Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: FerPotter    25/12/2013    11 recensioni
Sono passati undici anni dalla fine della guerra. Hermione si trova in una situazione delicata, suo figlio sta per andare a Hogwarts, minacciando il suo segreto più nascosto: lui non è solamente un Granger, ma anche un Piton!
NdT: Alcuni personaggi morti nel settimo libro di JK Rowling, sono ancora vivi.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

QUESTA LA TRADUZIONE AUTORIZZATA DELLA STORIA “NOT ONLY A GRANGER”

http://www.fanfiction.net/s/2542183/1/Not-Only-a-Granger 
POTETE TROVARE L’ORIGINALE A QUESTO LINK.

CAPITOLO 16: ALLA RICERCA DI INFORMAZIONI
Mentre attraversava i corridoi di Hogwarts, Hermione provava emozioni contrastanti. Voleva trovare Nathan e confortarlo, ma allo stesso tempo voleva tornare nell’ufficio dell’insegnante di Pozioni e colpirlo con forza per aver causato tutto questo. Se solo le avesse rivelato, quando gliel’aveva chiesto, quello che stava accadendo tra lui e Nathan, si sarebbe potuta preparare per il suo scoppio d’ira, così non avrebbe dovuto cercare suo figlio per tutto il castello.

Le accuse di Nathan le rimbombavano nella mente. Bugiarda. Sì, era una bugiarda, ma non nel modo in cui credeva Nathan. Nessuno sapeva il suo segreto più recondito… fino alla scoperta da parte di Severus. Comunque, com’era potuto succedere? Era stata così occupata a scoprire cosa sapeva suo figlio da non concentrarsi su Severus.

Ma ora era così preoccupata per lui – o troppo arrabbiata con Severus – per pensare lucidamente. Hermione camminava ormai da mezzora quando svoltò un angolo e finalmente lo vide.

Eccolo, le spalle contro il muro che circondava una finestra, la quale mostrava la neve fine che ricopriva i campi e il lago. Le si strinse il cuore nel vedere lo sguardo perso nei suoi occhi fissi… occhi che stavano stillando silenziose lacrime. Il paesaggio al di là della finestra non era l’unica cosa a cui Nathan non stava badando. Probabilmente non si era ancora accorto della sua presenza nel tranquillo corridoio.

“Nathan,” chiamò lei a bassa voce, non volendolo spaventare.

Lui non guardò nella sua direzione, ma si passò una mano sul viso, nel tentativo di cancellare le prove del suo pianto.

Lei gli si avvicinò. “Ti stavo cercando,” disse.

Nessuna risposta.

Lei sospirò. “Mi piange il cuore vedendoti in questo stato. Non voglio che tu soffra; non l’ho mai voluto.” Gli occhi di lui erano ancora fissi su qualcos’altro, persi; lei non aveva ancora catturato la sua attenzione.

“Ogni volta che litighiamo riguardo a tuo padre fa solo più male. Lo so che per te è frustrante, ma non posso ancora dirti la verità e devi fidarti di me; ti rivelerò tutto appena potrò.

“Potrei mentirti; dire cose su tuo padre che non sono vere, solo per renderti felice. Vuoi questo? Bugie? Perché non posso raccontarti quello che desideri sentire, ed essere arrabbiato con me non aiuterà. Non mi piace questa situazione come non piace a te.”

Vide una nuove lacrima correre lungo la guancia di suo figlio.

“Non piangere più,” continuò lei, la voce incrinata dal dolore per la loro difficile situazione. Lei gli prese il viso per asciugare le lacrime, mordendosi il labbro inferiore per evitare che le sue stesse lacrime prendessero il sopravvento. Lui chiuse gli occhi per nascondere le proprie emozioni.

Lei lo circondò con le braccia. “Mi dispiace, Nathan. Mi dispiace così tanto,” mormorò lei, scompigliandogli i capelli con le sue parole di rimpianto. Tuttavia, lui non ricambiò l’abbraccio. Lei chiuse gli occhi e lo abbracciò più forte, cercando di esprimere con quel gesto tutto ciò che non poteva dire a parole. Hermione strinse Nathan, appoggiando la guancia sulla sua testa.

Dopo un po’ lo sentì muoversi per allontanarsi e lo liberò dalla presa. Lui non aveva ancora proferito parola e non la stava neppure guardando.

“Nathan,” chiamò lei con dolcezza, provando a fargli alzare lo sguardo e ad esprimersi. Lui posò gli occhi su di lei, ma non parlò. Ora i suoi occhi cerchiati di rosso erano fissi in quelli di lei e, sebbene la sua espressione fosse spaventosamente vuota, quegli occhi neri traboccavano di rabbia e di frustrazione.

“Nathan, non allontanarmi. Fa male quando non mi parli. Sei tutto quello che ho, sei la mia vita,” supplicò lei.

“Dimmi il suo nome,” disse lui, con calma e fermezza.

