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Autore: HikariMoon    24/12/2013    2 recensioni
(Post-Dan il Guerriero Rosso e Pre-Brave) La battaglia contro il Re del Mondo Altrove è ormai alle spalle e i sei Maestri della Luce si godono la fama della loro vittoria. Ma improvvisamente la direzione del vento cambia. Da un giorno all’altro, i giornalisti, che li rincorrevano per intervistarli, cominciano a sollevare dubbi che ben presto di trasformano in accuse. Pian piano tutti i compagni di scuola e anche gli amici cominciano ad evitarli, arrivando a convincersi anche loro che i Maestri della Luce abbiano privato la Terra del Sistema dei Nuclei. I sei ragazzi, però, sono decisi a continuare la loro battaglia nonostante tutto e questo li porta a scontrarsi con le proprie famiglie. Ma, alla fine, le accuse e le derisioni finiscono per minare la determinazione e la volontà dei Maestri della Luce, portandoli uno a uno, ad arrendersi…
Genere: Angst, Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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Capitolo 2

Erano passate un paio di settimane da quell’intervista finita male e ben presto i Maestri della Luce si erano resi conto che quello non era stato un episodio isolato. I dubbi sollevati nei loro confronti da quell’intervista non erano stati dimenticati. Anzi, sempre più persone avevano cominciato a crederci e, di conseguenza, avevano cominciato a dubitare di loro. I sei ragazzi non se ne erano accorti subito. I primi giorni dopo quell’episodio tutto era rimasto come prima, con i compagni di classe che continuavano a chiedere di duellare con loro o di essere loro amici. Le insinuazioni di quei giornalisti non sembravano aver sortito alcun effetto. Ma era stata un’illusione. E i Maestri della Luce capirono troppo tardi di aver sottovalutato quello che era successo.

Il campanello d’allarme arrivò dai mezzi di comunicazioni. Lentamente ma in modo inarrestabile, cominciarono ad essere pubblicati articoli in cui si metteva in dubbio l’“eroismo” dei Maestri della Luce. Che subito vennero seguiti dai servizi televisivi, dove persone di tutti i generi (da personaggi famosi a persone fermate per le strade) venivano interrogate su cosa pensavano dei loro. Inutile dire che, sempre più persone in tutto il mondo cominciavano a dubitare dei sei ragazzi. E attecchiva sempre più l’idea che i Maestri della Luce avessero combattuto solo per tornaconto personale, solo per la fama e il successo. E che, per ottenerlo, avessero di proposito impedito alla Terra di ottenere il Sistema dei Nuclei, promesso dal Re del Mondo Altrove. Addirittura, qualcuno insinuava che fossero stati gli stessi Maestri della Luce a far sembrare il Sovrano del Mondo Altrove un nemico, solo perché altrimenti non sarebbero potuti essere acclamati come eroi.

Dan, Mai, Yuuki, Clarky, Hideto e Kenzo erano rimasti, inizialmente, scioccati da tutto quello. Rapidamente erano stati trasformati in star, altrettanto rapidamente ora stavano venendo dipinti come nemici della Terra. Le loro voci, alzate nel momento in cui avevano preso piena coscienza di quello che stava succedendo, non servirono a nulla. Pian piano, tutti coloro che si erano professati “amici” o “fan” presero di nuovo le distanze. C’era chi, addirittura, li guardava con disprezzo, ignorandoli quando camminavano tra i corridoi della scuola. Questo, però, non aveva indebolito i Maestri della Luce che aveva ripreso a combattere. Era una nuova battaglia, ma erano più che determinati a vincerla. Per far trionfare la verità, per tutti i loro amici di Gran RoRo e per tutti i sacrifici che avevano fatto.

Ma non erano a Gran RoRo, erano sulla Terra. La battaglia che stavano affrontando non si sarebbe decisa a Battle Spirits. E loro non potevano sapere quanto inesperti fossero per un simile scontro. Lo avevano già visto con il Re del Mondo Altrove: era riuscito a convincere l’opinione pubblica sfruttando l’inganno e loro non avevano potuto fare nulla. La loro vittoria era dipesa solo da Battle Spirits.

