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Autore: _Natsuki_    21/05/2008    10 recensioni
Era davvero strano. Perché semplici gesti come questi, se compiuti da lei, diventavano paradiso per la mia mente?
Edward Anthony Masen, un normale ragazzo diciassettenne del 1918, vive la sua vita solitaria con i genitori e desidera andare in guerra.
Cosa accadrà ad Edward?
Un dolce incontro ed un profondo amore sconvolgeranno l' esistenza di questo umano.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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E
ternal Years of Love

 Chicago 1918






Quando musica tu suoni, mia musica,

su quel beato legno che alle dita
gentili replica mentre conduci
la vibrante armonia che mi smarrisce,
quanto invidio quei tasti che in su e in giù
tenendo il cavo di tua mano baciano -
e dal raccolto le mie labbra escluse,
lì accanto, si fan rosse a tanta audacia.
Ben situazione e stato muterebbero,
purché tu le sfiorassi, con quei rapidi
in danza - e tu scorri sì che lieto
fai morto legno più che vive labbra.
Se tanta sorte hanno quegli sfrontati,
dà lor le dita, a me le labbra al bacio.

William Shakespeare


_________________

Chapter three: Simple doubts



« Benvenuti » esclamò mia madre, destandomi dalla completa attenzione verso l' angelo.

Isabella ricordava veramente una creatura celestiale.
Era avvolta in uno splendido abito bianco, lungo sino al ginocchio. Due sottili spalline lo sorreggevano.
Sotto il seno, il vestito veniva stretto da una fascia oro, con dei piccoli ricami ai bordi.
I piedi calzavano un semplice paio di tacchi, del medesimo colore dell' abito,  ed erano alti solo qualche centimentro, ma la ragazza sembrava comunque insicura a camminare.
I soffici capelli erano sciolti e da essi, con le luci che la casa emanava, nascevano dei magnifici riflessi rossicci.

« Grazie per l' invito, siamo lieti di cenare nella vostra casa » ringraziò il signor Swan.

Un paio di cameriere presero i soprabiti degli ospiti e, dopo un buffo inchino, se ne andarono.
Isabella stava ridendo sommessamente per quelle attenzioni. Sua madre la guardò male e lei smise, imbarazzata.

« Possiamo andare in soggiorno per l' aperitivo » suggerì gentilmente mio padre.

« Certamente » acconsentì Charlie.

Tutti insieme ci dirigemmo verso la grande stanza, con passo lento.
Notai Elisabeth avvicinarsi a Renée e cominciare una formale discussione.
Mio padre si sedette su una poltrona, imitato da Charlie, al suo fianco. Le due signore occuparono un piccolo divano.
Io e Isabella rimanemmo in piedi, a fissare il pavimento in direzioni opposte.

« Sedetevi, ragazzi »  ci disse mia madre, indicando l' unico divano rimasto.

Inarcai sospettoso un sopracciglio, ma feci ciò che mi aveva detto.
La ragazza arrossì vistosamente e si mise al mio fianco. Sorrisi della sua timidezza.

« Edward, ho saputo da tuo padre che ami la letteratura... » cominciò il signor Swan.

« Si, mi piace leggere »

« E' strano trovare ragazzi della tua età interessati alla lettura. Di questi tempi sono tutti influenzati dalle nuove tecnologie.
E dimmi, quale artista preferisci? »

« Shakespeare... » sussurrai distratto.

L' uomo iniziò un lungo monologo, a cui non prestai attenzione. I miei occhi erano concentrati su una persona sola.
La guardavo di sfuggita, quasi temendo il suo sguardo. Lei aveva le mani congiunte, fissandole con finto interesse.
Perché i miei pensieri verso lei erano cambiati? Cosa aveva provocato questo mutamento?
Ora che era al mio fianco, esile e fragile, il mio cuore batteva con ritmo veloce. Avevo paura che potesse uscirmi.
Sapevo che era Isabella a provocarmi queste inaspettate sensazioni. Ma perché?
Cercai invano risposte nella mia mente e non mi accorsi di avere cinque paia di occhi che mi scrutavano.

« Edward? » mi chiamò Elisabeth.

Sussultai e sbattei le palpebre per rimprendere contatto con la realtà.

« Si? ». Ero ancora un pò confuso.

« Desideri qualcosa da bere? » chiese. La ringraziai mentalmente per non avermi domandato il motivo della distrazione.

« No, grazie ». Dovevo assolutamente uscire. « Scusatemi, devo andare al bagno ».