Lei si morse nuovamente il labbro inferiore, impedendo che il nome di Severus le scappasse fuori. Una lacrima rotolò da un occhio. “Non ancora.”

“Allora, fino a quando non avrai cambiato idea, non disturbarti nemmeno a parlarmi.” Detto ciò, lui la lasciò alla finestra, allontanandosi velocemente. Altre lacrime le rigarono il volto, e lei chiuse gli occhi, lasciandole cadere liberamente.

Rimpiangeva quello che stava accadendo, ma non poteva rivelare a Nathan che Severus Piton era suo padre senza conoscere quali fossero le sue intenzioni nei confronti di loro figlio. Se a Severus non importava niente di lui, non pensava che Nathan sarebbe stato in grado di avere a che fare con un padre così vicino ma allo stesso tempo così distante. Non avrebbe permesso che ciò succedesse; il suo cuore era dispiaciuto, ma lei non lo avrebbe permesso. Sarebbe stato troppo deludente.

Provò a calmarsi, osservando i campi innevati. Le lacrime si placarono, ma non le sue preoccupazioni. Hermione non aveva nessuna idea di quello che c’era nella mente di Severus, ancor meno nel suo cuore. Comunque, lui cosa sentiva per Nathan? Mise in moto il cervello, ricordando ogni parola da lui proferita dalla prima volta che l’aveva vista, la settimana precedente… erano di un’ambiguità snervante .

Durante il loro primo incontro, lui aveva cercato delle risposte. Era sembrato disgustato dal solo pensiero di lei che decideva di tenere il suo bambino, ed era stato chiaro che, per lui, Nathan era il risultato di un atto barbarico. Per lui, Nathan non sarebbe stato altro che il ricordo di quel fatto; la materializzazione dei suoi peccati. Lei sospirò a causa delle conclusioni a cui era giunta. Oh, quanto si sta sbagliando.

E poi, quello che aveva sentito oggi. Lui stava provando a tenere lontano Nathan perché non si considerava degno; pensava che Nathan sarebbe stato meglio senza di lui. Era preoccupato di che tipo di padre sarebbe stato? Allora, gli importava? Certo, si rassicurò lei. Nel suo cuore sapeva che Severus era un uomo buono e in un modo caotico e distorto voleva bene a Nathan giusto?

Sospirò. Non stava concludendo nulla. Aveva bisogno di pensare prima di agire. Hermione raccolse i proprio pensieri e si diresse verso i sotterranei. Avrebbe pulito il laboratorio e poi avrebbe lasciato Hogwarts. Sperava che una settimana fosse sufficiente per trovare una soluzione.

OOO

Nathan sedeva stringendo un libro aperto appoggiato sulle cosce, con la schiena contro un cuscino che ammorbidiva il contatto con la testiera del letto. Stava provando a liberare la mente dal litigio che aveva avuto con sua madre. Non ricordava l’ultima volta che era stato così duro con lei, ma era davvero stanco e troppo arrabbiato per accettare le sue scuse ancora una volta. No. Non avrebbe accettato altre scuse; aveva il diritto di sapere. Era il nome di suo padre che gli stavano nascondendo.

E nonostante ciò, sentiva il suo cuore come stretto in una morsa e faceva male. Sapeva che sua madre stava soffrendo a causa delle sue azioni; si era già comportato così, durante i suoi compleanni. L’immagine di lei piangente stava minacciando di far sorgere nuove lacrime nei suoi stessi occhi. Le ricacciò velocemente indietro e riportò la sua attenzione sulle parole scritte nel libro; lesse un paragrafo e la sua mente divagò di nuovo. Sospirò e chiuse il libro, irritato.

“Oh, eccoti!” disse Kevin, entrando nel dormitorio, subito seguito da Andy. “Ti stavamo cercando. Indovina? Ho trovato un piano per scoprire cosa sa Piton su tuo padre,” spiegò lui, eccitato, attendendo con trepidazione la reazione di Nathan.

Nathan alzò semplicemente un sopracciglio con fare interrogativo.

“E’ un’idea brillante, Nathan,” aggiunse Andy, sostenendo Kevin.

“Tutto quello che dobbiamo fare è parlare con lui sotto le sembianze di tua madre o di qualsiasi altro insegnante,” raccontò Kevin, “con un piccolo aiuto della Pozione Polisucco.”

Nathan sospirò e scosse la testa. “Grazie per il vostro tentativo di aiuto, ragazzi, ma questa è un’idea folle.”

“Perché?” domandò Andy, confuso dalla risposta del suo amico.

“Sapete quanto sia difficile preparare la Pozione Polisucco? Mia madre era al secondo anno quando la fece, noi siamo soltanto al primo. Per di più, non credo che il professor Piton ci cascherebbe,” spiegò Nathan.

“Beh, credevamo che noi potevamo far fermentare la Pozione Polisucco; tu sei bravo in Pozioni,” ribatté Kevin, la voce grondante di delusione.

