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Autore: SashaJohnson    28/12/2013    5 recensioni
Liz Payne: "Nella mia vita non è mai mancato niente, neanche l'amore, anzi, soprattutto l'amore. Ma da quando è successo quello che è successo, l'amore mi manca. Non esiste più l'amore nella mia vita. Ho bisogno di qualcuno che mi dia amore, ma quello vero, che si può fare con un semplice sguardo o una semplice carezza, perchè l'amore è il motore di tutto, senza di esso non c'è vita"
Hope Stevens: "Ho sempre avuto tutto dalla vita, non mi mancava niente, fatta eccezione per una cosa: l'amore. Quel sentimento di cui conosco solo il nome ma che non ho mai provato; quel sentimento che ho cercato per 4 fottutissimi anni ma che non ho mai provato. Qualche anno fa alzavo lo sguardo verso il cielo e sussurravo -Dammi amore-. Ora non credo più nell'amore... le esperienze mi hanno insegnato che l'amore non esiste"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liz’s POV
Ero seduta in uno dei bagni del centro commerciale senza smettere di piangere. Calde lacrime scendevano lungo le mie guance mentre cercavo di farle smettere. Perché? Perché tutto stava risultando talmente difficile? Perché la cosa giusta stava risultando difficile? Si, perché stare lontana da Niall era la cosa giusta, questo lo sapevo, ma stare senza di lui per me era come patire le pene dell’inferno. Lui poi non faceva niente per aiutarmi, anzi, sembrava volesse rendermi la situazione ancora più difficile.

Perché? Perché mi aveva baciata? Questa volta era sobrio, non era ubriaco. Perché lo aveva fatto? Mi passai la mano tra i lisci capelli biondi per poi toccarmi le labbra. Sentivo ancora il sapore delle sue labbra: cannella. Mi sembrava di sentire ancora le sue dita che mi sollevavano il viso poggiandosi sotto al mio mento. Nella mia testa continuavo a rivivere quel bacio: risuonavano ancora le sue parole “Ah, sta zitta!” e poi quel bacio, e ogni volta che ci ripensavo i brividi che avevo provato ritornavano a scuotere il mio corpo.

Era tutto così sbagliato, non sarebbe mai dovuto succedere. Se solo ne avessi avuto il coraggio avrei fatto il primo biglietto aereo e me ne sarei ritornata in America, ma a quanto pare dovevo essere egoista: l’idea di stare così lontana da Niall mi metteva ansia e mi faceva mancare il fiato; ma il mio essere egoista si trasformava anche in un essere masochista, visto che stando vicino a lui soffrivo. Che confusione, non ci capivo più niente. Alle volte pensavo che forse la cosa più giusta da fare sarebbe stata il togliersi di mezzo, ma poi pensavo a Liam, a Hope, a mio nonno, ai miei genitori, e capivo che non sarebbe stata la cosa giusta da fare.

Mi asciugai gli occhi con i palmi delle mani, e cercai di calmare il mio respiro. Mi guardai allo specchio: avevo gli occhi rossi e gonfi e la guance ancora rigate dalle lacrime. Se volevo rendermi presentabile dovevo sperare in un miracolo. Non so quanto tempo passai là dentro, non sarei stata in grado di dargli una misura, ma quando uscii era molto tardi visto che il centro commerciale era mezzo vuoto. Meglio così: meno persone me vedevano, meglio era. Provai a concentrarmi sulla canzone che stavano trasmettendo: la musica mi aiutava a tirarmi su di morale, a volte. Riconobbi da subito il pezzo: era “Without you” di David Guetta feat Usher.

I can’t win, I can’t reign (Non posso vincere, non posso aspettare)
I will never win this game (Non potrò mai vincere questo gioco)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I am lost, I am vain, (Mi sono perso, sono inutile)
I will never be the same (Non sarò mai più lo stesso)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I won’t run, I won’t fly (Non correrò, non volerò)
I will never make it by (Non riuscirò mai a farcela)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I can’t rest, I can’t fight (Non posso riposare, Non posso lottare)
All I need is you and I, (Tutto ciò di cui ho bisogno siamo io e te)
Without you, without…. You! (Senza di te, Senza di… te!)


Quella canzone mi fece ripensare subito a Niall… sembrava fatta apposta per ciò che stavo provando, per come mi sentivo senza Niall vicino, eppure non mi stava aiutando affatto. Mi tappai le orecchie, cercando di non ascoltare quella canzone, ma le parole continuavano a rimbombarmi nelle orecchie. "Non posso vincere, non posso aspettare, non potrò mai vincere questo gioco, sono persa, sono inutile, non correrò, non volerò, non riuscirò mai a farcela, non posso riposare, non posso lottare, tutto ciò di cui ho bisogno siamo io e te, senza di te!"

Tutte queste parole mi riportavano istintivamente al biondino irlandese, ai suoi baci, al suo tocco, ai suoi occhi, al sapore delle sue labbra, alla sua risata contagiosa, e quella canzone non mi stava aiutando. Mi buttava a terra, come per dire che tutti quegli sforzi per stare lontana da Niall erano inutili. Era come se volesse dire che dovevo stare con lui, per il mio bene. Corsi fuori dal centro commerciale, scappando da me stessa. Scappando dalla canzone. Scappando, forse, dalla verità.


