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Autore: Neera6    28/12/2013    10 recensioni
Ora che il tour mondiale è terminato, poche ore separano Harry Styles dalle persone che ama.
Harry si domanda quante cose sono cambiate ad Holmes Chapel da quando è partito: come stanno sua sorella e sua madre? I suoi amici che stanno facendo?
Ma, soprattutto, Nicole che fine ha fatto? Gli rivolgerà ancora la parola, dopo tanti mesi passati senza farsi sentire?
Harry non lo sa e non ha voglia di chiederselo: la sua vita è stata fin troppo piena di programmi ultimamente, ora vuole solo vivere...
*******Dalla storia*******
Nicole è lì, davanti a me. È esattamente come la ricordavo, con i suoi morbidi capelli neri che le incorniciano il viso, gli occhi luminosi che mi fissano con fierezza e le labbra carnose che mostrano un sorriso beffardo e strafottente. Ha le mani in tasca e indossa un cappello di lana che mi aveva rubato tempo fa.
La guardo come se dovesse sparire da un momento all’altro, cerco di memorizzare ogni dettaglio di lei. Dio, se mi è mancata. È qualcosa di straordinario. Non posso evitare di sciogliermi in un sorriso.
“Ciao Nicole”, dico.
Lei non si muove. Mi fissa e dice soltanto: “Ciao Styles. Ti va una passeggiata?”.
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio tardi, ma ho ancora sonno. La mia notte è stata movimentata, ho fatto una serie di sogni assurdi in cui ero assediato da ragazze che poi si trasformavano in tigri con gli occhi rossi, mentre Nicole mi guardava con disprezzo da lontano; mi portava in salvo una scimmia che somigliava straordinariamente a Zayn e io passavo il resto del tempo a inseguire la chioma corvina di una Nicole sfuggente, che non si degnava nemmeno di rispondere alle mie urla disperate.
Mi domando perché sia così nervoso, nonostante il biglietto che mi ha lasciato.
Quelle due parole, “Nobody Compares”, mi hanno fatto vedere un barlume di speranza.
Avevo scritto quella canzone per lei, tempo fa, una volta in cui aveva smesso di parlarmi perché mi ero comportato da stronzo; una delle tante volte, dovrei dire.
L’avevo aspettata per ore nel nostro rifugio segreto, sapendo che era lì che sarebbe andata per stare da sola. Forse non si aspettava di trovarmi, ma quando mi vide non se ne andò: si sedette in silenzio sul tronco secco, di fronte a me, e mi guardò con aria di sfida. Quei suoi occhi color miele mi avevano fissato per forse cinque minuti e mi avevano fatto sentire un verme.
Poi presi coraggio e parlai, le chiesi scusa e le cantai quel pezzo; all’epoca non mi ero reso conto di quello che avevo combinato, volevo risposte.
“You're tearing me apart.
Did I do something stupid? Girl, if I blew it
just tell me what I did, let's work through it…”
Certo che avevo fatto qualcosa di stupido, l’avevo abbandonata nel bel mezzo del ballo di fine anno per farmela con la ragazza che odiava, Kate. Solo che per me non c’era niente di male, avevamo deciso che, pur andando insieme, se avessimo trovato qualcun’altro non sarebbe stato un problema.
“There's gotta be some way, to get you to want me
Like before…”

