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Autore: KikiShadow93    29/12/2013    10 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: in questo capitolo alcuni personaggi appariranno leggermente OOC, ma nei prossimi (diciamo con il crescere di Akemi), si modereranno e torneranno i soliti (sperando di riuscire a renderli al massimo!)

 

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La Moby Dick si sveglia lentamente, mentre il sole comincia a fare timidamente capolino. Il cielo, ancora leggermente scuro, dona alla nave un aspetto lugubre e al contempo ascetico.
Dei pirati scendono dalle postazioni di guardia notturna, dirigendosi verso le proprie cabine quasi invocando il proprio letto, mentre gli altri lentamente escono sul ponte per una boccata d'aria fresca, ancora intontiti dal sonno.
Edward Newgate fa il suo arrivo sul ponte, stirando le possenti braccia verso l'alto senza riuscire a trattenere un sonoro sbadiglio, mentre i suoi adorati figli gli danno il buon giorno, sbadigliando a loro volta.
È di norma che tutti debbano essere svegli prima di potersi sedere a tavola per gustarsi una buona colazione, quindi, per ammazzare il tempo, i vari comandanti si mettono a sedere da un lato, con il buon proposito di fare della sana conversazione. Proposito che però muore sul nascere, dal momento che tutti quanti sono ancora troppo assonnati per poter partorire un qualsiasi pensiero che non riguardi la fame che li sta torturando.
Ace in particolare sembra soffrire notevolmente in quel momento, tanto da non riuscire a pensare a nient'altro che non sia l'abbondante colazione che da lì a poco -almeno lo spera- consumerà.
Il capitano rimane incantato ad osservare l'orizzonte, impaziente di rivedere il faccino sorridente della bambina che la sera prima li ha tanto divertiti.
Infatti l'intero equipaggio è rimasto tutta la sera ad osservarlo mentre giocava con lei, lanciandola in aria o facendola saltellare sulle ginocchia, scatenandone la cristallina risata.
Sorprendentemente metterla a dormire è stata un'impresa titanica, tanto che alla fine gli uomini hanno rinunciato, lasciando l'arduo compito a Ran e alle sue compagne, più che liete di prendersi cura della piccola.
Ma quell'atmosfera così ferma e calma in cui tutti si trovano viene brutalmente spezzata dall'urlo di una delle infermiere che si leva in aria, tanto forte da far tremare i vetri.
Tutta la ciurma, capitano in primis, scattano sottocoperta diretti verso l'infermeria, dove trovano la donna come pietrificata sulla porta, gli occhi sgranati e le mani a coprirsi la bocca.
«Yuka che succede?!» le domanda con voce tuonante Barbabianca, mettendole una mano sulla spalle e guardandola preoccupato.
La donna, in tutta risposta, allunga un braccio verso l'interno della grande sala straordinariamente invasa dal caos.
«Yuka!» Ran arriva tempestivamente dalla compagna, passandole dolcemente una mano sulla schiena «Cosa è successo, cara?»
«A- Akemi...» Barbabianca scatta immediatamente dentro la stanza, cercando freneticamente con lo sguardo la piccola che sembra essere sparita nel niente.
«Lei-» Yuka non riesce davvero a dirlo tanto è sconcertata, ma alla fine riesce a farsi coraggio «È cresciuta!»
I presenti la guardano senza capire, finché non sento l'appena udibile sussurro del capitano.
«Akemi...»
Le teste dei comandanti fanno capolino dalla porta e subito i loro occhi si puntano nella stessa direzione di quelli del capitano e la sorpresa gli arriva addosso come una secchiata di acqua gelida.
«Ma... come...?» mormora Ace facendo un passo dentro la stanza e affiancando Barbabianca, un'espressione assai stralunata è dipinta sulla faccia di entrambi, così come su quella di tutti i presenti.
Lei se ne sta lì, in piedi, e li guarda con aria incuriosita, la testolina piegata da un lato, i capelli corvini le ricadono sulle spalle, il vestito giallo che il giorno prima le arrivava alle caviglie adesso è a metà polpaccio.
Sulle sue labbra sottili si dipinge un sorriso allegro e, goffamente, si dirige verso di loro a braccia tese, attaccandosi di slancio alla gamba di Jaws, quello più a portata di mano.
«AH!» urla a pieni polmoni alzando la testolina, facendo così bella mostra di una dentatura completa.
«Avevo sentito dire che i figli crescono a vista d'occhio, ma così mi pare esagerato!» esclama Vista, abbassandosi all'altezza della piccola che, senza pensarci due volte, gli afferra con forza i baffi e li tira, per poi lasciarli di scatto e portarsi le mani sul viso, per verificare se pure lei li ha.
