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Autore: Freedom Star    26/12/2013    0 recensioni
E' un giorno memorabile per la US Navy.
Il collaudo del nuovo caccia intercettore a lungo raggio sta per cominciare, ma proprio al culmine delle operazioni la missione viene interrotta da un nemico non identificato che rischia di mandare a monte l'esercitazione.
La macchina bellica americana si mette subito in moto per scovare e eliminare gli aggressori, mentre i centri del potere politico si adoperano per evitare che la crisi possa destabilizzare il precario equilibrio della Guerra Fredda.
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Teletha Testarossa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

19 Dicembre 02:35 ZULU (Ora della Costa Ovest degli Stati Uniti)

Nellis Air Force Base, Clark County, Nevada

 

Era notte fonda e alla base Nellis le attività notturne si limitavano al servizio di guardia e alle opere di manutenzione straordinaria.

La fredda aria notturna sferzava le finestre degli alloggi producendo un sibilo appena percettibile, che era uno dei pochi rumori che si potevano udire in mezzo a quel deserto; fino a che da una stanza giunse lo squillo di un telefono.

Una luce si accese in una finestra mentre un uomo allungava una mano verso il telefono posto sul comodino a fianco del letto.

L'uomo alzò la cornetta. “Sì, Jackson. Se la ODIN non sta precipitando, io riattacco” il suo tono rifletteva chiaramente il disappunto per la brusca levataccia.

“Generale, perdoni la chiamata a quest'ora improponibile, sono il Capitano Craig Owen, comandante della base aeronautica di Yokosuka in Giappone” si presentò svelto.

“So chi è lei Capitano, veniamo subito al sodo: chi ci ha attaccato?” chiese Jackson strofinandosi gli occhi con forza fino a quasi farseli lacrimare, nel tentativo di svegliarsi; visti i risultati dell'esercitazione in Giappone era rimasto sveglio tutta la notte a parlare con il suo team di analisti; la riunione si era conclusa solo due ore prima.

“Ne è già stato informato?” chiese Owen sbigottito dalla sua efficienza.

“Più che adeguatamente, l'unica incognita è il sottomarino. Probabilmente saranno stati i russi” ipotizzò Jackson.

“Assolutamente no, non sono stati i russi” rispose fermamente il Capitano.

Ancora sdraiata Jackson giocherellava con il filo della cornetta “Sa per caso qualcosa che io non so, Capitano?” lo schernì Jackson notando la sua decisione.

“Signore il nemico possiede tecnologie molto più sofisticate rispetto ai sovietici, e quel sottomarino beh... è la prima volta che captiamo una firma sonar come quella; abbiamo rilevato una SCS pari a 0,009, il che ci fa supporre l'impiego di un rivestimento anecoico ad alte prestazioni e-” cominciò Owen ma prima che potesse terminare la frase Jackson lo interruppe.

“Fermo fermo fermo. Io sono dell'Air Force ricorda? Non ho capito una mazza di quello che ha appena detto. In parole povere?”

“In parole povere era troppo silenzioso perché il sonar lo rilevasse”

“Quindi vi siete fatti silurare per bene senza nemmeno capire da dove arrivava il colpo” sentenziò.

“No Generale, il motore sarà stato anche silenzioso però siamo stati in grado di seguire i suoi movimenti, grazie alla sua traccia magnetica” si difese Owen; c'era biasimo nelle parole di Jackson, per sua stessa ammissione era un neofito delle battaglie navali eppure si permetteva di giudicare l'operato altrui; trattandosi di un Generale, Owen inghiottì il rospo.

“Questo è già qualcosa, ma se non sono stati i russi chi è stato?”

“L'Ammiraglio Turner ha una teoria” rispose Owen.

“E devo indovinarla leggendole la mente?”

Owen cominciava a spazientirsi, sapeva che sarebbe stato difficile trattare con quell'ufficiale ma stava diventando veramente acido e il Capitano dovette fare appello a tutta la sua calma per ignorare il commento “La Mitrhil signore”

Jackson trasalì, come se qualcuno gli avesse dato una scossa elettrica balzò ritto seduto sul letto, trascinandosi dietro il telefono.“Questo non ha senso” si disse tra sé e sé, cercando di riordinare le idee che erano uscite dal brain storming; tutti i loro assunti si basavano sul fatto che fossero stati i russi; e assieme al modo di adattare le loro strategie preliminari a questo cambio di nemico trovò anche la motivazione dietro all'attacco. “Certo che ha senso! La Mitrhil lavora per i russi!”

Jackson si prese ancora qualche secondo per dare corpo a quell'illuminazione che più ci pensava e più riteneva corretta.

“Signore, è ancora in linea?” chiese Owen notando un prolungato silenzio da parte del suo superiore.

“Il Presidente ne è già stato informato?” rispose alla fine Jackson.

“Non ancora, se mi permette, l'Ammiraglio Turner ha espressamente chiesto di lei per coordinare un'azione congiunta”

“Ok salto dentro il primo volo diretto a Yokosuka” disse Jackson, fece una pausa poi riprese. ”Turner ha già pensato a qualcosa?”

“Stiamo valutando la situazione ma-” Owen non riusciva a completare una frase, Jackson aveva sempre la spiacevole abitudine di parlare sopra le altre persone.

“Allora ricicliamo il piano di battaglia che hanno proposto i miei analisti: appena riattacco, lei mette la Settima Flotta in preallarme, fa decollare i suoi aerei per il pattugliamento marittimo e inizia a sganciare boe sonar, ne voglio così tante da poter camminare da Yokosuka fino in Groenlandia senza bagnarmi le scarpe. Mi ha capito Capitano?”

“Ma Generale-”

“Niente ma. L'unica cosa che voglio sentire ora è Sì Generale”

Owen non poteva credere che l'avesse fatto, lo stava scavalcando, avrebbe dovuto seguire le istruzioni date dagli strateghi dell'Air Force, che potevano anche essere bravi, ma c'era un motivo se ogni branca delle forze armate aveva i propri servizi informativi: erano specializzati a gestire le missioni, uniche per caratteristiche, per ogni branca.

“Sì Generale” cedette.

“Se abbiamo danneggiato quel sottomarino,quanto lui ha danneggiato noi non potrà navigare ancora a lungo, quindi dovrà dirigersi verso un porto sicuro. Ordini ai gruppi da battaglia delle portaerei George Bush e Gerard Ford di dirigersi verso l'area dove è avvenuto lo scontro, gli dica di darci dentro con i sonar attivi, se troviamo il sottomarino troviamo anche la loro base; e se è ancora in mare quando lo trovate voglio che lo fate schizzare fuori dall'acqua” disse Jackson, che approfittando della pausa di Owen mise il telefono in viva voce così da poter iniziare a preparare i bagagli. “Io intanto sposerò in zona qualche satellite, se riemerge in un raggio di 600 Km lo becchiamo”

Seppure il piano sembrasse perfetto sulla carta, sempre a chi non era pratico di manovre navali, presentava alcune lacune molto pericolose. “Signore. Usare sonar attivi equivale a rivelare la nostra posizione e-”

“Sì, questo lo so pure io. È tuttavia imperativo trovare quel sottomarino e affondarlo, e poi, se Turner ha ragione anche se ci individuassero non ci attaccherebbero”

“Posso rispettosamente chiederle io stavolta come fa ad esserne così certo?”

“Semplice Capitano, perché loro si credono i ' buoni paladini della giustizia ' e quindi non attaccherebbero; non farebbero una bella figura e poi semplicemente non credo abbiano le palle per andare fino in fondo. Quindi sotto con i sonar attivi e le boe acustiche. Ci vediamo tra nove ore” concluse Jackson e riattaccò.

Un'ora dopo quella telefonata l'atmosfera a Nellis era radicalmente cambiata.

Prima non vi erano che pochi meccanici negli hangar, ora invece due C-5M Super Galaxy erano in attesa sulla pista di decollo, con una piccola flottiglia di elevatori e montacarichi che continuavano a stipare materiale all'interno dell'enorme stiva dei due aerei.

