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Autore: Bloode    30/12/2013    1 recensioni
Cameron è il primo grande amico di Ariel, si conoscono da quando Ariel è nata e hanno giocato insieme fino all'età di sette anni. poi un giorno Cameron e la sua famiglia svaniscono nel nulla. Ariel crede che si siano trasferiti e la sua vita continua anche senza Cameron. dieci anni dopo Ariel sembra una ragazza come tante altre e cerca di vivere una vita normale, ma lei in realtà custodisce un grande segreto: appartiene alla grande famiglia delle Fate. tuttavia riesce a conciliare le due vite senza troppi intralci. un giorno però nella vita di Ariel arriva un ragazzo nuovo dal quale lei dovrebbe star lontana perchè è venuto per darle la caccia. ma c'è qualcosa negli occhi di questo ragazzo che attrae irrimediabilmente Ariel. e questo potrebbe creare un grande problema sia per il mondo delle Fate, quello di Ariel che per la setta dei Cacciatori: la nuova famiglia di Cameron, o per come lo conoscerà Ariel... Blake.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ari, sveglia, sei in ritardo per la lezione”
Fece Trent, scuotendo leggermente la spalla di Ariel per svegliarla.
“Mmmh che?”
Ariel era ancora assonnata e stava facendo leva sul petto di Trent per alzarsi e capire cosa stesse succedendo, nella stanza c’era una luce soffusa e aranciata che filtrava dalla tapparelle socchiuse e lo stereo era stato spento, si ricordava di essersi addormentata ma era come se avesse dormito per anni.
“La tua lezione di danza Ariel, devi andare, hai le prove!”
In un attimo Ariel scattò in piedi dal divanetto e quasi non cadde a terra per tutto lo slancio che si era data, poi afferrò un borsone rosso con sopra scritto “Royal” e iniziò a riempirlo, saltellando da una parte all’altra della stanza e prendendo qualcosa da ogni cassetto
“Deodorante, scarpette, salvapunta, acqua…. Dovrebbe esserci tutto, dunque devo solo infilare il body e…”
Era talmente presa dalla fretta che si sfilò la maglia senza nemmeno accorgersi che Trent era ancora nella stanza e che la guardava divertito
“Emh … ti dispiacerebbe uscire… o almeno voltarti”
Fece Ariel,coprendosi il petto con la maglietta, mentre Trent ridacchiava e alzava gli occhi al cielo, mentre si girava di schiena con le mani alzate in segno di resa. Non appena si fu girato, Ariel si infilò la calza convertibile ed il body, per poi metterci sopra un vecchio paio di pantaloni della tuta neri e una maglia a maniche lunghe grigia col cappuccio.
“Fatto puoi girarti”
Trent si girò mentre Ariel raccoglieva i capelli in uno chignon, bloccandoli solo con un paio di forcine, poi fece fare tre giri intorno al  collo alla sciarpa, afferrò il borsone rosso e il giaccone e salutò Trent con un bacio sulla guancia
“Grazie Trent, ci sentiamo presto!”
“Per qualsiasi cosa sono qui”
Ariel gli fece un occhiolino mentre si precipitava giù per le scale, poi diede un bacio leggero a sua madre
“Prendo lo scooter, passo a prendere Gloove, vado a danza e torno, finirò più o meno per le undici, ceno fuori… ti voglio bene mamma”
“Sicura di star bene?”
Chiese lei apprensiva come sempre, anche se in quel caso tutta la sua preoccupazione era giustificata.
“Si … non preoccuparti”
Fece Ariel con una scrollata di spalle, per poi prendere chiavi e casco e dirigersi fuori, verso lo scooter parcheggiato. Infilò il casco e partì a razzo mentre il sole tramontava dietro di lei. Cinque minuti dopo era davanti  al condominio dove abitava Gloove, eccola lì, la stava aspettando in portineria, uscì fuori avvolta da un giubbotto leopardato, con sotto i suoi pantaloni sportivi griffati color prugna. L’unica cosa che le accomunava era la borsa rossa della scuola.
“Ce l’hai fatta! Pensavo non venissi più! Stavo già per …”
“Chiamarmi… si lo so ,ti conosco! Dai monta su e andiamo!”
