Questa storia si è classificata al primo posto al contest “Nightmare Before Christmas” indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco sul forum di EFP
A Christmas Carol – Il Natale dei maghi
L’aria era gelida, ad Hogwarts, e
le vacanze natalizie erano appena iniziate.
Candidi fiocchi di neve, morbidi come batuffoli d’ovatta, cadevano
sparsi
intorno al lago Nero e gli studenti passavano il loro tempo a
rincorrersi sul
prato e a tirarsi palle di neve.
Il vento faceva svolazzare le sciarpe rosse, verdi, blu e gialle, e
per una
volta non si badava più a quale fosse la Casa d’appartenenza. Tutti
erano
allegri, in quel clima di festa e spensieratezza.
In particolare, quattro ragazzi del settimo anno di Grifondoro erano
beatamente
stesi sotto un albero vicino alla riva del lago, e si gustavano il
periodo
dell’anno in cui i compiti erano l’ultimo dei loro problemi.
Non che negli altri mesi fossero comunque messi al primo posto.
Sirius e Peter sghignazzavano senza sosta da più di mezz’ora, ormai,
guardando
alcuni ragazzi del primo anno scivolare inesorabilmente nei punti
dove il loro
Aguamenti colpiva.
Remus, invece, aveva optato per una sana lettura per ammazzare il
tempo, e
James giocherellava sovrappensiero con il suo boccino.
Nonostante ci fossero un sacco di attività divertenti da poter fare
con la
neve, la mente del ragazzo era occupata da tutt’altri pensieri.
Quello, ne era sicuro, era l’anno perfetto per stupire Lily Evans
con un regalo
e farla cadere ai suoi piedi.
E chiunque, davvero chiunque, a sapere che il ragazzo si stava così
tanto
impegnando, quell’anno, sarebbe rimasto colpito dalla sua
determinazione.
Se non fosse stato che quella frase l’aveva ripetuta per altri sei
anni e che
gli altri Malandrini, gli unici a sapere che si era prefissato
quest’obiettivo,
non nutrissero alcun tipo di fiducia in lui.
«Accidenti a te, Ramoso, stai messo peggio di Remus nelle notti di
luna piena»
disse Sirius fintamente preoccupato, al che il secondo chiamato in
causa – Remus
– gli mollò uno scappellotto sulla nuca.
«Taci, Felpato. Non è il caso di far sentire a tutti del mio piccolo
problema
peloso»
«Dannazione, ma che avete tutti oggi? Ehi, Peter, andiamo a fare
qualche
Levicorpus a Mocciosus?» ribatté ancora Sirius, mentre sgattaiolava
via con
Codaliscia, seguito a ruota da un irritato Lunastorta.
James, invece, che dal canto suo non aveva sentito quasi nulla,
restò con la
schiena incollata all’albero, deciso a non muoversi di lì finché non
avesse
trovato un regalo alla Evans. Anche a costo di morire assiderato.
Prospettiva
assai probabile, tra l’altro, visto che la sua creatività aveva
definitivamente
dato le dimissioni.
Lo sguardo fisso sulla sua mano che si muoveva meccanicamente verso
il piccolo
e freddo boccino. Lo lasciava svolazzare e lo riacchiappava prima
che si
allontanasse troppo. Sempre nella stessa sequenza.
Il Natale era vicinissimo, ormai, e solo un miracolo avrebbe potuto
salvarlo, a
quel punto.
Così, più scoraggiato di prima, si diresse a grandi passi verso la
torre di
Grifondoro, sprofondando ogni tanto nella neve, così assorto nei
suoi pensieri
che non si accorse nemmeno di essere passato accanto a Lily Evans.
Lily era sempre stata abituata alle stranezze.
Da quando Severus le aveva detto di essere una strega, sei lontani
anni fa, si
era ripromessa che niente l’avrebbe più stupita.
Per questo, quando si ritrovò a passare accanto a Potter, rimase
allibita per
qualche secondo rendendosi conto che il ragazzo non l’aveva
assillata
chiedendole di uscire, come ogni santa volta.
