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Autore: F l a n    28/12/2013    3 recensioni
[Ispirata al film "You've Got Mail|C'è posta per te"]
Dicembre 1998.
Kurt Hummel possiede un negozio di musica molto rinomato a New York, ma quando un giorno Blaine Anderson minaccia di aprire un mediastore della sua grande catena proprio di fronte a quello di Kurt, quest'ultimo rischia di chiudere e di perdere anni di attività ed impegni. Nel frattempo, Kurt ama passare il tempo a scambiarsi e-mail con un uomo conosciuto per caso in una chat chiamato "Wabler152", quello che non sa, è che questo "Warbler152" potrebbe essere più vicino di quanto non crede...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali: Aggiornamento lampo e discretamente notturno... ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo! Spero che anche questo vi piaccia. Al solito, la betatura è a cura di Rosenlight.
A inizio di ogni capitolo cercherò di linkare un post di tumblr come quello dell'altra volta! La trovo una cosa carina, dateci un'occhiata!



Capitolo 2: Internet
 
 

“Buongiorno!” La voce di Rachel raggiunse forte e chiara le orecchie di Kurt dopo il tonfo della porta del negozio che si richiudeva.
“Buongiorno Rachel, posso esserti utile?” Kurt sorrise, raggiungendo la sua più fedele cliente di sempre: andava lì ogni mattina, da anni ormai, anche solo per un saluto o per vedere Finn.
 
La ragazza si guardò intorno, aggiustandosi il cappottino rosso.
“Non c’è Finn stamani?”
Kurt scosse la testa.
“Credo arriverà più tardi, sarà rimasto a letto come al suo solito,” disse, con voce stranamente tranquilla.
Stranamente perché Rachel sapeva che se c’era qualcosa che faceva infuriare Kurt, quel qualcosa erano le persone ritardatarie, specialmente se si trattava del suo fratellastro.
“La verità è che credo che vorrebbe stare altrove, alcune volte,” spiegò, alzando le spalle, “per me questo negozio è tutto ciò che ho… lo sai.”
Rachel sorrise, cominciando a guardare gli ultimi arrivi musicali.
“Beh, hai anche James…”
 
Kurt rimase in silenzio: avrebbe voluto dissentire, perché James non era altro che una piccola parentesi della sua vita, non era qualcuno di fondamentale. Non era l’amore della sua vita, non era l’uomo che aveva sempre cercato. Era semplicemente… un brav’uomo. Un bravo ragazzo, tutto ciò che doveva desiderare, insomma; niente più, niente meno.
Eppure Kurt si trovava vagamente a disagio di fronte a quella domanda, perché la risposta non usciva dalle sue labbra come avrebbe dovuto.
 