“Mi spiace, Kevin. Lo so che voi state solo cercando di aiutarmi e lo apprezzo. Ma non penso che sia così semplice ingannare il professor Piton.”

“Quindi non possiamo nemmeno usare la mia idea,” disse Andy, sospirando pesantemente e sedendosi sul bordo del letto di Nathan.

“La tua idea non funzionerebbe nemmeno se il professor Piton fosse del primo anno, Andy,” dichiarò Kevin, infastidito dal suo compagno di pianificazione.

“Sono sicuro che Pix sia in grado di estorcergli informazioni. Era un buon piano!” replicò Andy con veemenza.

Nathan sorrise ai suoi due amici. Stavano davvero cercando di aiutarlo. “Grazie, Andy, ma trovo che Kevin abbia ragione. Nemmeno Voldemort è stato in grado di ricavare informazioni dal professor Piton. Era una spia, ricordate? Potremmo interrogarlo ma non otterremo niente, neanche se Pix lo torturasse,” sottolineò lui, anche se l’immagine di Pix che torturava il professor Piton era divertente. “Tuttavia, sarebbe divertente assistervi,” ammise lui con un sogghigno. Entrambi i suoi amici risero all’idea.

Dopo essersi riprese dalle risate causate dall’immagine di Pix che importunava il professor Piton, Kevin sedette sul letto dirimpetto a quello di Nathan. “Cosa facciamo, allora? In tutti i nostri piani, Piton viene ingannato o è costretto a confessare, ma con il suo passato come spia…” si interruppe lui.

“Perché non lo spiamo?” suggerì Andy.

“Credi davvero che Piton andrebbe in giro a parlarne? Scopriremmo soltanto inutili informazioni sulla sua noiosa vita,” obbiettò Kevin.

Ma era scattato qualcosa nella mente di Nathan. “Aspettate un attimo,” disse lui, “è una grande idea. Possiamo indagare sulla vita del professor Piton e ottenere qualcosa, qualche informazione che possiamo usare in cambio del nome di mio padre.” Attraverso gli occhi brillanti di Nathan, i ragazzi erano in grado di vedere tutte le idee che si susseguivano nel suo cervello.

Kevin era sorpreso del piano di Nathan. “Corruzione?” domandò lui con incredulità.

“E’ una maniera tipicamente Serpeverde di ricavare informazioni. Lui per primo ha usato contro di me il fatto che non conoscessi il nome di mio padre, diciamo che ricambio il favore,” sottolineò Nathan. “Dobbiamo solamente trovare qualcosa che lui davvero non desidera che gli altri sappiano,” aggiunse Nathan, riappoggiandosi contro la testiera del letto, contemplando tutte le possibilità con una smorfia.

“Nathan, a volte mi spaventi,” disse Andy, guardando Nathan come se lo vedesse per la prima volta.

“Sei sicuro che sia una buona idea?” chiese Kevin, squadrando Nathan con fare dubbioso.

“E’ perfetta!” li rassicurò Nathan. “Tutto quello che dobbiamo fare è investigare sul passato del professor Piton. Possiamo iniziare in biblioteca, e poi possiamo chiedere agli altri insegnanti. Lui insegna qui da anni; loro devono per forza sapere qualcosa che possiamo usare.” Fece una pausa, studiando le reazioni dei suoi amici. “Se volete ancora darmi una mano, chiaramente,” aggiunse lui.

“Certo che ti daremo una mano, solo che…” Kevin non era totalmente convinto dell’idea di Nathan.

Nathan continuò a parlare dei modi possibili per ottenere informazioni sul conto del professor Piton, e finalmente riuscì a convincere i suoi due migliori amici. Abbozzarono piani per tutto il resto del pomeriggio, e all’ora di cena, l’umore di Nathan era migliorato abbastanza da voler mangiare qualcosa.

In Sala Grande, istintivamente Nathan portò la sua attenzione al Tavolo degli Insegnanti alla ricerca di sua madre, ma lei non era lì. Dev’essere già tornata a casa, pensò lui emettendo un sospiro.

Nathan non fu l’unico a notare l’assenza di Hermione a cena. Remus Lupin si avvicinò alla Preside e chiese, “Hermione non viene a cena?”

“Ho paura di no. Apparentemente è dovuta tornare a Londra per lavoro,” rispose Minerva.

Remus annuì e occupò il suo solito posto. Hermione aveva lasciato Hogwarts senza cercarlo come lui le aveva chiesto di fare. Rifletté sui motivi per cui lei ha evitato il loro incontro. Sapeva che la paternità di Nathan era una questione delicata per lei; era quasi certo che lei non avesse mai rivelato a nessuno l’identità dell’uomo, nemmeno a Harry e Ron.