Harry's POV
Mi svegliai con le orecchie che mi fischiavano. Avevo ancora la testa dolorante, come se mille tamburi continuassero a suonare dentro il mio cervello. Non avevo la forza di alzarmi, sentivo le gambe deboli. Ancora dovevo capire con quale forza quella mattina ero stato capace di alzarmi dal divano e salire le scale per andarmene in camera mia. Indossavo ancora i vestiti della sera prima, ma non avevo la minima intenzione di alzarmi. Continuavo a tenere gli occhi chiusi, cercando di addormentarmi di nuovo, invano. Mi misi il cuscino sopra la testa, cercando in tutti i modi di riaddormentarmi, ma senza successo.

Aprii piano piano gli occhi, richiudendoli subito: mi dava fastidio la luce del sole ogni volta che mi svegliavo, soprattutto dopo una sbronza mi sembrava di diventare cieco. Li riaprii di nuovo, più lentamente, abituandomi piano piano alla luce del sole. Sempre lentamente mi alzai a sedere. Continuavo a barcollare, meno rispetto a quando mi ero ritirato da casa, ma non riuscivo a stare in equilibrio, e se ci riuscivo si trattava sempre di un equilibrio precario e molto instabile. Poggiai le mani sulle ginocchia e sbadigliai, uno sbadiglio lungo e rumoroso.

Un forte odore di alcool proveniente dalla mia stessa bocca ricoprii l'aria intorno alla mia faccia e un improvviso senso di vomito mi invase lo stomaco e la gola. Improvvisamente trovai la forza per alzarmi da quel comodo letto e correre in bagno. Non chiusi nemmeno la porta, vomitai subito dentro il water.... certo che stavo davvero male. "Mai più, Harry. Mai più." mi ripetei in testa, pur sapendo che non l'avrei mantenuto e che sarebbero state parole buttate al vento. Dopo aver vomitato iniziai a tossire e per reggermi in piedi mi appoggiai con una mano al muro e con una mano sulle mie stesse ginocchia.

Quando mi fui calmato tirai subito lo sciacquone e mi tolsi la maglietta che in quel momento mi sembrava come una camicia di forza. Mi avvicinai piano al lavandino e mi appoggiai su di esso. Mi guardai allo specchio: ero uno straccio. Il viso era un misto tra il bianco e il verdognolo, i miei occhi sembravano spenti e i miei ricci…, no! I miei ricci non erano più tanto ricci! Con le mani cercai di sistemarmeli, ma niente. Avrei optato per una doccia. In bocca c’era sempre il sapore d’alcool misto al sapore di vomito, una combinazione ideale, sempre che si cerchi di vomitare.

Presi lo spazzolino e il dentifricio e mi lavai i denti, tre volte, per essere sicuro che quel brutto sapore se ne andasse dalla mia bocca. Quando ebbi finito mi fissai le labbra. Non tanto per il fatto che avessi delle labbra davvero irresistibili, ma tanto per il sapore che avevano quelle stesse labbra quando quella mattina mi ero svegliato. Non sapevano di vomito, né di alcool, ma bensì di fragole. E ciò era del tutto strano visto che non avevo bevuto bevande alla frutta. Cercai di fare mente locale, di ricordare qualcosa della notte precedente.

Ero andato nel locale dove lavorava Josh, ci andavo talmente tante di quelle volte da essere diventato quasi di casa. Avevo bevuto, prima un bicchiere, prima uno, poi due, poi avevo perso il conto. E poi… avevo visto quei capelli. Pur non avendo visto in faccia la ragazza pensavo davvero che fosse lei, i capelli erano molto simili… ma ripensandoci ora, con la mente lucida, non erano poi così simili, i SUOI capelli hanno qualche piccola striatura dorata, quelli dell’altra ragazza erano completamente castani. Comunque, stava di fatto che ci avevo provato con quella ragazza solo perché mi ricordava LEI.

Non lo so perché lo avevo fatto… avrei potuto dare tranquillamente la colpa all’ubriachezza, ma dentro sapevo che non era questo il motivo… forse non lo sapevo nemmeno io il motivo che mi aveva spinto a provarci con quella ragazza pensando che fosse LEI. Tutto ciò non aveva il minimo senso, e anche a me stesso questo ragionamento, che non aveva un punto d’arrivo, sembrava solo un qualcosa senza alcun nesso logico. La porta si aprii all’improvviso dietro di me mentre continuavo a rimuginare su quello che era successo la sera prima.

Alzai di scatto la testa e riflessa nello specchio, dietro di me, vidi Hope. Si era bloccata sull’uscio, aveva spalancato gli occhi ed era arrossita violentemente. Hope che arrossiva? Non era mai arrossita. Non in mia presenza almeno. Uscì velocemente dal bagno senza dire una parola. Io mi girai e le andai dietro.
–Hope!- urlai uscendo nel corridoio. Lei si fermò, quasi come se le costasse una fatica enorme. Si girò piano verso di me, tenendo lo sguardo basso.
–Cosa vuoi?- chiese. Aveva uno strano tono di voce, come se cercasse di fare l’acida al solito suo ma non ci riuscisse.
–Io volevo solo ringraziarti, sai no per avermi… medicato.- dissi avvicinandomi a lei indicandomi l’occhio. Hope incrociò le braccia sotto al seno.
–Beh, muoviti, non ho tempo da perdere.- disse ancora alzando lo sguardo ma guardando altrove. Era come se cercasse di evitare il mio sguardo.
–Grazie.- le dissi avvicinandomi ancora a lei. Ora solo poco più di mezzo metro ci divideva.
–Ora che mi hai ringraziato penso che ritornerò in camera.- disse lei girandosi prima ancora di aver finito la frase.
–Aspetta!- mi avvicinai a lei con una lunga falcata e la presi per il polso. Una forte scarica elettrica mi percorse tutto il braccio, arrivando fino alla schiena e percorrendo più volte la mia colonna vertebrale. Lei si girò di scatto, il rossore che si faceva più vivo sulle sue guance è una strana espressione sul viso, come se anche lei avesse avvertito la stessa scossa elettrica. Era strana quel giorno, ancora non mi aveva chiamato stronzo o in chissà in quale altro modo. Io deglutii.