“Ma è diverso,” disse poi, “è diverso perché tutto questo mi ricorda mia madre ed è un vuoto che nessuno potrà mai colmare,” disse, accarezzando una colonna vicino al bancone. Sulla parete erano appese alcune cornici con delle foto della sua famiglia: c’erano lui, sua madre e suo padre. Una foto ritraeva anche sua madre da sola e con i capelli al vento. Sorrise, guardandole con amore.
Rachel annuì. “Sono stata stupida anche solo a pensarlo,” disse, sapendo che Kurt aveva palesemente ragione. Non si poteva certo paragonare l’amore di un ragazzo a quello della madre.
 La campanellina sopra la porta di legno del negozio suonò di nuovo, attirando l’attenzione dei due: entrò una ragazza, con dei capelli neri racchiusi in una coda, un vestitino aderente nero ed un paio di stivali col tacco.
“Santana! Almeno tu…” esclamò Kurt, correndo da lei.
“Ho fatto un salto veloce, Finn non c’è?” chiese la ragazza, guardandosi intorno.
“A quanto pare ha deciso di rimanere addormentato a letto,” rispose, facendo le spallucce.
“Non sei nervoso…” disse Santana, facendola apparire non come una domanda, ma come una pura constatazione.
Kurt inarcò le sopracciglia.
“Dovrei?”
“Sei sempre nervoso quando Hudson ritarda!” esclamò Santana, posando la borsetta sul bancone.
“Beh… beh questo perché mi sono svegliato bene!” Kurt arrossì di botto: era stupido sentirsi così, né Rachel né Santana avrebbero potuto leggere nella sua mente, allora perché si imbarazzava?
Era felice per le mail con Warbler152, ma cosa c’era di male? Niente, ecco. Proprio niente.
“O perché … oh! Qualcuno ti ha risposto alle e-mail eeeeh?!” lo punzecchiò Santana, trovando immediatamente la risposta al suo quesito.
Kurt arrossì, stringendosi nelle spalle.
“V-voi… tu non dovresti potermi prendere in giro così!” esclamò, imbarazzato. Oh, era così facile leggere le sue espressioni? Non sapeva che fosse così evidente.
“Ma… Kurt, ti stai ancora scambiando messaggi con quel tipo?” intervenne Rachel, con aria meravigliata.
Santana rise.
“Non ha mai smesso…”
“Certo che non ho smesso! Lui è gentile e… e carino e soprattutto sempre cortese!” si difese Kurt, con le guance in fiamme.
“Anche James lo è,” intervenne Rachel, con semplicità. Kurt indietreggiò di qualche passo.
“Beh ma è… è diverso. Questo… Warbler152 è solo un caro amico.” Si giustificò.
“Hai ragione. Un amico che ti fa star meglio del tuo ragazzo.”
 Le parole di Santana colpirono Kurt ancora una volta il quale scosse la testa, cercando di recuperare il senno: non poteva agitarsi così tanto, non ce n’era motivo. Rachel e Santana lo stavano solo stuzzicando. Lui amava James e non voleva assolutamente dubitare di quel sentimento.
 L’argomento fu subito interrotto da una cliente che entrò nel negozio, guardandosi attorno. Kurt si mise subito sull’attenti ringraziandola mentalmente.
 “Salve, sta cercando qualcosa?” chiese con un sorriso, andando da lei.
“I-in verità stavo solo dando un’occhiata ma la ringrazio,” disse la donna. Aveva dei tratti orientali, ad una prima occhiata Kurt pensò che fosse cinese.
“Beh, se ha bisogno sono qua,” le fece notare, cordialmente, per poi tornare alla sua postazione con Rachel e Santana.
“Sentite ragazze io… non lo so, okay? So solo che mi rende felice e tanto basta,” insistette Kurt, scuotendo poi le spalle. “Credo sia giusto.”
“Lo è,” annuì Santana, “in fondo… non posso certo dirti che sbagli, ma vogliamo solo suggerirti di stare in guardia: dietro quello schermo e l’apparenza da brava persona, potrebbe esserci chiunque.”
 Kurt annuì, rimanendo in silenzio. In realtà lui era fermamente convinto che non ci fosse niente di male dietro il suo nuovo amico: avevano deciso di non scambiarsi informazioni personali, cosa sarebbe mai potuto accadere? Niente. Quella era la risposta.
Si chiese per qualche secondo per quale motivo non potesse avere un amico su internet. Molte volte riusciva a confidarsi più facilmente. Non sapeva se fosse a causa della distanza o perché, di base, Warbler152 fosse una persona “immaginaria” e lontana dalla sua realtà.
 
 
***
 
 
“Lo so Wes, lo so,” Blaine sorseggiò il suo cappuccino, seduto al bar di fronte al migliore amico e socio in affari.
“Dobbiamo garantire la miglior riuscita del progetto. Dobbiamo pensare… a qualcosa di assolutamente innovativo!” esclamò l’altro.
Blaine si morse il labbro inferiore: “Potremmo garantire un servizio bar efficiente… aperto non solo di pomeriggio, ma anche di sera,” suggerì Blaine, con un’alzata di spalle.
“Perché no! È un’idea!” esclamò Wes, alzandosi dalla sedia e buttando il bicchiere di carta ormai vuoto.
 