Ispezionò il tavolo e individuò l’insegnante di Pozioni che mangiava tranquillamente il suo pasto. Avrebbe dovuto affrontare Severus? E lui avrebbe ammesso la verità? Non aveva mai detto di avere un figlio, o rivelato di aver avuto una relazione con Hermione. Ma Severus non era uomo da sbandierare la sua vita privata ai quattro venti. Remus non sapeva cosa fare. Infatti, non era sicuro al cento percento dei sui sospetti. Se avesse commesso un errore e Nathan non fosse stato figlio di Severus?

Quindi, si concentrò sulla tavolata di Grifondoro. Nathan stava mangiando e parlando coi suoi inseparabili amici. Per un po’ studiò il ragazzo. Lupin era quasi sicuro… quasi. Le somiglianze tra Nathan e Severus erano molte; per la maggior parte riguardavano il carattere ma ve ne erano alcune anche fisiche. Capelli neri, occhi neri, corpo magro; quelle erano caratteristiche del padre di Nathan, non di certo di Hermione, e calzavano a pennello per Severus.

In quel momento, Nathan alzò un sopracciglio. Ecco, pensò Lupin. È come rivedere Piton undicenne. Sospirò e riportò l’attenzione al suo pasto. Sarebbe stato meglio parlare prima con Hermione, per essere sicuro. Lei sarebbe stata a Hogwarts il prossimo finesettimana, poi si ricordò del calendario lunare. Remus non sarebbe stato a Hogwarts il prossimo finesettimana a causa della luna piena. guardò nuovamente Severus, riflettendo, e decise che aveva bisogno di essere sicuro prima di affrontare quell’uomo rude.

OOO

Nathan era circondato da Grifondoro quando un gruppo di Serpeverde, capeggiato da un biondo del primo anno, si avvicinarono a lui in un corridoio. Sarebbe stato come in un normalissimo giorno se Devon Malfoy non avesse deciso di aprire la bocca proprio in quel momento.

“Il professor Vitious si starà chiedendo dove Granger abbia imparato quel trucchetto che ci ha così sapientemente mostrato in classe oggi. Cosa ne dici, Granger?” chiese Malfoy, a voce abbastanza alta da essere sentito da tutti.

Nathan lo ignorò, come fece anche il resto dei Grifondoro.

“Mio padre avrebbe potuto insegnarmelo. Tuo padre ti ha insegnato quell’incantesimo, Granger?” proseguì Malfoy.

Nathan continuò a camminare, fingendo di non sentire quello che il Serpeverde stava dicendo, fino a quando…

“Oh no, aspetta un attimo, dimenticavo che tu non hai un padre.”

Nathan sgranò gli occhi e si bloccò. Anche il gruppo di Grifondoro che era con lui si fermò. Lui si voltò vero il compiaciuto Serpeverde e lo fissò.

“Io ho una padre,” rispose ermeticamente Nathan.

Devon sogghignò. “Certo che ce l’hai; solamente non sai chi sia.”

Nathan non sapeva cosa replicare. “Zitto, Malfoy.”

“Perché? Non avrei dovuto dirlo? Non pensavo fosse un segreto. I tuoi amici ne stavano discutendo liberamente in biblioteca l’altro giorno,” disse il Serpeverde con un’espressione di finta innocenza.

Nathan era shoccato. Guardò con incredulità i due amici a cui Malfoy si stava sicuramente riferendo. Gli altri che stavano ascoltando guardarono Nathan in modo speculativo, e lui era in grado di sentire i loro occhi su di sé.

“Comunque, è stato proprio un bel trucchetto. Ci vediamo a Difesa, se non prima,” disse Devon e si allontanò lungo il corridoio, seguito dal gruppo di Serpeverde, i quali lo guardarono con quella malizia di cui i Grifondoro erano sprovvisti.

“Non posso crederci!” sibilò Nathan prima di andarsene a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi due migliori amici.

OOO

Venerdì sera, Severus stava terminando alcune pozioni per l’Infermeria quando la porta nascosta che collegava il laboratorio al suo ufficio si aprì, rivelando Hermione Granger. Per un momento, lei non sembrò accorgersi della sua presenza.

“Non ti aspettavo oggi, signorina Granger,” disse lui, spaventandola com’era sua intenzione.

“Buonasera, Severus,” rispose lei, senza aggiungere altro.

Osservò Hermione avvicinarsi a uno degli armadietti degli ingredienti con una pergamena in mano. Ne studiò il contenuto facendo annotazioni sulla pergamena. Lui tornò a mescolare il calderone ribollente che gli stava davanti, ma ogni tanto gettava qualche occhiata alla donna che era nella sua stessa stanza.

Il tempo trascorreva in silenzio, e lei sembrava controllare quello che indicava la lista nelle sue mani. Intanto lui fingeva di leggere un giornale mentre aspettava che la pozione che aveva fatto fermentare raggiungesse il punto giusto per essere imbottigliata.

“Avevi ragione su Nathan,” ruppe lei il silenzio, e questa volta fu Severus a spaventarsi. “Non avrei dovuto seguirlo quel giorno.”