–Che cos’altro vuoi? Mi sembra che tu mi abbia già ringraziato.- mi disse lei sempre con quello strano tono di voce.
–Si, è vero, ma… ho bisogno di capire una cosa.- le dissi solo.  Mi avvicinai ancora di più a lei. Non sapevo nemmeno io quello che stavo facendo. Mi parve di sentirla fremere e per un momento pensai che lei mi avrebbe allontanato come, normalmente, avrebbe fatto. Stupendomi, non lo fece. Rimase ferma, la schiena dritta e tesa come una corda di violino.
–Cosa?- chiese lei, la voce flebile, ridotta quasi ad un sussurro. Cosa stavo facendo? Lo facevo per la scommessa, vero? No, in quel momento la scommessa risultava essere l’ultimo dei miei pensieri. Mi avvicinai sempre di più a lei, i nostri visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Abbandonai il suo polso guidando la sua mano sulla mia spalla, facendogliela appoggiare là. La sua mano era fredda, e il suo tocco mi provocò un altro brivido. Avvicinai sempre di più il mio viso al suo, inclinando la testa. La sentii respirare, e il suo respiro mi inondò le narici. Chiusi gli occhi. Nel giro di un secondo lei si era girata e si era rinchiusa in camera. Intanto io mi stavo beando dell’odore del suo respiro che continuava a inondarmi le narici fino ad arrivare al cervello: fragole.


Liz’s POV
Guardai l’orologio che avevo al polso: erano le 3:30 del pomeriggio. Non ero ritornata per il pranzo, e non avevo potuto chiamare Liam per avvertirlo perché la batteria del mio cellulare era morta. Uscii le chiavi di casa dalle tasche dei jeans e aprii la porta di casa. Nemmeno il tempo di aprirla che mi venne voglia di chiuderla. Le urla di Hope mi spaccarono i timpani.
–NIALL JAMES HORAN, FOTTUTO IRLANDESE DI MERDA, DOVE CAZZO E’ MIA CUGINA? POSSIBILE MAI CHE QUELL’IDIOTA DI LIAM TE LA AFFIDA PER CINQUE MINUTI E TU TE LA LASCI SCAPPARE COSI’ COME SE NIENTE FOSSE?!- la voce di Hope rimbombava in tutta la casa e mi sorpresi che i vicini non fossero ancora usciti per vedere chi rischiava di rimanerci secco.
–Ma non è stata colpa mia, lei…- sentii il biondino che provò a dire qualcosa, ma fu interrotto dalle urla di Hope.
–LEI COSA?! LEI COSA?! INSOMMA, MIA CUGINA E’ UNA COSA PICCOLA PICCOLA E MOOOOOOLTO LENTA, NON PUOI AVERLA PERSA DI VISTA! E POI E’ COLPA TUA VISTO CHE ERA SOTTO LA TUA RESPONSABILITA’!- urlò ancora. Io chiusi la porta, tanto le urla di Hope sovrastavano qualunque altro rumore in quella casa.
–Louis, Zayn… aiutatemi.- disse ancora il biondino con voce implorante.
–AIUTATEMI UNA BEATA MINCHIA! ALZATEVI DA QUEL DIVANO VOI DUE E GIURO CHE VI FINISCE MALE!- li minacciò mia cugina. Immaginai solo quanto potesse fare paura in quel momento.
–Scusaci Nello, ma io ci tengo alla mia faccia.- questo era Zayn.
–E io ci tengo al mio bel culetto.- disse Louis. Sentii Niall sospirare.
–TU NON HAI IL MINIMO DIRITTO DI SOSPIRARE! AH, SE TI PRENDO….- gridò ancora mia cugina. Poi non li sentii più parlare, sentii solo delle risate, gente che correva e respiri affannati. Nel giro di pochi secondi mi ritrovai davanti agli occhi Niall e Hope alle sue spalle che cercava di afferrarlo. Avrei riso, se non mi fossi ritrovata Niall davanti. Il suo viso mi fece avere un tuffo al cuore e fece fare una capriola al mio stomaco, mentre la mia bocca, istintivamente, si riempiva di nuovo del suo sapore di cannella, come se le sue labbra si fossero nuovamente poggiate sulle mie.

Mi si arricciarono le dita dei piedi al solo pensiero.
-Ah, sei qua!- disse Hope con il respiro affannoso, ma la voce sempre con il suo solito tono incazzato.
-Si Hope, sono qua!- le dissi acida senza nemmeno guardarla in faccia.
-Hai visto che è viva? Perchè non mi lasci in pace?- chiese Niall scorbutico cercando di scansare mia cugina. Di solito non si comportava così. Che fosse stato il mio arrivo a procurargli quel cambiamento di umore?
-Senti biondo, ti salvi al momento solo perchè ora devo andare a fare il cazziatone a Liz, ma non pensare che io abbia finito con te!- disse Hope minacciandolo con il dito. Lui sbuffò scrollando le spalle. Prese dal comodino al mio fianco il suo mazzo di chiavi e, sorpassandomi senza nemmeno degnarmi di un'occhiata, uscì di casa. Tirai un sospiro di sollievo quando sentii la porta dietro di me sbattere, anche se dentro di me, nel mio cuore, sembrava essersi aggiunta un'altra crepa.

