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Autore: MandyHoran    26/12/2013    2 recensioni
Non mi andava di dirgli addio, anche se sapevo che non l'avrei più rivisto. Stampai bene in mente la sua faccia, i suoi occhi, il suo sorriso, girai i tacchi e spinsi, fino a quando riuscii ad arrivare in prima fila sotto al palco.
In collaborazione: Mandy & Eli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Guardai l'orologio svelta e schizzai fuori dall'auto. Ero in ritardo, pessima evenienza. Affondai il viso nella sciarpa rosa che avevo indossato a causa delle basse temperature che minacciavano di calare ancora nel corso del mese. 
Tutto sommato, il tempo non sembrava voler giocare brutti scherzi quel giorno. Era soleggiato e poche nuvole, decisamente non portatrici di pioggia, aleggiavano tranquillamente nel cielo, bianchissime.
Mi specchiai velocemente nella porta a vetro dello studio prima di entrare e ritrovarmi davanti una scena alquanto eccentrica.
Cecily aveva un miriade di fogli sparsi sulla sua scrivania, gli occhi arrossati, i capelli in disordine. Se ne stava seduta poco composta, stravaccata sul tavolo con la faccia tra le mani. Mi accigliai: non era da lei un atteggiamento simile. 
-Tutto bene, Cece?- domandai avvicinandomi piano alla scrivania. La osservai annuire poco convinta e grattarsi distrattamente una gota. Decisi di insistere, insomma ero pur sempre il suo datore di lavoro e avevo il diritto di sapere cosa accadesse alla mia segretaria.
-Sicura di stare bene? Non vuoi parlare?- chiesi cauta, distogliendo lo sguardo da lei per un momento, guardando la porta del mio studio.
-Louis!- sentii la voce di Cecily dopo un minuto buono di silenzio. Ah, avrei dovuto capire subito che c:entrava il suo ragazzo!
-Avete litigato?- stavo facendo troppe domande, ma era la mia indole da psicologa a parlare, infondo era molto più in risalto quella parte di me che qualsiasi altra, con chiunque. Liam mi rimproverava spesso per questo.
Comunque Cece scosse la testa e poi disse: -Mi ha chiesto di sposarlo.-
Rimasi interdetta. Davvero una proposta di matrimonio l'aveva ridotta in quello stato? 
-Non capisco, Cecily. Non sei felice?- 
-Sono molto più che felice.- mi rispose con espressione vacua.
-Non si direbbe.- ribbattei prontamente. Niente di più vero, purtroppo. La segretaria aveva più l'aria di chi ha appena assistito ad un omicidio, piuttosto che accettato una proposta di matrimonio.
-E' che ho davvero tanta paura...- ammise, alzando lo sguardo verso di me. Sembrava avesse pianto per ore. 
Scansai qualche foglio e mi sedetti sulla scrivania, togliendomi la giacca. 
-Non posso dire che so quello che provi, ma capisco la tua situazione, Cece.- dissi semplicemente. Infondo ero parecchio attaccata alla mia dolce Cecily. Era, credo, la cosa più simile a una amica che avevo. Il mio rapporto con lei non era solo strettamente professionale, sapevo che con lei potevo parlare di tutto e viceversa. Il fatto che fossi psicologa le facilitava molto la cosa, anche se a volte mi scambiava per un prete e confessava anche cose che non avrei mai voluto sapere. 
Stavo per chiederle i dettagli quando una giovane ragazza alta, magra e decisamente poco colorita, richiamò la mia attenzione. Intuii subito chi fosse, la mia nuova paziente, Rechel Kyllimberg.
Lasciai Cecily alle prese con i mille fogli sulla sua scrivania ed entrai nello studio seguita a ruota da Rechel che, a differenza mia, era molto tranquilla. 
Mi sedei e lei fece lo stesso, accomodandosi sulla sedia oltre la scrivania, esattamente di fronte a me. 
La guardai bene, scrutai ogni dettaglio per inquadrare la situazione. Dalla sua espressione potevo notare bene la sua tranquillità, sembrava quasi che fosse a suo agio seduta lì. 
-Allora Rechel...- cominciai un po' insicura. Quando vidi un accenno di sorriso da parte sua continuai: -È la prima volta che incontri uno psicologo?- domandai sinceramente curiosa.
Lei scosse la testa leggermente e si scostò una ciocca di capelli marroni dalla faccia. 
In quel momento capii il suo atteggiamento, da cosa proveniva tutta quella calma. 
-So cosa sta pensando.- sentenziò all'improvviso. Sobbalzai sorpresa e assunsi un'espressione interrogativa, ma non riuscii a dire nulla.
-Le rispondo ancora prima che mi ponga la domanda. Ho incontrato solo uno psicologo fino ad ora.- 
Rimasi sbigottita, mentre sul suo viso scarno si formava un mezzo sorriso di soddisfazione. Effettivamente era come se mi avesse letto nel pensiero e questo un po' mi spaventava, ma cercai di non farlo notare. 
-Bene, sei molto perspicace.- dissi annotandolo sul mio piccolo taccuino. 
-Dunque vediamo: 18 anni, vivi con i tuoi genitori, vai a scuola. Secondo te, perché sei qui?- le domandai piano cercando di inquadrare il tipo di persona. Rispose semplicemente con una scrollata di spalle: -I miei mi hanno costretto.-
Annuii poco convinta e riposi gli occhiali sulla punta del naso. 
Non sarebbe stato facile. 