Lui alzò lo sguardo dal giornale, osservandola apertamente. Sembrava assorta nei propri pensieri, e c’era qualcosa… di diverso in lei. L’aveva incontrata in un paio di occasioni nell’ultimo mese, ma non ricordava di averla mai vista così… persa. Le parole e il ricordo del loro ultimo litigio lo fulminarono. Ha rivelato la verità al ragazzo?

“Non mi rivolge la parola. Mi ha evitato tutto il pomeriggio. Si è già comportato una volta in questo modo, al suo ottavo compleanno, ma questa volta è diverso.” Lei giocava con la pergamena che aveva tra le mani, fissandola.

Questo non fece altro che confermare i sospetti dell’uomo. Ma in questa settimana, Nathan non aveva agito in maniera diversa nei suoi confronti. La vide trarre un respiro profondo.

“Voglio dirglielo, Severus,” dichiarò lei, e alzò gli occhi nella sua direzione. “Voglio dirgli che tu sei suo padre e porre fine a questo una volta per tutte. Non so se potrò sopportare di incontrarlo domani a colazione ed essere rifiutata ancora una volta.”

“Tu non farai una cosa del genere,” disse lui. Era sollevato che lei non avesse confessato tutto al ragazzo. Per ora, aggiunse mentalmente.

Non si arrenderà fino a quando non otterrà ciò che vuole,” ribatté lei con voce urgente. “Volevo aspettare che tu scendessi a patti con la situazione, ma non credo di poterlo fare. Nathan è la mia vita, Severus; lui è tutto per me. Quando mi guarda come ha fatto oggi, fa troppo male.”

“Non glielo dirai,” ribadì lui. Stava iniziando a sentirsi a disagio davanti alla sua evidente disperazione.
“Invece lo farò,” replicò lei.

“Ti odierà,” affermò con foga Severus, e il silenzio calò nella stanza. Dalla sua espressione, lui poteva vederla analizzare tutte le possibilità. “Vai avanti e digli che sono suo padre, ma lui non ti perdonerà mai. Renderai la sua vita un inferno; i suoi amici lo tratteranno con indifferenza. Non ti rivolgerà ma più la parola.”

“Ti sbagli,” dichiarò lei, alzando il mento. “Sarà contento di sapere che sei suo padre; lui ti ammira. Vi conoscerete  meglio e imparerete a volervi bene.”

Lui sbuffò. “Hai perso la testa, Granger. Lui non mi piace; non voglio conoscerlo meglio. Mi irrita,” disse lui, sapendo di mentire. “Se glielo dirai, io negherò. Se insisti, non ti piacerà quello che farò,” minacciò lui, avvicinandolesi fino a torreggiare su di lei, con l’intenzione di intimidirla.

“Stai bluffando!” obbiettò lei. “So che sono solo parole. Ti ho visto con Draco. So chi sei realmente, Severus. Non faresti del male al tuo stesso figlio.”

“Se ne sei così sicura, mettimi alla prova,” disse lui, inarcando un sopracciglio.

I loro occhi erano incatenati mentre loro combattevano una silenziosa battaglia, la quale fu vinta da Severus nel momento in cui Hermione si voltò improvvisamente e ringhiò per la frustrazione.

Lui si rilassò.

OOO

Dopo la dichiarazione della settimana scorsa da parte di Malfoy, Nathan era stato interrogato da tutti i Grifondoro del primo anno, da alcuni Tassorosso e anche da Corvonero. Ogni studente che gli poneva domande indiscrete o – peggio ancora- gli si rivolgeva con pietà, non faceva altro che alimentare l’indignazione nei confronti di sua madre, donandogli la forza per resistere alla completa ira. Non le avrebbe parlato fino a quando lei avrebbe avuto un nome da dargli.

Quando lei era arrivata venerdì per il finesettimana l’aveva cercato, e lui l’aveva coraggiosamente ignorata, voltandosi e andando via. Era contento che non si fosse presentata a cena, o per la colazione del giorno dopo. Era ancora arrabbiato con lei, ma era davvero difficile resistere al suo tono supplichevole e alla sua espressione triste.

Tuttavia, Nathan aveva perdonato i suoi migliori amici. Dopo l’incontro con Malfoy nei corridoi, li aveva allontanati per un po’, ma poi aveva fatto pace con loro, poiché avevano giurato che non sapevano che il biondo stesse ascoltando la loro conversazione. Nathan credeva loro. Ora era a conoscenza del fatto che era stata tutta una manovra molto Serpeverde da parte di Malfoy e lui doveva affrontarne le conseguenze.

Ma questa settimana le cose erano andate in maniera differente. Sempre meno studenti lo guardavano stranamente, così i loro piani per ottenere informazioni sul passato del professor Piton furono messi in atto. Lui e i suoi amici avevano speso la maggior parte del loro tempo libero sulla questione. E per questo motivo, in quel preciso momento Nathan era davanti alla porta dell’ufficio del professor Lupin. Trasse un respiro profondo, schiarendosi le idee, e bussò.