Gloove fece entrare lo chingon biondo sotto il suo caschetto rosa con i fiorellini sulla visiera e si sistemò dietro di Ariel, iniziando una lotta per far entrare anche il borsone in quello spazio risicato. Dopo un paio di minuti riuscirono a partire e Ariel diede gas, sfrecciando verso la scuola di danza, situata in un palazzo vecchio di almeno centodieci o centoventi anni nel cuore della città. Era un palazzo bellissimo, Ariel lo pensava ogni volta che parcheggiava lo scooter davanti al cancello d’entrata. Il muro di un giallino pallido ma oramai invecchiato e il cancello in ferro battuto un tempo dovevano essere veramente bellissimi, nei suoi anni di gloria quello doveva essere un palazzo ducale. Vicino al citofono c’era in bella vista una targa  in marmo bianco perfettamente lucidata sulla quale spiccavano sfacciate le lettere in oro tridimensionali, scritte in una bella grafia in corsivo che formavano le parole “Scuola di Ballo Royal” e sotto “da trentacinque anni forgiamo i ballerini reali” Ariel odiava quello slogan. Fatto sta che la Royal era considerata la migliore scuola della città e Brant era considerato il migliore insegnante in circolazione insieme a Madame Bressure,  una donna grassoccia che del fisico da ballerina aveva tenuto ben poco; erano due personaggi egocentrici ma c’era un motivo per il quale Ariel continuava ad andare in quella scuola di danza: Madame Giselle, una donna sulla sessantina che raccoglieva i lunghi e sottili capelli grigi in una morbida crocchia, era filiforme e vestiva sempre di nero, girava per la scuola come un fantasma e dispensava consigli preziosi e sorrisi. Era una fata ed era per questo che Claudia e il marito avevano deciso di iscrivere Ariel proprio lì; così che ovunque andasse a passare il proprio tempo in mezzo agli umani avesse sempre qualcuno appartenente alla confraternita che la controllasse. Ariel lo aveva ormai capito e non ci faceva più nemmeno caso, e poi Madame Giselle era così gentile e silenziosa che non potevi non volerle bene.
Ariel e Gloove entrarono nella sala con due colonne e tre pareti ricoperte di specchi, il parquet era di un elegante legno  scuro ben lucidato e Madame Bressure le aspettava burbera come al solito
“Ma guarda chi si è degnato di arrivare! In ritardo come sempre! Alla sbarra! Riprendiamo la sequenza di esercizi di riscaldamento sulle punte e poi con Brant vedremo il lavoro individuale al centro! Muoversi!”
Con aria afflitta Ariel iniziò a muoversi insieme alle altre dodici ragazze e per un ora non fece altro che eseguire gli ordini che quella despota di Madame Bressure le imponeva. Poi fu la volta di Brant, quel pazzo che insegnava sia classico che moderno.
“Ariel, al variazione, dai coraggio non ho tutto il giorno”
Ariel iniziò a ballare sulle note della Coda di Odile, ma era talmente frastornata da tutti gli avvenimenti accaduti quel giorno che sbagliò un passo dopo l’altro, tanto che Brant si sgolò a forza di riprenderla.
Alle dieci  e mezzo l’incubo era finito. Ariel si buttò sotto la doccia sfinita insieme alle altre, poi montò sullo scooter insieme a Gloove, il viaggio trascorse lento; la lasciò davanti casa e poi proseguì al strada per tornare a casa sua. A un certo punto una moto si affiancò allo scooter di Ariel; la ragazza fece finta di nulla, ma iniziò ad avere paura dopo che la moto la seguiva da ben due isolati. Una volta arrivata al semaforo rosso, Ariel vide il motociclista affiancarsi a lei e alzare la visiera del casco integrale. Due occhi azzurrissimi e intensi come il mare spiccarono nel buio della notte. Il semaforo scattò e Ariel riprese la strada verso casa, la moto si avvicinò ancora a lei e lei diede gas; il motociclista accelerò sua volta e la affiancò poi senza mai smettere di guardarla negli occhi, tamponò lo scooter di Ariel mandandola fuori strada. Lo scooter cadde e Ariel venne sbalzata via. Svenuta al ciglio della strada. Il motociclista scese dalla moto e si avvicinò a lei
“Tu e la tua razza pagherete! Giuro! Inizierò prendendo te e poi tutti voi”
Ariel battè le palpebre per capire cosa le stesse succedendo, ma sentì una voce in lontananza
“Lontano da lei brutto mostro!”
Ringhiò Trent, mentre si avvicinava di corsa all’aggressore di Ariel;mentre stava per raggiungerlo il motociclista risaltò in sella e accese la moto sparendo nella notte, così Trent si avvicinò al corpo di Ariel
“Stai bene? Ariel ti prego rispondimi!”
Fece Trent chinandosi su di lei e slacciandole il casco. Le scostò i capelli dal viso e dalla ferita sulla fronte, poi la prese fra le braccia e la cullò, fino a che Ariel non strinse gli occhi e non tossì, per poi dire con una vocina flebile:
“Trent …”
“Si! Sono qui! Dimmi che stai bene ti prego!”
“Quegli occhi Trent… li conosco …. Io lo conosco … ho paura, riportami a casa”
Fece Ariel in un momento di lucidità, poi si riabbandonò sul petto di Trent, che la prese in braccio e la portò a casa sua .
  
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