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Autore: Bloode    30/12/2013    1 recensioni
Cameron è il primo grande amico di Ariel, si conoscono da quando Ariel è nata e hanno giocato insieme fino all'età di sette anni. poi un giorno Cameron e la sua famiglia svaniscono nel nulla. Ariel crede che si siano trasferiti e la sua vita continua anche senza Cameron. dieci anni dopo Ariel sembra una ragazza come tante altre e cerca di vivere una vita normale, ma lei in realtà custodisce un grande segreto: appartiene alla grande famiglia delle Fate. tuttavia riesce a conciliare le due vite senza troppi intralci. un giorno però nella vita di Ariel arriva un ragazzo nuovo dal quale lei dovrebbe star lontana perchè è venuto per darle la caccia. ma c'è qualcosa negli occhi di questo ragazzo che attrae irrimediabilmente Ariel. e questo potrebbe creare un grande problema sia per il mondo delle Fate, quello di Ariel che per la setta dei Cacciatori: la nuova famiglia di Cameron, o per come lo conoscerà Ariel... Blake.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una tempia che pulsava e la confusione più totale in testa, erano tutto quello che riusciva a ricordare Ariel, no, un dettaglio importante era rimasto impresso nel suo cervello:gli occhi del suo aggressore.  Sentiva delle voci in lontananza, ma non riusciva a capire chi parlasse o cosa stesse dicendo
“Credo si stia svegliando”
“Ariel .. stellina come stai?”
 “Scricciolo? Scricciolo che ti è successo?”
Domandarono contemporaneamente Trent, Claudia e Josh, il padre di Ariel. Lei per tutta risposta si portò una mano alla tempia fasciata e strizzò gli occhi per mettere tutto a fuoco.
“Mmmh mamma? Papà? Trent?”
“Si, siamo qui tesoro”
Fece Claudia visibilmente sollevata dal fatto che la figlia stesse meglio, poi le accarezzò una mano, gli occhi di Arielsi posarono su di lei, aveva il volto ancora teso ei capelli bruni e a caschetto erano leggermente schiacciati da un lato,segno che si stava addormentando sul divano insieme al marito. Intorno agli occhi neri da cerbiatta, il mascara era sbavato, segno che aveva pianto, e si era precipitata a casa di Trent indossando solo un cappotto, sotto sicuramente era in pigiama. Poi Ariel guardò suo padre, l’umano della situazione e si rese conto di quanto gli assomigliasse: gli stessi occhi grandi e di un colore indefinito, gli stessi lineamenti morbidi e quei capelli, oramai con qualche sfumatura argentata che li striava, che un tempo dovevano essere dello stesso colore di quelli di Ariel. Era decisamente figlia di suo padre, l’unica somiglianza con la madre erano le labbra, così sottili nel labbro superiore e leggermente più carnose in quello inferiore e le mani: le mani erano identiche, stesse dita lunghe e affusolate, l’unica differenza era che le unghie della madre di Ariel erano sempre colorate di una leggera tonalità di rosa cipria, una manicure sempre impeccabile e raffinata, mentre quelle di Ariel erano smangiucchiate, corte e senza smalto.
Poi infine Ariel guardò Trent, la carnagione olivastra e i capelli neri e riccioluti, che ricadevano sulla fronte e incorniciavano gli occhi castani. Era decisamente bello. Come tutte le fate del resto, c’era qualcosa nel loro DNA che le rendeva belle ed irresistibili. Le si poteva descrivere usando così tanti aggettivi contrastanti che alla fine non si riusciva mai a descriverle per davvero. Poi l’attenzione di Ariel tornò alla sua tempia pulsante e alle domande dei suoi familiari.
“Ariel sei con noi? Ricordi cos’è successo?”
Ariel si sistemò meglio sui cuscini, sedendosi e appoggiandosi alla parete, mentre Trent le sistemava i cuscini dietro la schiena e Claudia intanto era andata a prenderle un bicchiere d’acqua.
“Sono uscita dalla scuola insieme a Gloove, l’ho riportata a casa e… Gloove! È stata aggredita anche lei? Sta bene? Non le è successo nulla vero?!”
“Calma Ari! Sta bene, anzi, quando ha visto che non la chiamavi per avvertirla che eri arrivata e Claudia l’ha chiamata per chiedere dove fossi si è subito preoccupata, le ho assicurato che stai bene. Ora calmati e va’ avanti, ok?”