Jackson osservava la scena in silenzio tentando di capire tra quanto tempo avrebbe potuto decollare, era di nuovo al telefono con il suo team di strateghi e li stava ragguagliando sulle ultime notizie e sul fatto che avrebbero dovuto inventarsi una rosa di strategie di contenimento. Per ingannare il tempo continuava a far saltare una moneta: un dollaro d'argento, ormai fuori corso da diverso tempo.

“Generale, aerei riforniti, le operazioni di carico stanno per essere ultimate” disse l'addetto al carico quando gli si fu avvicinato.

“Bene, ottimo lavoro” detto questo Jackson si diresse a passo svelto verso la rampa di uno degli aerei da trasporto, mentre si avvicinava notò che tutti i mezzi che stavano caricando i due quadrireattore si stavano allontanando, segno che le manovre di carico erano ultimate.

Raggiunta la rampa, si affrettò a salirla; entrato nella stiva pressurizzata trovò una compagnia, per un totale di 200 soldati in tenuta da combattimento “Future Soldier” disposti su due file tutti sull'attenti che gli facevano il saluto, sul fondo della stiva c'erano quindici Arm Slave M6 con a fianco le munizioni e i piloti.

Sull'altro aereo invece erano stivati un'altra compagnia, altri quindici AS e uno strano marchingegno chiuso in un'enorme involucro metallico che recava la scritta “Top Secret Project Pendragon Field Test”, nessuno sapeva cosa fosse, eccetto Jackson.

“What is our job?!” li motivò Jackson.

“PRESERVING FREEDOM!!” urlarono in risposta i soldati.

“Era quello che volevo sentire. Riposo” disse Jackson e subito i soldati ruppero i ranghi e si sedettero allacciandosi le cinture in previsione del decollo; cosa facilmente prevedibile il Generale era più umano con i reggimenti appartenenti alle sue truppe personali.

Jackson percorse la stiva e si avvicinò all'interfono che comunicava con la cabina di pilotaggio. “Personale imbarcato e pronto, procedere al decollo”

“Roger, chiusura rampa” rispose il pilota e subito la pesante portello d'acciaio si chiuse con un sordo rumore metallico; pochi minuti dopo l'aereo solcava i cieli diretto in Giappone.

Il volo procedeva quasi immerso nel più assoluto silenzio, rotto solo dal ruggito dei motori, fino a che la voce del pilota non giunse nella stiva pressurizzata e termostatata del C5. “Signori, qui è il comandante, abbiamo raggiunto la nostra quota e velocità di crociera, il cielo è sgombro e limpido, la temperatura esterna è di -45°C e la nostra scorta di ' uomini di latta ' ci ha raggiunti. Non si aspettano turbolenze, arriveremo in Giappone in circa otto ore”

Con l'aereo che aveva terminato le manovre brusche Jackson riprese a far saltellare la sua moneta, era un innocente passatempo per evitare di rivolgere la parola a qualcuno, anche se molto spesso era una vera calamita per impiccioni.

“Perchè quella moneta, signore?” chiese il soldato seduto al suo fianco.

“Mi aiuta a pensare”

 

19 Dicembre 11:41 ZULU (Ora della Costa Est degli Stati Uniti)

National Geospatial-Intelligence Agency, Springfield, Virginia

 

Tutti i monitor erano accesi e le postazioni fremevano di attività con decine di tecnici che sciamavano per tenere il passo con la miriade di informazioni provenienti dai vari satelliti spia, ma di tutti, uno solo era quello che destava il maggiore interesse.

Su un monitor, che controllava una porzione dell'Oceano Pacifico Occidentale, rappresentato come un uniforme chiazza blu, interrotta solo dalla presenza di piccole isole, comparve una piccola chiazza nera indistinta.

Incuriosito l'operatore allineò l'obiettivo grandangolare del satellite alla misteriosa chiazza e zumò per avere un'immagine più definita, automaticamente il sistema iniziò ad analizzare l'immagine; sullo schermo comparve la scritta “SCANNING”.

Dopo pochi secondi la scritta fu sostituita da “WARNING SUBMARINE PROFILE DETECTED” e un cicalino scattò nella postazione.

L'operatore ci mise qualche secondo per metabolizzare la cosa, era il motivo di tanto scompiglio. Immediatamente afferrò il telefono e compose un numero. “L'ho beccato!” urlò nella cornetta e senza aspettare una risposta riattaccò e di corsa uscì dalla sala.

 

19 Dicembre 14:03 ZULU (Ora del Pacifico Occidentale)

Aereo da trasporto C5M Super Galaxy

 

Il volo procedeva lento, otto ore in una stiva erano lunghe da far passare senza avere nulla da fare, e ognuno cercava il modo migliore per rendere meno noioso il viaggio: i soldati o dormivano oppure i più irrequieti si schermivano e stuzzicavano vicendevolmente, Jackson dal canto suo stava rivedendo tutto il materiale che avevano raccolto su quanto accaduto, caso mai gli fosse sfuggito qualcosa. Se ne stava seduto con in mano un palmare, divorando pagine a velocità impressionante, ma fu costretto a smettere quando gli giunse un avviso di chiamata: era su un canale criptato e a giudicare dalla provenienza era importante: arrivava da una sala riunioni della base di Yokosuka. Immaginando che ci fossero sviluppi sulla faccenda, Jackson cercò un luogo più appartato, e lo trovò verso il fondo della stiva.

Chiuse il file e cominciò le procedure di autenticazione per accedere alla videoconferenza: sullo schermo era presente il logo del Pentagono e sul fondo della schermata vi era una finestra dove era necessario inserire una password; Jackson digitò “Iron Arrow ALPHA ZULU 6 8 9” e premette invio, subito il programma riconobbe la chiave d'accesso e si attivò una voce computerizzata.

“Password accettata, procedere a secondo protocollo di autenticazione: fornire nome e grado”

“Generale dell'Aviazione Andrew Jackson”

“Timbro vocale confermato. Accesso autorizzato. Benvenuto Generale Jackson” rispose l'AI e il blocco di sicurezza venne rimosso.

“Ciao AWAIS, collegami con la Centrale Operativa della base di Yokosuka”

“Subito Generale Jackson. Attenda. Collegamento effettuato” scandì il computer mentre eseguiva l'ordine.

Sullo schermo comparve una finestra dove era ritratto Turner. Dopo pochi secondi si aprì una seconda finestra dove comparvero il Presidente, il Segretario di Stato e il Direttore della CIA, che si collegavano da una sala conferenze del Pentagono.

“Avanti Carl, dimmi cosa abbiamo” disse Fawler.

“Signor Presidente, prima di cominciare la informo che il Generale Jackson, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate affronterà il punto di vista militare” disse Carl Brandson, Direttore della CIA.

“Signor Presidente” salutò solennemente Jackson

“Generale” ricambiò il capo di stato.

Appena furono esauriti i convenevoli Brandson cominciò la sua arringa. “Approssimativamente sei ore fa lo USS Lassen ha ingaggiato un sottomarino, anch'esso danneggiato; circa tre ore fa la National Geospatial-Intelligence Agency ha individuato il medesimo sottomarino che entrava in un bacino di carenaggio sull'isola Merida, un'isola che a quanto ne sappiamo è sotto il controllo della Mitrhil, a settanta chilometri dal luogo dell'imboscata” disse Brandson, sorseggiò dell'acqua poi riprese. “Siamo stati molto fortunati a raccogliere queste immagini, tredici minuti più tardi e non l'avremmo mai visto. Inoltre abbiamo rilevato un'insolita attività navale, direi che hanno mobilitato la loro flotta”

“Mio Dio la Mitrhil... abbiamo idea di quale potrebbe essere la loro prossima mossa?” chiese Fawler.

“Signor Presidente, sappiamo poco su di loro ma qualche indicazione sul loro arsenale ce l'abbiamo: sappiamo che il missile a più lunga gittata in loro possesso, se lanciato da un silo rimarrebbe a secco sull'Alaska. Se imbarcato su questo sottomarino, può colpire New York, Washington D.C, ovunque negli Stati Uniti” disse Jackson; lo disse con fare compiaciuto, non tanto perchè sapeva qualcosa di loro, ma perchè era qualcosa di sconvolgente, che gli avrebbe garantito un margine di manovra.

