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Autore: Verdeirlanda    27/12/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Girolamo era seduto nello studio, leggeva la missiva che Sisto IV gli aveva inviato.
Non conteneva buone notizie.
Il Papa gli intimava di risolvere la questione, se avesse fallito lo avrebbe declassato, lo avrebbe ridotto ad essere unicamente il reggente di Imola e avrebbe dovuto sposare Caterina Sforza per stringere i legami con Milano.
Ed era l'ultima cosa che Riario voleva.
Goffredo si presentò sulla soglia.
"Perdonate signore. Mi hanno detto che Vi avrei trovato qui."
"Entrate, stavo solo leggendo. Quali novità mi portate?"
"Signore, il Turco, l'ho visto stamattina a Firenze. Ha preso contatti con Beatrice Da Vinci." spiegò Goffredo  avvicinandosi "Hanno parlato a lungo."
Deve averle detto tutto, pensò Girolamo, le avrà parlato del Libro, della profezia.
"Molto bene. Vivono ancora nella soffitta?" chiese, Goffredo annuì "Allora so cosa fare."

Era ormai calata la notte.
Leonardo stava sistemando le ultime cose nella sacca.
"Sei certo che sia una buona idea amico mio?" gli chiese Zoroastro.
"Ormai non ho notizie di Riario da tempo. Credo che non abbia ancora deciso che ossa fare, quindi dobbiamo anticiparlo." rispose.
Avevano deciso di lasciare Firenze, avrebbero trovato un posto sicuro e tranquillo e lì avrebbero proseguito la ricerca.
"Riario ancora non sa che Dragonetti ci ha permesso di distruggere la denuncia contro Bea, ma non appena scoprirà di non averci più in pugno potrebbe rivelarsi ancora più pericoloso." continuò Leonardo "Quindi dobbiamo agire prima che possa organizzarsi. Dunque, il piano vi è chiaro?"
Zo sbuffò: "Sì, ce lo hai fatto ripetere mille volte, e per l'ennesima volta: tu parti stanotte con Lucrezia, vi fermerete in una locanda poco distante da Siena, all'Oca bianca. Tra due giorni, sempre di notte, io e Bea lasciamo la città e vi raggiungiamo."
Leo annuì: "Esatto! Mi raccomando, un bagaglio leggero e poco voluminoso per non destare sospetti, non sappiamo quanti occhi abbia a disposizione Riario per spiarci. E seguite il percorso che vi ho fatto vedere, lì non vi cercheranno."
Li abbracciò e sparì nella notte.
Bea e Zo si diressero verso la soffitta.
"Non preoccuparti, tuo fratello sa quello che fa." disse Zo.
Lei annuì, ma era comunque agitata per questa fuga.
Dopo poco arrivarono vicino ai portici, e Zoroastro la prese per mano: "Vieni con me." le disse.
"Che c'è?" chiese lei, lui l'aveva portata sotto al porticato, in quell'intricato labirinto di arcate e mura.
"Che cosa c'è?" chiese lei di nuovo.
Zo non le rispose, invece la baciò con passione, spingendola delicatamente in un angolo in penombra, facendola appoggiare contro il muro.
Bea capì cosa voleva fare, arrossì all'idea.
Lui continuò a baciarla sulla bocca, sul collo, le sue mani scivolarono sulle spalle, i fianchi, le gambe.
Bea avvertì dei brividi percorrerla, sentiva un piacevole calore sotto pelle. 
Quando Zoroastro  la toccava andava in estasi, la faceva sentire così bene.
Ricambiò i suoi baci e le sue carezze, gli sorrise.
Lui le baciò la guancia, e le sussurrò all'orecchio: "Sei splendida principessa." tornando poi a baciare e mordicchiare le sue labbra.
Iniziò ad alzarle la gonna, infilò le mano sotto la stoffa accarezzandole le cosce con le dita, lei intanto slegò i lacci dei suoi pantaloni.