Sbattendo un paio di volte le palpebre si ridestò dai suoi stupidi
pensieri su
quel depresso di Potter e i suoi cambiamenti di umore degni di una
ragazzina
mestruata, e raggiunse Alice Prewett vicino all’albero che poco
prima era
occupato dai Malandrini.
«’Giorno Lily» salutò lei.
«Ciao Alice» rispose Lily dopo un sonoro sbadiglio.
«Qualcuno ha fatto le ore piccole, ieri notte?» Alice aveva messo su
un sorriso
strano, come se sapesse qualcosa su Lily che lei ancora non sapeva.
«Mi sento uno straccio. Ho dovuto fare la ronda al posto di un
Corvonero e non
ho dormito quasi per niente»
Anche Alice, ora che la guardava meglio, notava delle leggere
occhiaie nere
sotto gli occhi verdi di Lily, e i suoi capelli rossi erano più
scompigliati
del solito, al che la ragazza di accigliò un po’.
«Alice, sono davvero messa così male?»
Alice scosse la testa fintamente contrariata «Molto peggio,
signorina Evans. Dieci
punti in meno a Grifondoro per la presentazione indecorosa. E ora
vada, prima
che decida di toglierle altri punti».
«Mi scusi professoressa Prewett, ma parla proprio lei, con quella
macchia di
caffè sulla divisa? Deplorevole» disse Lily ridendo.
Alice sbiancò, non cogliendo la battuta e guardandosi freneticamente
il vestito
«Una macchia?!»
Lily rise di più «Stavo scherzando, idiota»
Continuarono a chiacchierare mentre camminavano sulla riva del lago
Nero,
schivando una volta o due qualche palla di neve, finché il
pomeriggio non
decisero di rientrare nel castello.
«Ah, Lily, a proposito, torni a casa per le vacanze quest’anno?»
«No, Alice, non questa volta» la ragazza rise senza divertimento
«credo che
Petunia ne sarà contenta» disse Lily, cercando di non far vedere ad
Alice che
in fondo le dispiaceva.
«Sai secchiona, io credo che tu voglia restare qui per un certo
Grifondoro di
nostra conoscenza… Sai, alto, bello, con gli occhiali, una passione
per il
Quidditch che va oltre le sue capacità cerebrali e dei comportamenti
da stalker
verso di te…» rispose la ragazza, cercando di sollevarla.
«Alice!» anche se era
irritata, Lily
stava cercando di non ridere.
«Uh-uh, siamo arrossiti, caposcuola?» continuò Alice, prima di
correre nel
castello, seguita da Lily a cui, pur non volendolo ammettere, quella
conversazione non era dispiaciuta.
«Oh mio dio, Ramoso, smettila. Buttati dalla torre di astronomia, e
se vuoi ti
do anche una mano, ma
piantala di piangere
come una prima donna!» l’urlo di Sirius echeggiava per tutto
il dormitorio
maschile.
Erano più di due ore, ormai, che James continuava ad
autocommiserarsi, e Sirius
era arrivato ai limiti della pazienza.
Nel dormitorio rosso e oro, nascosto dietro il letto a baldacchino
dalle tende
di velluto, Remus sorrideva a quella scena, visto che James era
sempre quello
ottimista che non si faceva abbattere da niente e nessuno… Sempre se
si
escludevano i momenti in cui era tirata in ballo la Evans, ovvio.
Stava quasi per tornare a leggere il suo solito libro da cinquecento
pagine,
quando Felpato saltò sul suo letto facendolo sobbalzare e
sparpagliando i
vestiti a terra.
«Ehi, Lunastorta, come diamine si chiama quel film babbano di
Natale?»
«Quale dei tanti?» chiese Remus, stanco anche se non arrabbiato. In
fondo i
vestiti sul pavimento erano già tanti, altri due o tre non avrebbero
fatto la
differenza.
«Quello con i tre spiriti del Natale che fanno diventare un uomo
avaro più
generoso» rispose Sirius con un ghigno malandrino.
«Non sono proprio sicuro che “A Christmas Carol” sia la soluzione ai
problemi
di James, sai?»
