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Autore: Ram92    29/12/2013    2 recensioni
Sono passati circa dodici anni dall'inizio della Grande Era della Pirateria. Tra pirati e Marina lo scontro è aperto. Nel frattempo, su una remota isola del Mare Occidentale, una bambina dai capelli rossi cresce con un piccolo, grande sogno.
(Storia ideata ai tempi di Punk Hazard)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benn Beckman, Ciurma di Shanks, Nuovo personaggio, Shanks il rosso, Yasopp
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo sei.
 
Quel silenzio innaturale durò solo un istante, ma sembrava non dover finire mai.
Aki soltanto continuava a tremare.
Riku fu il primo a riprendersi. Guardò le conchiglie e i vetri colorati che la bambina doveva aver raccolto sulla spiaggia. Guardò lei.
- Che cosa è stato? – chiese con voce confusa uno dei tre che avevano portato il forziere.
A poco a poco i bambini riprendevano a mormorare confusi e intontiti. I più lontani si allungavano per guardare meglio. Nessuno osava avvicinarsi.
- Ma sono solo conchiglie… – esclamò con stizza un altro dei tre, pesticciando con un piede il contenuto della cassa. – E’ robaccia.
Riku continuava ad osservare la bambina che si asciugava frettolosamente le guance bagnate e sporche di terra, seduta in terra, sorreggendosi con una mano sul terreno. Aveva smesso di tremare.
Pochi passi più indietro, Kunio si rialzò e fece per afferrarle un braccio.
- Lasciatela andare. – disse allora il capitano. – Ce ne andiamo.
Si chinò a raccogliere le ciocche rosse e le sistemò all’interno del forziere pieno solo per metà. Lasciò il resto a terra.
Aki mantenne lo sguardo fisso a terra. Chiuse gli occhi quando sentì Kunio pestare di proposito i vetri e le conchiglie che aveva davanti. Non li riaprì fino a che il rumore dei passi, dei brusii emozionati o perplessi dei bambini più piccoli e delle risate di scherno dei più grandi non sparirono completamente.
Solo allora alzò lo sguardo.
Allungò la mano verso quello che era stato il suo tesoro. I vetri si erano solo un po’ scheggiati, alcune conchiglie erano ancora intere, però… Aki non si sapeva spiegare perché, ma era come se non avesse più importanza.
Lasciò cadere la mano.
In fondo non era successo nulla. Avrebbe potuto trovare nuove conchiglie e il mare le avrebbe portato ancora miriadi di cocci di bottiglie gettate in acqua dai marinai o cadute dai moli di porti lontani e poi fracassate dalle onde.
In fondo quello non era nemmeno un vero tesoro, era solo robaccia, come aveva detto quel bambino.
Chissà perché Riku aveva tenuto l’altra metà, poi…
Aki si portò una mano sulla testa. Tastò con attenzione i capelli, misurandone la lunghezza con le dita. Solo un paio di ciocche, sulla sinistra, erano rimaste lunghe.
La bambina si alzò, puntellandosi con le braccia prima per terra, poi alle pietre e infine ai tronchi dei primi alberi del bosco. Avanzava lentamente, zoppicando appena. Doveva essersi storta la caviglia destra perché faceva male ad ogni passo.
Quando arrivò alla piccola casa di legno accanto al fiume, il cielo iniziava a tingersi di una tonalità più calda.
 