Continuando a baciarla lui la sollevò con dolcezza e entrò dentro di lei.
Bea sussultò, era tutto così assurdo, insolito, e incredibilmente eccitante.
Fecero l'amore in quel piccolo angolo poco illuminato, appoggiati al muro di pietra. 
A malapena riuscivano a distinguere i contorni del viso e del corpo dell'amante, ma potevano veder brillare gli occhi l'uno dell'altra alla luce di torce lontane.
Bea vedeva gli occhi scuri e profondi di Zo, così simili alla lucida pietra d'onice, si perse in quello sguardo.
Zoroastro era altrettanto rapito e perduto negli occhi verdi di Beatrice, quel verde così meraviglioso, Dio, come l'amava.
Lei si aggrappò al suo amante nel momento di piacere più intenso, mormorò il suo nome diverse volte, lui la strinse forte.
Quando ebbero finito lui la rimise coi piedi per terra con delicatezza, entrambi respiravano profondamente, si guardarono.
Lui la baciò con dolcezza, lei ricambiò e gli sorrise, non dissero nulla, perché in fondo non c'era nulla da dire.

Zo aprì la porta della soffitta e fece entrare Beatrice.
La stanza era quasi buia, da una delle finestre entrava un filo di luce lunare.
"Accendo le candele." disse lei mentre Zoroastro chiudeva la porta dietro di loro, la ragazza ridacchiò "Dovremmo suggerire a Leonardo di inventare delle candele che si accendono da sole quando entri in casa."
Zo rise: "Non mettergli in testa strane idee..."
In quel momento sentì delle mani afferrarlo.
"CHE DIAVOLO!" gridò, Bea si voltò di scatto, nella penombra vedeva solo un groviglio di braccia e gambe, alcune teste, vide luccicare una spada "SCAPPA BEA, SCAPPA!" le urlò lui colpendo alla cieca, cercando di liberarsi da quella stretta, ma ottenne solo un pugno in pieno viso.
Finì a terra faccia in giù, un ginocchio lo teneva bloccato contro il pavimento, sentì una lama fredda sulla nuca.
Bea non poté fare un passo perché fu spinta con violenza contro il tavolo.
"Dannazione..." sibilò lei mentre un corpo forte la bloccava.
Dalla camera da letto arrivò una voce.
"Finalmente. Era da un po' che vi aspettavamo."
Riario entrò nella stanza accompagnato da due soldati, reggevano i candelabri accesi che illuminarono la stanza.
Bea guardò il conte, vide Zo a terra. Erano in trappola.
Riario si avvicinò al tavolo: "È da molto che non ci vediamo. Seduta!" e il soldato la spinse e la fece sedere sulla panca.
"Cosa volete?" chiese lei.
Girolamo andò dritto al punto: "Voglio sapere cosa Vi ha detto il Turco. E prima che mi diciate con aria innocente che non sapete di cosa io stia parlando lasciatemi dire che so che vi siete incontrati. So che avete parlato."
Bea deglutì: "Lui voleva sapere come è morto Donati, erano molto amici."
"E poi?"
"Mi ha chiesto come procede la ricerca del Libro delle Lamine..."
"Sì certo, ma cosa Vi ha detto? Sicuramente Vi ha parlato del Libro e non solo, Vi ha parlato della profezia." disse Riario.
Lei sostenne il suo sguardo, cercò le parole giuste per prendere tempo: "Lui...lui non mi ha detto nulla. Ha detto che prima dobbiamo trovare il Libro e poi tornerà a parlare con noi..."
"Tz tz tz. Beatrice, Beatrice." disse lui scuotendo la testa, prese uno sgabello e si sedette di fronte a lei, così vicino che la ragazza poteva sentire il suo fiato sul viso "Lasciate che Vi spieghi una cosa. Io capisco quando una persona sta mentendo. Ho affinato questa abilità quando militavo nell'Inquisizione. E Voi mia cara non solo state mentendo, state tergiversando nella speranza che accada qualcosa che vi salvi entrambi."