“Non saltiamo alle conclusioni, perché dovrebbero lanciare un missile contro di noi?” intervenne Turner.

“Per rappresaglia. Questa è la prima volta che vedo la Mitrhil ritirarsi; dobbiamo aver fatto parecchi danni” replicò il Generale.

“Una rappresaglia è plausibile, ma non credo che attaccheranno un obiettivo sul suolo americano”

“Concordo con l'Ammiraglio; sarebbe avventato. Cosa sappiamo del suo potenziale offensivo a lungo raggio?” chiese il Presidente.

“Da quest'immagine è impossibile dirlo” rispose Jackson.

“Potrebbe imbarcare testate nucleari?” Fawler toccò un tasto pericoloso.

Jackson non aspettava altro. “Non possiamo dirlo” ribadì, essendo visibili solo l'esterno non potevano saperlo, quindi era opportuno comportarsi come se le avesse.

“Non è presumibile Signor Presidente” intervenne Turner; riteneva illogico che un'organizzazione che si opponeva al contrabbando nucleare facesse uso di simili armi, ma come era facilmente desumibile, Jackson era di tutt'altro avviso.

“Abbiamo sempre presunto che la Mitrhil non avrebbe mai schierato un sottomarino strategico così vicino a una base statunitense temendo una nostra inevitabile risposta militare” intervenne Jackson.

La riunione era in stallo, solo due membri si erano espressi e le loro opinioni erano discordanti, ma per fortuna un altro membro dello staff si era fatto un idea abbastanza chiara da poter contribuire.

“Signore, anche se il sottomarino non imbarca testate nucleari, i dati indicano che è più silenzioso dei nostri sottomarini Classe Ohio, quindi in caso di conflitto le nostre reti di sorveglianza sottomarina non sarebbero in grado di rilevarlo; perciò rappresenta una minaccia grave e diretta alla nostra sicurezza nazionale” intervenne Steve Pieczenik, Segretario di Stato.

“Questo non lo permetteremo” concluse il Presidente.

Cadde il silenzio, era un silenzio surreale carico di tensione, in quanto tutti erano consapevoli della gravità della situazione, sarebbe bastata una sola mossa falsa e si sarebbe scatenata una guerra.

“Che cosa propone Generale?” chiese alla fine il Presidente.

“Signor Presidente, prima di cominciare proporrei di alzare il livello d'allerta a DEFCON 3”

“D'accordo”

Ottenuta l'approvazione Jackson si preparò a trasmettere le informazioni che gli analisti che seguivano la missione gli trasmettevano in tempo reale. “Dalle informazioni che il Centro di Ricognizione Satellitare ha acquisito dalle immagini, sappiamo che i danni al sottomarino non sono ingenti come pensavamo, quindi potrebbe riprendere il mare entro sei giorni, essendo ottimisti. Noi proponiamo l'operazione 'Crash Die'; un attacco chirurgico sul sito” disse il Generale, digitando una chiave di autenticazione, aprì il file dell'operazione, la sua immagine venne sostituita da una cartina digitale che mostrava in rosso l'area dell'obiettivo, dove erano evidenziate la posizione del bacino di carenaggio, la pista di decollo, gli hangar, le batterie antiaeree e il corpo principale di un'istallazione fortificata e in blu la posizione di due basi militari dalle quali sarebbe partito l'attacco.

“L'operazione prevede il lancio di missili Cruise, in concomitanza con l'attacco di sette B2 Spirit, facenti parte della 18° Air Wing della base di Okinawa e cinque F117 Nighthawk incorporati nella 6° Fighter Wing della base Taegu”

Era più che ovvio dove Jackson volesse andare a parare, per quanto estrema era una misura non eccessiva.

“Steve, tu cosa ne pensi?” chiese il Presidente, prima di esprimersi doveva sentire anche altri pareri.

“Se si trattasse di una qualunque nazione sovrana raccomanderei dei negoziati, ma in questo caso, non esiste una scelta diplomatica attuabile”

“Già...” sospirò il Presidente. “Avete dato gli ordini di preallarme?”

“Sissignore” rispose Jackson.

Essendo l'unica opzione valida a loro disposizione, Fawler decise di dargli una possibilità. “Ok, quindi neutralizziamo la base, la Mitrhil cosa farà?” chiese, da quella risposta sarebbe emerso quanto il piano fosse attuabile.

“Signore, penso che la Mitrhil potrebbe cedere” rispose Jackson sfoderando un leggero sorriso, secondo lui eliminato il problema alla radice con un atto di forza avrebbero messo la Mitrhil in condizione di arrendersi oppure iniziare una guerra, e lui era convinto di sapere cosa avrebbero scelto: la resa.

“Il Generale sopravvaluta le mie abilità diplomatiche” sogghignò Pieczenik.

Fawler sfoggiò un sorriso di circostanza verso Jackson che immediatamente distolse lo sguardo dallo schermo, in quel momento avrebbe tanto voluto terminare quella conversazione ma gli smacchi continuavano ad arrivare.

“Sul serio, cosa faranno Carl?” chiese il Presidente voltandosi verso Brandson.

“O una puntigliosa protesta diplomatica, o qualche tipo di risposta militare, niente vie di mezzo; ma escluderei la prima opzione”

“Signore” disse una voce fuori campo proveniente dallo schermo in cui era inquadrato Turner.

“Con me ho anche il Capitano Craig Owen, comandante della base aeronautica di Yokosuka” avvisò l'Ammiraglio.

Il Capitano Owen fece un passo in avanti e l'inquadratura si allargò mostrando la sua immagine anche negli altri collegamenti.

“Signor Presidente, se attaccheremo Merida, la Mitrhil sicuramente contrattaccherà qui sfruttando i suoi Arm Slave”

“Questo è possibile. Una risposta più probabile sarebbe un attacco contro il centro di ricerca dell'isola Marcus” ipotizzò Brandson.

“Allora noi attaccheremmo le loro basi nel Pacifico” replicò Pieczenik.

“E la Mitrhil risponderebbe attaccando Yokosuka. Noi li bombardiamo; loro bombardano i vicini” commentò Fawler abbandonandosi con aria sconsolata contro lo schienale della poltrona, appena in tempo per ricevere lo scioccante risposta di Jackson a quell'eventualità. I servizi informativi del Generale erano famosi per la loro efficienza e lungimiranza ma nessuno si sarebbe mai aspettato tanto zelo.

“In quest'eventualità Signore, se la Mitrhil tentasse un contrattacco rapido potremmo neutralizzare il 90% del loro potenziale di risposta nei primi 48 minuti” disse Jackson, che riuscì a stento a mascherare un sorriso compiaciuto.

“48 minuti?! Quale arma sarebbe capace di tanto?”

“Useremo i penetratori orbitali della stazione spaziale ODIN. L'impatto genererebbe un'energia paragonabile ad un'arma nucleare di elevata potenza, ma senza fallout radioattivo”

“Così sarebbe la guerra” fece notare Fawler.

“Signore. Io credo che siamo in guerra da almeno sei ore” rispose Jackson.

Fawler rimase senza parole, chinò il capo e si limitò ad osservare il suo riflesso sul tavolo, si vide: un uomo di età non troppo avanzata, con un ordinato taglio di capelli neri, pettinati da un lato e un viso poco segnato dal tempo, eppure malgrado la sua esperienza c'erano ancora momenti in cui aveva paura d'agire.

“Signore, se mi è concesso-” iniziò Owen.

“Negativo comandante” lo zittì bruscamente Jackson. L'ultima cosa che voleva era un obiettore di coscienza che trovasse altre motivazioni per evitare un attacco.

“Dica pure comandante” lo esortò il Presidente.

Per la seconda volta, a distanza di pochi minuti Jackson si sentì profondamente umiliato, per la seconda volta le sue parole erano state disattese.