E lo capirono in quei giorni, in quelle settimane di fine maggio e inizio giugno. Fu allora che si resero conto del potere che potevano avere i mass media e l’opinione pubblica: potere che si estendeva su tutto, anche su quei legami che i sei giovani ragazzi avevano dato per scontati e che avevano creduto così solidi da poter resistere a tutto quello. Sbagliando anche in questo, perché, se anche erano nate delle discussioni tra i Maestri della Luce e i loro familiari, mai avrebbero creduto di poter essere lasciati soli.

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Mai era di cattivo umore. Continuava a pensare alla sera prima e alla discussione che aveva avuto con i propri genitori. Volevano che lei la smettesse. Volevano che non continuasse insieme agli altri Maestri della Luce a far sentire la loro voce, a combattere. Avevano paura che le potesse succedere qualcosa. Mai si fermò e fissò il via vai di persone sul marciapiede, dirette a lavoro o a scuola come lei. Con rabbia strinse il manico della borsa in cui teneva il suo inseparabile computer. Come potevano tutte quelle persone credere a quelle insinuazioni? Non avevano visto quello che era successo in agosto? Non avevano visto il cielo nero, la distruzione imminente della Terra? Come potevano pensare che fossero loro i cattivi? La ragazza sbuffò e colpì con un piede un sasso che si trovava davanti a lei che, dopo un piccolo volo, finì contro un cassonetto dei rifiuti. A quel punto Mai, di umore nero come prima, riprese a camminare. Anche sul suo blog. La maggioranza dei contatti erano sfumati e la maggior parte di chi ancora inseriva discussioni lo faceva solo per deridere lei e i Maestri della Luce… o peggio offenderli. Perché? Che cosa era successo? Mai si morse un labbro per non far uscire le lacrime che le pungevano gli occhi. Un attimo dopo scosse la testa: non poteva arrendersi. Non doveva cedere. Altrimenti faceva solo il loro gioco.

Mentre camminava verso la scuola, Mai tornò a pensare ai suoi genitori. Li capiva. L’anno prima avevano creduto che le fosse successo qualcosa o, ancora peggio, di averla persa. Era logico e normale che si preoccupassero. Ma perché non capivano che era la cosa giusta continuare a lottare per far trionfare la verità? Anche Kaoru aveva provato a presentare la cosa sotto quella luce, ma non era servito. Ma Mai non accusava la sorella di non aver parteggiato per lei. Kaoru aveva fatto fin troppo. Sapeva benissimo che anche lei cominciava ad avere problemi all’università: c’era anche lì chi se la prendeva con lei solo perché era sorella di Mai Viole, il Guerriero Viola. L’unico lato positivo era che Kaoru non era certo una che si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente. Ma cosa sarebbe successo in futuro? Se dopo la loro vittoria aveva avuto dubbi su quello che l’avrebbe aspettata nei mesi successivi, ora ne aveva quasi paura. Non voleva che chi le stava vicino soffrisse per causa sua… o meglio per la stupidità dilagante.

Finalmente era arrivata. La ragazza ignorò le occhiate dei compagni di scuola. Era da giorni che aveva imparato a convivere con quell’indifferenza e con il tono derisorio con cui qualcuno l’apostrofava (o come la pensava lei, aveva imparato perfettamente ad ignorare quegli stupidi che abboccavano a quelle idiozie). Fu per questo che cercò subito con lo sguardo i suoi amici. Non appena li vide, Mai sorrise e accelerò il passo per raggiungerli: quel week-end non si erano sentiti e non vedeva l’ora di parlare con qualcuno che era rimasto accanto a lei nonostante tutto e che sapeva pensare con la sua testa. Daichi, Ayako e gli altri stavano entrando nell’edificio insieme alla maggior parte degli studenti, dato che mancavano una decina di minuti all’inizio delle lezioni.

Rendendosi conto che i cinque ragazzi non si erano accorti di lei, Mai alzò il braccio muovendo la mano per farsi notare.

“Daichi, Ayako… ragazzi!”

