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Autore: Urheber des Bosen    28/12/2013    2 recensioni
Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, solo o innamorato, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente.
Il problema è realizzare il proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto, fino in fondo dentro di sé.
Il problema è quando quello stesso fato t'impedisce di compiere il tuo destino.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Naruto sapeva.
Fin da piccolo aveva acquistato una consapevolezza che andava oltre i suoi anni.
Per sopravvivere doveva vedere la verità e una volta fatto poteva chiudere definitivamente gli occhi.
Doveva avere la certezza del brutto.
Solo allora, credeva che avrebbe potuto addormentarsi senza rimpianti.
Forse questo era stato un errore della madre, forse non bisognava chiudere gli occhi e andarsene.
Quello era la morte.
Una morte da vili, la rottura dello spirito con l'umanità.
Bisognava aprire gli occhi ed il cuore, così da cercare di vedere un solo fiocco bianco in un mare d'inquinamento, questo diceva il vecchio.
 Mussolini era un ipocrita.
Lo sapeva e ci conviveva.
Non provava a cambiare, a migliorare.
 Era accidioso , tuttavia la sera riusciva a dormire, certo accompagnato da un po' di alcol, ma comunque a sognare.
Un giorno, forse sarebbe migliorato.
Forse una mattina si sarebbe rivolto a quel grande Essere che ci guarda dall'alto e gli avrebbe chiesto il Perdono.
Questo perchè aveva paura e lo sapeva.
Naruto  sarebbe dovuto tornare a scuola, ormai era da una settimana che stava a casa del vecchio senza varcare la porta.
Quest'ultimo lo chiamava scroccone e si lamentava dello stomaco smisurato del piccolo ragazzo, tuttavia mentre insultava quell'essere troppo ingordo sorrideva e tendeva a perdersi in quegl'occhi troppo blu.
"Prima o poi dovrai tornare a casa e sopratutto a scuola"
"Non mi rompere, qui si sta caldi e poi hai un sacco di cibo, io ti aiuto a far scendere quella pancetta"
"Come osi! ecco, questo è un buon motivo per spedirti a scuola, forse potresti imparare le buone maniere, se non vai giuro che ti rispedisco da quella sboccata di tua sorella e quel demente di tuo fratello"
Queste parole fecero riflettere il giovane, il bisbetico aveva ragione.
Poi si era scocciato di stare rintanato in quelle quattro mura, sembrava un randagio.
Quelli che una volta trovato un posto caldo tendevano a non andarsene più.
Una parte di lui continuava a ripetersi che l'unico motivo per cui non aveva ancora varcato la soglia della casa del vecchio era la stanchezza, la fame, forse il dolore.
 Ma la verità era che tra questi sentimenti c'era anche un ombra di vergogna.
Era uno sfregiato.
Non l'avrebbero più visto come lo sfaticato, imbranato biondino, ma come una vittima.
Quegli stessi esseri che per un po' ti fanno pena e che poi preferisci non incontrare più.
Sono brutti e deboli.
Alla gente non piace sentirsi in colpa verso qualche demente che è stato vittima della società, del fato.
I suoi fratelli avevano reagito come ogni parente superficialmente preoccupato: L'avevano visto, compatito e poi scaricato.
Avevano chiesto gentilmente al medico di tenerlo con sé, per eventuali problemi, ovviamente per poco tempo e poi l'avevano dimenticato.
Forse il volto di Naruto gli ricordava la loro incapacità, la loro inutilità, questo aveva pensato Mussolini alla vista delle lacrime di una sorella distrutta ma troppo debole.
Dopo aver scambiato qualche battuta e aver mangiato mezza dispensa il biondo uscì.
...
Sasuke era in ritardo.
Da circa una settimana era una costante.
Il primo motivo era semplice: evitare il più possibile di ascoltare quei dementi dei suoi presunti professori, il secondo era semplice curiosità.
Voleva vedere se riusciva a rivedere quella testa quadra di quel ragazzino dalla testa troppo bionda.
Voleva vederlo per insultarlo, tutto qua.
Così almeno credeva.
Era da una settimana che non lo incontrava, eppure l'aveva cercato ed il fatto che lo stesse evitando lo faceva infuriare.
Aveva scoperto che il nome di quello strano soggetto era Naruto, che era un cretino e che da più di una settimana non andava a scuola.
Per quale motivo quello scemo non si recava a liceo da una settimana?
Ci stava rimuginando sopra quando lo vide.
Quel demente aveva cercato di arrivare puntuale, ma Sasuke non l'avrebbe permesso, doveva sapere.
Raggiunse il biondo poco prima che riuscisse a varcare il cancello dell'edificio.
"Ma che diavolo.."urlò il ragazzino aggredito, quasi preso dal panico.
"Naruto, giusto?"
Quando il biondo si voltò riconobbe nei delicati tratti Sasuke.
Non fu contento dell'illuminazione:"Che vuoi?! ,sono in ritardo"
Il moro stava per rispondere, probabilmente in modo eloquente, come si era preparato, ma poi la sua attenzione venne catturata dal volto del giovane.
Non capì il motivo, ma alla vista di quell'orrore s'infuriò:"Che cazzo ti è successo?"
Naruto si spaventò dinanzi a tanta rabbia e se ne chiese il motivo, tuttavia non voleva sembrare debole:"Fatti i cazzi tuoi, chi cazzo ti conosce?"
In effetti era vero, tuttavia Sasuke si diede una spiegazione: Naruto aveva un bel volto, era un peccato rovinarlo, tutto qui.
Niente di più, niente di meno.
"Sono semplicemente curioso, sai sono davvero orrendi quei segni" proferì questa frase prima di lasciarlo andare e si sentì un verme.
Questo era davvero troppo, pensò il ragazzino.
Quel demente non solo l'aveva fermato facendogli fare tardi, ma adesso lo insultava anche!.
Naruto avrebbe voluto un po' di pace nella sua vita, almeno per un po', ma a quanto sembrava non si poteva sfuggire al destino.
Senza porsi altre domande il biondo saltò sopra il "mostro".
Sasuke avrebbe potuto avere la meglio facilmente, ma per qualche strano motivo preferì farsi picchiare, almeno per i primi minuti.
Alla fine si seccò e capovolse la situazione, ma decise di non colpire il piccolo rumeno.
E così lasciandolo a terra disse solo:"Non finisce qui"
Naruto si ritrovò a terra, in ritardo e con un nuovo nemico.
C'era un po' di sangue a terra, non era il suo e decise di coprirlo con la neve.
 
 
 
 
 
 
 
  
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