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Autore: Emilia Zep    28/12/2013    2 recensioni
"E ancor Tassorosso: «Sarà l'uguaglianza
del mio insegnamento la vera sostanza»."
(...)
"e poi Tassorosso i restanti accettava,
si, Helga la buona a sé li chiamava."
cit. Cappello Parlante, quinto anno.
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Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Godric, Neville, Paciock, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Allora? -
Godric sospirò. Era difficile dirlo. Detestava rifiutare  chicchessia. – Non lo so, Helga. E’ spaventata da tutto. E’ molto insicura. –
-Ci credo. Con quello che ha passato. – Rispose incalzante.  
Godric scosse la testa – Non c’entra. E’ temperamento. Quando entravamo al tempio andavamo incontro a prove d’iniziazione ben più dure. E nessuno veniva a chiederti cosa avessi passato prima.
-  Quelle prove di iniziazione erano un abominio.-
- Sì, in parte. E noi non le richiediamo  infatti. Ma un animo troppo insicuro non è in grado di gestire poteri simili. La magia è una grossa responsabilità, ci vuole fermezza per sostenerla.-
Helga cercò lo sguardo degli altri due. Salazar ricambiò senza dire nulla. Rowena, seduta con Helena in braccio, sembrava tutta presa dal cullare la bambina. Tipico di lei, pensò Helga. Amava Rowena più di una sorella. Erano cresciute insieme, quasi due metà di una stessa persona. Ma quando metteva su quell’aria indifferente le veniva voglia di prenderla a schiaffi.
- Stiamo parlando di una ragazzina di dodici anni. – Scattò Helga – Mi sembra un po’ presto per decidere se ha fermezza oppure no. Forse dovremmo essere noi ad insegnarle ad averne. -
 - E’ già troppo grande per questo.- Rispose Godric
-  E’ qui che ci si sbaglia. Non tutti hanno gli stessi tempi. –
Godric alzò le spalle – Questa è la mia opinione. -  Helga restò in attesa guardando insistente in direzione degli altri due – Be’- Incalzò –Rowena?
L’amica sospirò –Non lo so- Disse senza smettere di guardare Helena che cercava di afferrarle un ciuffo di capelli dalla fronte – Non ha un’istruzione di nessun genere. -
- E allora? –
- E allora è un problema.- Rispose secca Rowena - La maggior parte dei ragazzi che porti  non sa nemmeno scrivere il suo nome.-
-Provengono da famiglie semplici. -
Rowena si voltò a guardarla dritta negli occhi - Uno dei motivi per cui abbiamo messo su questo posto. – Disse animata -  Era per combattere le biblioteche viventi. I sacerdoti che custodivano il sapere nella loro memoria. Ci eravamo detti di scrivere, divulgare la magia. Fare in modo che tutti potessero accedere, leggere in maniera indipendente. Svincolare il sapere dai templi e  metterlo per iscritto, alla portata di tutti.-
- Divulgare, appunto. L’hai detto tu stessa. -
-.Ma per questo ci vogliono allievi intelligenti, istruiti. Almeno all’inizio.-
- Istruiamoli!-
-Ma non si può far tutto e tutto insieme. Il solo studio delle arti magiche ha bisogno di molti anni. Il resto deve esistere già.-
Helga si morse le labbra – Molto bene - Disse freddamente – Se desideriamo occuparci solo dei figli di maghi e di quelli dei nobili. Meglio se maschi, visto che spesso nemmeno le figlie di re vengono istruite.-
- Non possiamo  addossarci tutti i problemi. Ne abbiamo ben altri al momento. -
-Siamo solo all’inizio – Intervenne Godric piano.
- I Sacerdoti ci fanno la guerra, le sacerdotesse anche. Hanno messo la corona contro di noi.- Continuò Rowena – Forse è già uno scopo sufficiente quello di continuare ad esistere senza avere la pretesa di raddrizzare il mondo. –
-Chiaro.-  Disse secca Helga – Salazar,  non dici nulla. Immagino che la penserai come loro. -
Salazar esitò. Era stato proprio lui ad accompagnare Helga alla fattoria, come sempre in quelle sue crociate. Le condizioni in cui avevano trovato la bambina erano disgustose. Aveva capito subito che non ci sarebbe stato verso, Helga avrebbe mosso mari e monti pur di portarla via da lì, anche se non fosse stata una strega. Eppure lo era, senza dubbio. Aveva un quantitativo fortissimo di magia involontaria. Cosa che la rendeva ancora più odiosa alla vedova del fattore -  Matilda? E’ una maledizione.- Aveva detto a lui e a Helga quando erano andati a chiedere dell’orfanella. - Non so cosa fosse passato per la testa di  mio marito. Portarmela in casa!Come se non bastassero dodici bocche da sfamare. Un’orfana, figuriamoci. Sarà stata  figlia di una della sue puttanelle. -  Lo aveva detto così, davanti alla bambina. Come se non fosse stata nemmeno in grado di capire. - Se la volete ve la do’ volentieri. Ma dovete pagarmela, non la cedo gratis. E’ un impiastro, ma qualcosa ancora mi rende.
