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Autore: mareear    24/12/2013    1 recensioni
Jane. Lisbon. Il Natale dopo Red John.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suonò un paio di volte il campanello dopodiché attese.
Era vestita a festa ma non si sentiva in vena di passare una serata all'insegna della gioia, come si presuppone debba essere quella della vigilia di Natale.
La voce gracchiante del citofono le ricordò il motivo che l'aveva spinta a farsi forza ed uscire di casa.
"Zia Reese?" Chiese la vocina, distorta ma inconfondibile, di Matthew, il figlio minore di James.
"Si, sono io!" Rispose.
Pochi attimi dopo si ritrovava nell' ascensore di quel grande condominio, ad osservare la sua figurina allo specchio.
Aveva indossato i leggins neri, arricciati sui polpacci ed un vestitino semplice che le arrivava alle ginocchia. Era rosso sangue, un accostamento che, pensato, la fece rabbrividire.
Cercò di concentrarsi ancora sul suo aspetto.
Il vestitino aveva una piccola scollatura a barca e si arricciava, riprendendo lo stile dei pantaloni, appena sotto il seno.
Terminava con una gonna a palloncino, non troppo marcata ma sufficiente a rendere la sua mise femminile e semplice quel tanto che bastava a farla sentire a suo agio.
Aveva raccolto i capelli scuri in una treccia interna e, per l'occasione, aveva indossato un paio di orecchini pendenti neri che, aveva dovuto ammetterlo, le piacevano davvero.
Le porte si aprirono lasciandola uscire con un lieve sospiro.
Chissà cosa faceva Jane. Chissà se era ancora nel suo attico. Chissà se avrebbe potuto fare di più per convincerlo.
Le ballerine rosse ticchettavano nervosamente sulle piastrelle del corridoio.
Giunta alla porta, prima ancora di essere riuscita a salutare, fu travolta dai bambini di James che la abbracciavano gioiosi.
"Ehi, ehi, diavoletti, come state?" Esclamò lei, beandosi alla vista dei suoi nipotini.
"Bene zia Teresa!" Ripose allegra Molly, di sette anni, la più grande dei tre.
Allison, invece, dal basso dei suoi quattro anni, si era attorcigliata contro le gambe della zia senza lasciarle libertà di movimento.
"Lasciate respirare vostra zia, o prenderà paura e scapperà via!" Sentì gridare Lisbon, dalla cucina.
Pochi istanti dopo, di fatto, né uscì la moglie di James, Alicia, raggiante.
"Ciao Teresa, benvenuta." Sorrise, facendola entrare nell' atrio e chiudendole la porta alle spalle.
"Ehi, come va? Come ti senti?" Si informò lei, alludendo al pancione della donna, incinta di sei mesi. Quella sorrise ancora, prendendo per mano Matthew.
"Pensavo peggio, ammetto. Poi tuo fratello è un angelo, è sempre pronto quando ho bisogno di lui."
Neanche fosse stato chiamato, James fece la sua comparsa nella stanza tenendo le braccia tese, per un abbraccio alla sorella. Lei gli andò incontro, felice di rivederlo, ed affondò tra le braccia di lui.
"Da quanto diavolo di tempo è che non ci vediamo, Reese?" Sbottò lui stringendola forte.
"Troppo fratellino, troppo!"
Sciolto l'abbraccio Molly si appese letteralmente alla mano della zia, intenzionata a ricevere udienza. "Le vuoi vedere le mie bambole? Le vuoi vedere?" Cinguettò trascinando Lisbon verso la sua camera.
Incapace di dirle di no, lei la seguì.
La stanza piccola, calda, era addobbata con festoni natalizi che la rendevano allegra e festosa.
"Allora zia Teresa, queste sono le Barbie della principesse." Enunciò estraendo da una scatola una decina di bambole con abiti sontuosi.
Teresa, seduta sul letto di Molly, la guardava attenta mentre le venivano esposti i nomi e le storie delle suddette principesse.
Era una bella bambina. I capelli biondi come quelli di Alicia e gli occhi verdi che riprendevano esattamente i propri e di James.
Si muoveva con foga, snocciolandole nozioni che, sebbene non le interessassero, la rendevano felice per il solo fatto di esserne partecipe.
"Questa invece è Jane, la sposa di Tarzan. I vorrei chiamarmi Jane, è un bellissimo nome, vero zia?" Molly spostò lo sguardo smeraldino su Teresa con allegria, brandendo la bambola vestita in giallo come se si trattasse di un coltello da cucina.
Gli occhi di Lisbon saettarono un momento, giunti alll'inevitabile collegamento della sua mente.
Jane.
Chissà cosa stava facendo. Aveva detto che sarebbe andato a trovare le sue donne, probabilmente era già al cimitero. L'anno scorso, come quello prima, le aveva detto di aver passato le notti di Natale davanti alle loro tombe, ad enunciare tutta la sua vita, senza escludere nulla. Era certa che fosse lì anche quell'anno.
Per un secondo un impulso che non si spiegò le fece venir voglia di correre da lui, giurandogli che non sarebbe mai più stato solo.
Si alzò di scatto sotto gli occhi attoniti di Molly che la guardavano interrogativi.
L'attimo passò, quell'istinto venne domato e con nonchalance si sedette sul tappeto vicino alla bambina.
"Oh, è proprio un bel nome...però preferisco il tuo, non trovi?" Mormorò raschiandosi la voce, sorpresa di riuscire ad emettere un qualsiasi suono.
La piccola la guardò scettica e tornò alla sua bambola.