«Non ci credo...» mormora Ace, abbassandosi a sua volta per poterla prendere in braccio, guardandola con attenzione «Solo io la ricordo più... piccina
Un “no” collettivo gli fa tirare un sospiro di sollievo dopo aver preso in seria considerazione l'idea di essere impazzito di colpo.
«Cos'ha?» domanda preoccupato il capitano, togliendo la bambina dalle braccia del figlio e stringendola con delicatezza a sé, mentre la paura che una grave malattia gliela possa portare via gli gela il cuore.
«Abbiamo fatto gli esami ieri e risultava sana come un pesce...» dichiara Ran, rileggendo le carte della piccola e notando che tutti i valori, ma proprio tutti, sono perfettamente nella norma.
«L'abbiamo ribaltata come un calzino, non è saltato fuori assolutamente niente!» sbotta con voce isterica, facendo vedere i risultati anche alle altre infermiere con la paura che qualcosa le sia sfuggito malgrado le abbia lette e rilette.
«Mh mmh!» il capitano volta subito lo sguardo sulla piccola che lo guarda con grandi occhi tristi mentre si tiene le mani sulla pancia, e un sorriso bonario gli increspa le labbra.
Non guarda nessuno, non dice niente a nessuno. Semplicemente esce dall'infermeria con la piccola stretta a sé, pronto a darle tutto quello che vuole.
Tutti i suoi figli guardano la bambina con sguardo sorpreso ed allarmato, non capendo come abbia fatto a cambiare così tanto in una sola notte.
«Capitano!» gli urla dietro Ran, cercando di farsi restituire la piccola.
«Portate la roba nella mensa, la visiterete mentre mangia.» ordina con tono duro, senza mollare neanche per un secondo la presa dalla sua bambina.
Perché si, è li da meno di ventiquattro ore, sicuramente ha qualche strana malattia che la porterà ad una morte precoce, ma la ama già con tutto sé stesso e non permetterà a nessuno di portargliela via, e farà tutto quello che è in suo potere e anche di più per sottrarla al freddo abbraccio della morte.

La ciurma mangia in silenzio, lanciando delle fugaci occhiate alla bambina che mangia spensierata accanto al capitano, che a sua volta la guarda con sguardo malinconico.
Le infermiere sono concentrate su di lei, prendendole le misure, facendole prelievi, controllandole occhi e bocca, non riuscendo a trovare niente di anormale.
«Sindrome di Werner?» mormora una delle infermiere all'orecchio di Ran, ricevendo in risposta un negazione col capo.
«Progeria?» prova un'altra, fissando con dispiacere la piccola che sta costruendo chissà che cosa con i cereali.
«Dalle analisi sarebbero sorte anomalie del genere, lo sapete...» controbatte immediatamente Ran, porgendo le fialette alle compagne «Esaminateli di nuovo e fatemi sapere.»
Le donne si dileguano velocemente e, prima di seguirle, Ran si avvicina il più possibile al capitano, facendogli cenno con la mano di abbassarsi, per poi sussurrargli nell'orecchio «Comportatevi normalmente, capitano. È meglio che la piccola non si preoccupi.»
L'uomo annuisce, tornando ad osservare la bambina che adesso lo guarda con gli occhioni spalancati. Gli sorride dolcemente lanciando una fugace occhiata alla sua opera d'arte e facendole un cenno di apprezzamento alzando il pollice verso l'alto, facendola sorridere felice.
Akemi riabbassa lo sguardo, osservando attentamente i vari oggetti che le sono stati messi davanti: una ciotola, un bicchiere, una forchetta, un cucchiaino e un sacchetto con delle monete, che lei si diverte tanto a scuotere.
Alza poi gli occhi sui vari pirati, osservandone i movimenti, per poi alzarsi traballante sulle gambe e zampettando verso uno di loro.
Barbabianca non perde un suo solo movimento, pronto a scattare se la vedesse in difficoltà, cosa che il pirata pare capire. Difatti la solleva con quanta più delicatezza può, mettendola a sedere sul tavolo e cercando di farle un sorriso dolce, venendo però deliberatamente ignorato dalla piccola, che continua a fissare i vari oggetti che ha di fronte.
Alza poi gli occhi sul pirata, che a sua volta la guarda incerto, e gli toglie la forchetta di mano, impegnandosi per impugnarla come gli ha visto fare, riuscendoci malamente, infilzando poi un pezzo di frittella e portandosela alle labbra, sporcandosi di sciroppo il vestito.
Nessuno dei presenti riesce a capire il perché di quel gesto, ma poi tutto diventa chiaro: lo sta copiando, sta imparando.