Le sorrise freddo, la guardò intensamente, era spaventata anche se cercava disperatamente di nasconderlo.
"Ma in fondo è nel diritto di un prigioniero tentare di imbrogliare le carte per salvarsi. Quindi facciamo così. Vi voglio dare un'altra occasione per essere sincera con me. Lui, in piedi!" fece un cenno ai soldati che fecero alzare Zoroastro, lo sbatterono contro il muro tenendo un lungo pugnale premuto contro la sua gola.
Bea sussultò, le mani e le gambe le tremavano, Riario si fece più vicino: "Ascoltatemi molto bene Beatrice perché non lo ripeterò. Avete una sola occasione per dirmi la verità. Se mi mentirete ancora, e credetemi lo capirò, farò legare Zoroastro su questo stesso tavolo vicino a noi e lo torturerò. Gli infiggerò le peggiori sofferenze fino a che non mi direte tutto quello che sapete." le mise una mano dietro la testa attirandola a sé e le mormorò all'orecchio "E Voi sarete costretta a guardare. Vedrete il suo dolore, sentirete le sue urla. Mi vedrete strappargli le unghie delle mani, tormentarlo con ferri arroventati, strappare ogni lembo di pelle dalla carne viva se sarà necessario. Tutto sotto i Vostri bellissimi occhi."
Quella accurata descrizione quasi impediva a Beatrice di respirare, era come se fosse in apnea.
Riuscì a riprendere fiato solo quando Riario si allontanò dal suo viso.
Lei lo guardò negli occhi, non stava mentendo, avrebbe fatto tutto quello che aveva promesso e anche di peggio.
"Dunque?" chiese lui.
Zo intervenne dicendo "Bea no, non devi..." ma a quel punto uno dei soldati gli diede un pugno nello stomaco, poi un forte colpo alla spalla lo fece cadere in ginocchio.
Il soldato prese Zoroastro per i capelli, gli tirò indietro la testa e gli premette con forza la lama affilata contro la base del collo, tagliando la pelle quel tanto che bastava per farlo sanguinare.
"NO! Vi prego!" Bea si alzò per andare da lui ma Riario la tirò per un braccio, la rimise seduta, poi le afferrò la mascella con una mano per farle girare il viso verso di lui.
"Dunque?" ripetè innervosito "Cosa mi rispondete?"
Girolamo era di nuovo vicino al viso di lei, sentiva il suo respiro, poteva vedere i suoi occhi verdi riempirsi di lacrime, un labbro tremava.
Beatrice guardò Riario, poi Zoroastro. 
Merda, pensò, mi ha in pugno, ancora una volta.
Si liberò dalla stretta delle dita di Riario, si massaggiò il mento: "E se io Vi dico tutto..."
"Non gli sarà fatto alcun male." la anticipò lui "Siate onesta e a nessuno di voi sarà torto un capello."
Fidarsi di Riario era un rischio, lo sapevano entrambi.
Beatrice guardò Zoroastro, nei suoi occhi vide la rassegnazione, non potevano fare altro che cedere all'ennesimo ricatto.
"Va bene" disse lei ricacciando le lacrime che volevano scendere sulle sue gote "Vi dirò tutto."
"Saggia decisione Beatrice." Riario sorrise compiaciuto e si alzò "Ma non qui. Torniamo alla tenuta." 


Lucrezia e Leonardo camminavano, la strada verso Siena era illuminata dalla sottile luce della luna e dalle loro due lanterne.
Ogni tanto la donna inciampava nelle gonne.
"Mi spiace farti fare un viaggio così scomodo." disse lui cercando di non ridere all'ennesimo saltello di Lucrezia.
"Non preoccuparti. Va bene qualunque cosa mi allontani da Riario. Pensi che gli altri ci raggiungeranno senza difficoltà?"
Leonardo annuì: "Ce la faranno vedrai." 