I signori presenti annuirono con la testa e presero a parlare di argomenti futili.
Mi incamminai verso il corridoio, la strada esatta per la toilette, ma appena varcato, mi voltai verso sinistra ed uscii nel terrazzo.
In quel piccolo angolo di pace regnava il buio, tranne che per un piccolo stralcio di luce proveniente dalla dimora.
L' aria era gelida ed il cambiamento di temperatura mi provocò dei brividi. Mi strinsi nelle braccia.
Tutto ciò che mi circondava era coperto da un leggero velo d' acqua, dovuto alla pioggia precedente.
In alcuni punti era anche lievemente ghiacciata, i quali non mi permettevano un grande equilibrio. Sospirai per quella cattiva situazione.

« Ah! ». Lo strillo acuto provenì dalle mie spalle e, circa tre secondi dopo, mi ritrovai con la faccia a terra.

Una piccola figura tremante era raggomitolata sul mio petto, stringendo forte la camicia.
Ero stato completamente preso alla sprovvista: avevo una guancia dolorante, tutti i vestiti bagnati ed una ragazza mi abbracciava terrorizzata.
Il pensiero di quest' ultima cosa mi fece inevitabilmente arrossire. Mi schiarii la voce e balbettai incerto.

« I-Isabella? »

I suoi dolci occhi incontrarono il mio sguardo sorpreso e la sua bocca prese una strana forma circolare.
Le sue mani si appoggiarono al mio petto.
Anche se l'azione durò solo pochi attimi, sentii delle scosse attraversarmi il corpo.

« Scusami! ». Si rialzò velocemente, ma questo non fece che causare un ulteriore caduta.

Cominciai a ridere, sotto il suo viso sbalordito, e spostai il suo docile peso per potermi alzare.
Allungai una mano verso di lei. Lei la guardò titubante e, dopo uno sbuffo, la afferrò.
Si strinse forte a me per non scivolare nuovamente. Indeciso, le avvolsi un fianco con un braccio. Sobbalzò per quel contatto.

« Siamo ancora vivi, dopo questa lunga avventura » mormorai quando rientrammo in casa.

Lei mi regalò un sorriso abbagliante, a cui non potei non rispondere. Era davvero bellissima.
Un sorriso che si spense pian piano per far posto ad un viso pallido e terrificato.  Pensavo che da un momento all' altro avrebbe potuto vomitare.
Mi avvicinai preoccupato, ma lei si allontanò. Aveva gli occhi lucidi e presto le sue goti si rigarono di candide lacrime.

« Edward... » fu la prima volta che le sue rosse labbra pronunciavano il mio nome e non me ne sentii degno « perdonami, sono davvero stata una stupida » continuò.

Nonostante la riluttanza, fece un paio di passi verso di me e mi accarezzò la guancia. Rimasi immobile, basito per la splendida sensazione che provavo.
Era davvero strano. Perché semplici gesti come questi se compiuti da lei diventavano paradiso per la mia mente?
La sua mano si ritirò con dolcezza e la guardò spaventata.
Piccole goccie di sangue colavano dal suo dito.

« Scusa, non volevo ....  »  ripeteva quelle parole, mentre gli occhi rossi lasciavano scorrere lacrime dolorose.

Le afferrai il polso e la trascinai con me. Non si ribellava, ma era comunque sorpresa e rigida.
Arrivati in camera mia, aprii un cassetto e presi ciò che desideravo.
Glielo porsi e lei lo afferrò, sbalordita.

« Ti preoccupi per me, quando stai morendo dissanguato? » chiese girandosi tra le mani il fazzoletto di stoffa. Notai una nota di sarcasmo nella sua voce.

Risi ed aspettai che si asciugasse il viso. Si accorse della mia attesa e alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
Lentamente, con il fazzoletto, mi tolse il sangue dalla guancia. La fissai sbigottito.

« Sei il ragazzo più gentile che io abbia mai conosciuto nella mia vita... » sussurrò, avvicinandosi per controllare il lavoro che stava facendo. Stranamente, non sembrava né imbrazzata di quelle parole, né insicura nel pronunciarle « ... Ma per questo non devi certo fare l' eroe ogni volta ».

Che esagerazione. Era solo una piccola ferita.

« Ti da fastidio? » le domandai.

« Cosa? »

« Il sangue »

Storse il naso, sorridendo « Non mi piace l' odore, mi provoca qualche giramento ». Notai solo allora che respirava con la bocca.