Ace si alza e le va in contro, prendendola in braccio e mettendosela su un fianco «Hai visto babbo?!» esclama felice, passando una mano tra i capelli della piccola che gli sorride raggiante.
Il capitano scoppia in una fragorosa risata nel vederlo così entusiasta per un gesto così piccolo, e il cuore gli si riempie di gioia nel vederlo andare verso il tavolo dei comandanti con la piccola ancora stretta tra le braccia.
«Vediamo un po' cosa riesci a fare.» borbotta più a sé stesso che alla piccola che adesso siede tra lui e Izo, mettendole di fronte un po' di tutto.
La bambina lo guarda incerta, diventando attenta tutto in un colpo mentre il pirata comincia a spalmare della marmellata su una fetta di pane proprio sotto ai suoi occhi.
Come Pugno di Fuoco aveva pensato, la piccola subito prova a copiare i suoi movimenti, impugnando un coltello e allungandosi verso il barattolo della confettura scura.
«Ehi, no!» urla Izo, afferrando il polso della piccola e provando a rimetterla seduta «Va a finire che ti cavi un occhio!»
«Izo, calmati.» lo riprende Jaws, incuriosito dai movimenti precisi della bambina «Lasciala fare.»
Izo, seppur contrario, lascia il polso della piccola e l'aiuta a rimettersi in piedi sulla panca, tenendole saldamente le mani sui fianchi, osservandola mentre afferra il barattolo e comincia ad impiastrare un tozzo di pane alla meglio, per poi mostrarlo con entusiasmo e fierezza ai vari uomini, che nel frattempo se la ridono divertiti.
«Dai, falle fare qualcos'altro!» afferma allegro Satch, battendo una mano sul tavolo e guardando sorpreso la piccola che allunga la pietanza appena preparata verso di lui.
«Oh, ma grazie signorina!» esclama sorridendole e dando un morso, pulendosi con il dorso della mano la marmellata in eccesso che gli è colata sul mento.
Ace ride come impazzito, cercando di ricomporsi il più velocemente possibile e scegliendo la nuova azione da farle fare: afferra con decisione un coltello abbandonato sul tavolo, stende la mano e pianta la punta acuminata in mezzo alle dita lentamente, uno spazio alla volta.
La piccola lo guarda come rapita, osservando la punta del coltello che passa abilmente tra le sue dita e subito pensa di bene provarci, prendendo un coltello e stendendo la manina sul tavolo, venendo però immediatamente bloccata da Izo «NO!»
«Ma che fai?» brontola Ace, cercando di riprendere il coltello dalle mani del compagno.
«Ace, ma sei tutto scemo?! Rischia di farsi male con questa bravata!» Izo posa l'oggetto lontano dalla portata della bambina che continua ad allungarsi per riprenderlo, imbronciata «No, è pericoloso.»
Akemi lo guarda attenta, cercando di dare un senso alle sue parole, girandosi poi verso Ace che le sorride bonario «Dai retta alla zietta.»
«ACE!» tuona Izo, sbattendo un pugno sul tavolo, pietrificandosi nel sentire la voce stridula della piccola.
«Etta!»
I vari comandanti la guardano con gli occhi sgranati, increduli.
«Cosa hai detto?» le domanda Satch, sporgendosi verso di lei e guardandola dritto negli occhioni allegri.
«Etta!» ripete felice, sbattendo le manine «Etta! Etta! Etta!»
«No, Akemi. Lui non è 'etta'.» la riprende Vista, guardandola con aria seria mentre la piccola s'imbroncia, cominciando subito a pensare a dove stia l'errore e cercando un modo per rimediare «È zietta
Izo sbuffa sonoramente, alzandosi di scatto e mandandoli tutti a quel paese, dirigendosi con passo svelto sul ponte della nave. Non ha niente contro la piccola, sia ben chiaro, ma non ha alcuna intenzione di stare con quei cretini dei suoi fratelli a farsi prendere in giro.
«Riesci a dire il mio nome?» le domanda allegro Ace, passandole una mano tra i capelli «A c e
La bimba lo guarda, ascoltandolo con attenzione mentre ripete per un paio di volte il proprio nome indicandosi e, dopo un attimo di smarrimento, lo ripete a sua volta, stando attenta a scandire bene la parola, scatenando le risate generali, in particolar modo quella del capitano.
C'è solo una persona che non ride tra loro: la Fenice.
Lui continua a guardare la bambina con un certo fastidio, fermamente convinto che non porterà altro che guai e che quello non è assolutamente il suo posto.
Inoltre non riesce a capire come tutti i suoi fratelli e il babbo stesso stravedano tanto per lei. In fondo è solo una bambinetta, perché mai esaltarsi così?! A giudicare dalla sua crescita precoce avvenuta durante la notte, inoltre, non camperà neanche tanto, quindi perché mai affannarsi tanto e darle attenzione?
