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Autore: DirceMichelaRivetti    26/12/2013    4 recensioni
Il Rating è riferito solo al capitolo 15, per il resto è verde
Ambientata post Thor2.
Loki, sotto le spoglie di Odino, è finalmente re di Asgard e il suo obbiettivo pare sia quello di dare valore e prestigio non solo all'arte della guerra, ma anche alla cultura. A sostenere questo progetto e ad assecondare la sua brama di sapere e potere, giunge un'amica di vecchia data, un'amica speciale, Lady Vor che lo ha sempre apprezzato e ciò porterà loro e altri personaggi a spostarsi nei vari regni alla ricerca di antichi artefatti legati a una religione perduta, fronteggiando insidie, mostri e nemici.
Capisco che detta così può non essere molto invitante, ma se avete qualche minuto da perdere, leggete un capitolo e poi deciderete.
Da questa fanfic è poi nata la serie "Il mondo di Loki e Vor" (no comment sul titolo orribile, ma sono negata per queste cose) dove troverete per lo più prequel e spin-off su alcuni personaggi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fandral, Heimdall, Loki, Nuovo personaggio, Sif
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Loki e Vor'
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Loki era tornato ad Alfheimr e subito si era precipitato nella zona lacustre e aveva raggiunto le  collinette artificiali, vi era entrato e aveva fatto ritorno alla stanza allagata con le quattro statue, di nuovo si era posto sul basamento al centro del lago e aveva ripetuto le operazioni necessarie per trovarsi nella stanza a specchio, dove tutto era sotto sopra. Aveva infatti capito subito che il qui troverai il passaggio del manoscritto si riferiva al luogo dove lo aveva trovato.

Era tutto come la prima volta, le statue capovolte, i quattro spicchi colmati con gli elementi, la strana, larga e tozza T luminosa nella volta. Cosa doveva fare a quel punto? Non ne aveva idea! Era certo che ci fosse un altro indizio, un messaggio da qualche parte. Si concentrò, attese e dopo un po’ iniziò ad avere la sensazione che ci fosse una sorta di illusione, come un velo che gli celasse la realtà: doveva squarciarlo!

Fece apparire il proprio pugnale, lo strinse saldamente, poi fece un salto verso l’alto e fendette l’aria come a voler squarciare quel velo e vi riuscì. Il soffitto si aprì come una tela tagliata nel mezzo e rivelò una volta quasi uguale a quella illusoria, l’unica differenza era che ora sulla T c’era una scritta altrettanto luminosa che diceva: Io sono la soglia che tutti temono, ma che chiama a sé ogni creatura, nessuno può evitare di passare attraverso di me. Ad erigermi fu la potenza suprema, la massima sapienza e il sommo amore. Qui fui posta al principiare della somma guerra per accogliere gli eserciti di Angra e di Spenta.

Per Loki fu evidente che quella fosse una porta che conduceva ad Hel, ma nella maniera più naturale: con la morte. Dunque doveva morire. Gli sembrava assurdo! Ma poi ricordò un’altra delle molte cose che aveva letto nel libro di Gondopharn: bisogna morire per poter rinascere. Decise di fidarsi, si sollevò dal piedistallo e con la levitazione cominciò a dirigersi verso il portale; più gli si avvicinava, più vedeva che la roccia perdeva consistenza e quando lo raggiunse trovò solo tenebra. Tenebra ovunque, non vedeva nulla, non riusciva neppure a vedere sé stesso. Si sentiva indebolito, provò a scuotersi, ma non vi riuscì, strinse i pugni, ma non sentì nulla, era come se il suo corpo fosse svanito, aveva coscienza di sé ma non aveva più un recipiente dove stare e presto, però, anche quell’unica consapevolezza andava dissolvendosi, era come se si stesse addormentando, pur non volendolo; la sua percezione di sé divenne sempre più debole, fino a rimanerne un solo granellino e poi più neppure quella. La Morte.

La scossa di un fulmine. Il dolore più tremendo che si possa provare. Un urlo. Due occhi verdi si aprirono. Loki era ancora vivo o forse lo era per la prima volta.