Entrambi uscirono dal caffè per poi dirigersi verso un grande edificio all’angolo della strada, ancora coperto da cartelloni ed avvisi di lavoro in corso.
“Non credo che sarà un problema il negozio dietro l’angolo,” disse Blaine con un’alzata di spalle, “è piccolo, non ci darà la minima concorrenza.”
Wes scosse la testa.
“Non ti dispiace nemmeno un po’?” chiese.
“E perché dovrebbe? Possiamo garantire al pubblico un servizio migliore: sconti, bar ed una vasta scelta tra CD, musicassette, vinili e qualunque altra cosa desiderino. Non credo che dovrei sentirmi in colpa, più come una sorta di… salvatore, non trovi?” disse, guardando la magnificenza del suo negozio.
Il megastore ‘Anderson’ era ancora un po’ lontano dalla sua prima inaugurazione, ma Blaine ne era sicuro: sarebbe stato un successone.
Se c’era una cosa che sapeva far bene ormai da anni e che aveva ereditato dal padre, era amministrare nel modo più giusto i propri soldi e lui lo faceva più che dignitosamente.
Era sempre felice dei propri investimenti e quello… il nuovo negozio di musica e video Anderson, sarebbe stato il suo nuovo e grande gioiello.
Sorrise trionfante, mentre sentiva una certa fierezza rigonfiargli il petto. Si infilò le mani in tasca ed entrò nell’edificio ancora spoglio.
 
“Domani devo andare a tenere per un po’ i figli di mio padre…” disse, con un’alzata di spalle, “ti occuperai tu dei soliti controlli giornalieri?”
Wes lanciò un’occhiata perplessa a Blaine, il quale la colse praticamente subito.
“Sì, sì Wes, si è trovato un’altra donna, più giovane di lui di trent’anni e che lo sfrutterà, come al solito, per il suo portafoglio. Ma dimmi, cosa posso farci? Io ho quasi trentadue anni e non intendo cercare di spiegargli come funziona il mondo. Dovrebbe averlo già capito da solo, non trovi? Perciò, domani a quest’ora sarò a badare a due piccoli bambini mentre lui se ne andrà in giro con la futura e nuovissima compagna.”
Wes rimase allibito e poi si lasciò scappare un sorriso.
“Credi che la sposerà?”
Blaine sospirò.
“Non lo so, a dire la verità… credo di sì, ma non m’importa. O meglio, m’importa, ma cosa devo farci? Come ti ho già detto non ho né voglia né tempo di stargli dietro,” disse, guardando fuori da una delle finestre del nuovo edificio.
“Sai, sono felice di aver realizzato questo negozio… La musica è una delle mie tante passioni.”
Wes gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
“Dai andiamo, dovrai firmare un paio di carte,” disse, portandolo verso un’altra stanza.
 
A metà giornata l’unica cosa che Blaine desiderava fare era lanciarsi sul divano col proprio portatile sulle gambe. Diventava estenuante sentire le chiacchiere di suo padre e dei vari finanziatori del suo progetto. Essere ricchi non aveva solo vantaggi, in alcuni casi: e nel suo caso a volte era decisamente estenuante. Doveva star dietro a tutto, ad ogni singola procedura. Ormai suo padre non ne era quasi più in grado.
 
Trovò un messaggio di Jennifer sul cellulare, che recitava uno sbrigativo ‘faccio tardi per cena, non aspettarmi,’ senza troppi fronzoli. Blaine a volte ci rimaneva persino un po’ male, della schiettezza della propria ragazza, ma non quel giorno; anzi, gli sembrò una sorta di benedizione non dover sentire la sua spiccia parlantina durante la cena. Amava il silenzio ed amava poter stare un po’ col proprio computer senza sentirsi blaterare cose acide e piene di risentimento.
Quando aprì la porta di casa e la trovò vuota, tirò un sospiro di sollievo per poi camminare verso il divano, accendere l’interruttore della corrente per il computer e connettersi immediatamente ad internet.
Aprì la casella delle mail, il rumore della connessione che frusciava alla ricerca del collegamento sembrava il suono più dolce che avesse mai sentito dall’inizio di quella giornata.
 