Si alza a sua volta, dirigendosi con passo lento e strascicato verso il ponte, pronto a svolgere i suoi compiti in silenzio, senza dover avere sotto gli occhi quella mocciosa urlante.
«Ti è passato l'appetito?» gli domanda Izo senza guardarlo, continuando a sistemare delle cime.
«Completamente.» borbotta in risposta, raggiungendolo con passo lento.
Il compagno lo guarda per un breve istante e le sue labbra si tendono in un lieve sorriso «Non ti va molto a genio, mh?»
«A te si?»
Izo alza gli occhi su Marco, guardandolo quasi senza capire «Certo che si, perché mai non dovrebbe?»
«Perché è una mocciosa, Izo! Possibile che non lo capiate?!»
«Oh, andiamo Marco! È carina. A me mette allegria.»
«Allora perché sei scappato?!»
«Perché ero circondato da un branco di idioti che mi chiamavano 'zietta'! Adesso ci vorrà un po' prima che capisca che non mi chiamo così. I bambini sono intelligenti, sai? Imparano tutto osservando quanto li circonda.»
Marco sbuffa sonoramente, afferrando delle cime abbandonate sul ponte e cominciando a sistemarle con poca attenzione, giusto per tenere la mente occupata.
Sente chiaramente le risate dell'intera ciurma provenire da sotto coperta e, dopo una decina di minuti, vede spuntare Satch con in braccio il piccolo mostriciattolo. La guarda, cercando di farsela andare a genio, ma proprio non ci riesce.
'Porterà solo rogne.' abbassa di nuovo lo sguardo, tornando al suo lavoro, finché qualcosa di freddo gli si poggia su un fianco, facendolo sussultare.
Si volta di scatto, trovandosi così faccia a faccia con il suo nuovo nemico numero uno, Akemi.
«Che vuoi?» le ringhia contro, senza però riuscire a smuoverla di un millimetro.
Anzi, la piccola in tutta risposta gli sorride felice, voltandosi poi verso Ace e Satch e urlando a pieni polmoni «CIP CIP!»
Rimane pietrificato, Marco, fissandola con gli occhi sgranati, facendo poi guizzare lo sguardo sui due fratelli che se la ridono a crepapelle, richiamandola a sé e facendola volteggiare per aria.
«Hai ragione, Izo... sono degli idioti!»

Akemi se ne sta seduta placidamente tra le grandi gambe del capitano, scarabocchiando su dei pezzi di carta, cercando di raffigurare in modo completamente suo i vari uomini che popolano la nave.
Barbabianca le lancia qualche occhiata di tanto in tanto per assicurarsi che vada tutto bene, che non abbia qualche malore improvviso e che non si annoi, notando ogni volta un disegno nuovo.
La piccola glieli mostra fieramente quando si accorge che la sta osservando, provando pure ad esprimersi. Gli ha mostrato con fierezza Ace, Izo, Jaws, lui stesso e Marco, ognuno fatto come uno scarabocchio con un qualcosa che lo contraddistingue. Lui, per esempio, è uno scarabocchio enorme con i caratteristici baffi, disegnati in maniera assai storta e confusa; Jaws è una palla completamente annerita; Izo e Ace sono pressoché irriconoscibili, tranne per il fatto che il primo ha una specie di nuvoletta di fumo attorno alla testa -per via della sigaretta che gli ha visto fumare- e il secondo ha quello che dovrebbe essere un cappello con due faccine. Marco, forse più degli altri, è quello che si capisce di più, grazie agli scarabocchi fatti sulla testa che raffigurano piuttosto bene i suoi bizzarri capelli.
Ogni volta Barbabianca ride di gusto, scatenando così l'acuta e cristallina risata della piccola, che torna poi ai suoi disegni con grande dedizione, finché la sua attenzione viene attirata da un euforico Ace.
«ANGIOLETTO!» urla a pieni polmoni, accovacciandosi a terra e aprendole le braccia, facendo brillare i suoi occhi e spingendola così ad alzarsi e a correre verso di lui, instabile sulle gambe fragili e magre.
A metà strada, però, inciampa nei suoi stessi piedi, finendo con la faccia a terra, facendo allarmare i presenti che si precipitano per controllare la gravità dei danni.
Halta la solleva, prendendole il visetto pallido tra le mani e osservandola, non notando neanche un graffio sulla pelle diafana.
«È resistente la mocciosa!» le tira un buffetto sulla guancia, facendola sorridere, per poi poggiarla di nuovo a terra e guardandola mentre si dirige trotterellando verso Ace.
