“Respira, è mingherlina, non può farti niente. Cioè anche tu sei mingherlina, Dio Sibil datti una calmata da quando sei così ansiosa? Sei su una macchina guidata da una possibile assassina con i capelli rossi che continua a parlare di cavolate.” Non le avrebbe dovuto rispondere e invece era scesa in strada non appena aveva sentito il citofono “Diamine Sibil sei stata poco furba!”.

“Ehi ci sei????terra chiama Sib, terra chiama Siiiib!!”
“ La smetti di chiamarmi in quel modo?
“ “Vorrei tanto ma è così bello vederti infastidita ihihihhihi
” Sibil la guardò storto, perché era capitata proprio a lei una così? Non poteva andare da Clarice a donarle un cervello? Si sarebbe divertita di più.
“Ok va bene sei pazza, dove stiamo andando?”
“Non sono proprio pazza sono P A R T I C O L A R E”
“Lo sai vero che ho 19 anni come te e che possiedo un cervello funzionante? Perciò ti prego di non trattarmi come una cerebrolesa e di dirmi dove cavolo mi porti”
Miriam la guardò, aveva degli occhi nocciola molto profondi e lentiggini delicate sul naso e su parte delle guance. Nel complesso era molto carina ma una maestra nel rompere agli altri.
“Ti porto in un bel posto. Sei tu che mi hai detto che questa città fa schifo quindi ho pensato che fosse divertente contraddirti, per l’ennesima volta! Ihihihi!”

Scesero dalla macchina poco dopo e si diressero verso il centro della città, era quasi Natale quindi le botteghe erano tutte addobbate a festa. Ogni vetrina non mancava di pupazzi di neve o babbi natale parlanti, inoltre un tripudio di musichette proveniva da ogni angolo della strada e i bambini correvano di qua e di la trascinando i genitori nell’ennesimo acquisto.
“Ti va una frittella?”
“No, ho mangiato a casa e sono piena”
Miriam la guardò per un po’ dalla testa ai piedi “Tu mangi vero?”
“Ma che cavolo dici?! Certo che mangio! Anche troppo alle volte! Ma come cavolo ti viene in mente? Non sono mica un’anoressica, sono così di costituzione…mia madre dice che mio padre era uguale”
“Come ti pare, la mia era solo una domanda innocente”

Detto questo si diresse verso il baracchino di frittelle e se ne prese una enorme. Palesemente felice e soddisfatta fece strada a Sibil tra la gente piena di buste e pacchetti. Circa a metà della grande via girò a destra e si fiondò all’interno di una piccola libreria, Sibil rimase fuori. Certo il posto non era dei più gradevoli all’esterno, una porta a vetri tappezzata di volantini sormontata da una grossa insegna di legno sporca di cui si potevano scorgere solo alcune lettere. “Che cavolo ci faccio qui? Stupida Sibil vai a fidarti di gente con le efelidi e vedi dove finisci! Sarebbe stato meglio seguire il Grinch nel suo antro a questo punto tanto non cambiava molto. Ora entra già che ci sei così troveranno il tuo cadavere in un vicolo.”
“Allora ti sei incantata??” Una cascata di capelli rossi fece capolino dalla porta.
“No, certo che no, ma mi chiedevo se posso fidarmi ad entrare con te in quel posto magari mi passi la tua stupidità!”
“Sempre acida come un limone! Su entra non succede nulla…non avrai mica paura dei libri???”
“No! Che domande idiote…”
Si guardò intorno memorizzando le possibili vie di fuga poi entrò seguendo le efelidi rosse.