Lesse con interesse la risposta del suo amico di mail, fashionboy. Sorrise tra sé e sé. Era una mail sbrigativa, ma era felice di aver ricevuto almeno quel breve messaggio.
Rispose, digitando velocemente sulla tastiera. Qualcosa stava cambiando nella sua vita, qualcosa che Blaine non riusciva ancora bene a percepire. Un sentimento si stava insinuando nella sua mente e nel suo cuore come un tarlo, e mano a mano diventava sempre più grande.
 
***
 
Mentre leggeva la nuova mail, Blaine si cominciò a chiedere se non fosse strana, tutta quella situazione.
Insomma, si sentiva con un ragazzo, del quale non sapeva il vero nome né conosceva il volto tutti i santi giorni e lo riteneva l’evento più emozionante della giornata.
Forse si sbagliava, forse avrebbe dovuto fare come faceva suo padre, che cercava sempre donne estremamente più giovani di lui con cui fare sesso.
Inoltre, perché teneva così tanto a fashionboy? Cos’aveva di magnetico che tutti gli altri nella sua vita quotidiana non avevano?
Blaine non sapeva cosa dirsi, mentre girovagava sul net alla velocità di due chilometri orari. Forse era colpa dell’attesa che lo faceva sembrare più lento.
Aveva parlato a fashionboy di suo padre: sì, avevano detto niente “cose personali”, ma in fondo la faccenda di suo padre non era troppo personale, no? Poi bastava non fare nomi e cognomi ed era tutto risolto.
Blaine cominciò a chiedersi se non avesse qualche tendenza gay o perlomeno bisessuale: non era davvero interessato alle donne. Beh certo, c’era Jennifer nella sua vita, ma la verità era che non si sentiva abbastanza interessato neanche a lei. C’era stata una scintilla, innegabilmente, ma forse si era spenta tanto velocemente quanto si era accesa.
Blaine aveva avuto altre relazioni in passato, ma nessuna davvero degna di nota. Ogni tanto gli era capitato di fissare il culo di qualche suo collega, ma non si era mai posto davvero il problema. Insomma, non era mai stato troppo importante. Anche gli altri uomini negli spogliatoi si guardavano l’uccello a vicenda, era solo un metro di misurazione, no? Di comparazione.
E il fatto che gli piacessero i musicals non voleva dire che fosse gay. E nemmeno i papillon significavano davvero qualcosa.
Si passò una mano sulla testa, chiedendosi come fosse arrivato a fare quei ragionamenti. Forse avrebbe fatto meglio a mandare al diavolo le mail, chiudere il pc e stendersi a letto.


Un messaggio lo risvegliò dai suoi pensieri; aprì con fare frettoloso la mail. Alla fine della sua precedente, aveva chiesto al suo corrispondente quali fossero i suoi musicals preferiti, dicendogli che non poteva attendere oltre senza saperlo, non poteva nemmeno andare a dormire: era una domanda troppo importante che avrebbe anche potuto determinare il futuro della loro amicizia, - ovviamente Blaine non lo pensava veramente, ma a volte trovava in fashionboy un amico al quale avrebbe voluto approcciarsi in maniera scherzosa nella vita reale. Aveva anche la sensazione che fashionboy avesse un bel sorriso, uno di quelli che illuminano la stanza.
 
Quando finalmente la mail si aprì, Blaine si affrettò a leggerne il testo, col cuore che rimbombava nel suo petto facendolo fremere sulla sedia: gli sembrava di sentirlo nelle orecchie.