Inizialmente non vide nulla: una luce abbagliante lo circondava, poi iniziò ad intravedere delle ombre, ma era ancora tutto molto confuso, non sapeva chi era e non se lo chiedeva, non era neppure consapevole, era come solo un ricettacolo di sensazioni. La vista migliorava con la coscienza e presto gli fu chiaro il mondo interiore ed esteriore.

Capì di essere sdraiato su una lastra di pietra lavorata; attorno a lui c’erano una decina di esseri di varie razze, vestiti in maniere differenti, alcuni vecchissimi, altri meno, l’unica cosa che avevano in comune era un amuleto a forma di due triangoli equilateri intrecciati tra loro, uno col vertice in alto, l’altro col vertice in basso. Istintivamente Loki si portò una mano al petto e constatò di avere anche lui quell’oggetto.

“Benvenuto tra i Saggi.” disse uno di quelli.

Loki aggrottò la fronte, voleva chiedere qualcosa, ma non poté, fu preceduto.

“Non sei ancora diventato uno di noi, ma presto lo sarai.”

“Sappiamo perché sei qui e speriamo avrai il coraggio necessario.”

“Se tutto andrà come di dovere, non ci rivedremo più.”

“Poiché diventerai più grande di tutti noi.”

“Tu sei la speranza di una rigenerazione totale.”

“Ne sarai degno?”

“Ora ti trasporteremo da Mìmir.”

“Mostragli il nostro simbolo.”

“Saprà che può farti bere senza ulteriori prove.”

“Io …” cercò di dire Loki, ma non riuscì a dire alcunché, si sentì spinto verso il basso, verso la lastra su cui era sdraiato, l’attraversò, si sentì di nuovo stordito e quando si riprese si trovava altrove, in piedi, avvolto da neve, ghiaccio e gelo, su Jotunheimr. Si stupì, non avrebbe mai immaginato che Mìmir e la sua fonte della saggezza si trovassero nel suo Regno. Dove andare? Si trovava praticamente in mezzo al nulla e la neve fioccava pesantemente, limitando la visuale. Il nuovo amuleto iniziò a vibrare e si sollevò un poco, per indicare la direzione da prendere. Loki seguì quelle indicazioni e ben presto riuscì a distinguere una grossissima e altissima sagoma nera sull’orizzonte e capì: quella era una delle tre radici dell’Yggdrasil. Il Mago si affrettò e presto la raggiunse e lì vi trovò un essere a metà tra l’umano e lo jotun, grosso, possente, blu, ma con tratti molto gentili e capelli rossi, mentre gli occhi erano verdi; al collo aveva anche lui l’amuleto dei Saggi.

“Buongiorno” salutò il Mago “Sono Loki figlio naturale di Laufey, figlio d’adozione di Odino e Frigga, re di Jotunheimr e principe reale di Asgard.”

“So chi sei.” rispose Mìmir, sorridendo “Ti stavo aspettando da molto tempo.”

“Davvero?”

“Forse da sempre. Sono cresciuto ascoltando narrare le tue gesta.”

“Com’è possibile? Tu non sei uno degli esseri più antichi?”

“Deve ancora venire il tempo in cui sono stato fanciullo e in cui ho regnato anch’io su Jotunheimr, ma sarà tra breve.”

Loki fece segno di non capire.

“Presto ti sarà chiaro. Bevi alla fonte. Lì ci sono l’otre con cui attingere e il corno da cui bere.”

Il Mago si avvicinò agli oggetti indicati, prese per primo l’otre, ottenuto dalla pelle della zampa di un drago e lo immerse nella pozza d’acqua gorgogliante che fuoriusciva da sotto l’enorme radice. Riempitolo, vi attinse con il corno e bevve.