Quello che successe dopo, fu per Mai come una pugnalata alle spalle. Daichi, Ayako e gli altri si voltarono appena verso di lei. I loro occhi si incrociarono e Mai vide nei loro sguardi una grande incertezza. Per un istante i cinque si scambiarono delle occhiate con cui muti si interrogavano. Poi, alla fine, la guardarono ancora un istante e Mai ebbe l’impressione che in qualche modo cercassero di chiederle scusa. E si voltarono entrando nell’edificio.

Il sorriso morì sulle labbra di Mai, che per un istante ebbe l’impressione che il pavimento le venisse a mancare sotto i piedi. L’avevano ignorata. L’avevano vista e si erano voltati dall’altra parte, come se non la conoscessero. Per lunghi istanti Mai fissò con gli occhi sgranati il portone della scuola. E in quegli istanti capì che cosa era successo: l’avevano abbandonata. Forse credevano ai mass media, forse avevano paura delle conseguenze… ma qualunque fosse la ragione, era bastata quella per cancellare la loro amicizia: un’amicizia che era nata fin da quando erano bambini. Fu in quel momento che sentì una lacrima scivolarle lungo la guancia.

Con rabbia, Mai asciugò le lacrime con il dorso della mano. Non l’avrebbero vista piangere. Non meritavano le sue lacrime. Se quella era la loro scelta, lei non avrebbe fatto nulla per farla cambiare. Lei era Mai Viole… poteva farcela benissimo da sola e insieme a quelli che erano i suoi veri amici. Se loro non volevano più avere nulla a che fare con lei, tanto meglio. Almeno ora sapeva chi erano veramente le persone di cui potersi fidare.

Mai entrò nell’aula a testa alta e non guardò neanche una volta i cinque ragazzi, che invece tenevano lo sguardo basso, forse vergognandosi di quello che avevano fatto. Una volta calmata, Mai decise di dar loro ancora una possibilità. Durante la prima pausa, aspettò speranzosa che loro venissero da lei per scusarsi o per lo meno parlare con lei come ogni giorno. Ma non successe. La delusione fu fortissima, ma Mai era decisa a non farlo vedere. Durante le pause successive, la ragazza finse di essere sempre impegnatissima al computer e fece di tutto per stare alla larga dai cinque ragazzi. Alla fine delle lezioni, Mai prese rapidamente le sue cose e uscì con passo deciso. Non aveva alcuna intenzione di parlare con loro. Ma Daichi, Ayako e gli altri le corsero dietro e riuscirono a raggiungerla fuori dal cancello.

Mai, sentendoli arrivare e sentendo che la chiamavano, fece finta di niente continuando imperterrita a camminare. Quando la mano di Daichi le afferrò un braccio, Mai si voltò liberandosi bruscamente dalla presa.

“Che cosa volete?”

Mai non cercò neanche di diminuire il tono brusco con cui parlò e lo sguardo ametista che lanciò ai cinque ragazzi rivelava tutta la sua furia e la sua delusione. Daichi la guardava imbarazzato e sia da lui, sia dagli altri traspariva la loro vergogna.

“Mai, permettici di spiegarti…”

Mai incrociò le braccia fissandoli indignata e sorrise sarcastica.

“Che cosa? Che siete stati anche voi così stupidi da credere a tutte quelle idiozie? Che questo è bastato per distruggere la nostra amicizia? Che cosa dovrei lasciarvi spiegare, Daichi?”

Ayako fece un passo avanti con gli occhi lucidi, sul punto di scoppiare a piangere.

“Mai scusaci… per favore… noi… noi siamo stati stupidi… credevamo che…”

La ragazza non poté continuare perché scoppiò a piangere. La bionda la abbracciò voltandosi verso Mai.

“Mai, per favore.”

Mai scosse la testa con decisione. “Non posso scusarvi. Non voglio scusarvi. Ma vi ringrazio… almeno ora so chi sono veramente miei amici.”

Daichi la guardò sconsolato. “Mai, ti prego ascoltaci…”

Mai gli impedì di proseguire. “L’amicizia è esserci sempre… soprattutto quando uno ne ha bisogno. E voi questo non lo avete fatto. Quando sono diventata famosa c’eravate. Ma questa mattina mi avete ignorata, come se non mi conosceste. Per un po’ ho sperato che voi cambiaste idea… ma anche dopo avete continuato ad ignorarmi: probabilmente vi vergognate di farvi vedere con una dei Maestri della Luce. Non preoccupatevi: È finita.”