“Signor Presidente, piuttosto di un attacco chirurgico potremmo invece tentare un'azione diplomatica unilaterale”

“A cosa sta pensando?” chiese Fawler.

“Potremmo contattarli e spiegargli che si è trattato di un incidente, proponendo una smobilitazione comune da eseguire per fasi. Insomma la verità”

“E non crede che potrebbero interpretarlo come un bluff?” chiese Fawler, chiedendosi a sua volta perché avesse sollevato il dubbio, dopotutto un'azione diplomatica era certamente una soluzione migliore che un bombardamento, ma prima che potesse dire altro Turner prese il testimone.

“No se tale messaggio venisse recapitato loro dai rappresentanti delle gerarchie militari, magari in visita sulla loro isola”

Il Presidente rimase interdetto per un attimo, nella sua testa turbinavano migliaia di pensieri diversi, continuava a interrogarsi su quale fosse la scelta migliore.

“Un'operazione... diplomatica? Io non... Dovremmo dare un'adeguata, forte, visibile risposta alla Mitrhil; a tutto il mondo, per mettere in chiaro che non ci fanno paura. Non possiamo permettere che abbiano un simile atteggiamento!” sbottò Jackson, nei suoi occhi si leggeva chiaramente l'ardore della battaglia, se fosse dipeso da lui avrebbe ridotto quell'isola in cenere.

Malgrado le sue obiezioni Fawler aveva preso la sua decisione. “Chi saranno i nostri rappresentanti?”

“Io, con il permesso dell'Ammiraglio, ovviamente” si offrì Owen.

Turner ci pensò per qualche istante. “Il tempo non è molto per organizzarsi ma... si può fare, conti anche sulla mia collaborazione”

“Allora è deciso, ma Generale, tenga i suoi bombardieri in stand by; se la diplomazia dovesse fallire voglio avere un'alternativa”

“Sissignore” scattò Jackson.

Il Presidente si congedò con un debole cenno della mano, quasi affaticato dalla riunione. Rimasero solo Turner e Jackson, i due si fissarono in silenzio.

“Che diavolo credi di fare?!” sbottò furioso Jackson.

“AJ, perché non gli concedi una possibilità?”

“Non sono arrivato dove sono concedendo spazio di manovra al nemico”

“Stronzate, stavano solo rispondendo al fuoco, non potevano sapere che si trattava di un'esercitazione e tu lo sai”

“Questo è irrilevante”

“Sai, se per una volta ascoltassi, forse molti nemici si trasformerebbero in alleati”

“Davvero toccante”

“Beh volente o dolente, questa volta i tuoi bombardieri resteranno in panchina”

“Dici? Con la tua scenata hai guadagnato tempo; ma quando la situazione precipiterà; e precipiterà, io lì aspetterò al varco. Ora ti saluto, continueremo questa discussione al mio arrivo” disse Jackson e chiuse il collegamento.

 

19 Dicembre 17:13 ZULU (Ora del Pacifico Occidentale)

Isola Merida

 

Il rumore delle pompe di aspirazione era incessante, i tecnici e gli addetti alla manutenzione attendevano sulle passerelle metalliche che le pompe terminassero di aspirare tutta l'acqua all'interno del bacino di carenaggio per poter cominciare a valutare la gravità dei danni riportati dal TDD.

Le pompe si fermarono, e subito un piccolo esercito di persone armate di ogni sorta di strumento si avventò contro il sottomarino, i primi ad accorrere furono i tecnici, che muniti di scanner a ultrasuoni perlustravano le aree del sottomarino colpite dal siluro e le evidenziavano con dei marcatori per permettere alle squadre di manutenzione di identificarle in modo chiaro e veloce; appena identificata una zona danneggiata, procedevano a rimuovere il rivestimento esterno e valutavano i danni alla struttura interna.

“Colonnello le operazioni di valutazione dei danni procedono, ad ora sono stati rilevato danni alle antenne ECS posteriori, una falla nello scafo all'altezza del propulsore a superconduzione, danni alla sala macchine e alle paratie del reattore” disse Mardukas di ritorno dal suo giro di ispezione.

“Ottimo lavoro, quanto tempo ci vorrà per completare le riparazioni?”

“Due settimane” rispose Mardukas.

“Due settimane?! Non possiamo restare fermi così a lungo!” disse Tessa, incredula.

“Me ne rendo conto Comandante, però il siluro ha causato molti più danni di quello che avevamo preventivato. Siamo stati fortunati a non riportare danni più gravi al reattore”

“Si lo so però... due settimane senza poter prendere il mare, è un lusso che pagheremo caro”

i due ufficiali si zittirono subito quando alle spalle di Tessa sopraggiunse un uomo da un corridoio laterale, che dopo averle fatto il saluto militare le consegnò un messaggio.

“Colonnello, scusi l'interruzione ma è desiderata in sala conferenze”

“Grazie, posso sapere chi mi cerca?”

“Non mi è stato riferito, ma hanno detto che è urgente” rispose desolato il soldato.

Tessa aggrottò la fronte cercando di immaginarsi che potesse chiedere di lei, convenne presto che l'unico modo per saperlo era recarsi in sala conferenze; e dopo aver congedato i due sottoposti si incamminò a passo svelto verso la sala conferenze situata al primo piano.

Entrata nell'edificio principale si addentrò nel dedalo di corridoi che si snodavano a perdita d'occhio, raggiunse abbastanza rapidamente la sua meta; durante tutto il tragitto non incrociò nessuno, e forse era stato un bene probabilmente se qualcuno le avesse rivolto la parola lei non gli avrebbe nemmeno risposto, era preoccupata per il motivo di quella riunione, proprio perchè credeva di saperlo. Senza indugiare, aprì la porta ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

La stanza era immersa nella penombra e l'unica fonte di luce erano i generatori olografici che proiettavano l'immagine tridimensionale delle persone che li stavano utilizzando, questo conferiva agli ologrammi fattezze quasi spettrali.

Appena entrata Tessa vide che attorno al tavolo della sala conferenze era già riunito il Consiglio d'amministrazione della Mitrhil, con i capi delle varie divisioni e i loro assistenti, ma anche un signore anziano, ma dal portamento nobile.

“Ben arrivata Colonnello Testarossa, prego si accomodi” disse l'uomo anziano con fare garbato.

“Mi perdoni per averla fatta aspettare Lord Mellory” rispose Tessa mentre si sedeva su una delle poltrone libere.

“Lei sa perché è stata convocata?” chiese lui.

“Posso immaginarlo”

“Su questo lascerò che ne parli il Generale Amitt” rispose l'uomo. “Generale” aggiunse, passando la parola.

“Grazie Lord Mellory. Come capo della Divisione d'Intelligence, sono francamente costernato da quest'attacco degli americani. È stato un vero e proprio attacco a sorpresa contro la base radar a guardia dell'isola Merida, ciò mi fa pensare che il loro intento sia colpire quella struttura. Sappiamo con certezza che almeno due gruppi da battaglia si stanno dirigendo verso l'isola Merida. Queste manovre sono a mio parere i preparativi per un attacco massiccio” Amitt, un uomo di mezza età che sembrava ancora più vecchio quando la sua immagine veniva proiettata dai generatori olografici, assunse un'aria compiaciuta quando terminò la sua arringa perchè poteva vedere una certa preoccupazione che si faceva largo tra i suoi colleghi, ma il suo compiacimento si dissolse quando vide che l'unica che doveva restare impressionata dalla perizia della sua analisi era rimasta impassibile.

Tessa lo ascoltò attentamnte fino in fondo, non poteva biasimarlo per essere arrivato a quella conclusione, era la più semplice e logica, ma la sua esperienza sul campo le aveva insegnato che raramente la soluzione più semplice è anche quella più giusta, e malgrado la sua giovane età, paragonata con l'anzianità di servizio del Generale, la sua esperienza sul campo era maggiore.

L'uomo prese la sua spavalderia quasi come un'offesa e non esitò a lanciarle un esca.

“Visto che è stata lei a intercettare le forze americane vuole aggiungere qualcosa, Colonnello?”

