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Autore: Aim    28/12/2013    2 recensioni
Per Emily la vita era come una stanza piena di oggetti ma completamente buia. Non poteva accendere la luce o far entrare i raggi caldi del sole per far vederne i colori, per lei non esistevano. Lei viveva in una sorta di catena di avvenimenti completamente nera. Catena perchè tutti i giorni le si presentava la solita ed insignificante vita. A volte le capitava di vedere del grigio, lei credeva di essere quello, una macchietta grigia in un mondo colorato che lei non riusciva a percepire. "Il grigio è un colore inutile" pensava "Non è ne bianco ne nero. E' inutile come me." Ma a lei andava bene non essere vista, le sarebbe piaciuto vivere da sola, peccato che a parer suo invece il mondo la odiava e la vedeva chiaramente. Ma un giorno tutto cambiò e cominciò a vedere i colori, a capirne l'importanza e a distinguerne tante e diverse tonalità. Aveva trovato l'interruttore per accendere la sua vita e vederla con occhi diversi. La camera che lei vedeva sempre buia sarebbe rimasta per sempre piena di luce e di colori e lei capì cosa era quella cosa che lo permetteva: l'amore.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua calda mi sgorgava sul corpo e io ero come paralizzata sotto il getto della doccia diretto sul collo.
Fissavo il piatto della doccia, lasciando che i muscoli della schiena si rilassassero dopo aver subito il freddo e la tensione di quelle giornate.
Il rumore dell’acqua mi rilassava e mi ipnotizzava quasi, tanto da dovermi sforzare di tirare su la testa.
I miei lunghi capelli chiari si erano scuriti bagnandosi e mi ricadevano dritti e lisci sulla schiena.
Presi lo shampoo e cominciai a massaggiarmi la testa.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai al momento di piacere circondata da profumo di pesca e noce.

Quella mattina avevo sperato di ritrovarmi un messaggio di Liam sul cellulare, ma così non fu.
Ne rimasi molto delusa.
Mi mancava averlo accanto e mi mancavano le sue parole dolci e di conforto.
Mi aveva salvato la vita e sembrava che fosse diventato l’unico motivo per il quale andare avanti e combattere tutte le difficoltà che mi si presentavano davanti.

Lasciai che i pensieri mi scorressero addosso come l’acqua calda per venti minuti abbondanti, quando poi decisi di asciugarmi.
Il bagno sembrava una sauna da quanto vapore aleggiava.
Il profumo di pesca stava quasi per darmi alla testa da quanto era forte.
Mi arrotolai l’asciugamano verde intorno al busto e quello giallo più piccolo intorno ai capelli formando un turbante.

Rimasi a fissarmi allo specchio, scrutando la mia sagoma sfuocata sul vetro appannato.
Con un dito scrissi nell’angolino in basso a destra quel nome che ormai da giorni mi assillava la mente: Liam.

Lo scrissi lentamente, assaporando lettera per lettera di quel nome che mi pareva perfetto.
Mi fermai e rilessi per una decina di volte ciò che avevo appena scritto.
Mi passarono davanti agli occhi tante immagini di lui, lui che forse avrei rivisto il giorno dopo.
Non riuscii a trattenere la tentazione di disegnarci intorno un cuore e così circoscrissi il nome con quella sagoma.

Emily, le bambine di cinque anni fanno così.” Mi ammonii da sola.
Sbuffai e continuai a fissare la mia opera.
Tornerai?” Chiesi al vuoto.
Appoggiai una mia mano contro lo specchio, lasciando la mia impronta sopra alla scritta.
Ti prego, torna presto Liam.
La paura di non rivederlo mi assalì.
Non avevo mai sperato che qualcuno tornasse con tanto entusiasmo.
Sospirai per l’ultima volta ed uscii dal bagno.


Emi, Matt arriverà tra poco!” Mi comunicò Jim.
Era piuttosto agitato, voleva che fosse tutto in perfetto ordine, una mania che avrà imparato sicuramente da nostra zia, una donna molto precisa e pulita a quanto sapevo.
Si, ok.” Risposi cercando di seguirlo con lo sguardo, ma era talmente affaccendato che schizzava da una stanza all’altra spostando oggetti e controllando ogni particolare.
Si, ecco, camera tua è a posto?
Ehm si, penso...
No Emily, non esiste il ‘penso’. Dev’essere tutto perfetto.
Si, questo l’avevo capito. Senti, che farete? Insomma, diluvia!