-Allora, signorina...-iniziò Hope posizionandosi davanti a me con le mani appoggiate sui fianchi e il piede destro che continuava a sbattere ripetutamente sul pavimento.
-Ah, non rompere, Hope!- dissi io sempre in modo acido scansandola. Senza salutare nè Zayn nè Louis salii sopra e mi chiusi in camera mia. Buttai per terra la borsa (sarebbe più corretto dire che la lanciai, ma questi sono solo dettagli) e mi buttai a sedere sul letto. Mi guardai le mani a capo chino. Nella mia testa non facevo altro che vedere gli occhi di Niall quando mi aveva vista sulla soglia di casa: si erano rabbuiati, erano diventati freddi, lontani. Perchè? Questa domanda continuava a frullarmi nella mente e il fatto che non riuscissi a trovarle una risposta mi stava facendo esplodere le meningi.

La porta della camera si aprii talmente all'improvviso e rumorosamente che per lo spavento urlai e mi alzai dal letto. Davanti a me c'era Hope che mi guardava male.
-Mi spieghi che cazzo di problema hai?- mi chiese solo. Io? Io? Io non avevo nessun problema! Era lei quella ad avere gravi e seri problemi mentali, possibile che ancora non lo avesse capito? E poi che diavolo voleva da me? Perchè dovevo andarle a raccontare i fatti miei? Chi era lei? Non era mica mia madre che aveva il diritto di farmi il cazziatone solo perchè non mi ero ritirata a casa con Niall. E poi nemmeno fosse successo di notte, erano le 3:00 del pomeriggo!

-Io non ne ho problemi Hope! Sei tu quella con problemi più grandi di te e di me messi insieme! E poi che cosa vuoi da me? Per quale motivo vieni qua e ti vieni a fare i cazzi miei? Chi ti credi di essere?- le urlai contro. Lei rimase sbalordita dalle mie parole visto che non l'avevo mai trattata così. Forse ci era rimasta male, ma non mi importava. Nessuno vedeva quanto io stessi male in quel momento? Lei si girò e per un attimo sperai che se ne sarebbe andata, invece chiuse solamente la porta per poi rigirarsi e sedersi sul letto.

-Hai il ciclo per caso? Non ti ho mai vista così. Sembri tanto me.- disse lei calma. Io risi scettica e sarcastica.
-Ora capisci che bello starti dietro!- le dissi senza fissarla. Lei non rispose subito, e per un minuto un silenzio imbarazzante crollò su di noi. Non ci eravamo mai trovate in questa situazione di imbarazzo, non tra di noi almeno.
-Mi vuoi spiegare che cosa ti prende?- mi chiese di nuovo con tono pacato, seria e dolce allo stesso tempo. Io sbuffai passandomi una mano tra i capelli biondi. Dovevo dirglielo o no? Lei era come una sorella per me, perchè dovevo nasconderle la verità? Se glielo avessi detto il peso che portavo dentro da un mese si sarebbe alleggerito e poi lei mi avrebbe aiutato, a modo suo. A modo suo però significava: parole di conforto da parte sua, e calci in culo per Niall. Avrebbe fatto di tutto per impedirmi di non vedere Niall, e lo avrebbe preso a parole.

Senza dimenticare che così lo avrebbe scoperto anche Liam e Liam era super geloso e iperprotettivo, non urlava nè ammazzava la gente come Hope, ma era lo stesso una grande rottura. Se però non glielo avessi detto quel segreto grande e pesante quanto un macigno avrebbe continuato a pesarmi, fino a farmi cadere a terra, e forse ne sarei uscita psicologicamente distrutta. Che cosa brutta e deprimente da pensare, eppure alle volte non potevo fare a meno di pensarci. Sospirai e mi sedetti sul letto affianco a lei.

-Io te lo dico, ma solo se prometti di non interrompermi e di non.... di non ammazzare nessuno.- le dissi io fissandola. Lei sembrò rimanere interdetta, quasi come se stesse realizzando quanto fosse importante per me quell'argomento.
-Non posso nemmeno urlare?- chiese. Io scossi la testa. Lei sbuffò incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come i bimbi piccoli. Io non mollai. Lei sbuffò ancora. -E va bene!- disse lei agitando le mani nervosa. Io presi un profondo respiro.
-Niall mi ha baciato!- dissi tutto d'un soffio. La guardai. Il suo volto assunse mille colori diversi: verde, rosso, bianco, giallo, poi di nuovo rosso. Anche le sue espressioni mutarono velocemente: stupore, rabbia, stupore, rabbia.
-Quando, dove, come e perchè?- chiese in tono calmo anche se sapevo che stava controllando la rabbia che ogni secondo che passava montava dentro di lei.
-Il primo...- iniziai io, ma lei mi interruppe gridando.
-Il primo? Quante volte ti ha baciata?- urlò lei. Io la guardai male.
-Hai promesso!- le dissi semplicemente
. -E va bene, scusa!- disse lei agitando le braccia furiosamente.
-La prima volta mi ha baciata alla festa di Halloween a casa di Perrie: era ubriaco ed è successo tutto durante il gioco del bacio al buio. Oggi mi ha baciata per la seconda volta: eravamo in macchina, lui mi stava accompagnando al centro commerciale, voleva sapere perchè dal giorno della festa cerco di evitarlo, dopo una serie di battibecchi mi ha baciata di nuovo.- le spiegai io. Lei mi stava scrutando, come se cercasse di leggermi dentro per vedere se nascondessi qualcosa.

