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Autore: AndreaMesso45    30/12/2013    2 recensioni
In una giornata di novembre, alle 19.48 ci fu il contatto.
In questo capitolo un gruppo di amici viene coinvolto e deve rifugiarsi nel ristorante dove stavano cenando, sarà necessario prendere delle decisioni importanti...
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL CONTATTO

CAPITOLO IX

 
Non sentì nessuna risposta, così riprovò a voce più forte "Chi c'è la fuori?" e ottenne la sua risposta ... ma per molti non fu una vera risposta, ma un idillio di terrore.
Era una voce calma e piatta, priva di qualunque emozione … "Fatemi entrare".
"Ho capito bene?" domandò Vincenzo girandosi verso tutti, poi ritentò "Come? Ripeti!"
"Fatemi entrare" rispose la voce con la stessa cadenza di prima.
A Giovanni si accapponò la pelle sentendo quelle parole, si girò verso Luca e lo osservò bene, anche lui aveva avuto la stessa sensazione e a sottovoce gli disse: "Quella non è una voce umana" ... l'amico annuì.
Vincenzo allora continuò "Chi sei? Come ti chiami?" ma ricevette la stessa identica risposta "Fatemi entrare. Entrare. Voglio entrare."
"Da dove vieni?" chiese ancora, "Io voglio entrare." disse aumentando il volume della voce ... "Oh cazzo" affermò il ristoratore ma non smise di parlare: "Perché vuoi entrare?".
"Io devo entrare. Io devo entrare!" affermò con un volume sempre più alto ... "Oh cazzo!" disse ancora Vincenzo e poi girandosi indietro "Siete ancora convinti di voler uscire voi altri?" ... quella cosa là fuori lo sentì e si mise ad urlare facendo tremare il pavimento ed i lampadari "Fatemi entrare!!!"
"Cazzo d'un cazzo del cazzo!!" urlò Vincenzo cadendo per terra.
"Che lo faccia entrare!" urlò un uomo che di professione faceva il commesso nel supermercato della città, "Che lo faccia entrare che gli spacco quella faccia da culo che si ritrova!" e continuò "Mi hai sentito, invertebrato! Entra pure così ti rompo quella testa che ti ritrovi! Entra!!" e ci fu una scossa di terremoto enorme che fece cadere tutti per terra.
Quelli che riuscirono ad alzarsi subito corsero tutti verso la porta vetro a mantenere quell'entrata ben chiusa e blindata dai mobili.
"Siete contenti che l'avete fatto incazzare?" domandò Marco in modo sarcastico;  "Vi farò cose" disse quella  voce fuori "se non mi fate entrare".
"Lasciaci in pace! Lasciaci in pace!" urlò una donna.
"Fatemi uscire che lo prendo a calci" gridò un uomo e venne placcato da due ragazzi per non farlo avvicinare alla porta; a quel punto la situazione era completamente degenerata.
Un altro signore partì alla volta della porta e venne bloccato da Marco che lo prese per la cintura e ricevette come 'regalo' un bel cazzotto sul naso che lo fece arrabbiare moltissimo.
Iniziò una rissa, alcuni cercavano di avvicinarsi alla porta ed altri tentavano di fermarli.
"Se è un essere umano, può essere fermato!" sentenziava uno e Giovanni rispondeva "quella cosa non è umana, non sapete quello che fate! Ci farete uccidere tutti".
Vincenzo tentava anche lui di schierarsi ma venne messo in mezzo e quindi decise di defilarsi; Chiara, che fin'ora era rimasta in disparte con l'amica Giulia, entrò nel merito bloccando un ragazzo che voleva uscire e ricevette uno spintone così forte da farla cadere; Giovanni vedendo la scena gli esplose il sangue nelle vene e prese a pugni quel ragazzo gridandogli in faccia: "Come ti sei permesso, stupido idiota!" ma non era molto forte e fisicamente era abbastanza mingherlino e quindi le prese anche lui.
Cadde per terra perdendo sangue dal naso, gli si avvicino Chiara cercando di alzarlo; Luca, intanto, si era posizionato davanti a quella porta tanto ambita con il compito di non far passare nessuno ma subì dei pugni e dei calci anche lui.
Ormai, sembrava che la maggioranza fosse per gli uomini che erano intenzionati ad uscire, come il padre di Maria che, avendo perso la figlia, non gli interessava di morire ma solo di fare un po' a cazzotti con quella cosa che gliela aveva portata via, era accecato dall'odio.
"Non sapete quello che fate!" urlò Giovanni e si beccò altri insulti.
Non c'era niente da fare, si rialzò da terra e tornò a dare aiuto ai suoi amici che combattevano per non uscire. Venne rapidamente risteso con un sinistro che non capì nemmeno tanto bene da dove gli era arrivato, rotolò rovinosamente per terra con il naso sempre più insanguinato e con le lacrime agli occhi.
Anche Giuseppe era malridotto, aveva subito una marea di botte al viso ed alla pancia ed era accasciato per terra.
"Smettetela! Vi prego!" urlava Lucia piangendo e cercando di non far passare la gente, ma ricevette pugni e spintoni anche lei.
Ben presto fu messo fuori gioco anche Marco e Luca che dovettero arrendersi al commesso che possedeva un coltello e lo agitava velocemente senza alcuna difesa o logica "Vi ammazzo tutti! Vi ammazzo tutti!".
Era completamente partito, Giovanni si accorse immediatamente quando l’amico Marco tentò con un ultimo gesto di disarmarlo e avrebbe voluto urlargli di non farlo ma non ci riuscì.
L'amico si buttò su quell'uomo che nel parapiglia riuscì ad accoltellarlo alla pancia; Marco ricadde su se stesso e cominciò a perdere sangue dall'addome e dalla bocca.
Lucia si buttò su di lui premendo sulla ferita e tentando di non cadere nella più completa disperazione, era una ragazza molto decisa e forte, in quel momento Marco la amò all'infinito.
"No!!" urlò Giuseppe "Ne volete ancora??" sbraitò il commesso con gli occhi tutti spalancati, era ormai preda delle sue emozioni, bisognava stargli lontano.
Giovanni osservando la scena si sentì tradito e schifato da quelle persone che avevano completamente perso il lume della ragione, nessuno aveva detto niente riguardo quello che aveva fatto quel tipo, aveva appena accoltellato a sangue freddo un altro ragazzo senza fare una piega e gli altri lo difendevano.
"Mi fate schifo! Forza! Uscite! Uccideteci tutti!" gridò Giovanni con le lacrime agli occhi asciugandosi il sangue dal naso.
"Bene. Vedo che hai compreso, ragazzino. Le cose lasciale fare a chi ne capisce" affermò un altro uomo.
Cominciarono a spostare dapprima le sedie e poi gli armadi.
La scena che si presentò a tutti davanti alla porta vetro fu terrificante; dietro a quella soglia non c'era nessuno se non una nebbia rossa e fitta ma sul vetro vi erano delle scritte terrificanti.
Quel rumore che avevano sentito era proprio un dito che stava scrivendo sulla lastra di vetro e la frase che vi lessero era mostruosa: "Toc. Toc. Vieni fuori a giocare con me" ed aveva una grafia orribile di colore rosso ... alcuni giurarono fosse proprio sangue.
"Ah si? Ci vengo io a giocare con te!" latrò il commesso furioso ed ormai folle ed impugnò bene il suo coltello sporco di sangue prima di attraversare quella soglia.
La nebbia non tentò di entrare, sapeva benissimo che sarebbero stati loro, gli uomini, ad uscire da lei e gli aspettò a braccia aperte.
Si innalzò una tormenta di vento epocale che cominciò a risucchiare tutto l’interno del ristorante verso l’esterno.
Il padre di Maria la vide tra la nebbia, forse fu una allucinazione, o forse era veramente lei ... ma chi può saperlo, sta di fatto che corse fuori ad abbracciarla e sparì nel fumo rosso.
 