--

Quando finalmente staccai, ero intenta a tornare a casa il prima possibile. 
In me predominava la stanchezza e avevo paura che gli occhi mi si sarebbero chiusi da un momento all'altro, facendomi cadere nel sonno più profondo, anche nel bel mezzo del marciapiede.
Mentre camminavo svelta, con la faccia per metà coperta dalla sciarpa, guardavo i miei passi senza vedere dove andavo sapendo che non c'erano ostacoli lungo il cammino.
O almeno questo era ciò che pensavo. Di sicuro non avevo messo in conto che un qualsiasi idiota in bicicletta mi venisse addosso facendomi capitombolare a terra rovinosamente. 
-Razza d'imbecille!- gridai provando ad alzarmi. Ricevetti due colpi di campanello in risposta. 
Mi faceva male una caviglia, ma cercai di ignorare il dolore. Invano. 
-Serve aiuto, dottoressa?- una voce familiare, roca e dolce, risuonò nella mia testa per un momento prima che realizzassi da dove provenisse. 
Mi voltai verso destra e vidi Harry appoggiato a un'automobile parcheggiata lungo il marciapiede, mi guardava con un ghigno stampato in faccia. I ricci che gli circondavano il volto angelico erano disordinati come al solito. 
-Non riesco ad alzarmi, fai un po' tu.- gli dissi acida senza staccargli un momento gli occhi di dosso.
Fasciato nel doppio petto nero, era affascinante. Sembrava un modello. Un modello decisamente antipatico.
Si avvicinò piano a me e si chinò di modo che potessi vedere meglio il suo ghigno irritante. 
La vicinanza ai suoi occhi verdi mi fece rabbrividire.
-Forse dovresti stare più attenta quando cammini.- soffiò vicino al mio viso, cingendomi le spalle con un braccio.
Mi aiutò a rimettermi in piedi ed io timidamente lo ringraziai. Non sapevo cosa dire, aveva ragione ma non l'avrei mai ammesso.
Sapevo che cosa dovevo fare: ringraziarlo ancora, salutarlo e andarmene velocemente, ma per qualche assurda ragione non lo feci. Il mio corpo non voleva saperne di muoversi, sembravo non rispondere delle mia azioni quando, d'un tratto, mi staccai da Harry che rimase a fissarmi.
Mi diede le spalle un momento e tornò ad appoggiarsi alla macchina, come poco prima. Quando si voltò la sua espressione era mutata. Il ghigno beffardo e irritante aveva abbandonato il suo volto, lasciando spazio ad un sorriso timido, quasi imbarazzato. 
Quasi mi sciolsi alla vista di quei denti perfetti e scossi la testa, chiudendo gli occhi per due secondi. 
-Beh, ci vediamo domani.- disse Harry all'improvviso, lasciandomi perplessa. 
Ragionai un momento, sistemandomi gli occhiali sul naso. Guardai il riccio con aria interrogativa. 
-Domani è sabato.- constatai che il giorno seguente sarebbe stato improbabile vedersi, considerando che lo studio chiudeva nel weekend. 
-Appunto, passo a prenderti a casa. Alle sei.- disse riprendendo la sua espressione da sbruffone.
-Scherzi?!- domandai retorica, guardandolo diversamente.
Per un momento, soltanto uno stupido secondo, avevo pensato che forse quel ragazzo potesse essere diverso da come appariva. Stavo quasi per darmi della stupida per aver giudicato un libro dalla copertina, ma non feci in tempo. 
-No. A domani, dolcezza!- esclamò in fretta e poi, come se nulla fosse, se ne andò lasciandomi lì allibita.
Quel ragazzo, era come se lo avessi già letto. Si dimostrò esattamente per come si era presentanto. Un irritante, infantile, sfacciato arrogante.

Spazio autrici.
................Ne è passato di tempo eh?! Okay, okay. Abbiamo sospeso questa fanfiction per un infinito(che poi è finito wtf) tempo. Vi preghiamo di non ucciderci! o: sia io che la Eli siamo state talmente impegnate che abbiamo finito col dimenticarci di questa cosa, fino a quando, qualche tempo fa mi è venuta in mente e mi sono detta "cacchio, devo continuarla". Da lì è stato tutto un susseguirsi di idee scritte e riscritte finché non è uscito questo capitolo. Credo abbiate capito che è mooooolto di passaggio e che ben presto ci sarà una sorpresa (cosa sarà? non ve lo dico, altrimenti che sorpresa sarebbe? lol). 
Passando ai ringraziamenti, beh ringraziamo tutte coloro che non ci hanno abbandonato, spero che continuiate a leggere e recesire come una volta, ne saremmo molto felici :) 
Con tanto affetto e speranza, 
Mandy.
Ps. ho perso il banner, sono un disastro *killmeorforgiveme*

 
  
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