Il ragazzo la solleva in aria, facendola scoppiare a ridere, poggiandola poi con grazia a terra e mettendosi a sedere con le gambe incrociate di fronte a lei «Ti va di giocare?»
«Ace, ma tu sei un pirata o un bambino?!» lo rimbecca prontamente Marco, accigliato.
Pugno di Fuoco non ci bada minimamente, mostrandole una moneta e portando subito dopo le mani dietro la schiena.
La piccola lo guarda incuriosita, rimanendo perplessa quando il ragazzo le mette poco dopo i pugni chiusi davanti agli occhi «Dov'è la moneta?»
Akemi lo guarda perplessa, battendo con decisione su una mano a caso, che si rivela poi vuota.
«Tocca ancora a me!»
Osserva con attenzione il procedimento, registrando ogni informazione, concentrandosi in maniera particolare sugli odori che riesce a percepire: l'odore di Ace, delle persone che la circondando, del mare, del metallo.
Non sa perché lo fa, è come un istinto primordiale che la spinge a compiere questo gesto, che si rivela incredibilmente complesso per lei.
Quando poi le mani le vengono messe di nuovo di fronte, ispira profondamente col naso, tenendo gli occhi chiusi, esaminando le informazioni che il suo olfatto le fa arrivare al cervello, battendo poi con decisione sul pugno sinistro, al cui interno è chiusa la moneta.
«Ma brava! Adesso tocca a te!» Ace le porge la monetina, sorridendole allegro.
La piccola porta subito le mani dietro la schiena, rigirandosi l'oggetto tra le dita e decidendo, dopo un'attenta riflessione, in quale mano nasconderla, mostrando poi i piccoli pugni al ragazzo, che subito trova l'oggetto nella mano che tiene più stretta.
«Tocca a me!» Akemi ritrae subito le mani, portandole dietro la schiena e riportandogli i pugni di fronte agli occhi «Angioletto, toccava a me!» la sgrida senza convinzione Ace, ribattendo di nuovo la mano sul pugno più stretto, trovandolo però vuoto.
Squittisce allegra, Akemi, scattando in piedi e dirigendosi verso il primo pirata che le capita a tiro per riprovare il trucchetto, riuscendo ad ingannarlo, ripetendo il solito processo con altri, sotto lo sguardo sbigottito di Ace.
«Ma l'hai vista?!» urla a Marco, che non li stava neanche degnando di uno sguardo.
«Mh?»
«Ha capito come si gioca! Ha capito che sarei andato a cercare la moneta nella mano più stretta! L'ha capito dopo una sola mossa!»
La risata cavernosa di Edward Newgate li fa voltare di scatto e lo vedono alle prese con una più che entusiasta Akemi, intenta a riproporgli il gioco a cui ovviamente il capitano si presta, facendola evidentemente vincere di proposito.
Marco sbuffa infastidito, non riuscendo ancora a capire il perché di tutto quell'entusiasmo. Ha capito come funziona quello stupido gioco, cosa c'è di fantastico?
«Cip Cip?» abbassa lo sguardo scocciato sulla bambina che stringe i pugni in aria, invitandolo a giocare, e, senza tante cerimonie, le scansa in modo brusco entrambe le braccia, facendocela rimanere male.
«Cip Cip...» la sente pigolare con tono rattristato, decidendo però di non darle peso. Non le darà tutte quelle attenzioni come i cerebrolesi dei suoi fratelli!
«Lascia stare, Akemi...» Satch la solleva da terra, poggiandosela su un fianco e porgendole un biscotto «Prova un po'.»
La piccola studia con attenzione la pietanza, annusandola e tastandola minuziosamente, portandosela dopo un attento esame alla bocca, mordendo con decisione, sorridendo al comandante in segno di approvazione.
«E brava angioletto!» esclama Ace, strappandola dalle braccia del fratello e facendola volteggiare per aria, scatenandone le risate.
«Marco.» la voce dura e profonda del capitano arriva nitida alle orecchie della Fenice, che senza indugi si avvia verso il suo seggio, fino a bloccarsi di fronte alla sua imponenza.
«Non ho intenzione di farmela piacere.» afferma secco, una mano poggiata distrattamente sul fianco e l'espressione seccata.
«Abbi almeno la decenza di trattarla bene.» scuote la testa, Barbabianca, consapevole che con lui ci vorrà più tempo. Non è mai stato un tipo troppo socievole, e sa bene che non ha mai provato una grande attrazione per i bambini.
Annuisce distrattamente Marco, dirigendosi con passo calmo e scanzonato verso la prua, dove si siede scompostamente sul parapetto, osservando l'orizzonte.
«Perché non ti piace?» gli domanda Satch, giunto silenziosamente alle sue spalle.