«Invece è perfetto, non rovinare tutto e vieni con me. Peter!
Alzati, ci
servi!» disse Sirius trascinando con sé gli altri due malandrini,
lasciando
James, che ancora una volta non aveva seguito molto della
conversazione,
sdraiato sul letto.
Quando si decise a rialzarsi, James scoprì che era passata l’ora di
cena.
Si diede dello stupido.
Il grande James Potter che dorme per tutto il giorno, non partecipa
ai piani
degli altri Malandrini e che salta anche la cena?
No. Né quella volta, né mai.
Prese il mantello dell’invisibilità e la mappa del Malandrino dal
baule di
mogano accanto al suo letto e uscì furtivamente dal dormitorio,
cercando di
pestare meno cose possibili nella stanza caotica… E vuota.
James si bloccò di colpo, la mano sul pomello freddo della porta che
dava sulle
scale per la Sala Comune.
D'accordo, Frank aveva un appuntamento con Alice in Sala Grande, ma
dov'erano
gli altri Malandrini?
Lo stomaco di James brontolò di colpo e decise di cercarli a pancia
piena.
Con addosso il mantello dell'invisibilità fu facile scendere le
scale,
attraversare il corridoio e arrivare davanti al quadro della frutta.
Come sempre, James solleticò la pera e il quadro si aprì sulla
cucina, dove
tantissimi elfi domestici zampettavano avanti e indietro tra pentole
e padelle
di tutte le forme, grandezze e colori, facendo un gran baccano e
squittendo
ininterrottamente, e sembrava che nessuno lo volesse degnare della
sua
attenzione, finché un elfo non inciampò proprio davanti ai suoi
piedi, finendo
per avere uno scolapasta leggermente arrugginito come cappello.
«Il signorino Potter desidera qualcosa?» disse l'elfo, scattando
sull'attenti.
James godeva di una certa popolarità tra gli elfi, così come tra le
studentesse
di Hogwarts, e questi primi in particolare erano piuttosto inclini a
esaudire
quasi tutte le sue richieste.
«È avanzato nulla dalla cena?» chiese lui, senza troppi giri di
parole.
Sapeva bene per esperienza, visto che lui stesso aveva un elfo
domestico, che
se li si trattava con troppa gentilezza diventavano talmente
contenti che
finivano per arrostirsi le orecchie in forno.
Poi, come facessero ad arrostirsi solo le orecchie, James non se lo
era mai
chiesto, anche se rimaneva un dubbio lecito.
L'elfo annuì violentemente, poi corse verso la massa indistinta di
altri elfi
al centro della cucina.
James si sedette sul pavimento, e mentre l'elfo tornava con un
vassoio pieno di
cibo, si chiese cosa mai stessero combinando gli altri Malandrini
senza di lui.
Era mezzanotte quando James tornò su in dormitorio.
Di sicuro aveva mangiato bene e molto, riconobbe soddisfatto
massaggiandosi lo
stomaco, anche se sarebbe stato molto più divertente con le
squallide battute di
Sirius sulle banane e gli scappellotti di Remus.
Nel buio, con il mantello sulle spalle, la mappa in mano e il Lumos
della
bacchetta, James stava attento a schivare i capiscuola che facevano
la ronda.
Salì le scale quatto quatto e, dopo aver borbottato la parola
d'ordine ad una
alquanto irritabile Signora Grassa, scivolò in sala comune e salì in
dormitorio, aprendo lentamente la porta.
Se si aspettava di trovare i suoi amici a letto, con le tende
chiuse, e come
unica illuminazione la luna semipiena in un cielo senza nuvole, si
sbagliava.
Tutta la stanza era disseminata di candele, e l'aria giallastra che
si era
creata dava un non-si-sa-che di inquietante all'atmosfera.
James trasalì quando sentì un rumore di catene provenire da un punto
imprecisato.
Arretrò leggermente, stando con la schiena alla porta, e cercando
invano di
aprirla, prima di rendersi conto che era sigillata con un
Colloportus.