“In verità sì Generale: credo che la sua valutazione sia sbagliata”

“Che cosa?” ringhiò Amitt, il suo volto era contorto in una smorfia di stupore.

“Ritengo che gli Stati Uniti non abbiano interesse ad attaccarci”

“Ha qualche prova a sostegno delle sue affermazioni?”

“No, ma se il loro intento fosse davvero attaccarci mi sarei aspettata un attacco fulmineo appena Onega fosse caduta; per quanto concerne l'attacco al De Danaan, siamo stati noi ad aprire il fuoco per primi”

Quella era un'eventualità che Amitt non avrebbe mai accettato, era stato tutto troppo veloce e troppo ben organizzato per essere una coincidenza, e la sicurezza della ragazza era più simile all'insolenza che a un flusso di idee.

“Come spiega allora l'attacco ad Onega? Come spiega il blocco navale?” domandò ancora Amitt.

“Per quanto riguarda l'attacco all'isola Onega, non ho spiegazione, ma l'aumento della loro attività navale è una comprensibile misura cautelare per prevenire altri attacchi e per intercettare il TDD1”

“Vedo che ha le idee molto chiare Colonnello, posso sapere qual'è la sua ipotesi conclusiva?”

“La mia conclusione è che non possediamo informazioni sufficienti per formulare giudizi intelligenti”

Amitt fu punto nel vivo con quell'affermazione, non sopportava che una mocciosetta si permettesse di sparare a zero su ogni cosa blaterando di coincidenze e colpi di fortuna. Non le era mai andata a genio, sopratutto perchè sembrava godere del favore del consiglio, quasi unicamente per le sue capacità da “topo di laboratorio” piuttosto che per le sue abilità strategiche.

“Dubita forse dell'attendibilità delle informazioni che abbiamo raccolto?” chiese stizzito Amitt.

“Non intendevo dire questo-” cominciò Tessa nel modo più calmo e pacato possibile, ma non arrivò mai alla fine della frase.

“Adesso basta” intervenne Lord Mallory riportando ordine. “Finiamola con questo ostruzionismo dobbiamo trovare una soluzione al problema. Qualche idea?”

“Sì, ricambiamoli con la loro stesa moneta: attacchiamo il laboratorio di ricerca sull'isola Marcus” rispose il Generale Amitt d'impulso.

“Questo non è di sua competenza, Generale” intervenne bruscamente un uomo seduto alla sinistra di Tessa, sulla sua uniforme erano cuciti i gradi di Ammiraglio. “La decisione su come rispondere spetta alla Divisione Operativa, non all'Intelligence” concluse l'Ammiraglio Jerome Borda.

“Il mio era solo un suggerimento” si difese l'uomo.

“Un pessimo suggerimento. Se attaccassimo quel laboratorio, scateneremo una rappresaglia, visto che quel centro di ricerca potrebbe ospitare un Whispered; dico 'potrebbe' perché voi dell'Intelligence non ci avete fornito dati certi”

Borda era bravo a ribaltare la situazione, e non perdeva un'occasione per sottolineare il lavoro approssimativo della Divisione d'Intelligence, spece quando questa prendeva di petto i suoi subordinati.

“È in funzione di tale eventualità che consigliamo di distruggerlo, come abbiamo fatto per quel laboratorio in Unione Sovietica”

“Di quel laboratorio ce ne occuperemo in un secondo momento, distruggerlo ora potrebbe essere interpretato come un altro attacco”

Seguì un momento di trambusto dove ognuno dei presenti al meeting cercava di esporre le sue conclusioni, senza riuscirci. La Divisione Operativa cercava di mantenere il controllo sulle operazioni belliche ed evitare di essere scalzata da quella d'Intelligence, la quale insisteva che le informazioni raccolte erano sufficienti per giustificare un attacco, mentre la Divisione di Ricerca sosteneva una strada più moderata ma poco praticabile: ottenere informazioni sulle ricerche svolte nel laboratorio e se necessario sabotarle, ma nell'eventualità che non rappresentassero una minaccia di lasciar perdere.

“Per quanto non approvi tutti questi riguardi nei confronti degli americani, comprendo il suo punto di vista Ammiraglio. Ma resta sempre il problema sul cosa fare” intervenne Lord Mellory.

“Io credo che dovremmo lasciare che la situazione si risolva da sola, attenderemo che il TDD1 torni operativo e riprenda il mare, eluderemo le loro pattuglie finché non si saranno stancati di cercarci, nel mentre continueremo a svolgere le nostre operazioni”

L'anziano uomo inglese si riservò qualche momento per riflettere, aumentando involontariamente il livello di ansia.

“Qualcuno ha altri suggerimenti?”chiese Lord Mellory.

“Veramente sì” disse timidamente Tessa, le pareva di stare osando troppo, ma doveva far sentire le proprie ragioni; era il comandante della Flotta del Pacifico, e come tale doveva fare tutto quello in suo potere per tenere i suoi uomini al riparo da rischi inutili.

“Dica, Colonnello” la esortò Lord Mellory per nulla infastidito dalla sua affermazione.

“E se provassimo a ragionare con loro? A mio parere un silenzio sarebbe un'ammissione di colpevolezza”

“Lord Mellory, gli americani ragionano unicamente con la forza, non ascolterebbero mai una ragazzina, e poi non ci siamo mai curati di quello che un particolare governo pensasse di noi” Amitt era tornato alla carica, trovando in Tessa un avversario più gestibile.

“Concordo con lei”

“Grazie signore” rispose Amitt; era stato facile, ma d'altronde nessuno metteva mai in dubbio l'operato dell'intelligence.

“Veramente io mi riferivo al Colonnello” precisò l'uomo; fece finta di niente quando Amitt sobbalzò sulla sedia. “Cosa ha in mente?”

“Credo che sarebbe consigliabile contattarli e cercare un accordo”

“Questo è troppo!” sbottò il Generale Amitt. “Non possiamo ridurci a questo! È come diventare schiavi dell'America!”

Amitt era furioso, non poteva credere che la Mitrhil si fosse rammollita a tal punto da dover chiedere scusa, per essersi difesa, ma la cosa che lo infastidiva di più era che una spocchiosa ed impertinente mocciosa aveva osato contraddirlo.

“Generale, ho preso atto del suo punto di vista. Tuttavia concedo piena libertà alla Divisione Operativa per mettere in pratica qualunque azione decidano” disse Lord Mellory, mentre osservava il volto di Amitt contorcersi in un'orrenda smorfia di sdegno.

Borda si lasciò sfuggire un sorrisetto impertinente, ma fortunatamente la qualità video degli ologrammi non era sufficiente perchè i proiettori captassero movimenti così fini dei muscoli.

“Grazie della fiducia, con il suo permesso vorrei che sia il Colonnello Testarossa ad occuparsene” disse Borda, nel suo tono c'era un evidente nota di soddisfazione.

Era risaputo che tra la Divisione Operativa e quella di Intelligence non correva buon sangue e di conseguenza ogni volta che si poteva evitare un'operazione congiunta entrambe erano ben felici di farlo.

“D'accordo Ammiraglio; accolgo la sua richiesta”

“Grazie signore” rispose l'Ammiraglio Borda.

“Colonnello” il direttore del consiglio si rivolse direttamente a Tessa.

“Si, signore?”

“Questo è un incarico della massima delicatezza, tenga sempre a mente quali sono i nostri principi e le nostre priorità. Non sacrifichi nessuno dei due in favore dell'altro”

“Lo terrò a mente” rispose Tessa, anche se non era del tutto sicura di aver compreso fino in fondo il significato di quella frase.

“Bene, allora è tutto la riunione è conclusa. Ci tenga informati sulla situazione” disse l'inglese e si disconnesse, la sua immagine svanì in una miriade di puntini che si dissolsero non appena i generatori olografici si spensero. Gli altri partecipanti al meeting fecero lo stesso, lasciando Tessa seduta da sola nel più assoluto silenzio.

“Che cosa voleva dire?” si domandò Tessa. “Che se il conflitto diventasse inevitabile non dovrei fare sconti a nessuno? Oppure...”