-E tu?- mi chiese solo. Io sospirai di nuovo.
-La prima volta ho risposto al bacio, ma solo perchè non sapevo che fosse lui; la seconda volta sono scappata.- le risposi semplicemente. Lei sembrava essersi calmata.
-Quindi non devo ammazzare Niall?- mi chiese lei. Si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto farlo. Io scossi la testa. Lei sospirò. -E va bene, va bene! Non lo ammazzerò, ma ora che farete? Che farai?- mi chiese fissandomi.
-Non lo so. Cercherò di stargli il più lontano possibile anche se...- agitai le mani -...è difficile con tutte queste emozioni.- cercai di spiegarle.
–Beh… se vuoi una guardia del corpo…- mi propose lei. Io la guardai male.
–Hope!- la rimproverai. Lei sbuffò.
–Ti piace davvero quindi?- mi chiese ancora. Mi piaceva davvero? Si… molto più di quanto mi sarebbe dovuto piacere.
–Si.- sospirai. Lei continuò a scrutarmi.
–Più di James?- continuò il suo interrogatorio. James! Da quanto tempo era che non pensavo a James? Tanto. Con James avevo passato dei momenti fantastici, alcuni fin’ora erano i più belli della mia vita, ma le emozioni che avevo provato con lui erano niente in confronto alle sensazioni che mi provocava anche la semplice vicinanza di Niall.

–Si.- le risposi semplicemente. Lei alzò gli occhi al cielo.
–Allora la situazione è più grave di quanto immaginassi.- sbottò. Io le lanciai un’occhiataccia.
–A proposito di situazioni gravi…. Come mai ti sei alzata tardi?- le chiesi cercando di cambiare argomento. Lei diventò paonazza. Hope che diventava rossa? Ma in che mondo? –Allora?- la incalzai io. Lei si alzò dal letto.
–Forse c’è Louis che mi chiama.- disse indicando la porta.
–Io non sento niente.- le dissi. Lei si girò comunque.
–No, lui mi sta chiamando, ha bisogno del mio aiuto, lo sento!- mi disse. Ok… per me è no.
–E cosa sei Wonder Woman?- le chiesi ancora scettica.
–No… sua sorella.- mi rispose e così dicendo uscì fuori dalla camera. Io alzai gli occhi al cielo e mi buttai sul letto. Presi l’mp3 di Hope e misi la riproduzione casuale. Dopo “Give your heart a break” di Demi Lovato e “Who says” di Selena Gomez partì nuovamente “Without you”. Quella canzone mi stava perseguitando e quel giorno la stavo odiando. Spensi subito l’aggeggio e mi misi a sedere. Guardai l’orologio: erano le 6:00 del pomeriggio. Non pensavo che fosse passato così tanto tempo. Forse era il momento di scendere giù. Una volta scese le scale trovai Harry e Hope che discutevano, come sempre.

–Te lo scordi ricciolino… noi non andremo in nessuna discoteca.- disse Hope.
–Non ho bisogno di chiederlo a te per farlo.- le rispose Harry.
–Giusto, chiedilo al tuo occhio nero!- disse mia cugina acida. Solo allora mi accorsi che l’occhio destro del ragazzo era cerchiato dal violaceo. Il riccio la guardò male. Si girò non guardando minimamente Hope.
–Ragazzi, voi che volete fare? Venite in discoteca stasera?- chiese a Louis, Zayn, Liam e Niall (gli ultimi due a quanto pare dovevano essere ritornati durante le tre ore che io avevo passato rinchiusa in camera.)
–Per noi va bene.- rispose Liam per tutti.
–Liz?- mi chiese Harry. Io guardai i ragazzi. Se ci fossi andata ci sarebbe stato anche Niall, anche se era facile perdere di vista il ragazzo in una discoteca strapiena di gente.
–Non saprei…- dissi guardando Hope.
–Tu non ti muovi di casa!- mi minacciò mia cugina.
–Ma non è mica in prigione!- sbottò Harry.
–Tu non parlare Styles, o il tuo occhio sinistro farà compagnia a quello destro!- mia cugina gli puntò un dito contro, ma lui agitò una mano come per cacciarla. Si avvicinò a me.
–Liz, lo so che sei più divertente di tua cugina che invece è una palla mortale… tu che fai?- mi chiese fissandomi negli occhi. Che fare? Feci in testa “Ambarabà Ciccì Cocò” e vinse la discoteca.
–Andiamo.- risposi soltanto. Harry sorrise trionfante e Hope mi guardò male: se gli sguardi avessero potuto uccidere io sarei morta sul colpo.
–Tu non sei mica costretta a venire.- disse il ragazzo guardando Hope. Mia cugina quasi ruggì.
–E pensi davvero che io lascerei mia cugina da sola con voi? Già oggi Niall se l’è fatta scappare…- iniziò lei con un  tono di voce che non ammetteva repliche.
–Ehy!- sbottò Niall senza nemmeno guardarmi.
–Tu zitto biondino, sei già sulla mia lista nera!- lo rimproverò Hope. Niall non rispose. Io lo guardai un po’, poi mi girai verso Hope.
–Su Hope, andiamo sopra a prepararci… sai quanto sono lenta a vestirmi.- le dissi tirandola per un braccio.
–Oh, non c’è nessuno più lento di te! Pure le lumache e le tartarughe ti superano in fatto di velocità.- iniziò lei a lamentarsi mentre me la trascinavo sopra. Chissà se si sarebbe zittita anche solo per un minuto