Quel che gli accadde in quel momento è indescrivibile, fu come scoprire di avere davanti agli occhi centinaia di veli, come quello che celava la vera porta nella caverna, e vederli distruggersi in un solo istante. D’improvviso ogni cosa gli si svelava e si mostrava a lui nella propria pura essenza, non più celata da nulla, non più condizionata dalle opinioni, convinzioni, credenze, pregiudizi, tradizioni e quant’altro fa da filtro tra la coscienza umana e la realtà. Molte cose che prima gli erano sembrate importanti, ora non lo erano più, mentre altre di cui non si era mai occupato, gli risultavano adesso basilari. Ora Loki aveva evidente, dentro di sé, l’Essere, l’essere puro senza condizioni. Comprese tutto, sapeva ciò che era stato, sapeva ciò che bisognava fare e l’intera esistenza non aveva più segreti per lui.

Si voltò verso Mìmir e lo guardò con orgoglio e amorevolezza, voleva dirgli qualcosa, ma l’altro lo precedette: “No, non parlare; altrimenti resteremmo qui troppo a lungo. Tu sai e io so, abbiamo entrambi abbastanza saggezza per non dover dirci nulla, perché già ci siamo capiti.”

“Sono felice di averti visto.”

“Non aggiungere altro, per favore” replicò commosso “Va! Va e fa ciò che devi. Consacra la tua vita. Rendi eterno il tuo nome. Va, mi rivedrai!”

“Mi hai già visto?” chiese con meravigliata speranza.

“Sì, tu mi hai posto qui.”

“Allora aspetterò con impazienza quel giorno.”

Detto ciò, Loki si teletrasportò a Nidavellir, ora con la nuova saggezza acquisita poteva spostarsi anche tra un Regno e l’altro. Si portò direttamente presso il palazzo del re Hreidmarr e fece una grandiosa entrata ad effetto, con tanto di fumo, nella sala del trono, facendo sobbalzare il monarca.

“Come osi presentarti qua!?!” gli ringhiò Hreidmarr, appena si fu ripreso dalla sorpresa.

“Ascoltami, non ho tempo per i nostri soliti giochi. Mi sono divertito molto in questi cinquecento anni a scambiarmi dispetti con te, ma adesso la questione è seria.”

“Dispetti …. Il mio ultimo non ha funzionato.” borbottò, deluso, il re dei nani.

“Qual era?”

“Bah, una roba che è fallita miseramente … Sapevo che eri vivo e che eri tu il nuovo re di Jotunheimr con cui mi sono scontrato ultimamente, tra l’altro non ti perdono quest’ultima trovata dell’arsenale tagliato a metà!; così quando hai mandato da queste parti la tua amichetta, ho mosso le corde giuste nella sua mente e nel suo cuore affinché si scoprisse innamorata di te. È stato più semplice del previsto, perché non ho dovuto convincerla di amarti, ma solo far sì che se ne rendesse conto. Speravo che tu la rifiutassi e che lei ti perseguitasse al mio posto, ma tu invece la ricambi e allora …”

“Ho capito bene? Tu volevi vendicarti di me, tramite la sua vendetta di donna respinta? Come ti è potuto venire in mente un piano così dissennato?”

“Ma sai come si dice.” si giustificò Hreidmarr “Non c’è peggior nemica di innamorata antica.”

Loki rimase perplesso, nonostante la sua saggezza, o forse proprio a causa di essa, non riusciva a concepire la logica di quel piano. Dopo qualche attimo scosse le spalle e disse: “Va beh, lasciamo perdere queste sciocchezze. Ho bisogno del tuo aiuto.”

“E cosa ti fa pensare che io sia disposto ad aiutarti, dopo tutti i tiri mancini che mi hai combinato?”

“Hai forse scordato come sei salito su quel trono? E poi, suvvia, giocavamo! Adesso si tratta di una questione seria che non riguarda il fare un favore a me, bensì il ripristinare l’ordine universale preesistente alla creazione.”

“Non hai un po’ esagerato nell’inventare questa storia?”

“Ti sembrerà strano, ma non sto mentendo.”

“È quello che diresti, se mentissi.”

Hreidmarr notò solo allora l’amuleto al collo di Loki e gli domandò dove lo avesse preso; ottenuta la risposta, disse: “Sei fortunato. Quei medaglioni li forgio io stesso e so a chi li consegno. Mi hai detto la verità e quindi, essendo diventato tu un Saggio, dovrò accontentarti. Dimmi che cosa ti serve.”