Il tempo non prometteva bene, la pioggia cadeva battente e il vento soffiava apparentemente forte.
Lui continuò a girovagare per la casa dando solamente una rapida occhiata dalla finestra per valutare la situazione.

Penso che resteremo a casa e se si dovesse calmare un po’ il tempo allora usciremo.

Mi accostai al vetro freddo della finestra.
Cominciai a scrutare in strada, esattamente dove quasi una settimana prima avevo visto Harry e Zayn camminare sul marciapiede.
Mi sembrava passato così tanto tempo, invece erano passati solo pochi giorni.
Avevo il naso così vicino al vetro che ogni volta che buttavo fuori l’aria si formava una sorta di alone umidiccio.
Mi appoggiai alla maniglia e la strinsi forte con la mano.

La strada era praticamente deserta, tranne per qualche avventuriero coraggioso che avanzava velocemente tenendo ben saldo un ombrello.
I lampioni erano accesi, nonostante fossero le dieci di mattina, ma il sole era talmente tanto coperto da quello strato di nuvole nere che riusciva a far penetrare solo pochi dei suoi raggi.
Si vedeva la pioggia ricadere abbondante tramite il fascio di luce gialla del lampione e raffiche di vento sbattevano l’acqua sull’asfalto violentemente.

Gli sbuffi mi uscivano naturali, come se volessero buttare fuori tutta la tristezza e l’angoscia di quel momento.
Gli avevo scritto almeno tre messaggi quella mattina, ma non aveva risposto a nessuno di essi e quindi pensai che doveva essere occupato a fare dell’altro.

Emi, che hai?” Mi voltai e vidi mio fratello venirmi in contro con aria preoccupata.
Rigirai lo sguardo fuori dalla finestra.
Lui si avvicinò a me e si accostò al vetro al mio fianco.
Non sono di buon umore.
Giornata no?
Si, forse.
Non fai altro che sbuffare.
E’ che... Ho paura che Liam non torni più, come mi avevi detto te.
Lui mi afferrò il braccio e mi tirò verso di se stringendomi in un caloroso abbraccio.
Qualunque cosa accadrà io sarò qui. Ricordi? Come una famiglia.
Alzai lo sguardo e vidi lui sorridermi.
Non potei far a meno di dargli ragione e sorridere con lui.


Il campanello di casa suonò e Jim si preparò ad accogliere gli invitati.
Prese un bel respiro e abbassò la maniglia della porta di casa.
Matt era in piedi davanti a lui accompagnato da una bellissima ragazza e una graziosa bambina che teneva per mano.
"Dall! Accidenti che casa!
Si, è modesta.” Mi avvicinai a loro per salutarli.
Lei è la mia ragazza, Jenna; lei invece è Sophia, mia figlia.” Salutammo e Jim mi presentò a Jenna.

 

La pioggia non cessava di scendere battente e così io potei far amicizia con Sophia, lasciando i due genitori finalmente liberi.
La accompagnai per mano fino a camera mia.
Sembrava entusiasta all’idea di aver una ‘baby-sitter’ per tutto il giorno, io forse un po’ meno.
Era una bambina molto dolce e timida all’apparenza, ma già dopo pochi minuti si era fatta sentire con svariati urletti.
La presi in braccio e feci per metterla sul letto, ma lei si divincolò.

Indicava in alto alle mie spalle, io mi girai e vidi che indicava una mensola piena di libri.
Le sorrisi, la presi in braccio e l’avvicinai ai libri.
Non li avevo neanche mai notati, non ci avevo mai dato troppo peso a quella mensola.

Guardai interessata ed incuriosita i titoli di quei manuali, finché la bimba puntò dritto verso un libro in particolare.

Non credevo ai miei occhi.

Mi ritrovai davanti a quel libro che avevo cercato per così tanto tempo in casa mia senza mai trovarlo.
Pinocchio era raffigurato sulla copertina ancora come un tronco e si vedeva Geppetto lavorarlo per dargli sembianze da burattino.