Quattro ore dopo
Centinaia, no, migliaia di persone affollavano la discoteca. Era su due piani. Il piano terra, dove si trovava la discoteca e il bar era una stanza circolare molto spaziosa con appesi mille quadri di coppie in momenti di passione. I volti delle persone erano illuminati di verde, rosso, blu, nero, oro. Il colore delle luci lampeggianti. I corpi delle persone erano talmente stretti gli uni agli altri che sembrava si stessero accoppiando, in quell’intreccio di mani e di gambe. La musica cambiò e tutti si precipitarono verso la pista incominciando a saltare. Mi accorsi che affianco a me c’era Liam che mi guardava sorridendo.

La musica passava da lenta a veloce, lenta e veloce, poi ritornò lenta. Liam si avvicinò di più a me.
–Chiudi gli occhi, tra poco scoppierà il finimondo.- mi urlò all’orecchio. Io lo presi per mano, era incredibile. Il ritmo stava accelerando di nuovo e una ragazza, nel modo di ondeggiare divise me e Liam. –Liz.- lo sentii urlare appena. Io mi alzai in punta dei piedi cercandolo, ma trovai solo uno Zayn molto probabilmente ubriaco che saltava. Il ritmò aumentò di intensità, tanto che ero capace di sentirlo rimbombare nel petto. “Lasciati andare Liz, lasciati semplicemente andare.” Mi dissi in testa, e ubbidii.

Nel bel mezzo della folla chiusi gli occhi, lasciai che il ritmo della musica mi catturasse e quando accelerò definitivamente e l’intera massa di gente sembrò impazzire io la seguii. Con le mani alzate sopra la testa ondeggiai, saltai, premetti il mio corpo con persone che non conoscevo mentre loro facevano altrettanto. Nonostante il ritmo frenetico della canzone i miei movimenti sembravano lenti. Strofinai le spalle contro sconosciuti e qualcuno intrecciò addirittura le sue dita con le mie. Il sudore mi colava sul naso e sulla schiena ed ero persa in un mare di sconosciuti.

Non sapevo nemmeno più che aspetto avessi. Non mi importava. Ero Elizabeth Payne. Ero libera. Quando la canzone finì io fui spinta da un gruppo di ragazzi verso il bancone del bar. Effettivamente mi ci voleva qualcosa da bere.
–Una birra.- chiesi al barista che annuì e si girò per farla. Dopo un minuto me la mise sul bancone. –Grazie.- gli dissi.
–Ehy pupa, la vuoi una pasta?- mi chiese uno probabilmente ubriaco. Era anche parecchio vecchio per trovarsi in una discoteca piena di adolescenti
–No, grazie, non le prendo queste schifezze.- dissi io girandomi dall’altra parte facendogli sbattere i capelli in faccia. Mi rigirai e presi la mia birra per berla, ma qualcuno mi fermò dal polso. Mi girai pensando fosse il ragazzo di prima, ma era Niall. Sussultai per la sorpresa. Non immaginavo che me lo sarei ritrovata così vicino.  
–Non berla.- mi disse lui. Era molto serio.
–Perché? E’ solo una birra.- gli dissi perplessa avvicinando il bicchiere alle mie labbra. Lui me lo tolse prima ancora che potessi toccarne un goccia e lo riposò sul bancone.
–Mi spieghi che ti prende?- gli chiesi io leggermente arrabbiata. Ora una persona non poteva prendersi nemmeno una birra che veniva qualcuno ordinando di non bere? Ah, però lui si poteva ubriacare tranquillamente come se niente fosse, giusto?
-Ho visto quel tipo metterti qualcosa nella birra.- disse indicando il tipo di prima che mi fissava in attesa che la qualunque cosa avesse messo nella mia birra non bevuta facesse effetto. Io lo guardai sprezzante per poi ritornare a fissare Niall che teneva stretto ancora il mio polso.
–Grazie, ma ora puoi anche lasciarmi andare.- gli feci notare guardando il polso. Lui fissò la sua stretta che racchiudeva il mio polso e quasi istintivamente lo liberò.
–Certo.- disse solamente. Poi si girò e se ne andò, senza degnarmi più né di una parola né di uno sguardo. Io guardai le sue spalle che si allontanavano e il dolore che mi colpì il petto fu quasi atroce. Ora non riuscivo più a trovare la differenza tra bene e male, iniziavo seriamente a dubitare che esistesse il bene e che invece in questo mondo ci fosse solo il male. Mi asciugai una lacrima solitaria che stava minacciando di rigarmi la guancia. Fui strappata dai miei pensieri da Harry che, in modo molto rumoroso si sedette al mio fianco.