 

19 Dicembre 17:35 ZULU (Ora del Giappone)

Centrale Tattica Base Aeronautica Yokosuka, Giappone

 

Il tempo passava e nessuno sapeva ancora con chiarezza come la situazione, già di per sé critica, si sarebbe potuta evolvere. Per ovviare a questa lacuna erano stati interpellati i migliori analisti del Pentagono, che dopo accurate analisi erano giunti tutti alla stessa conclusione: l'Intelligence militare degli Stati Uniti, uno dei più accurati, meglio equipaggiati e finanziati del mondo, brancolava nel buio. Ad aggravare ancora di più la situazione era il pressante bisogno degli “alti papaveri” di ricevere aggiornamenti.

“Ammiraglio, c'è il Presidente Fawler in videoconferenza” disse un operatore voltandosi verso di lui.

“Apra il collegamento. Comunichi anche al Generale Jackson che ci sono novità”

“Sì signore” rispose l'operatore e sullo schermo principale comparve la figura del Presidente affiancato da Brandson e da Pieczenik.

“Signor Presidente” salutò Turner

“Buongiorno Ammiraglio, come può immaginare la situazione è cambiata” tagliò corto il capo di governo.

“In meglio spero”

“Questo ce lo dirà il signor Brandson” rispose Fawler.

Anche lui come tutti era allo oscuro di ciò che la CIA avesse scoperto nelle ultime ore e non nascondeva una certa apprensione.

Pochi istanti dopo Jackson comparve sui maxischermi della sala conferenze del Pentagono e della sala comando di Yokosuka.

“Bene, ora che siamo tutti, Carl, ragguagliaci sulle ultime novità” fece il Presidente.

“Sì signore” rispose Brandson e preso un telecomando, lo puntò verso le lampade a tubo appese al soffitto della sala, che con un click ridussero la loro intensità, poi con lo stesso comando rivolto a uno dei maxischermi proiettò sullo schermo delle immagini satellitari che mostravano l'isola Merida.

“Anche se il sottomarino è già stato portato all'interno del bacino di carenaggio sotterraneo, abbiamo potuto usare la termografia per acquisire queste nuove immagini del bersaglio. Le immagini mostrano con certezza un sottomarino, le cui dimensioni stimate intorno ai 218 metri, unite alla sua incredibile silenziosità, potrebbero far rientrare questo vascello nella categoria degli SSBN per un attacco a sorpresa. Questa possibilità è resa ancora più probabile vista la presenza di almeno due sistemi per il lancio di missili balistici, di dieci sistemi di lancio per missili da crociera e dalla propulsione nucleare”

“Che cosa sappiamo delle testate dei missili balistici?” chiese Turner.

“Le immagini mostrano chiaramente una ogiva di missile con alloggiamenti multipli e-” cominciò Brandson ma venne interrotto da Jackson, che all'udire la parola 'alloggiamenti multipli' era sobbalzato sul sedile.

“Il che indica la presenza di una testata nucleare di tipo MIRV; ora ne abbiamo la conferma, quel sottomarino è stato concepito per sganciare l'atomica”

Ormai il gioco era chiuso, con la scoperta di armi nucleari a bordo del sottomarino non restava altro da fare se non mettersi comodi e aspettare il via per l'attacco. Poteva considerarlo un record personale, era riuscito a vincere una battaglia senza neanche scendere dall'aereo.

“Siamo sicuri che abbia una testata nucleare? E se avessero tenuto l'ogiva preesistente ma avessero sostituito le testate nucleari con armi convenzionali?” chiese il Presidente, dopotutto era una cosa fattibile, non propriamente economica ma plausibile, se si rendeva necessario colpire un bersaglio a grande distanza.

“Signor Presidente, ciò che lei intende è perfettamente fattibile, tuttavia non è questo il caso: quando il Plutonio viene rielaborato per costituire il materiale per una bomba nucleare emette un gas radioattivo, il Kripton 85, il nostro interferometro geo-spaziale 'LISA' ha individuato quel gas sull'isola Merida a livelli coerenti con la presenza di un congegno nucleare di elevata potenza, da dieci a venticinque megatoni” rispose inesorabile Brandson.

“Quel gas potrebbe essere prodotto dal reattore del sottomarino?” domandò Fawler.

“No Signor Presidente, il Kripton 85 viene prodotto solo dal decadimento dell'Uranio e del Plutonio Weapons Grade. Signore ne siamo certi, come lo siamo sempre stati di ogni dannato Typhoon sovietico, questo è un vero sottomarino con armi nucleari” confermò Jackson.

Brandson attese la fine dell'arringa del Generale, leggermente infastidito dalsuo intervento, ma gli aveva fornito il contesto sul quale poter proseguire.

“La cosa più inquietante signore, che forse conferma la teoria del Generale Jackson, è che sembra stiamo approntando il sottomarino al più alto livello d'allerta, in queste condizioni i tempi di riparazione si assottigliano ancora di più”

“E nel caso in cui lanciasse un missile quanto tempo avremmo prima-” cominciò il Presidente.

“Trenta minuti, se lancia dalla sua attuale posizione, cinque se si avvicina alla costa. In ogni caso, avremmo ottime probabilità di abbatterlo impiegando lo SLAMS, tuttavia io non aspetterei. Signore, forse dovremmo rivedere la strategia” si intromise Jackson.

“Allo stato attuale non posso che non riconsiderare lo scenario 'Crash Die'” commentò Fawler.

“Non esattamente Signor Presidente, grazie ad AWAIS abbiamo seguito le loro comunicazioni, non riusciamo a decriptarle ma a seguirle sì; abbiamo rilevato la posizione di numerose istallazioni” rispose Jackson.

Sul volto del Presidente comparve una smorfia di stupore. “Cosa propone?”

“Signore, l'operazione, nome in codice Balistic Winter, prevede un primo attacco preventivo combinato Aurora, ODIN, seguito da un massiccio e contemporaneo bombardamento di tutte le loro istallazioni: artiglieria, aeroporti, basi navali, depositi; eliminiamo la metà delle loro forze offensive e impediamo ai loro caccia di decollare; abbattiamo un altro 20% dei soldati diretti agli AS che abbiamo mancato lanciando una prima salva di Cuise e una prima ondata di F117 e B2. Sette minuti dopo, la seconda ondata porrà fine a qualunque manovra ostile la Mitrhil tentasse di mettere in atto. Infine diciassette minuti dopo verranno schierate truppe per la messa in sicurezza di istallazioni sensibili. Tutto finisce in meno di un'ora: liscio, rapido, indolore e preciso” spiegò Jackson.

Ancora una volta Fawler rimase impietrito; la sua amministrazione aveva sempre cercato di risolvere i problemi con la diplomazia, ma ora nessuno sembrava curarsene, ma come biasimarlo, un'organizzazione paramilitare sembrava più che mai intenzionata a colpire gli Stati Uniti. Fawler ci mise parecchio prima di assimilare davvero ciò che il suo consigliere militare gli stava proponendo.

“Non ci sono proprio altre alternative?”

“Signore, è necessario considerare il fatto che un attacco chirurgico non gli impedirà di rispondere, e se i loro Arm Slave dovessero giungere sulle nostre coste, sarebbe la fine. Comprendo benissimo i suoi dubbi, trattandosi di una strategia di provocazione, ma in caso di successo le previsioni di vittime tra le nostre forze sono estremamente incoraggianti”

“Quali sono?”

“Ragionevolmente prevediamo i decessi totali, tra i 25 e i 75 morti” rispose Jackson, non gli piaceva comunicare le statistiche dei decessi, perché significava ridurre tutta l'esistenza di un uomo a un misero numero ma sopratutto perchè se fossero stati maggiori del previsto si sarebbe sollevato un polverone.

“E per la Mitrhil, quanti morti prevedete?”

Jackson trasalì, non si aspettava una simile domanda. Era irrazionale domandarsi quante perdite avrebbe subito il nemico, l'importante era proteggere i propri uomini.

“Signore, la risposta a questa domanda è legittimata dal fatto che la Mitrhil schiera un sottomarino con testate nucleari”sviò Jackson.