La mora cercò di avvicinarsi a lei. Ma lo sguardo di Mai la fece fermare.

“Credevo di avere degli amici in voi, ma mi sbagliavo. Mi avete deluso.”

Mai non aggiunse altro e si voltò allontanandosi velocemente, impedendo loro di dirle qualcos’altro. Era arrabbiata, ferita, ma non piangeva. Non aveva nessuna intenzione di piangere. Avrebbe continuato a combattere, alla faccia di tutti quelli che li volevano far cadere. Arrivò a casa senza quasi accorgersene. Non appena entrò nell’atrio, sentì provenire dal salotto il rumore della televisione. Toltasi le scarpe, Mai si avvicinò per sentire meglio e capì subito di che cosa si trattava.

“Ed è per questo che io sono qui, a correre per essere eletto Presidente. Per riparare agli errori di chi, investito di un ruolo fondamentale da tutto il mondo, investito dalla fiducia di tutti, ha lasciato invece decidere ad un gruppo di ragazzi…”

Mai non aspettò oltre ed entrò nella stanza, raggiungendo il televisore e spegnendolo. La voce di sua madre, ferma sul vano della cucina, fu la prima a farsi sentire.

“Mai!”

La ragazza si voltò lanciando uno sguardo combattivo verso i genitori e la sorella.

“Mi sembrava che le stupidaggini dette da quel tipo le avessimo già sentite ieri sera.”

Suo padre la guardò con rimprovero. “Mai, non è un delitto guardare il telegiornale.”

La ragazza incrociò le braccia. “No. Ma è un delitto contro l’intelligenza credere a tutto questo!”

Kaoru, prevedendo guai in arrivo, si alzò cercando di calmare la sorella.

“Mai, lascia stare… lo sai che le persone parlano senza pensare.”

Mai scosse la testa con decisione. “No, non lascio stare. E non m’importa nulla di quello che dicono le persone, m’importa delle persone che, senza pensare, ascoltano!”

La madre entrò nella stanza sgridandola. “Mai, penso che non meritiamo questo trattamento da te.”

Il padre si alzò dal divano e annuì. “Sono d’accordo. Tu ci accusi, ma non possiamo fare niente noi!”

Mai li fissò. “Potreste credermi.”

La madre sospirò rassegnata. “Noi ti crediamo…”

La ragazza scosse la testa. “No, non mi credete. Altrimenti non cerchereste di impedirmi di combattere insieme ai miei amici!”

Il padre la guardò, parlando con tono duro. “Mai, noi vogliamo solo proteggerti. Dove credete di poter arrivare continuando così, me lo dici? Pensi che saremo contenti se qualcuno ti facesse del male per la tua ostinazione?”

Mai fissò i genitori con astio. “Non è ostinazione. I nostri non sono capricci. Noi faremo trionfare la verità, che voi lo vogliate o no!”

L’uomo alzò una mano pe zittirla. “Basta, Mai. Non ti permetteremo di mettere in gioco la tua vita e il tuo futuro. Ti vieto di incontrare ancora gli altri Maestri della Luce!”

Mai lo fissò con gli occhi sgranati per qualche istante. Kaoru si voltò verso i genitori, cercando di calmarli. La voce del Guerriero Viola, però, la fece di nuovo voltare. Quando Kaoru si voltò vide Mai immobile: sembrava calma mentre parlava.

“Io continuerò a combattere.”

Mai non disse altro e impedì ai genitori di negarglielo di nuovo. Non diede loro il tempo di dire nulla, si voltò, afferrò la borsa del computer e corse verso la porta d’entrata. Mentre indossava di nuovo le scarpe, Mai ignorò le voci dei genitori e di Kaoru che la chiamavano. Uscì dalla casa di corsa e si fiondò giù per le scale. Le lacrime, che tutta la giornata avevano minacciato di uscire, le bagnarono le guance mentre correva giù per le scale. Ai piani superiori, sentì i genitori chiamarla. Voleva andarsene lontano, lontano da tutti quelli che non credevano veramente in lei e nei suoi amici. Raggiunse la strada e continuò a correre lasciandosi dietro la propria casa. Lei voleva combattere. Voleva far trionfare la verità. Doveva farlo. Per tutte le persone che contavano su di loro, per Gran RoRo.