–Ti stai divertendo?- mi chiese sorridendo.
–Molto.- risposi, ma ora non risultavo molto convincente: colpa di Niall. Harry ordinò un 4 bianchi.
–Posso farti una domanda?- gli chiesi semplicemente mentre lui beveva un lungo sorso del suo drink.
–Spara.- mi rispose.
–Quando hai un problema… di cuore…. Che fai?- gli chiesi in imbarazzo fissandomi le mani. Lui mi sorrise in modo dolce.
–Ci bevo sopra.- disse alzando il bicchiere ora mezzo vuoto. Ah, che aiuto.
–Grazie, ma passo.- gli risposi. Lui alzò le spalle con indifferenza. –E tu per chi è che bevi?- gli chiesi tanto per fare conversazione. Lui continuò a bere, come se non mi avesse sentito, ma vidi i suoi occhi guizzare su Hope che in quel momento era intenta a parlare con Josh, il loro amico barista che lavorava in quella discoteca. Io strabuzzai gli occhi.

–HOPE?- urlai. Lui aprì gli occhi di scatto e iniziò a tossire, sputando davanti a sé il drink ancora non ingoiato.
–Che… cosa?- chiese tra i colpi di tosse.
–Hai fissato Hope… tu stai male per Hope?- gli chiesi ancora incredula.
–Beh… certo che no!- disse lui. Non sembrava sicuro di quello che diceva.
–Sicuro?- gli chiesi ancora.
–Ma ti si è ammattito il cervello o Hope ti ha prestato un poco della sua pazzia?- mi chiese ancora fissandomi sconvolto. Io risi. –E non c’è niente da ridere, quello che hai detto è a dir poco una bestemmia!- disse lui rimproverandomi. Io continuai a ridere poggiandomi una mano sulla pancia che iniziava a dolermi per quanto stavo ridendo. –E’ confermato, ti sei rincretinita.- disse Harry andandosene e alzando le braccia in alto, come per dire che ora, come Hope, ero un caso senza speranza.

Mi asciugai le lacrime che mi stavano scendendo per quanto avevo riso e vidi il mio dito nero, sporco del mascara che mi stava colando. Corsi in bagno e mi sciacquai il dito, cercando di pulirmi anche la faccia che ora sembrava essere quella di Moira Orfei. La porta si aprì di scatto e due ragazzi, una coppietta, entrarono in bagno baciandosi con foga e stando attaccati fra loro come due anguille. Io rimasi a fissarli sconvolta. Ad un certo punto tossì per far capire loro che non erano da soli.

Loro si girarono e mi scrutarono: lui sembrava volermi fulminare con lo sguardo, la ragazza invece era arrossita violentemente.
–Ehm… scusate.- dissi abbassando la testa e uscendo di corsa dal bagno. Oddio che vergogna. Quando mi chiusi la porta alle spalle scoppiai nuovamente a ridere. Ok, forse stavo ridendo un po’ troppo, ma quella serata si stava rivelando piena di stranezze. E poi dovevo ancora finire con Harry, pensava davvero che lo avrei lasciato così senza nemmeno fargli il terzo grado? Ahahah, evidentemente non mi conosceva abbastanza, perché io, quando voglio, sono un’investigatrice migliore di Sherlock Holmes. Forse me ne sarei tornata a ballare, avevo bisogno di lasciarmi andare. Ascoltai la canzone che stavano trasmettendo mentre mi trovavo già sulla pista da ballo:

Can’t erase, so I’ll take blame (Non è possibile cancellarlo, così mi prenderò la colpa)
But I can’t accept that we’re estranged (Ma non posso accettare che siamo estranei)
Without you, without you. (Senza di te, senza di te)
I can’t quit now, this can’t be right (Non riesco a smettere, questo non può essere corretto)
I can’t take one more sleepless night (Non posso accettare un’altra notte insonne)
Without you, Without you (Senza di te)
I won’t soar, I won’t climb (Non volerò in alto, non scalerò)
 
If you’re not here, I’m paralyzed (Se non sei qui, sono paralizzato)
Without you, without you (Senza di te, senza di te)
I can’t look, I’m so blind (Non riesco a vedere, sono cieco)
I lost my heart, I lost my mind (Ho perso il mio cuore, ho perso la testa)
Without you, without you! (Senza di te, senza di te)


Ok, forse era anche vero che quella era una canzone da discoteca, ma perché proprio oggi? Perché proprio a me? A che stavo iniziando a ondeggiare il bacino a che mi ero fermata tutto d’un tratto. In quella massa di gente riuscivo distintamente a vedere Niall che ballava con un’altra ragazza e un’enorme fitta di gelosia mi colpì lo stomaco.

La canzone diceva il vero: non era possibile cancellare tutto ciò che era accaduto con Niall, e non riuscivo ad accettare il fatto che ci trattassimo da estranei, nonostante fosse quello che io volessi; non riuscivo a smettere di pensare a lui, e non mi sembrava giusto tutto il dolore che stavo provando, e non sarei stata in grado di accettare un’altra notte sveglia a pensare a lui; non sarei mai stata capace di volare, né tantomeno di scalare una montagna, non senza lui che mi dava forza; senza di lui ero come una cosa inutile; non riuscivo a vedere, lui era la mia luce, che mi guidava, e avevo perso la testa e il mio cuore, che era diventato inevitabilmente suo.

Mentre questi pensieri continuavano ad affollarmi la testa io mi avvicinai a Niall. Lo strattonai un poco, costringendolo a girarsi verso di me. Quando mi vide fece una faccia strana, quasi come se fosse stranito di vedermi lì di fronte a lui.
–Devo parlarti!- gli urlai all’orecchio poiché la mia voce era coperta dalla musica che rimbombava nelle mio orecchie. Lui mi guardò ed annuì. Istintivamente lo presi per mano  e lo condussi fuori. Io stessa ero rimasta meravigliata dal mio stesso gesto, ma in quel momento non mi importava. Una volta nel retro del locale, io mollai la sua mano e lasciai che l’aria fresca mi riempisse i polmoni.