Lei mi ascoltò, poi continuo a fissarmi in silenzio per quella che sembrava un’eternità. E alla fine mi disse solo: “Sei una testa di cazzo, Styles. E la tua canzoncina mi fa schifo”. Poi si mise a ridere e, non so come, tornammo a essere amici come prima. Forse perché a lei non interessava davvero che l’avessi “tradita”: neanche allora stavamo insieme.
Ripercorrendo quei momenti mi viene da ridere. È troppo chiedere che tornino? È troppo sperare che tutto sia come l’ho immaginato in questi mesi?
“Devo vederla al più presto – penso – Oggi è venerdì, dove potrebbe essere?”.
L’unica soluzione che trovo è andare a casa sua: se non è dentro, sicuramente mi sapranno dire quando posso trovarla.
Esco poco dopo dalla mia casa vuota, senza preoccuparmi di lasciare biglietti: so che sarò di ritorno prima delle mie donne.
Le strade di Holmes Chapel sono più vive di ieri pomeriggio, vedo delle mamme con bambini, e un paio di ragazzi che non conosco mi salutano da lontano; avranno sedici anni e probabilmente stanno saltando la scuola proprio come facevo io. Ricambio il saluto, se non altro per cortesia: apprezzo che non siano venuti a guardarmi da vicino come se fossi un animale allo zoo.
Arrivo di fronte alla villetta di Nicole col cuore in gola. Le finestre di camera sua sono chiuse, ma provo a suonare il campanello: se il padre è in casa, potrà aiutarmi.
Non risponde nessuno, ma io aspetto.
Quando ormai sto per perdere le speranze, dalla villetta vicina vedo uscire un’anziana signora bionda. “Signora Hammer!”, esclamo, entusiasta. La donna si guarda in giro perplessa, poi mi vede e il suo volto spento e rugoso si illumina di un sorriso sincero e dolcissimo, che ricordo molto bene dalla mia infanzia.
“Harry caro, sei davvero tu?”, mi urla, mentre mi avvicino per salutarla.
“Sì, sono tornato ieri! Che piacere vederla”.
La signora Hammer scende i gradini di casa con una scioltezza incredibile per la sua età e mi corre incontro, abbracciandomi. “Che bello vederti, Harry caro, finalmente! Temevo che questa povera vecchia dovesse morire prima di vedere il tuo faccino di nuovo a Holmes Chapel”
“Signora Hammer, la ricordavo più ottimista – rispondo, sorridendo – In verità la vedo ringiovanita”.
“Sei sempre un galantuomo. Ma i miei anni li ho, ormai, non posso far finta di niente! Me lo ricordo ogni volta in cui la mia nipotina viene a trovarmi: non ho più la forza che avevo quando inseguivo te e Nicole per tutta la via!”. Sorrido, perso nei ricordi: la signora Hammer era stata la baby-sitter di Nicole, e spesso si occupava anche di me. La facevamo disperare, eravamo due pesti.
“Immagino tu sia qui per lei, Harry”.
Annuisco: “Speravo di poterla salutare, ma in casa non c’è nessuno…”
“Nicole è a Manchester, tornerà tra un paio d’ore. Se vuoi puoi lasciarle un biglietto. Oppure le dico che sei passato”
“No, grazie. Le farò una sorpresa”. A Manchester, dovevo immaginarlo. Sarà in università.
“In famiglia tutto bene?”, domando alla mia vecchia amica, per cortesia.
“Sì, caro, sei molto cortese a chiedermelo. Proprio l’altro giorno stavo pensando a te! È venuta la mia nipotina Linda da Londra e ha ribaltato tutta la casa per trovare le foto di quando eri piccolo”, mi dice, quasi ridendo. Sento di essere diventato rosso. “Ah, ma non preoccuparti – prosegue lei, assumendo un’espressione seria – Ho difeso la tua infanzia con le unghie e con i denti! Non si azzardi a toccare le mie foto, quella monella. Dodici anni e già sta su internet, ah, quanto sono cambiati i tempi! Ma ora ti saluto, Harry caro, non voglio che tu perda tempo prezioso parlando con una povera vecchia!”
“Non lo dica neanche per scherzo, è stato un vero piacere”
“Sei sempre troppo gentile. Salutami tanto la tua mamma e la bellissima Gemma”.
Mi abbraccia di nuovo e se ne va, trotterellando come uno di quei giocattoli a molla che usavo sempre da bambino. Incredibile, la signora Hammer, una vera forza della natura.
E così ora so che Nicole nel pomeriggio sarà qui.
Torno a casa e aspetto.
 
 
Ormai sono quasi le tre e mezza, è ora di andare.
“Mamma, esco. Ci vediamo per cena”, dico, e mi avvio verso la periferia.
Il tragitto verso il bosco sembra lunghissimo, anche se in realtà dura meno di dieci minuti. Forse è perché l’ansia che aumenta fa pesare i miei passi come cemento.
Il sentiero è ben visibile tra gli alberi, il profumo degli aghi di pino mi entra nei polmoni e mi rilassa. Per quasi cinque minuti cammino sul percorso sterrato, poi, arrivato a una grande pietra rossa, giro a destra e proseguo sul prato. Il sottobosco è fitto, l’erba soffice attutisce il rumore dei miei passi e mi sembra di vivere in un sogno. Non penso nemmeno alla strada che sto facendo, i miei piedi vanno da soli.
Ed eccolo, in una minuscola radura, il nostro luogo magico.
Mi siedo sul tronco e aspetto, esattamente come avevo fatto quella volta. Non so quanto tempo passo lì seduto. Forse dieci minuti, forse un’ora: sono come ipnotizzato.
Ma ad un certo punto torno alla realtà: sento, seppur attutito, un suono di passi leggeri e tranquilli.
Ho quasi paura di alzare lo sguardo.
Il sangue mi sale alla testa e mi pulsa nelle orecchie, le mani mi tremano nelle tasche e penso di aver perso l’uso della parola. L’istinto è quello di fuggire, ma sarebbe davvero stupido.
E poi la vedo.
Nicole è lì, davanti a me. È esattamente come la ricordavo, con i suoi morbidi capelli neri che le incorniciano il viso, gli occhi luminosi che mi fissano con fierezza e le labbra carnose che mostrano un sorriso beffardo e strafottente. Ha le mani in tasca e indossa un cappello di lana che mi aveva rubato tempo fa.
La guardo come se dovesse sparire da un momento all’altro, cerco di memorizzare ogni dettaglio di lei. Dio, se mi è mancata. È qualcosa di straordinario. Non posso evitare di sciogliermi in un sorriso.
“Ciao Nicole”, dico.
Lei non si muove. Mi fissa e dice soltanto: “Ciao Styles. Ti va una passeggiata?”.
 



*Piccolo angolo dell'autrice*
Grazie mille per tutto il vostro supporto, per i vostri messaggi e soprattutto per le vostre recensioni: mi fanno immensamente piacere e sono davvero felice di leggerele; se avete dei consigli o dei suggerimenti, ve ne prego, datemeli: spero sempre di imparare qualcosa di nuovo.
Spero di riuscire ad aggiornare con continuità, ma non voglio andare troppo di corsa: meglio aspettare e avere un prodotto migliore, no?
A presto e grazie mille ancora!
  
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