Mai continuava a correre e solo dopo vari minuti riuscì a calmarsi a sufficienza per pensare con lucidità. Non sarebbe tornata a casa, non per il momento almeno. I suoi genitori non volevano appoggiarla, le avevano voltato le spalle: anche loro erano riusciti a deluderla. Ma allora dove andare? Ferma ad un semaforo, Mai si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Poteva andare soltanto dai suoi amici. Dai suoi veri amici: i Maestri della Luce.

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Hideto non ne poteva più. Prima c’era stata la fama. Era stato divertente, gli era sembrato di essere una star, era stato piacevole essere ammirato da tutti. Poi era tornato tutto come l’anno prima. Il ragazzo, mentre camminava nel corridoio della scuola, venne improvvisamente spintonato. Hideto sbattè contro il muro e per poco tutti i libri che teneva in mano non gli caddero per terra. Quando alzò lo sguardo, vide i tre soliti bulli superarlo ridendo.

“Guarda dove vai… idiota.”

Altre risate risuonarono nel corridoio. Hideto li ignorò, tanto reagire in qualche modo non serviva a niente. E poi, presto l’anno scolastico sarebbe finito. Il ragazzo fece vagare lo sguardo sui compagni di scuola, riconoscendo molti di quelli che lo avevano riempito di elogi fino a qualche settimana prima. Già, fino a quando i giornalisti, le televisione e pian piano l’opinione pubblica avevano cominciato a presentarli come coloro che avevano impedito alla Terra di risolvere i suoi problemi. Hideto sospirò e riprese a camminare, ignorando le occhiate dei compagni di scuola. Non che propriamente gli mancasse tutto quello che era venuto con la fama. Era già da mesi che non gli sembrava più di essere sé stesso. Avrebbe voluto più di una volta parlarne con gli altri, ma non voleva sembrare il solito ragazzino incapace che ha bisogno degli altri per cavarsi dai guai. E poi non era neanche certo che per loro fosse così. Anche se era certo che qualcosa era cambiato veramente da qualche settimana a quella parte: non c’era più quell’armonia, quella serenità che aveva contraddistinto le loro riunioni. Di fondo aveva percepito una tensione, un’inquietudine che velava ciascuno di loro. Tranne forse Dan e Yuuki. Sì, loro sembravano riuscire a farsi scivolare addosso tutto quello: avevano un obbiettivo e non si sarebbero arresi. Non si era mai dimenticato di ciò che aveva pensato duellando con Dan dopo aver duellato con Yuuki: c’era una luce simile nei loro occhi. E anche adesso lo stavano dimostrando.

Hideto uscì dall’edificio, come la maggior parte degli studenti. Il sole splendeva alto nel cielo e faceva caldo. Si vedeva che l’estate stava per arrivare. Ma Hideto non riusciva a gioirne. La “vacanza dei Maestri della Luce” era andata in fumo. Con il clima generale, nessuno di loro aveva più voglia di andarsi a divertire. Per fare cosa, poi? Andare in un posto dove tutti li avrebbero derisi? Piuttosto era meglio rimanere e combattere… ma anche quello era difficile.

Hideto continuava a pensare agli scarsi risultati raggiunti in quelle settimane. Nessuno li stava ad ascoltare. Nessuno credeva loro. I primi ad abbandonarli erano stati tutti quei falsi amici che erano arrivati dopo la loro vittoria. Come i tre bulli, che avevano rapidamente dimenticato di averlo chiamato “amico” da mesi a quella parte. Non che gli cambiasse qualcosa averli amici o no… ma il fatto era che anche le persone che erano più vicine loro, cominciavano a faticare a credere loro. Hideto sospirò ripensando alle discussioni che erano nate a casa sua.