Oggetto: RE: RE: musical
Mittente: fashionboy
Destinatario: Warbler152
 
“Immagino che la situazione con tuo padre non debba essere facile, ma a volte la cosa più saggia da fare è cercare di farsi scorrere addosso ciò che fanno i nostri genitori o le persone a noi vicine. In realtà non so cosa consigliarti, perché non mi sono mai trovato in una situazione del genere. Tuttavia, posso affermare che la cosa migliore da fare è cercare di lasciare che tuo padre faccia le sue scelte, in modo che un giorno non possa predicare le tue ;)
 
Musicals, sai che parlare di musicals con me potrebbe farti scappare a gambe levate? Potrei sembrarti un tantino fissato. Credo di avere una cultura che va oltre l’immaginabile quando si tratta di musicals, ma come ti avevo promesso, niente informazioni personali sul perché ho questa cultura, quindi ti basti sapere questi titoli:
Cats, West Side Story, Evita, The Phantom Of the Opera… e non sono tutti, ma sono curioso di conoscere anche un po’ dei tuoi gusti!
 
A presto… o buonanotte,
 
fashionboy”
 
 
Blaine finì di leggere la mail con uno stupido sorriso dipinto sulle labbra. Era una mail semplice e le loro chiacchierate erano sempre piacevoli.
Non parlando di cose strettamente personali – se non per quella breve parentesi di suo padre – le mail scambiate col suo amico virtuale, erano sempre piuttosto leggere, poco impegnative, qualcosa di ottimo per svagarsi dal lavoro.
Qualcosa di ottimo nella sua vita, la ventata di aria fresca di cui aveva bisogno, il buon motivo per stare da soli in casa.
Sospirò, cominciando a digitare la risposta.
 
*** 
 
Quando Kurt inviò la mail sorride e si rilassò contro lo schienale del letto. Quella sera era da solo e si sentiva piuttosto tranquillo, se non fosse stato per l’agitazione che cominciava a provare nei confronti del futuro negozio “mediastore” che stava per aprire proprio vicino al suo.
Non ha paura della concorrenza, perché sa che il suo piccolo negozio può promettere cose che le grandi catene non possono fare, però al tempo stesso non può far a meno di pensarci. Cosa avrebbe fatto sua madre al suo posto?
Era una domanda lecita, perché da quanto ne sapeva, sua madre sapeva sempre cosa fare. Suo padre glielo ripeteva costantemente.
Kurt in quegli ultimi giorni aveva finto che non gli importasse niente del nuovo negozio ed aveva detto più volte sia a Rachel a Finn e Santana che niente e nessuno li avrebbe fatti chiudere.
Avrebbe voluto scrivere anche quello nella mail per Warbler152, ma sarebbe dovuto scendere in dettagli troppo personali e non era ciò che voleva fare.
Se da un lato Kurt moriva dalla voglia di conoscere il suo amico internettiano dal vivo, dall’altra ne era terrorizzato. Per prima cosa, Kurt era fidanzato e la paura che Warbler152 gli piacesse più di James era tanta, ma davvero tanta. In secondo luogo, parlarsi dietro un pc poteva essere semplice e piacevole, ma se dal vivo non si fossero piaciuti? E se Warbler152 fosse stato scontroso? E se le parole gli fossero morte in gola?
Nonostante stesse a contatto con le persone ogni giorno, Kurt non poteva dire di brillare di scioltezza, al contrario, quando si trattava di relazioni che lo coinvolgevano in una qualunque sfera emotiva che non fosse quella lavorativa, si sentiva piuttosto impacciato.
 
Kurt si accorse di cominciar a tenere a quel Warbler152 più del dovuto. Avrebbe anche potuto proporgli un’uscita, in fondo. Cosa ci sarebbe stato di male? Magari era altrettanto piacevole da vivo, magari però… era etero. Beh, Kurt non aveva cominciato a scambiarsi mail con lui nel tentativo di rimorchiarlo.
 
O sì?
 
Una serie di domande cominciarono ad affollare la testa di Kurt fino a fargliela martellare. Cos’è che voleva veramente? Aveva una relazione stabile, stava forse tradendo mentalmente James?
Guardò il letto vuoto al suo fianco.
In quel momento avrebbe dovuto sentire la sua mancanza; sarebbe stato giusto, eppure non era così. Non faceva altro che pensare a Warbler152 e non era un bene. Pensava a che volto avrebbe potuto avere, pensava al suo sorriso. Riusciva ad immaginarlo ampio, uno di quei sorrisi che illuminavano la stanza.
Emise un gemito.
 