“Mi occorre un pugnale molto particolare, dev’essere in mercurio.”

“Mercurio?!” scoppiò in una risata “Ora capisco perché ti sei rivolto proprio a me … non c’è nessun altro nei Nove Regni che possa riuscirci. Molto bene. Aspetta una giornata e lo avrai.”

“Te ne ringrazio infinitamente, e racconterò questo a chi narrerà la mia storia e anche il tuo nome e il tuo valore verranno eternati.”

Hreidmarr forgiò il pugnale in mercurio come promesso e lo consegnò a Loki, senza trucchi o inganni e gli disse: “Sei stato un degno avversario, temo passerà molto tempo, prima ch’io possa trovare qualcun altro con cui divertirmi così tanto. Dal momento che questo è un addio, eccoti il pugnale che mi hai chiesto, non voglio alcun compenso, te lo dono in virtù della nostra turbolenta amicizia. L’ho caricato di grande potere, diventerà un’arma leggendaria, beato colui che lo erediterà; che si sappia che l’ho forgiato io.”

Loki ringraziò ancora e poi si teletrasportò ad Asgard, presso Vör; la trovò intenta a suonare l’arpa, così come le aveva raccomandato, nella sala del trono dove erano radunati Thor, Odino, Sif, i Tre Guerrieri, Bragi e altri membri della corte. I presenti sembravano tutti tornati alla normalità, ma manifestavano grande apprensione per il resto di Asgard. La musica aveva acquietato le loro menti, li aveva liberati, però essa non poteva guarire tutto il regno ed essi temevano ciò che accadeva fuori dal castello; ogni tanto si avvicinavano alle finestre, preoccupati, guardavano e pregavano che nulla di brutto accadesse ai loro cari, speravano che nulla di pericoloso si sarebbe potuto avvicinare.

“Fratello! Sei tornato!” esclamò Thor, andandogli incontro, lieto di rivederlo sano e salvo.

“Com’è la situazione qui?”

“Si è un poco normalizzata, ma Vör non può suonare in eterno.” esclamò Sif, estremamente irritata dal dover rimanere con le mani in mano, incapace di risolvere il problema.

“Hai trovato una soluzione, figlio mio?” chiese Odino con apprensione.

Quando gli abitanti di corte erano rinsaviti e avevano saputo che Loki era partito alla ricerca del modo per risolvere, soltanto in pochi se ne erano stupiti (e tra costoro ovviamente erano compresi Hogun, Sif e Volstagg) e a costoro veniva detto: È un principe di Asgard, è naturale che si prodighi per il nostro bene.

Per questo rispetto che si era guadagnato, per questa fiducia Loki era fissato da tutti i presenti che, con l’espressioni dei loro volti stavano ripetendo la domanda di Odino: Hai trovato una soluzione?

“Sì.”

Loki raccontò piuttosto dettagliatamente le vicende di quei due giorni, poi spiegò: “Gli Amesha e i Daiva sono così turbolenti perché rinchiusi nei medaglioni, dunque debbono essere liberati e ciò è possibile seguendo un rituale magico culminante con il trafiggere gli amuleti col pugnale in mercurio. I diciotto spiriti, non più vincolati a nulla, saranno però un grosso problema. Ripristineranno il sistema vigente più di quindicimila anni fa, ossia ognuno di loro cercherà il proprio dominio, ripristineranno i loro governi e useranno gli abitanti dei Nove Regni per farsi guerra. L’universo non sarà più come lo conosciamo ora, le autorità saranno sovvertite.”

“Cosa fare, allora?” chiese Odino, impaziente, stringeva nervosamente la lancia, incredulo che essa non servisse a nulla in quel frangente.

Vör, ricordando il manoscritto di Bhiscma, chiese: “Con la tua nuova saggezza dovresti essere in grado di controllare gli spiriti, almeno finché sono confinati, perché liberarli, allora?”