La stanza era grande, l'arredamento lussuoso.
Beatrice era seduta in una delle sale nella villa dei Frescobaldi.
Si guardava attorno, preoccupata. Una volta arrivati lì Riario aveva fatto condurre lei di sopra e Zoroastro nelle segrete. 
Si erano potuti scambiare un ultimo sguardo veloce, poi lui era stato spinto nell'oscurità delle scale che scendevano.
Era seduta su un divano di velluto blu, di fronte a lei su una poltrona c'era Girolamo, aveva ascoltato tutta la sua confessione.
L'aveva guardata negli occhi tutto il tempo, sapeva che non gli stava mentendo, ed era sconvolto da ciò che gli aveva rivelato.
"Così è questa la profezia." commentò a voce bassa "E non avete idea di quando si compirà."
"No." asserì lei "Al-Rahim ha detto che accadrà quando sarà il momento."
"E tutti voi avete accettato di farla avverare. Perché? O Voi o Lucrezia, una di voi due è destinata a morire."
Beatrice abbozzò un sorriso: "La nostra discendenza renderà il mondo un posto migliore. Non posso impedire che accada per egoismo o per paura."
"Ma c'è in gioco la Vostra vita Beatrice! Non preferite continuare a vivere?" chiese Riario.
"Preferisco morire senza rimorsi e rimpianti piuttosto che vivere un'intera vita divorata da essi." rispose lei, Girolamo notò una luce nei suoi occhi.
"Ora che sapete tutto cosa intendete fare?" gli chiese.
"Non so tutto, non so dove sia Vostro fratello." rispose lui "Me lo volete dire?"
Beatrice si tormentò le mani, non voleva consegnare Lucrezia e suo fratello al conte, ma sapeva che rifiutare di rispondere o mentire avrebbe portato a terribili conseguenze.
"Sono in una taverna a Siena. Dobbiamo incontrarci lì tra due giorni."
"Vorrà dire che manderò dei miei soldati a Siena. Dove posso trovarli?" insistette lui.
"Ci dobbiamo incontrare alle porte della città tra due mattine." mentì, per fortuna Riario non se ne accorse. In fondo nemmeno gli Inquisitori sono infallibili, pensò.
Riario si alzò, prese una bottiglia e dei bicchieri da una vetrina, poi si sedette accanto a lei.
"Prima Vi ho chiesto cosa intendete fare ora che sapete tutto." ripeté Beatrice.
Girolamo verso il liquore nei bicchieri, ignorando la domanda: "Ho apprezzato la Vostra onestà Beatrice." le indicò il bicchiere "Bevete qualcosa, siete ancora piuttosto pallida."
Lei sospirò e assaggiò la bevanda, era amara e rimise il bicchiere sul tavolino: "Non amo molto questi liquori, ma grazie. Ora se volete rispondermi..."
"Voglio avervi tutti qui prima di prendere una qualsiasi decisione." rispose Riario, finì di bere poi si avvicinò alla ragazza, prendendole una mano.
"Siete dannatamente bella Beatrice. Ho ripensato molte volte a quella mattina...a quel bacio...non ho scordato il Vostro sapore, il calore delle Vostre labbra..." le accarezzò una gota facendosi più vicino "E il desiderio di baciarVi ancora è cresciuto in queste settimane..."
Riario riuscì appena a sfiorare la bocca di Beatrice con la sua perché la ragazza si alzò di scatto e si allontanò verso la finestra.
Bea gli dava le spalle, aveva incrociato le braccia, tremava, temeva le prossime mosse del conte.
Girolamo abbozzò un sorriso, si alzò anche lui: "Bevete un bicchiere di liquore, potrebbe scioglierVi."
Si fermò dietro di lei, era molto vicino, Beatrice poteva sentire il suo corpo a un centimetro da lei.
Riario avvicinò il viso ai suoi capelli per sentirne il profumo, poi li scostò dalle spalle e le accarezzò il collo con le dita.