Aki non era sulla spiaggia. Strano, erano già due giorni che non la trovava intenta ad arricchire il suo forziere. Chissà come si era fatta quella ferita in faccia.
La donna sospirò. Non poteva preoccuparsi in quel modo, in fondo erano solo sciocchezze. Quella bambina aveva sangue pirata e un giorno…
Non poteva preoccuparsi per sciocchezze simili.
Il vento soffiava dal mare e portava un leggero odore di salsedine.
La donna camminava a passi veloci, seguendo il corso del fiume, sotto un cielo infuocato.
Erano ormai più di cinque anni che viveva su quell’isola. Il villaggio l’aveva accolta senza un’obiezione, senza una domanda, senza nemmeno l’ombra di un dubbio. Si fidavano di Shanks e Shanks si fidava di lei.
Fu per istinto che alzò lo sguardo.
La casa era buia e silenziosa. Qualcosa non andava.
Non poteva essere la Marina, rifletté rapidamente, c’erano troppe tracce, dalla porta appena socchiusa alle tracce sparse per la radura. L’erba di fronte all’ingresso era chiaramente stata calpestata da più persone.
Quello non era il modo di lavorare della Marina. E non era da pirati arrivare inosservati fino a quel punto dell’isola. Al villaggio li avrebbero sicuramente visti e sarebbe scattato l’allarme, qualcuno l’avrebbe avvertita, a meno che… No, nemmeno Shanks sarebbe passato inosservato, si disse frenandosi. Benn avrebbe saputo intrufolarsi ovunque, ma Lou, Yasopp… Shanks?
Chiunque fosse, non era il caso di abbassare la guardia.
I suoi passi non facevano rumore sull’erba e il vento copriva la minima traccia del suo respiro. Si affacciò alla soglia pronta a tutto. A tutto meno che a quello che vide.
- Aki!- esclamò. – Che cosa stai facendo?
La bambina alzò la testa e posò il coltello. Aveva negli occhi uno sguardo che sua madre non le aveva mai visto.
- Avevi ragione. – disse con voce spezzata. – I pirati sono cattivi.
Aveva le gambe piene di graffi, una caviglia gonfia e un grosso livido su un braccio. E poi…
- Io non voglio essere un pirata. – disse ancora, con gli occhi lucidi. – Io non voglio nemmeno somigliare ad un pirata! – aggiunse gridando e scoppiando improvvisamente in lacrime.
Attorno a lei ciocche di capelli rosse come sangue.
La donna rimase immobile, come impietrita, per un lungo istante.
- Che cosa è successo? – chiese. La voce era ferma.
- Hanno… hanno preso il mio tesoro. – singhiozzò la piccola. – Abbiamo fatto un duello, e lui era più forte, sì, ma poi… io non ho barato, lo giuro! Quell’orso è uscito dal bosco e io… Non lo so che cos’è successo, non lo so. Però io non ho barato!
Fu come se un enorme peso le fosse caduto dalle spalle. La donna sentì i muscoli rilassarsi e un leggero tremito impossessarsi di lei, qualcosa in fondo alla gola sciogliersi e la vista farsi appannata. Si lasciò cadere a terra e prese sua figlia tra le braccia, la strinse forte.
La bambina si accoccolò alla madre e si abbandonò a quel pianto che per tutto il giorno aveva cercato di tenersi dentro. Nessuna delle due disse nulla.
La luce pian piano moriva e già comparivano la luna e le prime stelle della sera.
Rimasero così, sedute a terra, fino a che le lacrime smisero di scendere, i singhiozzi si fecero più radi e l’abbraccio meno forte. La madre accarezzava dolcemente i capelli irregolari della figlia, misurando i danni del coltello, osservandoli con tenerezza, rossi come Shanks, folti come i suoi.
- Dobbiamo fare qualcosa per questi capelli, sai. – disse dolcemente.
La bambina non rispose,  limitandosi a nascondere la faccia sul petto della mamma.
- Sono dello stesso colore del sole al tramonto, ricordi? – continuò quest’ultima giocherellando con un ricciolo sfuggito allo sterminio.
- Mamma… - mormorò Aki dopo un lungo silenzio, con la voce impastata dal pianto.
- Sì?
- Tu hai detto che ci sono anche molti pirati cattivi. – disse la piccola con voce triste. – Che rubano i tesori a persone che non hanno fatto niente…
- Sì, esistono pirati così, ma…
- Mamma, anche Shanks è un pirata cattivo? Anche la sua ciurma prende le cose da persone che non gli hanno fatto nulla?
- Tendenzialmente no, - disse una voce alle loro spalle. – Però, sai, delle volte bisogna pur mangiare.
Madre e figlia si voltarono incredule.
Appoggiato sulla soglia, le braccia incrociate sul petto e un sorriso illuminato dalle stelle, era proprio lui…
- Shanks!
  
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