Anche volendola aprire con un Alohomora, la sua bacchetta era
misteriosamente
sparita.
«James... Potter...» biascicava una voce.
«Chi diavolo sei?» nonostante stesse quasi tremando di paura, James
cercò di
non far vergognare il Cappello Parlante di averlo smistato nella
Casa dei
coraggiosi e degli audaci.
«Questa sera... Verranno a farti visita tre spiriti...» e nel
sentire questo,
dalla voce misteriosa, James prese davvero a tremare. Casa dei
coraggiosi,
okay, ma diamine. Lui aveva paura degli spiriti da quando aveva
cinque anni.
«Lo spirito del Natale passato... Lo spirito del Natale presente...
E... E lo
spirito... E... Del... Quel...» la voce si interruppe balbettando
«Sirius, come
faceva?»
«Sirius?!» James non ci
vide più
«Okay, Sirius, che cavolo succede?» disse, accendendo le luci alla
babbana, e
trovando davanti a sé un Frank alquanto imbarazzato.
«Frank! Idiota! Lo spirito del Natale futuro! Era intuitivo, per le
mutande di
Merlino!» disse Sirius «Okay, James, spegni la luce e fai finta che
questo
idiota non abbia rovinato tutto»
«Felpato, mi spieghi che succede? Non ti posso lasciare da solo un
minuto?»
disse James, massaggiandosi le tempie con una mano. Nonostante lui
fosse
maturato dall'anno scorso, rimanendo comunque un fiero Malandrino,
Sirius
continuava ad avere il cervello di una gallina. ...no, era un'offesa
alle
galline. Diciamo che somigliava a una noce, ecco.
«Un minuto, Ramoso? Hai dormito tutto il giorno perché eri depresso
per il
regalo alla Evans. Ed ecco perché i tuoi cari amici qui presenti
vogliono
aiutarti.» ghignò Sirius, e subito James si rianimò.
«Mi aiuterai a conquistare Lily?»
Sirius fece cenno di sì, e poi fu il turno di James di ghignare.
«Facciamo quest’idiozia»
«Zitto, Ramoso, è geniale. Frank, prego»
«Oh, sì, giusto... Ahem... I tre spiriti... Bla bla bla... Ah.»
disse lui
facendo un elenco mentale «E ti aiuteranno nella tua ricerca in un
regalo per
Lily Evans. Quindi, James Potter, a partire dalla mezzanotte di oggi
e per tre
notti consecutive al rintocco della prima ora, segui gli spiriti e
ascolta i
loro consigli» concluse Frank, imitando ancora la voce strascicata.
«Si, Frank, ma noi non abbiamo tre notti. Arrangianti, James. Forza
lo spirito
del Natale passato» si intromise Sirius, portando via Frank e
spingendo Peter
davanti a James.
«James Potter» Peter tentò di essere pauroso, ma l'effetto non era
esattamente
quello «io sono lo spirito del Natale passato, e voglio mostrarti le
immagini
dei tuoi fallimenti, in modo che non si ripetano più» finì lui,
proiettando con
la bacchetta alcune immagini sul muro.
Davanti a sé, James si rivedeva da bambino, al suo primo anno ad
Hogwarts, in
particolare mentre chiedeva un appuntamento a Lily.
«E voi come avete fatto ad avere...?!» iniziò James, prima di essere
interrotto.
«Al tuo primo anno» Codaliscia tentava di sovrastare la voce di
Ramoso «hai
cercato di chiedere alla Evans di uscire furtivamente da Hogwarts
mentre
nevicava. Peccato che lei abbia una fissazione per le regole»
l'immagine diede
il posto ad un'altra, in cui il James bambino aveva improvvisamente
una guancia
molto più colorita dell'altra, e il James presente ricordava il
dolore
dell'impatto.
Peter fece una pausa, poi riprese «Al secondo anno, invece, tentasti
inutilmente di avvicinarla con un vischio» e ancora, l'immagine
appena comparsa
mostrò Lily e James sotto un vischio. Peter scosse la testa «Niente
da fare» e
anche qui, James ricordava perfettamente le conseguenze. O almeno,
la cicatrice
sì.