«Non mi piacciono i bambini in generale.» risponde secco senza neanche pensarci, continuando a fissare la distesa d'acqua che si perde di fronte ai suoi occhi.
Malgrado siano anni che naviga quei mari, non riesce ancora a capacitarsi di quanto ogni volta quella stessa estensione azzurra riesca ad affascinarlo sempre di più.
«Però non ti ha fatto niente di male...»
«Mi chiama Cip Cip!»
«Glielo abbiamo detto noi, andiamo! Pensi che lo faccia con cattiveria?! Quell'esserino è così dolce che potrebbe far venire il diabete!»
Marco sbuffa per l'ennesima volta, passandosi una mano tra i capelli biondi, venendo poi richiamato da qualcuno che gli tira la camicia.
Abbassa lo sguardo su Akemi che lo guarda con occhi dolci, porgendogli timidamente la parte rimanente del suo biscotto.
«Non fare lo scorbutico, su!» lo incita a bassa voce Satch, facendo poi l'occhiolino alla bambina.
La Fenice lancia una fugace occhiata all'amico, truce, per poi tornare a concentrarsi sulla bambina dal viso angelico che continua a fissarlo speranzosa, decidendo infine di afferrare quel piccolo dono bavoso, poggiandolo con noncuranza sulla balaustra su cui è seduto.
«MACCO!» Urla contenta, allungando le braccia sottili per essere presa in braccio anche da lui, l'unico con cui non ha avuto il minimo contatto.
Marco abbassa semplicemente lo sguardo, indifferente, sibilando un appena udibile «Scordatelo.»

Il resto del pomeriggio trascorre tra una risata e l'altro, e l'ora di cena arriva in un batter d'occhio.
I vari comandanti sono seduti al proprio tavolo, parlottando tra loro, mentre Barbabianca se ne sta con Akemi, intenta a lanciare molliche di pane un po' ovunque, come le ha insegnato Ace.
«Mangialo, invece di lanciarlo.» la rimprovera il capitano, senza però usare un tono sufficientemente duro.
Non riesce ad essere duro con lei, malgrado sappia che sia necessario per educare un infante.
«Capitano...» la voce debole e preoccupata di Ran lo fa voltare di scatto, il cuore fa una capriola nel petto.
È stata tutto il giorno ad esaminare i campioni di sangue, e l'idea che abbia trovato qualcosa di anomalo si fa pericolosamente largo nella mente dell'uomo.
Per una frazione di secondo i suoi occhi si posano di nuovo sulla bambina che continua a giocare tranquillamente a quello che pare essere il suo nuovo hobby: provare ad infastidire quel bonaccione di Teach*.
Infatti, durante il pomeriggio, ha provato in tutti i modi a dargli noia, saltando fuori da posti improbabili all'improvviso, mordicchiandolo ai polsi e tirandogli i capelli, ricevendo come unica reazione delle spasmodiche risate.
Adesso, per dispetto, prova a colpirlo con le molliche e per ripicca l'uomo le afferra quasi tutte al volo, facendole di tanto in tanto la linguaccia.
«Cosa avete scoperto?» le domanda con tono duro, togliendole i fogli di mano e osservandoli con attenzione, non capendoci poi molto.
«Gli esami hanno dimostrano una lieve anemia, ma niente di eccessivamente preoccupante. C'è anche una concentrazione leggermente bassa delle vitamine A e B dodici, mentre l'immunoglobulina è più alta del solito. Inoltre pare che abbia un metabolismo molto accelerato, motivo per cui è così magra.» spiega la donna, continuando a fissare la bambina domandandosi incessantemente cosa abbia «Non so davvero spiegarmi il perché di questa crescita repentina, capitano. Oltre a quei valori, non è risultato niente di anomalo. Assolutamente niente.»
«Allora vuol dire che non è niente.» afferma convinto, restituendole il foglio «È stato un caso.»
«Capitano, con tutto il rispetto, queste non sono cose che accadono per caso. Anche se fosse invece non è normale!» controbatte prontamente, vedendolo accigliarsi «Se domani mattina sarà cresciuta ancora? Se dovesse continuare a crescere a questo ritmo? Ieri mostrava meno di due anni, mentre adesso ha l'aspetto di una bambina di circa quattro anni. Se realmente crescesse a questo ritmo? Se realmente aumentasse di due anni a notte, tra un mese mostrerebbe una sessantina d'anni!»
«Ran, falla finita. Tra circa dieci giorni attraccheremo su un'isola e la faremo visitare in un'ospedale meglio attrezzato.» il suo tono è duro e deciso, non ammette repliche di alcun genere.
Continua a fissare la sua bambina che ha raggiunto Vista e che adesso gioca con il suo cilindro ignara di ogni cosa.