Quello che successe dopo fu qualcosa di frenetico e veloce; in preda alla confusione qualcuno tirò con se Luca che venne sbalzato fuori tra la nebbia e sparì anche lui, così Giuseppe si buttò per cercare di riprenderlo e con lui Vincenzo che urlò di stare attenti ... sparirono tutti e tre nella nebbia.
Lucia teneva tra le braccia Marco che le sorrideva, si baciarono e chiusero gli occhi aspettando l'arrivo di una nuova tempesta ...
Giovanni, in mezzo a tutto quel trambusto e tormento, prese in mano la sua vita e le sue decisioni, decise che non era il tempo di morire, che non era il tempo di lasciarsi andare, era il tempo di fare le scelte che in un modo o nell'altro gli appartenevano.
Si girò verso Chiara, il vento soffiava velocissimo, i capelli mori le volteggiavano per tutto il viso, le diede la mano ... lei la prese e lo guardò negli occhi ...
"Che ne dici, Chiara? Tentiamo l'impossibile?" chiese Giovanni e lei non seppe far altro che annuire decisa con un sorriso.
Lui si alzò e la prese in braccio con tutta la forza che gli rimaneva in quel momento, poi disse "Promettimi solo una cosa" ... e lei "Cosa?" ... "che terrai gli occhi chiusi" e si buttò nella nebbia.

FINE...
   
 
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