«Invece, al terzo anno avevi intenzione di invitarla ad Hogsmade, ma
la tua
fortuna volle che Lily quel giorno avesse la varicella di drago» e
ancora «al
quarto e al quinto anno Lily tornò sempre a casa per le feste
natalizie» e
ancora «E infine, al sesto anno, quello a finire in infermeria per
frattura
alla caviglia dopo il Quidditch sei stato tu» concluse Peter,
soddisfatto di
aver detto tutto senza sbagliare.
«In conclusione, amico, la tua vita è una sfilza di fallimenti
natalizi» ghignò
Sirius.
James stava per ribattere, quando Sirius riprese «Ora lo spirito del
Natale
presente!» e Remus fu malamente spinto al centro della stanza.
«Io sono lo Spirito del Natale presente...»
«Ma va'» sbuffò irritato James.
«...e sono qui per mostrarti il piano che attuerai quest'anno per
conquistare
Lily Evans» continuò Remus facendo finta di non aver sentito,
riuscendo
finalmente ad attirare l'attenzione dello scettico umano a cui si
stava rivolgendo.
«Per prima cosa niente mantello dell'invisibilità» e l'immagine che
prima
mostrava un deprimente James steso sul letto in infermeria cambiò in
uno schema
disegnato alla meno peggio possibile che raffigurava un sacco di
oggetti
segnati da una X rossa «Niente uscite ad Hogsmade, niente trappole
per i
corridoi, niente suggerimenti da Nick-quasi-senza-testa e
assolutamente niente
vischio».
«In altre parole, niente James Potter» s'intromise ancora Sirius.
«Taci, mortale. Sto finendo il mio lavoro» magari Remus aveva preso
un po'
troppo seriamente la parte dello spirito, ma almeno stava facendo un
buon
lavoro «Questo piano prevede un semplice regalo ad effetto e una tua
seguente
dichiarazione. Non parlare.» disse Remus, notando che James voleva
intervenire
«Il regalo sarà sotto uno dei grandi alberi di Natale nella Sala
Grande, il più
bello che tu riesca a trovare, e lì sotto Lily rimarrà talmente
ammaliata che
cadrà ai tuoi piedi» concluse soddisfatto.
«Sappi, caro Lunastorta, che cadrebbe ai miei piedi comunque» disse
fieramente
James, gonfiando il petto.
«A mio parere, Ramoso, quello a cadere ai suoi piedi sei stato tu»
Sirius aveva
iniziato a sorridere inquietantemente «nel vero senso della parola»
disse,
mostrando una foto di James a quindici anni caduto dalle scale
davanti a Lily,
che intanto se la rideva di gusto.
«Felpato!»
«Calmo fratello, mi ringrazierai presto» aggiunse Sirius, scacciando
la rabbia
di James con un gesto della mano.
Remus allora riprese «Abbiamo infiltrato tra le file nemiche la
nostra spia più
fidata e meno sospettabile» indicò una foto di Alice Prewett «e a
suo parere,
il regalo migliore che tu possa fare a Lily è un libro».
«Questo poteva dirtelo qualsiasi studente di Hogwarts, Lunastorta»
disse James.
«Un libro babbano, James. Ha letto tutti quelli nella Biblioteca, e
Alice pensa
che se tu gliene regalassi uno nuovo e mai visto ti darebbe una
chance».
«In tutti questi anni l'unica cosa che mi bastava era un libro?»
disse James,
scettico e allibito allo stesso tempo.
«Non hai mai avuto molto cervello James» s'intromise Sirius per
l'ennesima
volta, cacciando via Remus dalla scena «E ora ammirate il talentuoso
e
affascinante spirito del Natale futuro» disse indicandosi, al che
James si
disse che era veramente caduto in basso. Magari anche lui avrebbe
dovuto
stirarsi le dita delle mani come gli elfi.