“Nathan,” lo riconobbe Lupin, aprendo la porta.

“Salve, professore. Ha un minuto?” chiese lui.

“Sì,” rispose il professore, assottigliando leggermente lo sguardo. Compì un passo indietro e fece segno a Nathan di seguirlo dentro, chiudendo la porta. “C’è qualcosa che non va?”

“No, non proprio,” si affrettò a spiegare Nathan. “Voglio solamente parlare del professor Piton, signore.”

Lupin si irrigidì un pochino. Parlare di Severus con Nathan non era una cosa che desiderava particolarmente, soprattutto ora che sospettava la loro connessione di sangue. “Accomodati, Nathan.”

Nathan si accomodò sulla sedia indicata.

“The?” offrì Lupin e Nathan annuì. Lupin recuperò il servizio da the e lo poggiò sul tavolo. Riscaldò l’acqua con un incantesimo e vi aggiunse una bustina di the. “Zucchero, latte?”

“Zucchero.” Nathan prese la tazza. “Grazie, signore.”

Lupin, con la sua tazza in mano, si sedette di fronte a Nathan. “Il professor Piton,” dichiarò con un sospiro; aveva l’aria stanca e sembrava più vecchio della sua età.

Nathan sorseggiò il the. “Lo so che me l’ha spiegato prima, signore, ma voglio capire perché il professor Piton si comporta così.”

“Perché Severus si comporta così,” mormorò Lupin a se stesso, sospirando ancora. “Nathan, il professor Piton ha affrontato molte cose nella sua vita,” iniziò lui. “Una guerra può affliggere una persona in molti modi. Non so cosa tua madre ti abbia raccontato di quello che è successo, ma la guerra è stata particolarmente dura per il professor Piton.

“Presumo tu sappia che era una spia,” disse Lupin e Nathan annuì. “Molto bene. Per essere convincente come Mangiamorte, ha dovuto interpretare un ruolo impeccabile, come ha realmente fatto. La sua interpretazione era così buona, e ha recitato per così tanti anni, che questa è diventata una parte del suo essere.

“So che per la maggior parte delle volte non è facile concordare con il modo di agire del professor Piton, ma voglio che tu sappia che questo non ha niente a che fare con te o con qualcun altro. Capisci cosa intendo?” chiese Lupin.

“Sì, signore,” rispose Nathan, e i due per un po’ rimasero immersi nei loro pensieri. Poi, rompendo di nuovo il silenzio, il ragazzo domandò, “Crede che rimpianga qualcosa?”

Lupin appoggiò sul tavolo la sua tazza vuota. “Potrebbe rimpiangere un gran numero di cose. Come tutti noi, Nathan. Vedi, in una guerra ci sono delle decisioni che vanno prese nonostante quello che proviamo nei loro confronti. La maggior parte delle volte, bisogna mettere da parte le proprie opinioni in favore del bene comune.”

Nathan strofinò la tazza. Non era quello che si aspettava di sentire, quindi tornò nuovamente silenzioso. Non sapeva cos’altro chiedere.

Il professor Lupin osservò Nathan e, decifrando la sua aria pensierosa, affermò, “Non provare a capirlo troppo in fretta, Nathan. Il professor Piton è un uomo molto complicato. Alla fine, comprenderai le sue azioni.”
“Lo spero,” sussurrò Nathan, annuendo. Finì il the, parlando di argomenti meno complessi e lasciò l’ufficio del professor Lupin sapendo qualcosa in più sul conto del misterioso professor Piton, ma nulla di utile per i suoi piani.

OOO
 
Nathan stava scendendo nei sotterranei. Dopo aver deciso che non avrebbe più ignorato sua madre, aveva lasciato i suoi amici in Sala Comune a giocare e a studiare.

Quel pomeriggio, l’aveva cercato in biblioteca, chiedendogli di parlarle nuovamente. Le immagini degli occhi doloranti di sua madre e il suono della sua voce supplichevole gli avevano invaso la mente per tutta la giornata.

Era quasi giunto a destinazione. Era molto vicino all’ufficio del professor Piton – l’unico modo per accedere al laboratorio privato dell’uomo. Sapeva che sua madre stava lavorando lì in quel momento.

Bussò alla porta dell’ufficio; nessuna risposta. Bussò di nuovo e aspettò. Dopo il terzo colpo, non ottenendo ancora una risposta, aprì lentamente la porta. Come supponeva, non c’era nessuno nella stanza, ma poté vedere una luce proveniente dalla porta nascosta del laboratorio, lasciata socchiusa. Nathan trasse un profondo respiro ed entrò. Era giunto il momento di tornare a parlare con sua madre.