Incrocia gli occhi di Ace e di Marco per un breve istante, in cui capisce subito che i due hanno capito che la cosa è grave e che lo sta preoccupando.
«Appena avete finito di cenare portatela a letto.» ordina duro, alzandosi e dirigendosi verso la sua stanza a grandi falcate, non prima però di aver carezzato la testa di Akemi, troppo impegnata nell'azzannare un piatto per prestargli troppe attenzioni.
«E ti pareva che ce la dovevamo sorbire noi...» ringhia Marco non appena l'uomo si è sufficientemente allontanato, guardandola con risentimento «E vedi anche di addormentarti al volo stasera, perché ti soffoco con un cuscino!»
Ignara di essere stata appena minacciata, Akemi scoppia in una fragorosa risata, afferrando un ananas abbandonato sul tavolo e portandoselo sulla testa, scatenando così le risate generali e l'ira della Fenice.

«Su, dormi!» le ordina convinto Ace, tirandola giù per le spalle e mettendole la coperta fin sulla bocca, convintissimo che quel gesto sia sufficiente.
La piccola, in tutta risposta, si rialza a sedere, battendo le manine e sorridendogli allegra, non mostrano nessuno segno di stanchezza.
«No, ho detto dormi!» ritenta, ripetendo il procedimento, alzando le mani in segno di resa quando la piccola si alza in piedi sul letto, saltellando con tutta l'intenzione di rimanere a giocare con loro per tutta la notte.
«Questa non ne vuole proprio sapere eh?» borbotta Vista, lisciandosi i lunghi baffi mentre osserva la piccola dimenarsi sotto la ferrea presa della Fenice, più che intenzionato a metterla a dormire per non doversi più sorbire le sue urla stridule.
«Provate con una favola, ieri sera ha funzionato.» afferma con tono pacato Ran, posando dei vestiti vecchi di alcuni pirati su una sedia per l'indomani, facendo poi un tenero sorriso alla piccola prima di avviarsi verso la porta.
«Perché non ci pensate voi?» le ringhia contro Marco, che ancora tiene inchiodata al materasso la bambina, che per liberarsi ha cominciato a sbavargli sulle mani.
«Perché noi dobbiamo andare a fare dei controlli al capitano. Ora, se voi foste dei bravi medici lascerei a voi il compito e racconterei personalmente la favola alla piccola, ma dal momento che siete un branco di ignoranti in materia, ora vi mettete qui buoni, buoni e le raccontate una favola!» sbotta l'infermiera, infastidita dal tono troppo scontroso del biondo comandante.
«Come si arrabbia facilmente...» borbotta Ace non appena la donna si chiude la porta alle spalle, mettendosi a sedere in fondo al letto con la schiena poggiata contro la parete, facendo tranquillamente accoccolare la bambina sulle sue gambe.
Nella cabina è calato un profondo silenzio, interrotto in tanto in tanto da qualche versetto della piccola, intenta a giocherellare con i lacci del cappelli del ragazzo su cui si è comodamente appollaiata.
«Qualcuno conosce qualche favola?» domanda sospirando Vista, desideroso di andarsene a letto il prima possibile e farsi una sana e rigenerante dormita.
Il gruppo di pirati ci pensa su, arrivando poi alla semplice conclusione che non ne conoscono neanche una.
Tutti, eccetto Satch «Si! Quella della schiava e dei topi!»
I comandanti si voltano verso di lui guardandolo con aria confusa e anche vagamente circospetta, non ricordandosi di aver mai sentito di una storia che parlasse di cose simili.
«E che è?!» domanda Izo con tono scettico, aprendo il piccolo oblò e accendendosi una sigaretta, ignorando le poche lamentele dei suoi fratelli.
«Lasciate fare a me.» afferma convinto Satch, prendendo la sedia e mettendosi di fronte ad Akemi, che a sua volta lo guarda incuriosita.
Prende poi un respiro profondo, preparandosi mentalmente, lasciando la stanza in un silenzio tombale finché non decide di cominciare «C'era una volta una povera ragazza di nome Cenerentola che aveva due sorellastre cesse e che intratteneva una relazione con un topino. Faceva pure la schiava in casa sua e non riceveva neanche un berry in cambio!
Un giorno la megera scoprì la tresca con il topino, e le vietò di andare al ballo, in modo da non rubare quella checca del Principe Azzurro ai due cessi. Cenerentola se ne sbatté altamente e continuò a farsi il topo nel tempo libero.
Però alla lunga si stufò del roditore e pensò bene di chiamare quella vecchia rincoglionita della Fata, che le regalò un brutto vestito, una zucca puzzolente come carrozza e trasformò pure i suoi adorati topi in cavalli, dicendole che a mezzanotte doveva essere a casa, sennò...» di punto in bianco si blocca, assumendo un'espressione improvvisamente confusa «Oddio, gente, non ricordo!»