Suo padre, quando aveva visto quello che era successo in quell’intervista, si era arrabbiato con lui, gridando che i suoi nuovi amici erano dei violenti che lo avrebbero traviato. Hideto aveva provato in tutti i modi a fargli capire che era stato il giornalista ad istigare, che Yuuki non avrebbe potuto trattenersi sentendo qualcuno parlare male dell’amata sorella. Ma era stata una causa persa. Anche sua madre aveva cercato di calmarlo, dicendo che poteva essere stato un caso isolato. Dopotutto li avevano conosciuti anche loro gli altri Maestri della Luce ed erano sembrati tutti dei bravi ragazzi. La donna insieme al nonno era riuscita a calmare l’uomo. Ma la cosa non era finita.

Discussioni sempre più frequenti erano nate, successivamente agli articoli, ai servizi e alle interviste pubblicate e trasmesse ai telegiornali. E pian piano, anche la madre di Hideto aveva cominciato a preoccuparsi di quello che gli sarebbe potuto succedere continuando a frequentare i Maestri della Luce. Hideto sentiva che un giorno gli avrebbero imposto di non incontrarli più. Come facevano a non capire che era grazie a Dan e agli altri se era diventato un ragazzo migliore? Come facevano a credere a quello che dicevano nei telegiornali? Quello che più lo faceva soffrire era che non credevano neanche a quello che lui mesi prima aveva loro raccontato. L’unico che ancora stava dalla sua parte era suo nonno, ma poteva fare ben poco. Suo padre non avrebbe certo dato retta al suocero se si sarebbe convinto che per Hideto era più sicuro non rivedere più i Maestri della Luce.

Quella vita stava diventando soffocante. Tokyo stava diventando soffocante. Sembrava che non ci fosse più nessuno disposto a stare dalla loro parte. Come avrebbero fatto in modo che Magisa aprisse di nuovo i portali?

Hideto vide davanti a sé il cancelletto di casa. Prese le chiavi ed entrò. Quando arrivò alla porta, sentì subito la voce di suo padre. Il ragazzo sospirò: stavano di nuovo discutendo. Hideto entrò e, attraverso la porta che dava sul soggiorno, vide la scena che ormai da giorni gli si presentava davanti: suo padre e suo nonno che discutevano e sua madre che cercava di calmarli, senza prendere le parti di nessuno dei due.

“Sono io suo padre non tu! Avrò il diritto di proteggere mio figlio!”

Il nonno lo guardò infastidito. “Non lo proteggi, portandolo via dai suoi amici.”

L’uomo, in piedi, si voltò esasperato verso il suocero. “Non è questo il punto! Maledizione, ma non l’hai visto anche tu il telegiornale?”

Il nonno sbuffò, scuotendo la testa. “Se crederei a tutte le cose che dice quella scatola…”

Il padre di Hideto si passò una mano tra i capelli, guardando la moglie.

“Tesoro, fa ragionare tuo padre! Hai sentito cosa dicono tutti, anche uno dei due candidati alla presidenza americana… non possiamo far rischiare nostro figlio per lasciarlo andare in giro con quelli là!”

La donna sospirò. “Lo so… neanche io non voglio che gli succeda niente. Ma sono pur sempre i suoi amici.”

Hideto ascoltava tutto, da dietro il muro. I tre adulti non si erano accorti di lui, troppo impegnati a discutere. Se solo anche sulla Terra tutto avesse funzionato con Battle Spirits… tutto si sarebbe risolto molto più facilmente. La voce di suo padre tornò ad attirare la sua attenzione.

“Amici o non amici, se la situazione rimane questa, sai benissimo che la cosa migliore è…”

Hideto si staccò dal muro entrando di corsa dentro al soggiorno. “No!”

I due uomini e la donna si voltarono sorpresi, accorgendosi solo in quel momento della presenza del figlio. La madre di Hideto lo guardò, cercando di sorridere.

“Hideto, non ti avevamo sentito entrare. Fra poco pranzeremo… perché non vai a sistemare le tue cose in camera tua?”

Hideto inspirò e scosse la testa con decisione. “No… non potete impedirmi di vedere i miei amici!”

Il nonno lo guardò comprensivo, ma non poté dire niente perché il genero iniziò a parlare prima di lui.

“Hideto, capisco che può essere difficile per te, ma…”

Hideto guardò il padre con espressione determinata. “Niente ma, papà. Tu non riesci a capire. Qualcuno si è mai preoccupato di qualcosa, quando a scuola dei bulli continuavano a prendermi in giro o a rubarmi le mie carte?”