"No. Il tuo invece è bello zia. Se non potessi chiamarmi Jane vorrei essere Teresa. Teresa Lisbon mi chiamerebbero, come te! Non è un bel nome?" Propuppe ridendo alla faccia incuriosita della zia.
Lisbon si era, in realtà, di nuovo persa nei suoi pensieri.
Al primo giorno in cui lo aveva incontrato. Alla prima volta in cui i loro occhi avevano fatto contatto.
Alla prima volta in cui lo aveva sostenuto, rialzato, aiutato, che già anticipava le mille che sarebbero seguite.
Com'era perso quel giorno. Trasandato come un senzatetto, gli si leggeva la paura negli occhi.
E le aveva detto che il suo era un bel nome. Normalmente, ad un tale complimento ricevuto da un estraneo, si sorride cortesi, ringraziando e cercando di cambiare quanto prima l'argomento della conversazione.
Invece no, quella volta il cuore di lei aveva perso un battito, aveva sentito una bolla di calore salire dallo stomaco per imporporarle le guance. La sensazione provata poteva essere comparabile a quella di ricevere un complimento dal proprio amante.
"È pronto in tavola!" Gridò James dall'altra parte dell' appartamento. Lisbon prese Molly per mano ed insieme si diressero verso la sala da pranzo.
Al centro di essa vi era una tavolata apparecchiata di tutto punto, con delle candele natalizie come superbo centrotavola.
Nell' angolo vicino alla finestra vi era un albero addobbato con luci di mille colori ed Allison stava giocando proprio lì con le pecorelle del presepe.
Teresa le si avvicinò prendendola in braccio e facendola ridere. "Ehi, piccolina!" Esclamò baciandole la guancia.
"Zia!"
Pochi minuti dopo erano tutti seduti a tavola e mangiavano il tacchino preparato da Alicia chi con più appetito, chi con meno.
"Mamma, non mi piace!"
"Matthew, devi mangiarne almeno un pò, senno nessun dolce per te!"
Lisbon sorrise osservando la scena familiare come se stesse guardando un film. In un certo senso era così: un film a cui lei non aveva accesso, se non per qualche ora all' anno.
Pensava a Jane, a quanto doveva sentirsi solo, ed improvvisamente le passò l'appetito.
"Ehi Reese, non indovinerai mai cos'ho trovato in cantina la settimana scorsa!" Esclamò James, poggiando la forchetta allegro.
"Insomma, ci ero andato con Molly per cercare le luci dell' albero e mi sono ritrovato tra le mani i vecchi scatoloni che ti avevo tenuto quando sei andata a vivere a Sacramento." Sorrise, bevendo un sorso di vino.
"Due scatole piene dei tuoi vecchi dischi e cd, compreso quello che avrai ascoltato fino alla nausea..."More than words" mi pare..."
Gli occhi di Lisbon si illumimarono riportandola, ancora una volta, a Jane. Quando avevano ballato, anni fa, alla rimpatriata degli studenti di Rancho Rosa... sembrava passato un secolo.
James mise su il cd e lo fece partire su quella canzone.
"Mamma mia, quanti ricordi, eh?" Teresa annuì, cercando di soffocare i suoi pensieri con un sorso di vino rosso.
"Ma dimmi, come ti va il lavoro? E quel tuo consulente? Se l'è cavata bene mi è parso di sentire..." Commentò Alicia, che lavorava come giudice nel tribunale minorile di Sacramento.
Teresa sospirò, preparandosi mentalmente a quella che ormai era una conversazione annuale: il suo lavoro.
I bambini andarono a guardare la televisione, dove cartoni animati sul natale erano praticamente ovunque, Si raschiò la gola, pronta a quel discorso che inevitabilmente finiva sempre per convertire su Jane.
"Beh, formalmente non è stato lui ad uccidere Thomas McAllister, alias Red John. Non c'erano prove sufficienti a suo carico." Sospirò sotto gli occhi attenti di Alicia la quale, nonostante le volesse bene, non approvava quella specie di insabbiamento.
Prese un altro respiro profondo, proseguendo. "È tornato a lavorare al CBI con la squadra, praticamente è come se non fosse successo nulla." Era vero. Niente era cambiato. Né lui, né i suoi atteggiamenti da prestigiatore, né le sue maschere. Non era felice, non aveva preso quella tristezza che ogni tanto le spezzava il cuore e non si era liberato dai sensi di colpa.
E lei se ne sentiva terribilmente responsabile, come se fosse a causa di una sua mancanza che lui non potesse essere felice.
Non era riuscita, in quel decennio che si conoscevano, a mitigare quel dolore che si portava dentro, e aveva cominciato a sentirlo suo.
"Spero stia meglio. So che siete molto amici." Commentò James, con un'occhiata apprensiva alla sorella.
No, non stava meglio. Era solo, la notte di Natale, a piangere sulla tomba di sua moglie. A troturarsi su quella di sua figlia. Solo, perennemente solo.
Ma chi era lei, per decidere cosa era meglio per Jane?
Chi era lei, per imporgli di essere felice?
Chi era lei, per poter decidere cosa fosse giusto o sbagliato?
Nessuno, ecco chi era.
Si alzò dal tavolo, mezz'ora dopo, per andare via.
Avevano scambiato i regali di Natale ed era il momento per lei di tornare a casa, cosicché sarebbe riuscita ad arrivare per tempo alla messa di mezzanotte.
Salutò tutti con allegria, ringraziando e sorridendo, abile nel nascondere il peso che le premeva sul cuore.
  
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