I vari comandanti, notando che quell'assurdo e alquanto imbarazzante racconto ha suscitato tutto l'interesse della bambina, e notando anche il fatto che si è mezza appisolata sul petto di Ace, decidono di correre in suo aiuto, cercando di terminare la frase che il fratello ha lasciato sospesa.
«Sennò i marines l'avrebbero trucidata e buttata in mare.» afferma convinto Pugno di Fuoco, con voce lugubre e decisamente teatrale.
Satch lo guarda storto per un brevissimo istante, per poi annuire e decidere di continuare con la favola «Ok, può andare. Allora, dov'ero rimasto? Ah si: al suo arrivo alla festa tentò in tutti i modi di attirare l'attenzione del pubblico, riuscendoci solo ubriacandosi di brutto e comportandosi come una sgualdrina, così le guardie si trovarono costretti a buttarla fuori.
Il principe ritrovò una scarpetta di cristallo sullo scalone reale, e poco più in là trovò Cenerentola a fare il bagno nuda nella fontana. Si innamorò così di una volgare gentildonna e decise di sposarla, così, su due piedi. Cenerentola non capiva ovviamente niente perché il sakè si era impadronito del suo cervello già di per sé tarato.
Scattò però la mezzanotte e lei si ritrovò nuda nel mezzo della sala da ballo, che brulicava di marines. Così, dopo averla vista, le saltarono tutti addosso e la uccisero.» conclude convinto, facendo sorridere felice la bambina che non ha capito neanche la metà del racconto.
«Satch, ma che cazzo di insegnamento dovrebbe avere questa storia?!» gli urla contro Marco, già pronto accanto alla porta per andarsene.
«Ovvio: non fidarsi dei marines!» risponde quello con ovvietà, allargando le braccia e sorridendo giocosamente.
I vari comandanti alzano gli occhi al cielo, senza però negare quanto detto dal compagno. Si avviano poi verso la porta dopo aver lanciato un'ultima occhiata verso la piccola che, inspiegabilmente, è crollata addormentata da un momento all'altro.
L'ultimo ad uscire è Ace, intenerito nel vederla così calma e serena, e prima di chiudersi la porta alle spalle si ritrova a mormorare tra sé e sé «Sogno d'oro, Angioletto.»



*Bonaccione, si, perché nei ricordi di Ace si era mostrato un buon compagno, anche se poi ha rivelato di essere feccia, una MERDA al maiuscolo, un rifiuto umano, un ********************* !!! (La smetto ora perché sennò potrei essere bandita dal sito)


Angolo dell'autrice:
Avevo detto che forse non avrei aggiornato prima di Capodanno, ma visto il “successo” del primo capitolo non sono riuscita a trattenermi e ho scritto alla velocità della luce!(Kizaru mi fai una pippa!)
Onestamente adesso ho il terrore di deludere le vostre aspettative e di ricevere delle scarpate in faccia >.<
Mettiamo subito in chiaro una cosa: si, il rapporto tra Marco e Akemi si evolverà in qualcosa di più dell'odio fratello-sorella, ma ci vorrà parecchio tempo. Come avete notato in questo capitolo, inoltre, Akemi ha una crescita sorprendente (in futuro spiegherò perché e cos'è, ma dovrete pazientare), quindi non temete: Marco non s'infatuerà di una bambina di dodici anni, ma di una donna vera e propria. (PS: Marco in questa storia ha 26 anni, e chissenefrega se nella storia è con BB da anni e anni!)
Anche rileggendo il regolamento non ho trovato niente riguardante questa mia folle idea, spero solo di non andare oltre e di fare un pastrocchio >n<
Vabè, nel caso me lo farete presente, ok? :)
Comunque adesso devo davvero ringraziare di cuore Vivi y, Chiaki Tanimura, Monkey_D_Alyce, Okami D Anima, ankoku, Lucyvanplet93, iaele santin e Mistery_Lawliet per le magnifiche recensioni che mi hanno lasciato! Davvero, grazie, grazie, grazie, grazie, GRAZIE! Ogni volta che vedevo che c'era una recensione in più sembrava che camminassi tra le nuvole da quanto ero felice! ^w^
Ringrazio inoltre tutti quelli che l'hanno letta, messa tra preferite/seguite/ricordate. Siete davvero troppo gentili :3

Per concludere spero di avervi strappato almeno un sorriso con questo capitolo un po' demenziale (è voluta la cosa, non temere, tra non molto riavremo i nostri pirati!).
A presto, un bacione e di nuovo auguri!

  
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