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Autore: Dryas    28/12/2013    3 recensioni
Konoha ha un solo liceo. Lì tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, o almeno così credono. E' per aiutare un'amica che Tenten si mette in gioco, anche se questo comprende avere a che fare con lo scontroso e arrogante Neji Hyuga. Dalla sua parte ha Rock Lee, sempre pronto a sostenerla e proteggerla, e Kiba, il suo primo travolgente amore, ma basteranno per vincere Sasuke Uchiha? Una storia di pregiudizi e di sorprese, di amore e di odio, di dolore e di speranza. E tutto nasce in un liceo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Vendetta










Quel giorno avrebbero dovuto lasciare definitivamente il dormitorio per tornare alla classica vita di studenti liceali. L’atrio era già stracolmo di ragazzi in attesa che i genitori venissero a recuperarli. Tenten aveva già chiamato un taxi e stava trascinando pesantemente la sua valigia per le scale quando Rock Lee la raggiunse.
-Dove sei sparita ieri sera?- le chiese senza neanche salutarla.
-Qui. Ero stanca morta- rispose atona, con profonde occhiaie a confermare il suo stato di spossatezza.
-Pensavo fossi fuggita con qualche spasimante. Mi hai fatto preoccupare-
-Sei carino, Lee, ma non ho spasimanti-
-Signorina Tenten?-
Entrambi si girarono e alle loro spalle trovarono due uomini in uniforme. Se Lee si irrigidì per il solo fatto che fossero dei poliziotti, Tenten sapeva bene che prima o poi sarebbe successo.
-Deve venire con noi in caserma-
-E per quale motivo?-
Il ragazzo si guadagnò due occhiate non proprio amichevoli da parte dei due ufficiali, ma la domanda era chiaramente rivolta all’amica, la quale gli disse semplicemente di non preoccuparsi e lo lasciò con un sorriso.  
La stazione di polizia era un edificio in cemento, freddo e poco ospitale. Tenten venne lasciata da sola per mezzora prima che la facessero accomodare in uno stanzino altrettanto spento. Cominciarono a farle domande sul video. Si sentì libera di un peso enorme quando finalmente poté raccontare la verità, con la certezza che le sue parole finalmente sarebbero state ascoltate.
Non fu semplice, le fecero domande pesanti e altre che mettevano in dubbio la sua versione dei fatti. Durò l’intero pomeriggio e solo a tarda sera le fu concesso di tornare a casa. Fuori il sole stava tramontando ed era solo grazie al colore caldo della luce che il viso di Neji non sembrava quello bianco di un fantasma. Lo incrociò sulle scale e non si scambiarono una parola.
Una volta seduta sul suo comodo divano di casa si avvolse le spalle con una coperta e impugnò la tazza di tè caldo al profumo di frutti di bosco. Lasciò che la mente vagasse tra le frivolezze dei programmi tv, dimenticando per una volta la vita reale e i problemi che portava con sé. Se solo non ci fosse stato così tanto silenzio attorno a lei probabilmente ce l’avrebbe fatta a dimenticare.
-Hinata- disse con voce flebile al telefono –ti va di venire da me per una tazza di tè?-
La piccola Hyuga non se lo fece ripetere. Impugnò anche lei la sua tazza e si lasciò sprofondare sul divano, guardando senza troppo interesse le immagini trasmesse sullo schermo.
-Con Neji non è andata bene- esordì finalmente Tenten –ma almeno ha fatto la cosa giusta. Hai saputo del video?-
-In casa mia non si parla d’altro- rispose l’altra –ma Ten, tu stai bene?-
-Ora sì. Non mi importa se Hyuga e Uchiha mi odiano, la mia coscienza e la mia reputazione sono finalmente pulite-
-Intendevo per Neji-
Calò il silenzio. Non è che Tenten non volesse rispondere, solo che non conosceva la risposta alla domanda. Da una parte si sentiva sollevata per aver capito in tempo che stava solo recitando la parte dell’eroe, dall’altra desiderava dargli una seconda possibilità e ammettere di aver sbagliato.
-A proposito- disse cambiando argomento –come farà ora a vivere con voi?-
-Non è più da noi. Se n’è andato questa mattina portandosi via le poche cose che aveva prima ancora che la domestica gli portasse la colazione- rispose Hinata –non ho idea di dove si trovi adesso-
-E’ chiaro- commentò l’altra, prendendo poi un lungo sorso di tè. Il suo sguardo era più severo che mai.
-Tenten, cosa è andato storto?- osò domandarle la mora. Il suo tono di voce era delicato, per nulla invadente, ed esprimeva solo il desiderio di aiutare un’amica in difficoltà.
-Credo che nessuno dei due sia portato per la vita di coppia- disse alzando le spalle –senza dimenticare che litighiamo sempre, fraintendiamo ogni parola e non c’è mai un attimo di tranquillità-
-Non essere così pessimista, questi problemi capitano a tutti, sono sicura che si potranno risolvere-
-No, Hinata- rispose Tenten con serietà –non sono semplicemente disposta ad amarlo, anche se dovessi cambiare l’opinione che ho di lui adesso. Non ne sono capace, non più-
-Perché dici una cosa del genere? L’amore è spontaneo, non si impara-
-Sì invece- rispose l’altra con sicurezza –tu hai un cuore così grande che non te ne accorgi nemmeno, sei troppo buona e disposta a veder del bene in tutti. Ma io no, io non riesco più a fidarmi di nessuno, se non di te e di poche altre persone. Ho troppa paura-