“Perché prima o poi io morirò e allora il problema di gestirli si ripresenterà. Bhiscma aveva parlato di una soluzione che lui rimandava, ma che doveva realizzarsi prima o poi e il momento è giunto. Amesha e Daiva non potranno avere potere temporale, se saranno ricollocati al loro posto.”

“E quale sarebbe? Come si fa?” esclamò il Padre degli dei.

“Dimmi dove e ce li rispedisco a suon di martellate!” proruppe Thor, sollevando mijolmin.

“Quanti uomini occorrono?” domandò ancora Odino.

“Nessun uomo, basta una donna: Vör.”

“Io?” si meravigliò lei.

“Sì. Mentre io compirò il rituale, tu dovrai suonare con l’arpa.”

“Cosa?!” esclamò più di una voce.

“Sei impazzito!” protestò Volstagg.

“No, vuole imbrogliarci tutti!” proclamò Sif.

Loki, non riponi troppa fiducia nella mia musica?” domandò Vör, esitante.

“No. È necessario che qualcuno suoni e ripristini l’Armonia delle Sfere Celesti, essa sospingerà Amesha e Daiva al loro posto, poiché essa è ordine e non vi ci si può sottrarre. Solo tu puoi riuscirci e solo con quell’arpa. Non è stato un caso che quello strumento si trovasse vicino a uno dei medaglioni: Bhiscma l’ha collocato appositamente, poiché sapeva sarebbe servito. Non è un’arpa comune, ha un grande potere, ma deve pure essere suonato da chi ha un dono speciale, il tuo.”

“Ma io non conosco questa armonia!”

“Io ora sì, te la farò sentire e tu potrai riprodurla.” e iniziò ad intonare una melodia che incantò tutti quanti “Suona questa, il continuo verrà da sé, ne sono certo.”

Loki diede poi disposizioni per celebrare il rituale e fu così che meno di un’ora dopo, la corte di Asgard era in cerchio attorno al Mago e a sua moglie, in trepida attesa di scoprire se quella sarebbe stata davvero la soluzione al grave problema che opprimeva il loro Regno.

Vör suonava l’arpa ed effettivamente le sue dita avevano iniziato a muoversi rapidamente tra le corde in maniera del tutto spontanea, senza bisogno che lei pensasse alla musica, poiché essa sgorgava da sola; una melodia perfetta!

Loki aveva disposto i nove medaglioni su un tavolo: cinque li aveva messi in un’unica fila, gli altri quattro erano come in cerchio attorno a quello centrale. Non ebbe bisogno di impiegare molto tempo per trovare la concentrazione necessaria, essere un Saggio gli permetteva di essere subito nella giusta predisposizione d’animo; recitò formule e poi col pugnale colpì uno per volta gli artefatti, che vibravano, si creparono e si avvertì che qualcosa fuoriuscisse da essi, pur non vedendosi nulla; quelle forze ancestrali erano talmente potenti che erano avvertite anche dagli animi più grossolani tra i presenti.

Loki vedeva gli Amesha e i Daiva che si liberavano e li vide anche seguire l’indirizzo dato loro dalla musica perfetta.

“È fatta, sono tornati al loro posto.” annunciò alla corte.

Vör allora cessò di suonare e Odino, Thor e tutti gli altri applaudirono ed esultarono, ma presto si interruppero: un terremoto. Non un terremoto normale: la terra vibrava senza smettere, l’aria crepitava di fulmini e fuori dal palazzo si potevano vedere fiumi straripare d’improvviso e alberi bruciare per autocombustione.

La corte di Asgard si spaventò e alcuni iniziarono ad urlare. Thor chiese:  Loki, che cosa sta accadendo adesso?!”

“L’avevo detto che era un inganno!” esclamò Sif.

“Maledetto!” lo insultò Volstagg.

Hogun strinse la propria mazza; Fandral era dubbioso, non era certo che Loki avesse agito a loro danno, nonostante non capisse cosa stesse accadendo.

Nessuno, però, diede peso a quelle parole, quasi tutti erano atterriti e guardavano il principe in cerca di risposte.