Quando fu a metà strada dalla porta, però, sentì la voce di Hermione; non era sola. Rimase lì per un momento, indeciso se andare avanti o tornare dopo, quando udì la voce della seconda persona presente con lei nella stanza – il professor Lupin. Nathan si accigliò, confuso; non sapeva che sua madre e il professor Lupin fossero amici intimi, ma non vedeva altra spiegazione per la presenza dell’insegnante di Difesa in un laboratorio di pozioni.

Nathan si mosse con cautela verso il laboratorio. Ora riusciva a sentire quello che il professore stava dicendo.
“… ma non volevo cercarlo prima di aver parlato con te, Hermione.”

“Non capisco, Remus. Non ha senso.”

“Hermione, guardare Nathan è come tornare indietro nel tempo, quando ero uno studente qui. La somiglianza tra i due è molto forte,” insistette Lupin.

Nella stanza calò il silenzio e Nathan assottigliò lo sguardo per la confusione. Che cosa intende il professor Lupin?

Le sue riflessioni furono interrotte ancora una volta dalla voce di sua madre, proveniente dal laboratorio. “Remus, io…”

“Non preoccuparti, Hermione. So che questa è una questione delicata per te. Se non mi sbaglio, Nathan non ne è al corrente,” lui sentì dire Lupin.

“No, non lo è,” confermò sua madre.

“E riguardo a…” disse Lupin, ma Nathan non udì il resto della domanda.

“Stai spiando tua madre?” proferì una voce dietro di lui, spaventandolo.

La conversazione nel laboratorio si interruppe e all’improvviso la porta si aprì completamente. Nathan vide sua madre che fece scorrere gli occhi sgranati tra lui e il professor Piton. “Nathan,” mormorò lei, atterrita.

“Io ero…” provò a spiegare Nathan, ma fu interrotto dal professor Piton.

“Tu eri nel mio ufficio, origliando dietro alla porta una conversazione a cui decisamente non eri stato invitato.” La voce dell’insegnante di Pozioni era carica di accuse.

“Va tutto bene, Severus. Non credo che Nathan stesse origliando la conversazione di qualcuno, vero?” venne in suo aiuto il professor Lupin… più o meno.

“Io… io stavo…” Nathan incatenò lo sguardo con quello della madre, la quale sembrava ancora preoccupata.

“Nathan,” ripeté lei con calma.

“Sì, stavo origliando,” ammise lui. “Stavate parlando di me, e so esattamente a che proposito.” Nathan sostenne lo sguardo di sua madre. “Anche gli altri insegnanti lo sanno? A quante persone lo racconterai prima che mi sia permesso sapere?”

Nathan era così concentrato su Hermione che non si accorse del cambio repentino di attenzione di Piton,  che ora era concentrato su Lupin.

“Nathan, non è…” tentò di spiegare Hermione, ma Nathan non volle ascoltare.

“Sono venuto qui per parlare con te perché pensavo che l’altro giorno mi stessi dicendo la verità. Mi hai quasi convinto con il tuo viso addolorato e la tua voce piagnucolosa, mamma. Ma non aspettarti il mio perdono dopo questo!” esclamò Nathan, non badando ai due professori.

Guardò sua madre e poi corse fuori dalla stanza.

Solo allora, Hermione si accorse di essere fissata da un altro paio di occhi neri, impassibili e accusatori.

“Severus, Remus ha notato…” iniziò lei, solo per essere interrotta ancora una volta.

“Sicuramente,” disse Severus, sostenendo per un momento il suo sguardo per poi spostarlo su Lupin. “Che cosa farai con quest’informazione, Lupin?”

“Severus, non lo dirò a nessuno, se è quello che vuoi sapere. So che non hai mai rivelato niente prima, e che sei una persona riservata sulla tua vita privata,” lo rassicurò Lupin.

Severus annuì. “Lui non deve sapere.”

“Non avevo intenzione di dirglielo, ma vi consiglio di farlo,” disse Remus, guardando prima Severus e poi Hermione.

“La tua opinione non è richiesta e non è ben accetta, Lupin. Questo riguarda la Granger e me, e apprezzerei che tu ti occupassi dei tuoi affari, altrimenti…”

“Basta, Severus!” Hermione lo sorprese con quel forte ammonimento. “Remus è un amico. Sono sicura che farà ciò che è giusto per Nathan. Stava semplicemente provando a dare una mano.”

“Molto bene, conosci la mia posizione,” disse lui a Hermione, poi si rivolse a Lupin. “Ti terrò d’occhio, Lupin.” E con questo, si allontanò con uno svolazzo delle sue vesti nere.

“Non preoccuparti,” Lupin  rassicurò Hermione, che sospirò.

OOO

“Non mi interessa quello che fa o non fa tuo padre, Malfoy!” affermò Nathan.

Erano nel bel mezzo della Sala Grande, dopo aver finito la cena. Devon Malfoy era circondato da Serpeverde del primo anno, e anche Nathan si trovava coi suoi amici.