“Quanti morti?!” replicò stizzito Fawler.

Jackson rimase in silenzio per qualche momento, la sua immagine mostrava che stava guardando qualcosa fuori campo, e il suo labbiale fece trapelare il frammento di una conversazione: 'Io questi numeri non li porto al Presidente' ma nessuno sembrò accorgersene. Terminata la consulenza con i suoi strateghi Jackson comunicò i dati.

“Signore, non conoscendo di quanti uomini dispongano non possiamo avere una stima precisa ma... per difetto l'80%”

Calò il silenzio. Gli occhi di Fawler si spalancarono, la sua lingua sembrava non rispondere agli impulsi nervosi, era serrata, con estrema fatica, alla fine il Presidente ruppe il silenzio. “Steve, è questa l'eredità che dovrò lasciare al mondo?”

“Signore, se un attacco chirurgico dovesse lasciare la Mitrhil in condizione di rispondere, e se intervenissero con le armi nucleari avremmo da 750.000 a 1 milione di morti, quindi sì, consiglierei un attacco preventivo”

L'espressione impassibile sfoggiata da Jackson si incrinò, lasciando trapelare per un istante una certa soddisfazione. Era riuscito a convincere uno dei più fidati collaboratori del Presidente che la Mitrhil costituiva una grave minaccia. Presto la Mitrhil sarebbe scomparsa nell'accecante bagliore di un lampo neutronico.

Con un misto di soddisfazione e impazienza Jackson fece per chiedere il permesso di iniziare l'attacco quando venne preceduto da una voce femminile, non gli era famigliare e non ricordava che in conferenza ci fosse anche una donna; era una voce armoniosa che riecheggiò per l'intera sala.

“Questo non accadrà mai!” disse la voce, e a fianco della finestra dove era raffigurato Fawler, ne comparve un'altra che mostrava una giovane ragazza, che in accordo con le sue sembianze, non aveva più di 17 anni.

“Chi sei!? Come hai fatto a collegarti!?” sbottò sconcertato Pieczenik.

“Io sono il Colonnello della Mitrhil Teresa Testarossa, comandante in capo della 4° Flotta, operante nel Pacifico Occidentale”

Sul volto dei presenti ogni emozione venne immediatamente sopita, per lasciare il posto al puro sgomento. Il più sofisticato sistema di comunicazione satellitare del mondo era stato appena violato.

“Cosa?! Sta a sentire chiunque diavolo tu sia, l'uso non autorizzato di canali di trasmissione militari è un reato!” scattò Brandson.

“Aspetti io-”

“Ti do una dritta: il grado di Colonnello lo si raggiunge dopo anni di servizio, perciò ti consiglio di non fare la spiritosa! Altro che Colonnello, adesso levati dai piedi ragazzina, ci stai facendo perdere tempo!”

Da quelle parole si generò un'accesa discussione su quanto fossero attendibili le parole dells ragazza. Nessuno si accorse però che Jackson si era disconnesso.

“Silenzio!” intimò il Presidente. “Qui ci sono troppe stronzate! E pochi fatti. Lasciamola parlare. Da quanto sei in ascolto?”

“Le assicuro che inserirsi è stata una vera impresa per i nostri tecnici, siamo riusciti a connetterci solo ora, ma devo ammettere che sono arrivata al momento giusto”

Fawler colto di sorpresa si voltò verso un analista che gestiva il collegamento e con un impercettibile cenno della mano gli chiese se era la verità, l'analista, terminata la diagnostica, si limitò ad annuire in silenzio.

“Io, sono il Presidente degli Stai Uniti Robert Fawler” si annunciò l'uomo.

“E' un onore, Signor Presidente” rispose cordialmente Tessa

“Quali garanzie ho che tu sia realmente ciò che affermi di essere, vista la tua così giovane età?”

“Nessuna, ma se-”

Tessa ebbe presto modo di capire che Amitt aveva ragione, almeno su un punto: sarebbe stata una trattativa difficile.

“Oh andiamo Signor Presidente, dovremmo davvero ascoltare le parole di una ragazzina? Come è possibile che sia lei a gestire un'intera flotta?” la interruppe Brandson.

Sul fondo della sala comando a Yokosuka una porta si spalancò con un tonfo e una figura solitaria apparve sulla soglia.

“Forse perché è una Whispered” disse la figura, mentre scendeva le scale, mostrandosi alla luce.

Era un ragazzo, della stessa età di Tessa, man mano che usciva dalla penombra si delineavano i dettagli del suo aspetto: scarpe di vernice nere tirate a lucido, giacca e pantaloni coordinati in Air Force Blue, camicia bianca, su cui spiccava una cravatta nera con un motivo a lisca di pesce; sulla sua uniforme brillava un distintivo da pilota che sovrastava una quantità notevole di Nastri della Campagna e medaglie, e si poteva vedere una targhetta sulla quale era inciso il suo nome: 'JACKSON'.

Sentendosi chiamare 'Whispered' Tessa trasalì.

“Non capisco la sua reazione signor Brandson, dopotutto noi siamo in una situazione simile” disse con sufficienza il ragazzo.

“Come... come fa a-” mormorò Tessa, nei suoi occhi si leggeva chiaramente il suo stupore, quell'informazione era segreta e solo la Mitrhil la conosceva.

“Come faccio a saperlo?” la interruppe Jackson. “Oh intuito, puro e semplice intuito” continuò con noncuranza.

“Più che intuito io la chiamerei 'esperienza'” replicò Tessa determinata. Era andato troppo a colpo sicuro per aver tirato a indovinare; doveva esserlo anche lui.

Sul volto di Jackson si increspò uno sgradevole sorriso malizioso, ma non disse nulla, si limitò a fissarla.

“Non lo è forse anche lei?”

“Perspiace” disse Jackson guardandola negli occhi.

I loro sguardi si incontrarono, gli occhi grigi di lei si persero in quelli castani di lui, rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni momenti.

Tessa era senza parole. Un Whispered che lavora nella US Air Force? Era quasi incredibile, ma probabilmente doveva essere lui il Whispered che si supponeva lavorasse nel centro di ricerca.

“Incredibile” mormorò Tessa, quasi con un sussurro.

“Sorpresa? Dalla sua faccia si direbbe proprio di sì. Era davvero convinta che la Mitrhil fosse l'unica a conoscere i Whispered? Quale presunzione...”

Jackson avrebe continuato a mortificarla all'infinito, una sorta di rivincita per essersi imbucata alla riunione, ma ci pensò Fawler a riportare l'ordine.

“Bene. Ora che il sodalizio è terminato, possiamo procedere”

“Sì Signor Presidente” si scusò Jackson. “Mi presento-”

“Non serve, so chi è lei, Generale Jackson” lo interruppe Tessa.

“Io nonvece non ho la più pallida idea di chi lei sia, ma mi preme sapere una cosa sola: è lei che tira le fila dall'altra parte?”

“Sì, è corretto” rispose prontamente Tessa.

“Mmm, quindi è lei che devo ringraziare per questo Fottuto Casino!”

“Questa è un'affermazione pretestuosa! Le guerre iniziano in conseguenza di malintesi” replicò Tessa

“No, questo non è un malinteso: state usando il vostro sottomarino per annientarci”

“Non so di quale sottomarino lei stia parlando” mentì Tessa, anche se non le piaceva mentire non poteva rivelare l'esistenza del TDD.

Le sembrava un'azione inutile ma se non avesse prontamente negato sarebbe stato peggio.

“Ah, ma davvero? Forse questo le rinfrescherà la memoria” disse. “È possibile aprire il file 'Toy Box' e portare le immagini sullo schermo principale?”

Pochi secondi dopo vennero proiettate molte immagini che mostravano il TDD ripreso da diverse angolazioni e con scansioni a infrarossi. Le immagini mostravano nel dettaglio sia la struttura esterna che quella interna del sottomarino.

“Carino, davvero molto carino. Ora ha capito di quale sottomarino sto parlando?” chiese Jackson, senza mostrare alcuna emozione.