Il padre e il nonno di Hideto sgranarono gli occhi e anche la madre, che portò una mano al viso.

“Tesoro, perché non ci hai mai detto niente?”

Hideto alzò le spalle. “Perché non volevo preoccuparvi, anche se avevo paura di andare a scuola… perché credevo che così mi sarei mostrato debole e loro mi avrebbero preso di mira ancora di più. Ma adesso non mi importa. Possono esserci tutti i bulli che vogliono a scuola, ma io non ho più paura. Perché so di avere degli amici su cui contare… amici veri che sono sempre dalla mia parte!”

Il nonno, seduto sulla poltrona, sorrise. Il padre invece sospirò.

“L’amicizia è una bellissima cosa… ma non possiamo lasciarti fare, con il rischio che ti succeda qualcosa!”

Hideto deglutì: non sapeva neanche lui da dove gli veniva tutto quel coraggio.

“Io invece sono pronta a qualsiasi cosa, finché sentirò che combattere con i miei amici è giusto… e finché mi sentirò in grado di farlo. A Gran RoRo sono cambiato, sono cresciuto… ed è anche per questo che voglio combattere.”

Il nonno si voltò verso il genero. “Se il ragazzo è convinto, perché non gli lasciamo seguire la sua strada? È abbastanza grande per prendersi le responsabilità delle sue scelte.”

Il padre di Hideto si voltò verso di lui, scuotendo la testa. “Hideto ha solo quattrodici anni. E qui non stiamo parlando dello sport o dell’università che un giorno vorrà frequentare! Qui la questione è diversa. Non lascio che mio figlio vada là fuori per essere schernito dai giornalisti se non peggio!”

Hideto strinse le mani attorno alle cinghie dello zaino.

“Ma noi stiamo difendendo la verità!”

Il padre si voltò verso di lui esasperato. “Hideto, ora basta. Tu e i tuoi amici siete solo dei ragazzi. La realtà non è un gioco! Quello che a voi sembra la verità, potrebbe non esserlo!”

Hideto lo guardò ad occhi sgranati per qualche secondi, poi i suoi occhi vennero attraversati da un velo di delusione.

“Questa non ci sembra la verità… è la verità. Ci vogliono solo togliere dalla circolazione. Io continuerò a combattere con i miei amici!”

L’espressione del padre di Hideto si fece dura. “No che non lo farai. E adesso fila in camera tua. Ne riparleremo più tardi… e forse allora ti convincerai anche tu che è la scelta migliore.”

Hideto non rispose e fece dietro front correndo su per le scale. Neanche i suoi genitori gli credevano, neanche loro. Ma c’era qualcuno sulla faccia di quel pianeta che era disposto a credere loro? Il ragazzo entrò nella sua stanze e si chiuse dentro, cominciando a sfogliare i suoi album di carte seduto sul letto. Era l’unica cosa che lo rilassava. Quando sua madre lo venne a chiamare, Hideto le disse che non aveva fame. La donna cercò di convincerlo per lunghi minuti, ma alla fine si arrese e scese dicendogli che, non appena avesse avuto fame, poteva venire a chiederle qualcosa da mangiare. Hideto si morse un labbro: voleva bene ai suoi genitori e loro ne volevano a lui. Ma allora perché non gli credevano? Perché il mondo degli adulti doveva essere così difficile?

Hideto posò la testa al muro e fissò il soffitto. Lui non voleva arrendersi. Si era arreso troppo volte nella vita. E finché ci credeva, voleva continuare a lottare. Quasi non credette a quello che faceva, quando si alzò e prese da sopra l’armadio il borsone che usava quando andavano in vacanza. E neanche quando cominciò a riempirlo con il minimo indispensabile. Chiusa la zip, Hideto prese un foglio dalla scrivania per lasciare un messaggio ai suoi genitori.

Poi, lentamente aprì la porta e scese. Sua madre stava lavando i piatti e suo padre doveva essere nello studio perché lo sentiva parlare al telefono. Non era felice di fare quella scelta, ma era l’unica possibilità: voleva restare con i suoi amici. Quel pomeriggio dovevano incontrarsi, avrebbe potuto chiedere ospitalità a qualcuno di loro. Forse così avrebbero capito che i suoi non erano capricci.

