La città della neve.
Coperta sei mesi l'anno in un bianco quasi accecante, davvero troppo bella per pensare che di lì a poco sarebbe diventata un campo di battaglia.
Meseru lo pensava ogni secondo, mentre passeggiava per quelle stradi lunghe e piene di costruzioni dal gusto retrò.
Mentre la gente camminava coperta dalla testa ai piedi per affrontare il freddo, Meseru era semplicemente coperta da una sciarpa bianca, che si opponeva al vento invernale.
A volte Meseru sembrava tutt'uno con la città: i suoi occhi rossi sembravano delle gocce di sangue che affondavano nella neve fresca e candida, il sorriso malinconico che si illuminava poche volte, come i lampioni ad olio della città.
Una volta arrivata ad un incrocio, dall'altra parte della strada Meseru vide il suo maestro, suo padre, il suo inseparabile compagno Lazarus.
-Lazarus! Lo chiamò la giovane.
L'uomo girò lo sguardo e vide Meseru salutarlo. Lui fece lo stesso. In mano reggeva un sacchetto scuro, probabilmente era andato a fare la spesa. Anche Meseru ne reggeva uno, ma si rese conto che quella non era "spesa". Era solo il suo sostentamento, quel dannato liquore alcolico che le sopprimeva la sete di sangue.
-Aspetta, vengo lì! Le disse Meseru.
Con agilità impressionante, la ragazza superò il traffico.
-Non sapevo fossi uscito.
-Sono andato a fare la spesa. E tu? Non ti avevo forse detto di completare quella serie di esercizi? Lazarus assunse uno sguardo serio che non ammetteva repliche.
-Si, però... Meseru non sapeva coem giustificarsi.
Lazarus sbuffò. -A volte non so proprio cosa fare con te. Su torniamo a casa. Ti aiuterò io.
-Evvai!! Esultò la vampira. E insieme si avviarono per le vie abbandonate della città.