«Avanti, Ramoso, ascolta o ti spacco la faccia. Vedo te, con i miei
superpoteri
magici, tra vent'anni... Con un sacco di bambini urlanti intorno al
più brutto
albero di Natale che abbia mai visto, accidenti. Si, insomma... E
Lily che ti
urla dietro di essere uno scansafatiche... Ma avete entrambi una
fede. E quei
bambini vi assomigliano molto. O almeno, assomigliano a te da
giovane. Dovresti
prendere esempio dalla tua futura moglie, lei non ha perso i
capelli...»
«Felpato, vai avanti, sto per avere una crisi di nervi» lo
interruppe James.
«Va bene, mamma mia, quanto sei suscettibile.» tossì «Per far sì che
questo
futuro possa concepirsi... Se ne sei proprio convinto, ci sono un
sacco di
belle ragazze, eh... Dimmi qual è il libro babbano che leggerebbe
volentieri
Lily, scegli l'albero più bello della Sala Grande e poi faremo tutto
noi e la
nostra fidata spia» finì, ululando anche per sembrare un vero
fantasma, anche
se il risultato era quello di un cane morente.
James decise di ignorare la prima parte del discorso «Scusa, eh, ma
come farete
voi a trovare un libro babbano?»
«Non ti fidi di tuo fratello?»
«No».
«Che cattivo che sei. Tu fallo e basta. Che libro vorrebbe avere la
Evans?»
«Oh... Non so...» James ci rifletté su un attimo «Così su due
piedi... Credo
che non abbia mai letto "Sherlock Holmes", anche se le piace molto
la
serie tv...»
«Un applauso a James e alle sue doti da stalker» sghignazzò Sirius
«ora tutti a
nanna. Domani sarà una grande giornata per il mitico James Potter»
Poi il silenzio e il buio fecero capolino in quella stanza dalla
strana
atmosfera, così felice e spensierata, e tutti vennero cullati dalla
notte.
Il mattino dopo, James Potter poteva affermare senza ombra di dubbio
di essere
lo studente più felice della scuola.
Ovunque passasse, gli studenti lo vedevano saltellare e augurare
buon Natale a
tutti, perfino alla McGranitt.
Dopo colazione, mentre tutti gli altri uscivano per gustarsi il
Natale
all'aperto, James rimase in Sala Grande a cercare l'albero che gli
avevano
chiesto i Malandrini, mentre Sirius, Remus e Peter erano tornati in
dormitorio.
Intanto, Lily e Alice avevano deciso di andare in biblioteca.
«Lily, è la millesima volta che guardi. Potrai sperare che mettano
altri libri
babbani tra due secoli. E poi Madame Pince ci sta guardando male»
disse Alice.
Lily sospirò, sedendosi ad un tavolo vicino alla finestra, guardando
i ragazzi
del primo e del secondo anno che giocavano nella Hogwarts innevata.
Alice le si sedette di fronte «Guarda che se proprio non hai niente
da fare
puoi uscire con Potter»
Lily storse il naso «Potter? Alice, ti senti bene? Forse hai la
febbre».
«Senti, tanto lo sappiamo tutte, in dormitorio, che ti piace Potter»
disse
Alice con un sorriso alquanto Malandrino.
Lily avvampò.
«Ho indovinato?» continuò Alice continuando a sorridere «Oh, e io
che
bluffavo.»
«Cosa?» Lily cercava di rimettere insieme i pezzi. Alice non lo
sapeva prima
che lei gliene avesse dato la conferma.
Dannazione.
«Beh. Io e Frank dobbiamo vederci in Sala Grande per andare al
parco. Ma so che
Potter voleva vederti sotto un albero della Sala Grande. Fammi
sapere come va»
disse Alice, alzandosi, dopo un silenzio carico di imbarazzo per
Lily «Ah,
Evans, tanto per ricordartelo, voglio essere io la testimone di
nozze al tuo
matrimonio» e andò via.
Lily barcollava tra i corridoi, diretta alla Sala Grande. Non sapeva
perché ci
stava davvero andando, ma tanto non aveva nulla da fare.