Resasi conto che il suo bluff era stato scoperto, Tessa si sentì profondamente a disagio, ma la cosa che la tormentava di più era la strabiliante accuratezza delle immagini. Doveva ammettere che aveva incontrato un avversario formidabile, già predisposto alla battaglia, se voleva evitarla Tessa doveva fare per prima un passo indietro.

“È sicura questa linea?” chiese ansiosamente Tessa.

“Possiamo rispondere solo del nostro capo della linea” rispose Brandson, mostrando che c'era ancora qualcuno capace di parlare.

Tessa sospirò, non sapeva più come cavarsi d'impaccio, l'ostilità che permeava l'aria rendeva tutto più difficile.

“E se per ipotesi, ammettessi l'esistenza di tale sottomarino? Ciò non toglie che la sua mera esistenza non giustifica un'aggressione”

“Fino a prova contraria, spetta a noi decidere cosa è una minaccia e cosa no” replicò Pieczenik. Nella sua carriera si era trovato spesso in situazioni simili, e aveva appreso una semplice ma valida lezione: in guerra la confusione uccide di più che le pallottole.

“Come posso darvi delle garanzie?”

“Faccia salire sul vostro sottomarino una squadra di ingegneri” suggerì Jackson.

“Questo è impossibile, non posso minare la segretezza della mia nave, dovrà accontentarsi di sapere che la Mitrhil persegue la pace”

“Capisco il vostro punto di vista, io voglio crederle però è consapevole della gravità della situazione?” chiese il Presidente.

“Comprendo benissimo, ma se attaccati non esiteremo a difenderci”

“Ci vuole prendere il giro? I nostri dati indicano tutt'altro” intervenne indignato Jackson, incapace di comprendere come potessero crederle; in guerra fornire false informazioni era la regola fondamentale. Dopotutto, come diceva Sun Tzu, 'Convinci il nemico che attaccherai da destra e sarà debole a sinistra'.

“Per ragioni di sicurezza non-” Tessa cominciò a capire che la mania di interrompere le persone quando parlano sembrava una prerogativa fondamentale per chi volesse fare carriera negli uffici americani.

“Sì, sì conosciamo già la solfa, come le ho già detto, io le credo, ma comprendo anche i dubbi del Generale Jackson; può fornirci prove tangibili che escludano un imminente attacco su suolo americano?>> chiese Fawler.

Tessa non sapeva come dirlo, perciò fece un respiro profondo e si buttò. “No”

“Questo complica le cose”

“Non necessariamente, Signor Presidente” si intromise Turner. Finalmente la Marina era uscita dal torpore ed era tornata in pista appena in tempo per sventare i piani di Jackson. “Se procedessimo con un'azione diplomatica come era stato stabilito potremmo raggiungere un accordo soddisfacente senza dover attuare alcuna prova di forza, questo sempre se il Colonnello è disposta a procedere in questo senso”

Tessa trasalì, era felicissima di sapere che in mezzo a tanto astio e diffidenza c'era qualcuno disposto a fidarsi di lei; era anche contenta che la proposta fosse arrivata dalla Marina, così che non avrebbe dovuto interfacciarsi con Jackson, lo conosceva solo di fama, ma sembrava proprio la carogna che si diceva in giro. “Qualunque proposta che non comporti un conflitto è ben accetta”

“Allora faremo così. Ammiraglio, lei si occuperà di tutto” acconsentì Fawler contento che la sua eredità alla fine del suo mandato sarebbe stata priva di macchie.

“Sì signore” rispose Turner.

“Generale, lei collaborerà con l'Ammiraglio” aggiunse il capo di stato.

“Sì signore” rispose Jackson, il suo tono rifletteva chiaramente il suo disappunto.

“Oh, per sicurezza, Generale, lei e i suoi bombardieri restate comunque in stand by. Come ho già detto io credo nella diplomazia” quella frase suonò decisamente ambigua vista la premessa.

“Con estremo piacere Signore”

Appresa la risposta anche troppo zelante del Generale, il Presidente e i suoi collaboratori chiusero il collegamento lasciando i tre ragazzi a definire gli ultimi particolari.

“A te la mossa Mike” disse il Generale mentre faceva alcuni passi indietro e lasciando campo libero alla sua controparte.

“Allora come vuole procedere? Continuare ora sarebbe inutile, proporrei un incontro faccia a faccia” disse Turner, il suo tono e il suo atteggiamento erano molto più cordiali rispetto a quelli di Jackson; questo fece sperare a Tessa che il peggio era passato e poteva finalmente esporre con calma le sue idee senza che esse venissero distorte e traviate.

“Trovo che sia un'ottima idea”

“Perfetto, se mi fornisce le coordinate di dove si trova, la raggiungeremo entro domani nella prima mattinata” disse Turner.

“Questo è impossibile. Non posso compromettere la segretezza della nostra istallazione”

“Mi dispiace, ma non compro le sue puttanate-” incominciò Jackson, ma prima che potesse continuare Turner lo interruppe.

“Allora potremmo incontrarci a bordo della portaerei USS Ronald Regan”

Tessa esitò, non era del tutto convinta che quello che stava per dire non avrebbe reso la situazione ancora più difficile.

“Mi dispiace ma anche questo è impossibile”

Jackson si irrigidì e storse rapidamente la mascella, che emise uno sgradevole scricchiolio, perfettamente udibile anche dall'altro capo del collegamento. Sentendo quel rumore Tessa venne percorsa da un brivido.

“Perché non può salire a bordo della Regan?” chiese Jackson nel modo più pacato che il suo stato d'animo gli permetteva.

“Perchè il mio mezzo potrebbe essere messo sotto sequestro”

“COSA?! Mi ascolti bene, noi siamo gli STATI UNITI D'AMERICA, una nazione occidentale e civilizzata, NON UNA DANNATA REPUBBLICA SOVIETICA che a malapena conosce il significato della parola civiltà. Noi NON PRENDIAMO IN OSTAGGIO LA GENTE!” urlò furibondo Jackson, in tutta la sua carriera non aveva mai sentito una scusa tanto ridicola.

“Aspetti mi lasci-”

“E cosa diavolo dovremmo fare? Finora ho solo sentito tante chiacchiere ma pochi fatti, anzi nessun fatto! Ora o troviamo una soluzione oppure inizierò immediatamente i preparativi per 'Casca il mondo, Casca la terra, tutti giù per terra' e in cinque minuti trasformerò quel cumulo di cemento che lei chiama 'istallazione' in un nulla infinito; e posso solo sperare che lei e quella banda di cowboy indisciplinati siate dentro in quel momento”

“Per l'amor del cielo AJ, dagli una possibilità!, per una volta non partire subito con l'idea di tirare una bomba in testa a qualcuno, considera anche altre opzioni!”

Jackson rimase in silenzio, questo permise ai due di ricominciare a parlare tra loro; nel mentre Jackson si mise a fissare la stanza, suoi occhi vagavano come se lì, nascosto da qualche parte, ci fosse la soluzione ai suoi problemi; nella sua panoramica il suo sguardo toccò il lucente tavolo di vetro al centro della stanza, il monitor principale, dove ormai l'immagine di Tessa era stata ingrandita a tutto schermo e infine la fila di monitor posti su una parete, proseguendo inesorabile, per poi riposarsi sul monitor al centro del muro.

Forse aveva trovato la soluzione: il monitor mostrava un planisfero digitale; rimase a fissarlo per alcuni secondi. “Ok Mike, eccoti l'altra opzione: e se ci incontrassimo a metà strada?”

“E?” fece Tessa.

“Domani presenzierò alla VDB sull'isola Onega, se si fa trovare lì, terminata la valutazione sarà trasportata sulla Regan”

“Questo è fattibile” rispose Tessa.

“Bene, domani ore 08:00 ZULU. Non si faccia aspettare” rispose sprezzante Jackson e senza nemmeno aspettare una risposta, ne tanto meno esprimere un qualche cenno di saluto, fece cenno all'addetto alle comunicazioni di chiudere la connessione, l'operatore eseguì istantaneamente il comando e lo schermo si spense.

 

  
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