Beatrice scosse la testa: "Conte Vi prego non..."
"Cosa avevate detto quella mattina? Ah già, mi avete urlato che non potevo averVi." le cinse la vita con un braccio, stringendola.
"Voi non..." ripeté lei.
"Ma a quanto pare io posso averVi Beatrice." la spinse contro il muro.
 Bea sussultò, appoggiò i palmi delle mani alla parete per non sbattere la faccia.
"E non solo. Posso fare qualunque cosa io voglia." continuò Girolamo "Vedete mia cara, all'inizio pensavo di provare qualcosa per Voi. Ma mi sono reso conto che ciò che voglio è dettato solo dal desiderio e dalla lussuria.
Non cerco il romanticismo o la poesia, voglio averVi e basta. Voglio prenderVi, voglio che mi amiate carnalmente con passione. Dio, siete così bella..."
Il conte iniziò ad accarezzarle i fianchi, poi la sua mano scivolò sulla coscia di lei, tra le cosce di lei.
Beatrice a quel punto urlò, si dibatté con forza e si liberò dalla sua stretta.
"NO! NON VI PERMETTERÒ DI TOCCARMI ANCORA!" ma lui la riprese e la spinse di nuovo contro il muro, questa volta in modo da poterla guardare negli occhi.
"Oh, io credo di sì invece.  Mi permetterete ogni cosa. O Vi concedete senza troppi piagnistei oppure il Vostro Zoroastro farà una brutta fine." disse calmo Riario.
Bea si morse le labbra, sospirò e lo supplicò: "Vi prego, non fategli..."
"Siate gentile con me e lui starà benissimo." le accarezzò il viso, la baciò a lungo sulla bocca, lei rimase immobile. 
Dopo un po' si staccò da lei per dirle: "Se poteste partecipare alla cosa sarebbe meglio. Per me...e anche per Zoroastro." la prese in giro lui.
Bea si sentiva in trappola, non voleva, Riario la ripugnava, ma non aveva scelta.
Lo baciò cercando di essere convincente, appassionata.
Sentiva le sue viscide mani ovunque, era come essere tra spire di un serpente.
Lui le baciò il collo, le spalle.
All'improvviso le venne un'idea. Era un rischio, una follia, ma doveva tentare.
"Possiamo...possiamo spostarci? Non sono molto a mio agio..." azzardò lei "Forse il letto sarebbe più comodo..."
Lui la guardò negli occhi, interrogativo, poi sorrise: "Vedo che avete compreso cosa sia meglio fare, per il bene di tutti. D'accordo. Concordo, il letto sarà certamente più comodo." 
La lasciò andare e si diresse verso il talamo.
Riario iniziò a spogliarsi, invitando Beatrice a fare altrettanto.
Bea pensò che se giocava bene alcune mosse avrebbe potuto farcela.
Si tolse gli stivaletti e la gonna, rimanendo con indosso la camiciola che le arrivava a metà coscia. Si sciolse i capelli. 
Lui la guardò, la trovava bellissima e sensuale.
"Non finite di spogliarVi?" chiese il conte vedendo che lei si era fermata.
Lei deglutì, dai dai Bea, puoi farcela, si fece coraggio.
"Ecco, io...mi sento molto imbarazzata, insomma, essere nuda di fronte a Voi...posso spegnere alcuni candelabri vicino al letto? Per favore..." si morse le labbra.
Riario sorrise, divertito: "Certo. Non vedo perché no." 
"Grazie. Mi sentirò molto più a mio agio." disse Beatrice.
La ragazza si diresse verso il comodino sul quale c'era un bellissimo candelabro a due braccia in argento, lo prese con entrambe le mani e soffiò delicatamente per spegnere le fiamme.
Riario era dietro di lei, compiaciuto: "Sapete Beatrice, questo Vostro pudore non fa che aumentare il mio desiderio. Dio, siete così candida eppure..."