“Stavo soltanto parlando coi miei amici,” sogghignò Malfoy e aggiunse, “Mi spiace che tu sia geloso del fatto che io abbia un padre a cui piaccio.”

Nathan strinse le mani a pugno, provando a contenere la sua rabbia. Lui squadrò Devon.

“Lo stai ancora cercando o hai gettato la spugna? Hai provato ad Azkaban?” chiese Devon, facendo ridere i Serpeverde.

Poi Nathan replicò, “Se mio padre si trovasse ad Azkaban, Malfoy, allora il tuo dovrebbe fargli compagnia.”

Malfoy assottigliò lo sguardo. “Mio padre non è un criminale!” esclamò lui, indignato.

“Beh, questo non è ciò che ho sentito. Forse non conosci così bene tuo padre,” disse Nathan, e non aspettò una sua replica. Diede le spalle ai Serpeverde e salì le scale di marmo con i suoi amici.

“Ti rimangerai quello che hai detto, Granger!” minacciò Devon.

Nessuno di loro notò la presenza del professor Piton nell’angolo in ombra dietro le clessidre dei punti delle Case. Quindi Devon è a conoscenza della situazione di Nathan, rifletté lui, accigliandosi. Questo non avrebbe di certo giovato.

Sospirò, dirigendosi verso il suo ufficio.

OOO

Nathan era in biblioteca; da quando l’altro giorno con i suoi amici aveva iniziato a indagare sul professor Piton, era orami parte della sua routine. Avevano speso la maggior parte del loro tempo sulla questione, e Nathan stava esaurendo le fonti che avrebbero potuto donare informazioni. Lui e i suoi amici avevano guardato ogni libro riguardante la recente storia del mondo magico, vecchi annuari scolastici, genealogia, e non avevano trovato nulla di utile contro il professor Piton.

I loro tentativi di far parlare gli altri professori sull’insegnante di Pozioni si erano rivelati fallimentari. Sembrava che nessuno sapesse abbastanza su quell’uomo riservato, e quelli che sapevano non erano disposti a rivelare nulla.

Ad ogni opportunità, Malfoy aveva fatto notare che Nathan non conosceva il padre. Nathan ignorava il Serpeverde, ma si stava stancando. Questo lo frustrava soltanto di più! Chiuse un altro inutile libro e sospirò pesantemente.

“Facciamo una pausa,” suggerì lui, e i ragazzi al tavolo si appoggiarono agli schienali delle loro siede. “Tutto questo non ci sta portando da nessuna parte,” ammise lui.

“Concordo,” disse Kevin.

“Cosa facciamo, allora?” chiese Andy. “Gettiamo la spugna?”

Nathan sospirò.

“Noi non gettiamo la spugna, Andy. Siamo Grifondoro. Abbiamo solo bisogno di un altro piano,” disse Kevin al ragazzo accanto a lui, poi rivolgendosi a quello che gli stava di fronte aggiunse, “Non è così, Nathan?”

Nathan non rispose subito. Stava provando a capire per quale motivo il loro piano fosse fallito. “Sì, è così. Abbiamo bisogno di un altro piano. Che cosa ci sta sfuggendo?” domandò lui in maniera retorica. “Con chi non abbiamo parlato?”

“Non lo so,” ammise Andy. “Non ho altre idee per far vuotare il sacco agli insegnanti. A meno che non chiedessimo spudoratamente: ‘Quale sordido segreto sapete su Piton?’ Non so come potremmo farli parlare.”

“Va bene. Tu prendi la Preside e io il professor Vitious,” stabilì Kevin.

Prima che Andy potesse replicare alla scelta della spartizione degli insegnanti, Nathan esclamò, “Il Preside!”

“Chi?” domandò Kevin.

“Ma certo, come ho potuto dimenticarmi di lui? Deve sapere tutto riguardo al professor Piton e deve anche essere disposto a parlarne, visto che lui l’ha ucciso,” balbettò Nathan, perso tra i suoi pensieri. Riportò lo sguardo sui suoi amici. Nathan sogghignò. “Dobbiamo accedere all’ufficio della Preside. Ho bisogno di chiacchierare con un quadro.”

 
ANGOLO DELLA TRADUTTRICE:
Allora, credo che la scuola mi abbia presa più di quanto avessi previsto.
Chiedo umilmente perdono e comprendo tutti i vostri pomodori contro di me.
Chiedo anche scusa per tutti gli errori che mi avete fatto notare; ho intenzione di postare tutta la storia e poi revisionarla.
Allora, passiamo al capitolo. Vediamo, chi giustifica il comportamento di Nathan? Personalmente, credo stia vivendo un momento molto difficile, ma credo anche che sia un po’ irrispettoso.
E… qui eravamo ad un passo dalla verità! I brividi!
Spero vi sia piaciuto e attendo con ansia il vostro perdono.
 
Ps: Buon Natale!
 
 
 

 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: FerPotter