loro compagni di viaggio, a loro volta messisi in moto in direzione dei servitori del re che stavano loro dando il benvenuto, Roderick e Baldric salirono tre scalini stretti e lunghi e attraversarono l’imponente arco della porta.
«Benvenuti, gentili ospiti» stavano dicendo i servitori, profondendosi in inchini. «Benvenuti nella dimora di re Ethelred.»





NdA: Mi piace troppo l’idea di Baldric piccolo barone! La notizia delle nozze di Rowena e dell’arciduca si sta spargendo e non tutti l’accolgono con estremo entusiasmo, in effetti la scelta della strega è stata piuttosto insolita.
Contrariamente alla fama degli Slytherin, Roderick non è un asso in Pozioni! All’inizio Abigail non lo vuole aiutare, ancora risentita per ciò che lui le aveva detto (capitolo 5), ma alla fine cede: chi può resistere al fascino di un tipo per metà Veela come Rod? Episodio inserito per sottolineare ancora una volta l’elemento-fascino che dovevo usare come prompt.
Le nozze sono ormai alle porte, preparate i confetti.
   
 
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