A quel punto Beatrice si girò e con tutta la forza che aveva colpì il lato destro della testa di Girolamo col candelabro. 
Riario vacillò stordito, così Beatrice lo colpì di nuovo, questa volta sul lato sinistro.
L'uomo cadde a terra come un sacco vuoto, privo di sensi.
Beatrice respirava affannosamente, lasciò cadere il candelabro per terra, e iniziò a ridacchiare nervosa.
"Oddio, l'ho fatto, Oddio l'ho fatto." mormorò.
Guardò Riario, che fosse morto? Aveva un taglio sulla tempia, c'era sangue sul tappeto.
Beatrice non si premurò di controllare, doveva liberare Zoroastro e fuggire.
Si rivestì, spense tutte le candele in modo che la stanza fosse buia, per sicurezza, e uscì guardinga dalla stanza. 
Non c'era nessuno in corridoio, scese le scale e si ritrovò al pianterreno.
Anche qui non c'era nessuno.
Guardò fuori dalla finestra, alcune guardie erano lì, probabilmente altre dormivano in attesa del loro turno, sicuramente c'era qualcuno nei sotterranei. 
Scese le scale per arrivare alle prigioni chiedendosi come avrebbe fatto a liberare Zo.
Arrivò in fondo alle segrete, si nascose dietro un angolo e vide la cella, c'erano due guardie che giocavano a carte sedute a un tavolino.
Alla fine capì che doveva tentare il tutto per tutto, creare un diversivo talmente assurdo da sembrare vero.
Fece un paio di respiri profondi e poi iniziò a correre urlando: "VI PREGO AIUTATEMI! Il conte, il conte Riario è ferito! Un uomo! UN UOMO LO HA AGGREDITO VI PREGO ACCORRETE!!" si buttò tra le braccia di uno dei soldati che si era alzato sentendo le sue urla.
 "Madonna calmateVi! Un aggressore? Ma come..."
Beatrice finse di piangere: "Vi prego correte! Stanno lottando, il conte è ferito!"
I due soldati si precipitarono a salvare il loro signore.
Bea aspettò che avessero salito le scale: "Imbecilli." mormorò, prese le chiavi e aprì la cella.
Zoroastro la baciò e la strinse: "Bea! Oddio stai bene? Ma che sta..." 
"Ti spiego dopo! Scappiamo, presto capiranno che ho mentito."
Salirono le scale, si diressero verso le cucine e uscirono nel cortile attraverso l'entrata della servitù. 
Fecero il giro della casa, davanti alla porta c'erano ancora i soldati.
Il cancello in fondo al viale invece era miracolosamente stato lasciato aperto.
"Come facciamo? Se ci vedono ci riprenderanno subito... Dannazione..." chiese Beatrice.
Zo le toccò un braccio: "Guarda! I cavalli! Prendiamone uno e usiamolo per fuggire. Saremo più veloci di loro, cavalcare ci darebbe un vantaggio notevole."
Bea annuì, si avvicinarono agli animali, scelsero proprio il cavallo di Riario.
Zo montò in sella, aiutò Bea a sedersi dietro di lui.
"Sei pronta principessa?" chiese Zoroastro.
"Sì." rispose lei, stringendo forte la vita dell'uomo.
A quell'affermazione Zo lanciò l'andaluso nero al galoppo.
I due soldati li videro sfrecciare alla luce della luna, sgranarono gli occhi e iniziarono a urlare per chiedere rinforzi, uno di loro si precipitò a montare in groppa al suo destriero per raggiungerli.
Ma era troppo tardi.
Beatrice e Zoroastro avevano oltrepassato il cancello ed erano ormai spariti nell'oscurità del bosco.



Angolo dell'autrice: 
Approfitto di questo capitolo per farvi tanti auguri per quest'anno che sta per finire :) 
Ci si risente nel 2014! 
Baci!
VerdeIrlanda 












  
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