Il Mago, preso da grande emozione, percependo chiaramente la grandezza del momento, tentò di spiegare: “Angra e Spenta, i due semidei primordiali, possono riunirsi nell’unico, vero Dio. L’Armonia delle Sfere Celesti era la condizione prima, la scissione del Dio la interruppe, o la sua  interruzione causò la scissione del Dio; Dio e l’Armonia sono tutt’uno, ora che l’Armonia è stata ripristinata Spenta ed Angra torneranno ad essere un un’unica entità, trascendente il bene e il male. Stanno arrivando, questi fenomeni annunciano il loro approssimarsi a qui.”

“Qui? Perché?” furono le domande che attraversarono la folla.

“Perché hanno bisogno di una fucina, di un corpo mistico per riaggregarsi. È necessario che si offra come ricettacolo uno che sia Mago e Saggio e che trasumani con loro.”

Vör non sapeva che cosa significasse quella parola, ma intuì, o solo temette, che si trattasse di qualcosa di estremo; con viva preoccupazione chiese: “Che cosa vuol dire trasumanare?”

Tasumanar significar per verba non si poria.” sospirò, dispiaciuto dal dover recare quel dolore alla donna che amava e che lo amava come mai avrebbe potuto amare altri “Temo che sia un addio. Scusami, se non te l’ho detto subito, ma se lo avessi saputo non mi avresti aiutato, invece tutto questo è necessario per i Nove Regni e non solo!”

Vör si sentì il cuore come trafitto da mille frecce, le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance, si avvicinò a lui, disperata, supplicando: “Non puoi farlo, ti prego, non puoi lasciarmi sola, non andartene … Che senso ha una salvezza senza di te? … non posso stare senza di te …”

Il marito, impietosito e sommamente commosso da quell’affetto immenso, la strinse a sé e le fece coraggio: “Certo che puoi, sei una persona meravigliosa e non devi dipendere da nessuno, nemmeno da me. Ci amiamo e questo non cambierà mai, però non possiamo vivere in simbiosi. La tua vita è tua, non è in funzione di me; anche se sarà doloroso, anche se non mi dimenticherai mai e continuerai ad amarmi per sempre, tu hai una vita che è al di là di me.”

Lei non cessava il suo pianto; lui continuò a tenerla abbracciata, a carezzarle il capo. Gli occhi di tutti erano su di loro, ma nessuno osava fiatare; quella notizia aveva profondamente colpito tutti quanti: il principe si sarebbe sacrificato per loro! La stima e il rispetto per lui superarono di gran lunga quelli nutriti per qualsiasi altro.

Quando Loki avvertì che la moglie si era un po’ calmata, la baciò, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta e poi le domandò sottovoce, senza che altri potessero sentire: “Tu hai sempre detto che vuoi ch’io sia felice, vero?”

“Sì, certo.”

“E allora lascia ch’io trasumani, finalmente avrò ciò che ho sempre voluto: grandezza, rispetto, fama imperitura. Se vuoi rendermi felice, aiutami a realizzare il mio sogno: racconta la storia che più mi fa onore. Scrivi di me, in modo che tutti sappiano di me e raccontino le mie gesta e la mia gloria. Fa che il mio nome suoni come il più onorato di tutti, fa che tutti sappiano che il Dio è tornato alla sua forma originaria grazie a me e che io sono parte integrante di esso. Saremo entrambi felici.”

“Io avevo sperato saremmo stati felici assieme …”

“Assieme abbiamo rigenerato il mondo! Io e te, da soli, abbiamo riportato l’equilibrio nei Nove Regni, che consacrazione maggiore ci può essere per il nostro amore? Esso è eterno e non diminuirà, solo perché saremo lontani, ti amerò per sempre, anche trasumanato … E poi, non ti lascio del tutto … Presto nasceranno i nostri figli, potrai rivedermi in loro. Amami nella parte di me che c’è in loro. E dì loro che li amo, tantissimo, diglielo ogni giorno.”