James la aspettava sotto il primo albero vicino all'unica tavola che
usavano
nelle feste natalizie. Era grande come tutti gli altri alberi, ma le
palline
blu e argentate, le candele che gli svolazzavano attorno e le
ghirlande dal
colore perlaceo lo facevano sembrare più magico.
James la aspettava con un pacchetto verde tra le mani e un sorriso
in volto.
Lily gli si avvicinò a testa basta.
«'Giorno, Potter».
«Buon Natale, Lily» disse lui, sorridendo senza farsi scoraggiare.
Lily sospirò «Sì, buon Natale anche a te» fece una pausa «James»
disse,
calcando sul suo nome.
Le guance di James si colorirono leggermente «Ah, questo è per te»
disse,
mettendo il pacchetto in mano alla ragazza, incerta se aprirlo
subito o meno.
Visto che nessuno dei due accennava a voler fare nulla, James
continuò «So
che... So che ti piacciono i libri babbani.» disse tutt'un fiato.
Lily alzò lo sguardo verso di lui, e vide che era completamente
rosso. Le
scappò un sorriso.
«James Potter che avvampa? Accidenti, non far nevicare più di quanto
non stia
già facendo» disse Lily, iniziando ad aprire il pacchetto. Non
pensava che
Potter potesse conoscerla a tal punto.
«Lily... Io...» balbettò James, deciso a finire ciò che aveva
iniziato.
Ma non fece in tempo a dire nulla che Lily aprì il pacchetto. E il
libro si
mosse.
«Ma che...?» James spalancò gli occhi, prima di trovarsi il Libro
dei Mostri
attaccato ai pantaloni.
Lily guardava la scena a bocca spalancata, mentre Potter si dimenava
e il Libro
dei Mostri lo seguiva con aria famelica.
Si guardò un po' attorno, prima di vedere tre ragazzi del settimo
anno di
Grifondoro di sua conoscenza ridere di gusto dall'alto di una rampa
di scale.
Il Libro dei Mostri, intanto, era riuscito a mordere James in un
punto alle sue
spalle che non avrebbe consigliato a nessuno.
Dopo una buona mezz'ora in cui James era stravaccato a terra, con i
vestiti
strappati e i capelli scompigliati (più del solito), il Libro dei
Mostri era
stato rimesso nella scatola dalla bacchetta di Lily.
«Potter, si può sapere che diamine era quello?» Lily aveva
inutilmente tentato
di usare un tono serio, anche se le era impossibile, dato che era
troppo
impegnata a cercare di non ridere.
«Sirius... Remus... Peter... Libro... Babbano... Io... Lily...»
ansimava,
dicendo parole sconnesse.
Lily alzò gli occhi al cielo, mentre gli si accovacciava accanto «Da
quando i
Malandrini non approfittano di ogni occasione buona per fare
scherzi?» chiese,
osservando quei ragazzi che ancora stavano ridendo spudoratamente in
faccia
all'amico.
James si arrese e chiuse gli occhi. Si sentiva uno straccio.
Lily si rialzò «E va bene, Potter. Se eviti di piangere, possiamo
anche uscire
questo pomeriggio»
James si mise a sedere di scatto «Che?!» ma Lily era già
diretta al suo
dormitorio.
Intanto, dalle scale, Sirius urlava a squarciagola «Mi raccomando
alla scelta
del padrino per il tuo primo figlio, Potter!»
Il resto della giornata, James la passò a rincorrere Sirius Black,
lanciando
Levicorpus a caso, almeno fino al momento dell'appuntamento con
Lily, che
sarebbe stato solo il primo di una lunga serie.
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Questo è lo spazio che ho rubato per scrivere qualche cavolata.
Buon salve, ma soprattutto buon Natale in ritardo, da POlicOlOr.
Una volta tanto non ho pubblicato una delle mie solite storie
depresse. Siate
molto contenti.
Ahem… Quindi… Spero che abbiate tutti buone vacanze, buone feste e
tanti
regali.
#POlicOlOr saluta e fa tanti auguri tardivi a tutti (e ringrazia ColeiCheDanzaConIlFuoco per il banner).
[Storia liberamente ispirata al film originale “A Christmas Carol”]