Helga l’aveva guardata  interrogativa.
- E’ brutta ma  al villaggio se la fanno andare bene lo stesso. I soldati sono sempre rimasti  contenti. – Aveva carezzato il mento della ragazzina con fare da padrona –Deve avere dei talenti nascosti. Tale madre tale figlia.-
Helga era scattata in piedi – Quanto chiedete? –Aveva esclamato rovesciando le monete d’argento sul tavolo –Ecco qua ! Matilda viene con noi.-
- Ma Helga…- Le aveva sussurrato Salazar – Non puoi spendere quei soldi. Non sappiamo ancora cosa ne pensano gli altri. -
- E cosa  potranno mai pensare? –
Come al solito si era sbagliata, aveva troppa fiducia nella lealtà altrui.
- La ragazzina sembra molto dotata –Disse esitante  Salazar –Perché non darle una possibilità? -
- Bene, siamo due contro due. Prendiamoci qualche giorno per pensarci.- Propose Godric conciliante.
A Salazar venne quasi da ridere. Magnanimo, Godric. Qualche giorno per pensarci e rimandare la bambina a farsi stuprare dai soldati  giù al villaggio. Ma le decisioni non andavano prese a caldo, secondo Godric, ci voleva ponderazione.
- Benissimo. Ma mentre ci pensiamo Matilda resta a Hogwarts.- Asserì Helga, col tono di chi non ammette repliche.  
Fuori dalla stanza una ragazzina minuta era rimasta ad aspettarla dietro la porta. – Lady Helga, signora.- Disse andandole incontro con una corsa goffa – Ho avuto paura, mi sono messa a piangere come una poppante, che vergogna! So di non essere stata all’altezza. –
Helga la guardò pensierosa.
La ragazzina abbassò la testa - Siete arrabbiata. Lo capisco. –
 Helga le sorrise dolcemente  - Ma nemmeno un po’.-  Rispose  – Non pensare nulla del genere. Stavo solo riflettendo su cosa poteva averti  spaventata.- Invitò la bambina a sedersi accanto a lei su una panca - Perché non provi a spiegarmelo? Sai, gli errori mi appassionano terribilmente! – Esclamò con fare allegro.
Matilda esitò - Quei lampi rossi - Disse piano  - Mi sembravano frecce infuocate, come in guerra.-
Helga annuì seriamente - E sai cos’erano invece? –
-  Sir Godric mi ha detto che erano incantesimi molto leggeri.-
- Infatti. Lievissimi incantesimi di disarmo. -
- Mi ha dato degli oggetti e mi ha detto di pensare solo a difenderli. Di usare l’istinto e fare quello che mi veniva. -
Helga annuì con dolcezza - L’intenzione di Godric era solo capire quale istinto di resistenza tu avessi naturalmente. – Spiegò - Ma forse eri troppo spaventata per contattare il tuo potere.- Ed esitò  scorgendo un’ombra colpevole negli occhi di Matilda – Non c’è nulla di strano – La rassicurò -  Era la prima volta in vita tua che vedevi all’opera una bacchetta magica. Può essere impressionante. -
 Matilda scosse la testa  - Lady Helga, ascoltatemi. Credo vi siate sbagliata sul mio conto. – Asserì con fermezza - Anche con Lady Rowena  non sono riuscita a fare nulla. Al villaggio quando non volevo mi accadevano cose strane, ma quando invece voglio farlo di proposito non riesco. Rompo tutto quello che tocco. Non parlo bene. Io porto solo guai, lo sanno tutti in paese. Voi siete stata gentile con me, non voglio darvi altre noie.-
Helga scoppiò a ridere – Benvenuta nel nostro mondo.- Scherzò – Pare che lo  studio della magia sia proprio questo. Far fare ai tuoi poteri quello che vuoi tu e non quello che vogliono loro. E’ perfettamente normale quello che ti accade, se fosse facile non ci sarebbe bisogno di studiare per anni. – Le disse complice,  poi la guardò seriamente negli occhi –  Matilda, io mi fido di te. Ti prometto che farò tutto quello che posso per farti restare qui, anche a costo di avere qualche guaio. Ma devi crederci anche tu.-
Matilda annuì titubante.
- Ehi, a me sei piaciuta molto. – S’intromise Salazar passando e strizzando l’occhio alla bambina.