Se non proprio convinta del tutto, Vör si era almeno rassegnata a quella decisione, sciolse l’abbraccio, ma rimase accanto al marito e gli tenne la mano. Loki, allora, si rivolse agli altri: “Padre! E tu,Thor! Scusatemi davvero per tutto quello che vi ho fatto! Grazie per avermi voluto bene! Siate fieri di me e non scordatemi.”

“Fratello! È la seconda volta che ti sacrifichi! Stai rinunciando a tutto per ridare all’universo il suo ordine originario … se ho capito bene. Spero di comportarmi in maniera degna di te. Tutti sapranno del tuo eroismo e ti avranno a modello!” avrebbe voluto aggiungere altro, ma non ce la faceva.

Odino puntò il suo occhio orgoglioso sul figlio e gli disse: “Tutti i Nove Regni sapranno la verità!”

Loki cercò con lo sguardo i Tre Guerrieri e Lady Sif e disse: “Avrei molto da rimproverarvi, ma ora tutto il vostro scherno sembra svanire, davanti al ricordo di momenti gioiosi passati anche con voi. Infine …. Fandral, scusami per averti chiamato imbecille.”

“Oh, non ti preoc … Mi hai chiamato imbecille?!”

“Più di una volta, ma dopotutto non sei il peggiore tra le persone che ho conosciuto. Avvicinati.”

Lo spadaccino obbedì. Loki guardò Vör che capì le sue intenzioni e gli rispose, sempre e solo con gli occhi, che le accettava, benché nessuno avrebbe potuto sostituirlo. Il Mago, il Saggio, il futuro Dio disse al guerriero: “So che sei innamorato di Vör, prenditi cura di lei, so che affidandola a te sarà protetta da ogni pericolo e che farai di tutto per renderla felice.” mise la mano della moglie in quella dell’altro uomo “Non so se lei riuscirà ad amarti, seppure di un amore diverso da quello che nutre per me; so di certo che però per te nutre un affetto speciale. Prenditi cura di lei e dei miei figli, se potrai, altrimenti sono certo che mio padre e mio fratello faranno di tutto per loro.” percepì che Angra e Spenta erano ormai pronti “Presto, andate, sta per accadere!”

Fandral, commosso da quella stima inaspettata, allontanò Vör, che non avrebbe voluto spostarsi di un solo centimetro, e con lei tornò presso Odino.

Loki sentì i due spiriti iniziare a penetrare nel suo corpo, congiungersi tra loro, avvertì la propria energia mescolarsi alle altre due, per poi diventare unica. Ecco! Cercò gli occhi di Vör, voleva il loro oro come ultima immagine di quella vita. Gli occhi verdi e d’oro si persero un’ultima volta gli uni negli altri.

 

Erano passati poco più di mille anni da quel fatidico giorno in cui Loki aveva permesso alle due parti di Dio di ricongiungersi e dunque di ristabilire un ordine e un’armonia primordiali. Le cose nei Nove Regni erano nettamente migliorate e ovunque si proclamava che il nuovo benessere, la nuova pace erano merito di Loki il Saggio Mago, lo Jotun di Asgard. Ovunque erano state erette statue in suo onore ed era stato composto più di un poema per celebrare non solo la sua più grande impresa, ma anche le gesta precedenti: in alcuni Regni, non solo si raccontava delle volte in cui giovanissimo aveva combattuto al fianco di Thor, ma pure si tentava di far apparire nobile il suo tentativo di conquistare Midgard e di come quegli ingrati mortali non avessero accolto il suo messaggio; su Nidavellir, il re Hreidmarr aveva fatto comporre una lunghissima ode che raccontasse le loro sfide di intelligenza ed illusioni, evidenziando particolarmente come era stato grazie al suo intervento che Loki aveva trovato moglie e sottolineando l’importanza fondamentale del suo pugnale di mercurio, un’altra ode, invece, narrava di come Loki lo avesse aiutato a prendere il trono e ciò gli tornava utile per legittimare la propria autorità; su Alfheimr si sosteneva che Loki era stato la reincarnazione di Bhiscma; su Vanaheimr si sottolineava soprattutto il legame con la loro storia più antica e si cercava di esaltare la figura di Vör; su Jotunheimr Loki era celebrato come l’ottimo trai Giganti, colui che aveva dato nuovo lustro a quella stirpe bistrattata da tempo.