–Perché mi hai portato qui?- mi chiese lui sempre sorpreso e forse anche con una nota curiosa nella voce.
–Devo dirti una cosa, ma per favore, non interrompermi, altrimenti non so se troverò di nuovo il coraggio per… dirtelo.- dissi io rabbrividendo per il freddo e per il pensiero di ciò che gli avrei detto. Lui annuì sempre più vivamente curioso. Io presi un lungo respiro e abbassai lo sguardo. –Tu oggi mi hai chiesto perché in questo ultimo mese ti ho evitato… bene: mi hai baciata alla festa di Perrie.- dissi tutto d’un fiato. Lui strabuzzò gli occhi per la sorpresa e aprì la bocca per ribattere, ma io parlai prima di lui. –E’ normale che tu non te lo ricordi: eri ubriaco.- gli spiegai.

–E comunque, se tu mi fossi stato del tutto indifferente avrei anche potuto accettare la situazione e dirti tutto il giorno dopo, ma tu non mi sei affatto indifferente, non lo sei mai stato fin da quando ti ho visto per la prima volta, non lo riesci a capire? E se ho cercato di evitarti era solo perché pensavo che innamorandomi di te avrei fatto soffrire non solo me, ma soprattutto te e questa sarebbe stata una cosa di cui non mi sarei mai perdonata. Però oggi, dopo quel bacio, ho capito che il dolore più grande per me è stare lontana da te, e se stare con te significa essere masochisti e volermi del male ok, sono una masochista. E se tu lo vuoi io sono pronta a fare questo salto insieme a te, perché sinceramente sono stanca di questa situazione.- dissi senza mai smettere di fissare il pavimento.

Ero fiera di me stessa per il coraggio che avevo avuto nel dirgli quelle cose, ma all’orgoglio si stava sovrapponendo anche la vergogna… e se lui avesse detto di no? Se mi avesse detto che non era quello che lui voleva? Il solo pensiero mi fece stare male. Sentii dei passi farsi vicini e poi le sue dita che mi alzavano il mento: riconoscevo subito il suo tocco, era diverso da quello di chiunque altro. Io mi ritrovai a fissarlo negli occhi, quegli occhi che tanto mi piacevano e che mi facevano impazzire. Lui mi sorrise dolcemente e il mio cuore sembrò riempirsi di speranza.

–Non immagini nemmeno da quanto aspettassi questo momento.- disse semplicemente, e accarezzandomi le guance con i pollici inclinò il suo viso e poggiò le sue labbra sulle mie. Si modellarono perfettamente, come se fossero due tasselli di un puzzle che erano destinati a trovarsi. Lui mi fece schiudere le labbra e io lo lasciai fare, mi abbandonai completamente a lui. Il suo sapore di cannella mi riempì la bocca, mentre le nostre lingue iniziavano a giocare insieme. Continuavamo a baciarci, infischiandocene di tutto ciò che ci circondava, eravamo solo io e lui. E quando le nostre labbra si separarono i nostri corpi rimasero comunque attaccati. Io appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lui mi strinse a sé cingendomi la vita con entrambe le braccia e se avessi potuto fermare il tempo sarei rimasta in quella posizione per sempre.






Angolo Autrice 
Sono viva! Si, esatto, sono viva! Non sono morta. Allora, scusatemi per l'enorme ritardo, ma con le vacanze di Natale e le feste diciamo che c'è stato un tantino di... dimenticanza, ecco qua. Poi in questi giorni c'è stato il battesimo del mio cucciolo di pandacorno che ho scelto di chiamare Cory, in memoria di Cory Monteith. Si, sono una fan di Glee piagnona e frignona del cazzo.
Io non sapevo di essere maschio.
Beh, tu nella mia testa sei un maschio, se poi vuoi fare come Zayn che ha fatto il trans e si è travestito da Veronica fatti tuoi.
Ma Zayn non è davvero un trans, si è vestito solo per il video di "Best Song Ever"
Ma il mio era solo un'esempio
Allora vuoi dire che Liam è gay solo perchè nel video si è vestito da Leeroy che si vede lontano un miglio che è gay?
Ma per quale cazzo di motivo mi devi infilare in queste discussioni quando dovrei parlare del capitolo?
Sei tu che ti ci infili in queste discussioni.
Ma non rompere! Passando al capitolo...
Fammi indovinare... non ti convince.
Fuck!!!! 
Comunque, come stavo dicendo, questo è il capitolo dove Liz e Niall si mettono insieme (e qualcuno direbbe finalmente).
Al solito il capitolo non mi convince, ma non me ne convince proprio nessuno, quindi non cagatemi.
Nel caso qualcuno come mia cugina non lo sapesse, nella parte in cui c'è il tipo che offre una "pasta" a Liz: per "pasta" si intende in modo gercale una pillola di exstasi o comunque della droga, ecco tutto. Ho parlato poco di Harry e Hope e forse la mia gemellona mi ucciderà per questo, ma c'esta la vie!
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito e che hanno portato il mio ultimo capitolo a sette recensioni:

AngelCruelty, shannen shelter, Candy Smith, _xheystyles, Its all good, ioelei, Mashton.
Ringrazio infinitamente anche tutte coloro che l'hanno messa tra le preferite e le seguite.
Ora scappo, un bacio da Sasha Johnson...

... e da Cory il Pandocorno!


 
  
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