Matilda sorrise con esitazione . Helga fece uno sbuffo, come a dire che loro due avrebbero fatto i conti dopo. Tanta convinzione perché non tirarla fuori prima, quando serviva, invece di rimanere in silenzio fino all’ultimo e lasciarla parlare da sola? Eppure a Salazar piaceva davvero la ragazzina. Gli si stringeva il cuore a pensare di rimandarla nelle mani di quella donna, giù alla fattoria. Mentre erano al villaggio si era chiesto di chi fosse figlia l’orfanella. Forse due maghi o forse no. Non aveva importanza, avrebbe detto Helga e nemmeno al Tempio dei Sacerdoti in fin dei conti era così rilevante. Era comune che chi vi accedeva avesse da qualche parte un parente mago che lo aveva inserito ma discendenze magiche  ininterrotte  non se ne erano mai viste. Salazar si era chiesto se il potere  naturale di ognuno sarebbe potuto crescere  esponenzialmente di generazione in generazione. Chissà quali grandi maghi sarebbero potuti nascere solo cinquanta o cento anni dopo, se soltanto si fosse provato a non mischiare il sangue.
Non aveva detto nulla a Helga, mai avrebbe osato formulare un  pensiero simile davanti a lei, non gli avrebbe più rivolto la parola. Così lo aveva tenuto per sé.  Eppure si trattava solo di una questione aperta, di un dubbio. Entrambi avevano sempre amato il coraggio di dubitare. Quando si erano conosciuti all’Isola Sacra erano subito rimasti colpiti l’uno dall’altra. Alla riunione dei Sommi Druidi, Salazar non era riuscito a trattenere un commento sagace sulle vesti dei Sacerdoti, su tutta quella pompa.  - Solite celebrazioni da parrucconi addobbati -  Helga  aveva riso e non si era risparmiata dal rincarare la dose. In un attimo si erano ritrovati complici. Salazar non l’aveva mai incontrata prima, maghi e streghe fino all’età adulta venivano educati in luoghi rigorosamente separati, e  Helga non gli era sembrata come le altre.  Pareva non avere nulla a che spartire con quel mondo, quasi si  fosse ritrovata lì per caso. Un po’ in disordine, con i capelli spettinati, corti come quelli di un  ragazzo.
 - Poco tempo fa sono capitata tra gli abitanti di un villaggio in rivolta - Gli aveva raccontato. A suo dire il villaggio aveva proprio tutte le ragioni per ribellarsi e così si era vestita da soldato ed era montata a cavallo insieme ai rivoltosi. - Ecco perché ho tagliato i capelli! -  E pure adesso lo faceva. Montava a cavallo e andava a recuperare qualsiasi bambino in cui si potessero riconoscere segni di magia. O qualsiasi  figlio di maghi in cui non se ne riconoscessero abbastanza - Forse si può fare qualcosa. Forse va solo tirata fuori.-  Salazar ogni volta montava a cavallo anche lui, e la seguiva - Ti farai bruciare viva prima o poi! - Le diceva quando la vedeva affannarsi a spiegare alla gente comune che i loro figli avevano poteri magici. Quelli la scacciavano come la peste. Ma qualche volta riusciva a convincerli. A guadagnare un piccolo allievo. Un piccolo futuro grande mago, diceva lei.
Non era facile starle dietro, agire come lei avrebbe preteso. Gli faceva salire una rabbia alle volte “Tu, tu puoi essere così, non io! Lasciami essere mediocre.” Tanto era capace di ascolto  con i suoi giovani allievi tanto era testa dura quando bruciava per una causa in cui credeva. A volte ragionare con lei era impossibile. Ma che importanza aveva?  Con lei non c’era che da perdersi e tanto gli bastava.
 
 
 
Nonostante di solito non ami particolarmente l'uso dei nomi originali inglesi nelle storie italiane ( si trata di un questione affettiva nonchè difficoltà ad accettare il cambiamento!La nuova traduzione di HP, per esempio, mi mette in seria difficoltà!^^) nel  caso delle fondatrici di Hogwart ho scelto di fare un eccezione. Per quanto mi sforzassi, sentivo i nomi Tosca e Priscilla  troppo distanti dal contesto del medioevo inglese in cui è ambientata la loro storia. E così ho pensato di  lasciare Helga e Rowena che invece evocano molto bene l'atmosefera e il tempo delle nostre eroine. In più ai due gentiluomini che le accompagnano è stato permesso di tenersi il proprio nome di battesimo e così mi è parso  giusto rimediare alla discriminazione.
So che la  mia Helga può sembrare un pò diversa da come di solito la si immagina ma in fin dei conti le informazioni che di lei si leggono nei  libri me l'hanno sempre fatta sembrare la più eversiva e coraggiosa tra i quattro! Spero vi piaccia...:-)
  
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