La storia era una, ma tutti la raccontavano nel modo che più esaltava il legame di Loki col Regno in cui veniva raccontata.

Insomma, il suo nome era sulla bocca di tutti, Loki aveva ottenuto ciò che aveva sempre desiderato: un’indiscussa supremazia. In fondo aveva ingannato tutti quanti: tutti ritenevano che si fosse sacrificato per il bene dei Nove Regni, invece lo aveva fatto solo per quella fama, per quel rispetto e per raggiungere lo status di Dio supremo.

 

Nel millecentottantottotesimo anniversario dalla trasumanazione di Loki, ad Asgard si celebrava una grande cerimonia, oltre a quella in memoria del principe, quel giorno veniva incoronato il nuovo re.

Un giovanotto alto, dal fisico atletico ma non muscoloso, i capelli neri tirati all’indietro, lisci, gli cadevano sulle spalle, gli occhi erano d’oro. Indossava i suoi abiti da cerimonia e un elmo sormontato da lunghe corna ricurve, alla cintura aveva il pugnale in mercurio e da qualche parte teneva anche il manoscritto del Mago Gondopharn, da cui non si separava mai. Sostò qualche momento sotto la grande statua di Loki, posta davanti al palazzo reale, e le parlò a lungo con affetto ed emozione. Si diresse poi verso la grande sala delle cerimonie: era gremita di gente che aspettava lui e lo accolse con applausi e urla di giubilo. Lui attraversò la lunga stanza, sorridendo con gentilezza ai presenti, camminava sicuro, ma senza arroganza; arrivò dinanzi alla scalinata che portava al trono su cui sedeva un Odino molto vicino alla morte e che avrebbe preferito cedere il regno già da tempo.

Il giovane era emozionato, guardò le persone in piedi alla base delle scale; per prima sua madre, affiancata da Fandral, l’uomo che lo aveva cresciuto come avrebbe fatto un padre, e vicino a loro i suoi fratellastri e sorellastre; poi spostò lo sguardo verso lo zio Thor, che lo guardò con grande orgoglio, e i suoi cugini; vide poi il re degli Jotun, un Gigante di ghiaccio dai lineamenti gentili, i capelli rossi e gli occhi verdi: era il suo fratello gemello; infine spostò gli occhi anche su Sif, Volstagg e Hogun, che ricambiarono con profondo rispetto.

Odino strinse la lancia, guardò il nipote e disse: “Fenrir, figlio di Loki, figlio di Odino, mio erede. Da tempo hai dimostrato la tua abilità in combattimento, la tua potenza magica, ti sei dimostrato sapiente, giusto, volenteroso, generoso e laborioso, doti che dovrebbero accompagnare ogni cittadino e soprattutto un re. Io prima, mio figlio Thor poi, abbiamo difeso Asgard e le vite degli innocenti in tutti i Nove Regni, anche se negli ultimi mille anni il nostro intervento è stato poco necessario. Giuri di sorvegliare i Nove Regni?”

“Lo giuro.” rispose il principe, con una nota di emozione, consapevole della grande responsabilità.

“E giuri di preservare la pace?”

“Lo giuro.”

“E giuri di mettere da parte ogni ambizione egoistica e di prodigarti per il bene dei Regni?”

“Lo giuro.”

“In questo giorno io, Odino, Padre degli dei, ti proclamo re di Asgard.”

 

 

Saluti: Questo è l’ultimo capitolo, la stria finisce qui. Ringrazio tutti i miei affezionati lettori, spero di avervi allietata. Dal momento che alcuni di voi mi hanno chiesto di continuare a scrivere, vi informo che nei prossimi giorni inizierò a scrivere una nuova fanfic, strettamente legata a questa, non si tratterà di un sequel, ma di un prequel, ambientato nel 1513, lo stile sarà sempre questo i avventura e sentimentalismo.

Vi ringrazio ancora tutti quanti e a presto!

   
 
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