« Vuoi che mi allontani? »

« No, tutto a posto » rispose ancora solare.

Tenne il pezzo di stoffa fermo finché l' emorragia non si fermò. Strofinò ancora un paio di volte e lo esaminò.

« Scusa, ti ho rovinato il fazzoletto » disse, mortificata.

« Credo che le scuse per questa sera possino bastare. E comunque, ti preoccupi per cose insignificanti ». Non era un rimprovero, ma una constatazione.

Prima che potesse parlare, la porta si spalancò ed entrò mia madre.
Il suo sguardo era severo, però, notando Isabella, si riaddolcì con fare cortese.

« La cena è pronta ». Il suo tono di voce sembrava triste.

« Arriviamo ». Prima di uscire, notai la malinconia nei suoi occhi, anche se non ne capii il motivo.

La serata trascorse tranquilla. Il signor Swan parlò soprattutto di attività sportive a me sconosciute, e mio padre lo seguì con interesse.
Io e Isabella ci guardavamo di sfuggita e, a volte, ci sorridevamo senza motivo.
Renée, ad un certo punto della cena, domandò come mi ero procurato il graffio sul viso. Dopo aver guardato la figlia, le dissi che ero accidentalmente scivolato. Soffocai a stento un sorriso.
Verso la mezzanotte, gli ospiti decisero di tornare nella loro casa.
Andai vicino alla ragazza per salutarla.

« Devo preoccuparmi che la carrozza faccia un incidente o posso dormire tranquillamente? » chiesi sarcastico.

Alzò un sopracciglio « La seconda opzione. Non sono così pericolosa ».

« Non sono d' accordo, ma per questa volta sorvolerò » dissi ingenuamente  « Mi sono divertito stasera »

Scoppiò a ridere. « Certo. Ti sei più divertito quando ti sono caduta sopra o quando ti ho fatto sanguinare? »

Mi unii con lei nella risata.
Charlie chiamò, con voce roca, la figlia.

« Comunque sono stata bene anche io. Davvero. Ci rivediamo » mormorò.

« Ci rivediamo, Isabella » ripetei.

« Oh, ti prego, chiamami Bella » disse sorridendo, prima di scomparire dietro la porta.

Rimasi fermo per qualche minuto. Il suo allontanamento mi aveva provocato uno strano vuoto al cuore.
Scossi la testa e sorrisi con amarezza.

Sogni d' oro, mia Bella.


________________________

Ecco il terzo capitolo. So che non è scritto molto bene, ma alla fine della scuola tutti facciamo fatica a trovar tempo.
Qui si nota che Bella non è molto cambiata dall' originale di Twilight.
Edward invece è il solito gentiluomo, e personalmente adoro questo suo aspetto.
Per il prossimo capitolo non assicuro niente, ma potrei metterci molto. Finita la scuola cercherò di avere ritmi più sostenuti.
E passo ai ringraziamenti per le persone che mi recensicono e non sanno che gioia mi danno:

Sheerer: Grazie per la recensione e per averla aggiunta tra i preferiti. Sono davvero contenta che l' idea ti piaccia.
Giuggiolina: Grazie. Hai veramente capito il messaggio che volevo dare. Volevo risaltare l' umanità di questo nuovo personaggio, farlo differenziare da quello della Meyer. Spero che la storia ti piaccia ancora e sono felice che il mio modo di scrivere ti provochi tutte queste emozioni. Grazie veramente.
_BellaBlack_: Grazie per il commento. Non si tratta proprio di un colpo di fulmine quello di Edward. Lui non ne è conscio, ma sono state le parole di Bella a fargli cambiare idea sulla ragazza. Sono contenta che ti piaccia come scrivo, anche se io personalmente non lo trovo molto bello. E comunque non sbagli, la storia sarà romantica e cercherò di non far mancare i colpi scena.
Whattina: Grazie. Tu, bravissima, che commenti me. Wow, sembra un sogno. Scherzo, mi fa piacere che la storia ti attiri. Edward, in effetti, volevo farlo risaltare come un personaggio affascinante, ma anche divertente e generoso. E' piuttosto complesso per me scrivere i suoi pensieri. Vorrei farlo veramente diventare come l' Edward umano, quello che è vissuto prima di Twilight. Spero di esserci riuscita.
Midnight dream; PenPen; claudiacullen; Hele91: Grazie anche a voi per aver recensito. Continuate a leggere.

• Ringrazio infinitamente anche chi ha solo letto e chi l'ha aggiunta tra i preferiti.





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