Era fottuto.
 
Un suono lo risvegliò dai suoi pensieri, Warbler152 aveva già inviato la sua risposta.

“Wow, che velocità,” aprì la mail.
 
“I tuoi consigli sono sempre utili e mi piace parlare con te. Ma com’è andata la tua giornata? Tutto bene?
Ad ogni modo, amo tutti i musicals che hai elencato. Possibile che dobbiamo condividere ogni cosa? Anche se ammetto di esser rimasto deluso nel non leggere il Rocky Horror Picture Show nella tua lista. È uno dei miei preferiti! Pensa a quanto un semplice musical abbia potuto fare nella storia del cinema stesso… rivoluzionario, innovativo, sfacciato. Lo adoro.

Ad ogni modo, mi sembra giusto farti sapere che lo scambio di email è sempre il momento più bello della giornata… sei l’unico con il quale posso parlare di queste cose, credo che se lo facessi con i miei amici, mi prenderebbero per pazzo o gay (niente contro gli omosessuali, figurati. Ma le persone amano usare termini in maniera inappropriata. Non mi piace che le persone rendano una tendenza sessuale qualcosa di sbagliato, non sei d’accordo?)
Scusami, sto divagando, credo sia meglio che vada a dormire, ho avuto una giornata pesante…
 
A domani caro amico,
 
Warbler152”
 
 
A Kurt si scaldò il cuore nel leggere quelle ultime righe: l’idea di essere il bel momento di qualcuno, lo rendeva felicissimo. E da quanto leggeva, Warbler non era un omofobo, questo rendeva tutto più interessante.
Alcune sere, prima di dormire, Kurt provava ad immaginarsi il volto di Warbler152. Non lo faceva quando aveva James accanto, non si sentiva a suo agio, ma quando era da solo – proprio come quella sera – amava rintanarsi sotto le coperte e provare a pensarci.
Chissà se aveva i capelli lisci, ma a pelle sentiva che doveva averli mossi o, perché no, ricci. Chissà se era alto, basso, magro oppure un obeso. Non poteva saperlo. Non gli erano mai piaciuti gli obesi, considerando che era fissato abbastanza con l’alimentazione.
Del resto, un ragazzo conosciuto su internet, poteva essere qualunque cosa; ma in cuor suo, Kurt sapeva benissimo che Warbler152 non era niente di spaventoso.
Era un uomo gentile o un ragazzo – in fondo non sapeva nemmeno la sua età.
A volte si chiedeva perché non provare ad andare più a fondo e poi si ricordava che c’era James e che non sarebbe stato giusto nei suoi confronti.
Ma realmente… quanto ancora teneva a James? E sapeva benissimo che Warbler152 non c’entrava niente in quella storia.
 
Chiuse il pc con un sorriso, depositandolo sulla scrivania poco lontana; gli avrebbe risposto l’indomani, con calma.
Adesso aveva soltanto bisogno di riflettere.


Note finali: che ne pensate? spero vi sia piaciuto! il vero stacco dal film arriverà più avanti... in ogni caso, in questa fanfiction Blaine "pensa" di essere etero, giusto per chiarimento. Più avanti vedrete cos'è realmente... ahahah (tanto lo sapete già.)
Per il resto, vorrei mantenere all'incirca il giovedì-venerdì-sabato come giorni papabili di aggiornamento, a orari più umani di questo. Dovevo rivedere la betatura e son stata occupatissima, oggi. 
A parte questo, continuate a tener d'occhio la mia pagina fb per eventuali aggiornamenti: pagina facebook

Per il resto, risponderò a tutte le recensioni anche se non subitissimo sappiate che non rimarranno ignorate :)

A presto,

Flan
   
 
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