Presi il libro in mano e rimanemmo entrambe a fissarlo.
Io per lo stupore, lei probabilmente per i colori e la vignetta raffigurata.
Indietreggiai di qualche passo e mi sedetti sul letto con Sophia in braccio.

Non potevo credere di averlo finalmente trovato.

Aprii la prima pagina e ci trovai la dedica che molto tempo prima mia mamma aveva scritto:

 

Alla mia adorata figlia Emily, perché tu possa prendere insegnamento da questo fantastico libro e che ti possa piacere. Ti voglio bene piccola mia. –Mamma-

 
Il cuore cominciò a piangermi in petto.
Sorrisi e passai il mio dito nel solco dove la penna aveva passato l'inchiostro.
Come per imitarmi, mi ritrovai ad accarezzare quella scritta assieme alla manina tenera e soffice di Sophia, che incuriosita mi guardava con i suoi occhioni marroni.

Ti voglio bene anch’io, mamma.” Dissi bisbigliando.

Speravo che mi sentisse, volevo che mi vedesse.
Sarebbe stata fiera di me.
Nonostante tutto ero ancora viva e miravo il più possibile ad una vita normale e sicuramente migliore di quella che fino ad allora mi aveva logorata lentamente.

Rilessi la frase e mi parve di sentirla leggere dalla sua voce, quella voce che da sempre mi aveva aiutata e sorretta impedendomi di cadere del tutto.
Mi mancava, ma non potevo averla indietro.

Sophia insistette nel lasciarla andare e così l’appoggiai a terra, seguendola mentre camminava verso la sala.

Emily! Vuoi unirti a noi?” Mi chiese Matt appena mi vide spuntare seguendo sua figlia.
No, grazie. Ho.. Ho da fare delle cose di la.
Mentii, ma volevo dedicare del tempo a quel libro, volevo dedicare del tempo a mia madre.

Così tornai in camera chiudendomi la porta alle spalle.
Ero sola con quel libro che era ancora sul letto.
Mi risedetti sul soffice piumone color perla e ricominciai a rigirarmelo tra le mani.

Quanti ricordi.

Lessi poche parole del primo capitolo, ma mi dovetti fermare.
Le emozioni erano troppe e la tristezza accompagnata dalla malinconia mi avvolsero.
Era diverso da quando avevo letto quel libro in biblioteca.

Quello era il mio libro, il libro che mia madre teneva in mano tutte le sere e dal quale leggeva quella fantastica storia.

Chiusi il libro e me lo strinsi forte al petto. Il mio cuore batteva sulla copertina e le mie mani lo stringevano forte, come se fosse stato una persona.
Piccole lacrime cominciarono a scorrermi lentamente sul viso e quasi istintivamente tirai su con il naso.
Dopo pochi minuti la porta si aprì.

Ehi, Emi che succede?

Mio fratello aveva capito che c’era qualcosa che non andava e aveva lasciato i suoi invitati in sala da soli.
Entrò e si richiuse la porta alle spalle.

No, ma che fai? I tuoi amici sono di la! Non puoi lasciarli soli!” Lui venne verso di me con passo lento ma sicuro.
Non vado di la finché tu non stai bene.” Si sedette accanto a me.
Cos’è? Pinocchio?
Si, è un libro molto importante per me. La mamma me lo leggeva sempre prima di addormentarmi e io pensavo di averlo perso. Invece era qui, è sempre stato qui.
Si, so che è tuo. Avevo letto la dedica qualche anno fa.
Una delle tante ingiustizie della zia. Perché portare via il mio libro?
Non lo so. Forse ci teneva anche lei.
Mi manca la mamma, Jim. Mi manca da morire.

Ricominciai a piangere, ma questa volta non ero sola.
Jim mi prese la testa con le mani e se la portò sulla spalla, accarezzandomi la schiena.

Lo so Emily, anche a me manca la mamma.

Mi era già successo altre volte a Queens di piangere per lei, ma avevo sempre represso dentro di me tutta l’angoscia, come facevo sempre.
Ma ora era diverso.
Piangevo per lei con qualcuno che mi capiva, con qualcuno che provava lo stesso senso di malumore.
Ringraziai davvero di avere un fratello come Jim.



 

-Spazio autrice-

Anche io voglio avere un fratello come Jim,
uffa.
E chi non vorrebbe?

Lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate :)

Grazie <3

-Anna-
  
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