Mentre apriva la porta, la voce di suo nonno lo bloccò. “Che fai?”

Hideto si voltò deglutendo. “Vado dai miei amici… nonno, non chiamare mamma e papà.”

L’uomo lo fissò e alla fine annuì sospirando. “Fai attenzione…”

Hideto sorrise e allungò una busta al nonno. “Gliela puoi dare? Dì loro che non si preoccupino.”

L’anziano annuì prendendo la busta. Hideto lo abbracciò e uscì, correndo verso la fermata del bus. Era arrivato il  momento, per lui, di trovare la sua strada. I suoi genitori avrebbero capito.

Salve a tutti! ^-^ Scusate il ritardo, ma i preparativi natalizi mi hanno portato via più tempo di quanto credessi! Ma ora sono qui… e come annunciato i nostri Maestri della Luce hanno avuto a che fare con le proprie famiglie. Anche sta volta ho diviso il capitolo… scusate, non so perché ma ogni volta che faccio le scene con i Maestri della Luce e le loro famiglie mi vengono capitolo lunghissimi. ^-^’ Spero, però, che sia i due pezzi di oggi sia i pezzi del prossimo capitolo non risultino troppo monotoni o simili: ho cercato di far venir fuori i diversi caratteri dei Guerrieri, aspetto i vostri commenti per sapere se ci sono riuscita. Piccolo commento sulla parte di Hideto: ho cercato di far venire fuori i suoi dubbi, quelli che poi (come lui racconta in Brave) lo hanno portato a decidere di partire lasciando tutti senza una parola. Spero di essere riuscita a rendere, in queste parti e nelle prossime, il tutto più realistico possibile (impresa non facile secondo me: per quanto in disaccordo, come è possibile che delle famiglie se ne freghino dei figli minorenni?) E per quanto riguarda Mai… spero di non aver reso troppo “cattiva” la sua famiglia o troppo “aggressiva” Mai. Però, secondo me, il nostro Guerriero Viola si trova in una fase molto delicata della sua crescita: dopotutto molte cose sono cambiate nella sua vita e anche il “vuoto” che la fine delle loro avventure a Gran RoRo le ha lasciato ha contribuito. Senza contare che ora tutte le sue certezze stanno sfumando… e poi ammettiamolo Mai è un’adolescente con un bel caratterino. U.U Beh… Ditemi che ne pensate, mi raccomando. ^-^
Ora, però passiamo ai ringraziamenti:

Per le preferite: Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 1: Lacus Clyne, martinacaboni, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

E siamo arrivati alle anticipazioni sul PROSSIMO CAPITOLO: vedremo come invece va la situazione con Dan, Clarky e Kenzo (ah, per chiarezza… chi dovesse essere in questo capitolo e chi nel prossimo, lo scelto estraendo a sorte XD). Anche loro dovranno confrontarsi con le loro famiglie (chiedo ancora scusa se con questo gruppo di episodi Prequel sto andando un po’ a rilento… però voglio spiegare le cose per bene).
Beh, penso di avervi detto tutto. Grazie ancora a tutti (anche a chi solo legge).

Tra oggi 24 e domani 25 cercherò in tutti i modi di mettere la OS natalizia che avevo ipotizzato… il clima natalizio ha colpito. ^-^ Spero che vi faccia piacere… è una specie di regalino da parte mia e un modo per farvi gli auguri. ;)

Nell’eventualità che metta domani la OS, io e mio fratello vi auguriamo un lieto e felice Natale insieme alle vostre famiglie o a chi volete bene. Tanti auguri di BUON NATALE! ^-^
A presto, Hikari

P.S. vi avviso già da ora che i prossimi aggiornamenti (escluso quello di questo sabato) potrebbero subire delle variazioni. Alcuni di voi probabilmente avranno intuito il motivo: si sta avvicinando il periodo degli esami universitari e quindi, con lo studio, non so se riuscirò a trovare sufficiente tempo per scrivere con regolarità. Questo, però, non significa che mi dimentico di questa serie… dovrete avere solo un po’ di pazienza. ^-^

  
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