Hinata cercò in tutti i modi di far cambiare idea all’amica, ma ottenne ben pochi risultati. Uno, però, fu di grande aiuto a Tenten, che finalmente riuscì a liberare il suo cuore da un peso che si teneva dentro da anni. Si salutarono che ormai era notte con la promessa di rivedersi la sera dopo, ma non passarono che dieci minuti che il suo campanello suonò di nuovo: era di nuovo Hinata e alle sue esili spalle si sorreggeva Neji.
-L’ho trovato ferito poco più avanti- le disse la ragazza, sconvolta –non so che fare!-
Tenten si pietrificò sulla porta. “Non è reale” le suggerì la sua mente, incapace di accettare anche quel colpo, di sapere di averlo ferito ancora. Si scosse solo quando vide Hinata vacillare pericolosamente. La fece entrare e l’aiutò a far stendere Neji sul divano. Era cosciente, ma non sembrava in grado di parlare né di capire cosa stesse succedendo.
-Chi gli avrà fatto questo?- chiese Hinata, pallida e spaventata –dovremmo chiamare un’ambulanza?-
-Sì, su questo non c’è dubbio- rispose Tenten, con una freddezza impressionante. Continuò a guardare da distanza il corpo martoriato di Neji, mentre Hinata cercava il proprio cellulare nella borsa. Era chiaro come il sole cosa gli fosse successo.
-Credo di averlo dimenticato a casa!- esclamò.
-Prendo il mio-
-No-
La voce maschile di Neji si impose con decisione, facendole voltare entrambe. Hinata si lasciò sfuggire un sonoro sospiro di sollievo, Tenten invece diventò rigida come una statua. Di nuovo i suoi occhi.
-Non voglio andare in ospedale- ribadì il ragazzo, rivolgendosi a Tenten.
-Ma Neji, sei ferito, devi essere medicato!- gli disse con urgenza la cugina.
-Non è niente- rispose, cercando di mettersi in piedi, ma il massimo che riuscì a fare fu di mettersi seduto e lasciarsi sostenere dai cuscini della padrona di casa.
-Hinata, ti dispiacerebbe andare a chiamare Sakura? Non abita molto distante da qui, devi solo girare l’angolo, al numero settantotto- si intromise Tenten, e quella proposta fu subito accettata. Hinata lasciò la casa di Tenten quasi correndo, giurando che sarebbe tornata in un batti baleno. Una volta rimasti soli, Tenten lasciò il salotto per scomparire nella zona notte, ma Neji aveva già richiuso gli occhi.
-Sdraiati- gli disse, tornando con tutto quello che aveva per medicare le ferite superficiali. Il ragazzo non si mosse, così fu costretta ad avvicinarsi e ad afferrarlo per le spalle, per poi lentamente aiutarlo a stendersi. Dopo di che cominciò a pulire le ferite con il disinfettante, iniziando con quelle delle mani, da cui si capiva che aveva provato a difendersi.
-Non … -
-Stai zitto- gli disse, senza permettergli di aggiungere altro. Non voleva parlare con lui, le costava già un’enorme fatica rimanergli così vicino senza sudare freddo. Di nuovo il suo cuore si era fatto intenerire dai ricordi e il pensiero dell’unicità della loro complicità stava seducendo la sua mente.
-Aspetterò Sakura- insistette il ragazzo.
-Ti dà così fastidio che io ti aiuti?- gli chiese, ma senza tono provocatorio. La risposta la conosceva già e non aveva bisogno di illudersi.
-A te dà fastidio-
Continuò a fissare le sue nocche escoriate senza riuscire a guardarlo in viso e cercando di fare un po’ di ordine nella sua testa. Non era quello che si aspettava di sentire.
-Non mi dà fastidio- disse, infine, banalmente, ma era la verità e l’unica frase che riuscì a formulare in quella situazione –li hai riconosciuti?-
-Vivevano nella mia stessa casa fino a stamattina- rispose senza che la voce subisse una nota di amarezza –prima o poi sarebbe successo-
-Già, ma ora almeno sei libero-
Tenten spostò la mano che impugnava il cotone verso il viso di Neji. Come sempre, il suo sguardo sembrava toccarla, ma lo ignorò come aveva imparato a fare e cominciò a togliere il sangue dalla sua guancia.
-Non l’ho fatto per essere libero, se è questo che stai cercando di dire- le disse, ma Tenten non aveva intenzione di mettersi di nuovo a discutere con lui.
-Cosa ci facevi da queste parti?- gli domandò, ignorandolo.
-Cercavo un posto dove andare- le rispose duramente.
Cercava un posto dove andare proprio sotto a casa sua. Il particolare non sfuggì alla mente di Tenten, ma lo sotterrò in un angolo lontano e si mantenne calma e razionale.
-Sono certa che Lee ti accoglierebbe volentieri- continuò –per le altre ferite è meglio aspettare Sakura, io non sono abbastanza esperta-
-Tenten- la richiamò, impedendole di allontanarsi troppo –ieri sera, credo di aver esagerato-
-No, io credo che ieri sera abbia chiarito tutto- rispose lei, incapace di dimenticare la sua volubilità.
-Quindi mi consideri davvero un codardo?- le domandò, scaldandosi.
-No- confessò Tenten –non lo penso, ma questo non cambia niente, anzi, quello che è successo non ha più importanza-
-Ah no? Sicura che il codardo qui sia io?-
-Non ha più importanza- gli disse, alzando di un poco la voce e questa volta lo guardò negli occhi –perché da domani pomeriggio io non sarò più qui-









Buone feste a tutti!
Dryas
   
 
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