Fece Tren rassicurandola, intanto Ariel bevve un altro sorso d’acqua e poi proseguì il racconto, portandosi le mani alla testa e massaggiando piano
“Beh dicevo… ho riportato Gloove a casa e poi sono ripartita, dopo cinque minuti mi si è affiancata una moto.. Una Ducati nera, ne sono sicura di questo, la scritta argentata spiccava sulla carrozzeria nera; mi è stato dietro fino al semaforo, poi mi si è affiancato, io ho accelerato ma vuoi mettere uno scooter contro una ducati? E mi ha raggiunto di nuovo, ha alzato la visiera del casco e ho visto quegli occhi prima che mi mandasse fuori strada…. Li conosco quegli occhi, erano così familiari! Io non lo so poi… credo di aver battuto la testa e poi c’eri tu Trent… basta tutto nero… solo quegli occhi”
“Ok tesoro calmati! Ci siamo noi ora ok? Sta calma”
Ariel annuì a sua madre e si rintanò sotto il braccio di Trent che si era intanto seduto vicino a lei, mentre Josh le massaggiava piano la schiena.
Un’oretta dopo Ariel era in macchina con i suoi genitori e tornava a casa. I suoi genitori le chiedevano ogni dieci minuti come si sentiva e lei annuiva, era silenziosa e pensierosa.. Continuava a pensare a quegli occhi, intanto, come suo solito quando non si sentiva a suo agio, stringeva il ciondolo, il regalo di Cam. Si rintanò in camera sua e afferrò il pc per controllare la sua e-mail. Nulla. Quella giornata era stata frenetica, estenuante e ricca di emozioni solo per lei; sembrava quasi che il mondo e le persone che la circondavano non si fossero accorte di nulla, come se tutte le sue emozioni fossero rimaste semplicemente dentro di lei, senza essere espresse e colte da chi la circondava. Poi prese e si infilò una canottiera e dei pantaloni della tuta e sopra un maglione largo, e scese in cucina per prendere un bicchiere di succo di frutta; vide il padre in salotto e si andò a sedere sul divano vicino a lui
“Tutto ok papà?”
“Si certo scricciolo,riflettevo soltanto”
“Su cosa?”
“Sul fatto che pensavo potessi avere un’adolescenza normale e che avremmo litigato perché saresti uscita con un ragazzo che a me non sarebbe andato a genio e non che la tua vita sarebbe stata così incasinata perché sei una fata e io mi sento escluso dal tuo mondo…”
“Oh papà! La mia vita non è così difficile solo perché sono una fata! E tu non s ei escluso dal mio mondo, anzi sei quasi più presente della mamma”
Fece Ariel abbracciandolo e sorridendo sotto i baffi
“Si ma stasera… Avrei voluto poterti aiutare e invece… Sono solo un umano e se non ci fosse stato Trent coi suoi poteri chissà cosa sarebbe successo!”
“Aspetta papà…. L’aggressione non è legata alla mia vita da Fata, vero?”
“E’ tardi Ariel… va a dormire, sei così stanca Scricciolo. Vai che oggi ne hai passate tante, forse troppe. Devi riposare”
Si alzò e la spinse leggermente facendole imboccare le scale e guidandola in camera da letto. Non aveva però risposto alla sua domanda, ma Ariel non fece in tempo a farglielo notare che Josh le aveva già stampato un bacio sulla fronte e se ne era scappato in camera da Claudia.
Ariel allora si avviò e avvicinò al testa alla porta della camera dei genitori e dopo qualche istante iniziò a sentirli parlare
“E’ stato un cacciatore, vero Claudia?”
“Temo di si, Trent ha detto che aveva il ciondolo della Setta. E poi ha lasciato vicino lo scooter di Ariel la lama della Setta, quella con la quale avrebbe potuto…”
“Sta calma tesoro, non è successo nulla. Ho parlato con Trent, terrà lui sott’occhio Ariel e anche noi ci prodigheremo per proteggerla di più.  Ora sta solo calma ok?”
“Si… L’unica cosa che non riesco a spiegarmi è come abbiano fatto a trovarci! Temo dovremmo traslocare”
“NO!”
Fece Ariel entrando come una furia nella stanza, con gli occhi sbarrati e con una mano ancora premuta sulla porta che aveva sbattuto contro il muro presa da un attacco di adrenalina improvviso
“Noi non ci trasferiremo! Non voglio scappare! Ho la mia vita qui! Tutti i miei ricordi!” Vi prego”
“Ariel cosa stavi facendo? Che hai sentito?”
“Che mi ha aggredito un cacciatore, ma ne avevo già il sospetto…  prima di svenire mi ricordo delle parole come ‘eliminerò te e tutta la tua razza…. Dovete pagare…’ Ma noi non scapperemo! Starò attentissima ve lo giuro. Seguirò le vostre regole e starò sempre con Trent ma qui c’è tutta la mia vita!”
“Va bene cara. Ma se dovesse succedere di nuovo avviseremo il Consiglio dei Guardiani esaranno loro a dirci cosa fare. Ora vai a dormire tesoro.”
Ariel annuì e tornò incamera sua, si infilò sotto le coperte e guardò un’ultima volta la foto sua e di Cam. Se c’era un motivo per il quale non se ne voleva andare era lui… anche se era una speranza inutile, Ariel sperava che tornasse. Sapeva che era impossibile ma non voleva andarsene così. Se fosse tornato… o peggio, se andandosene da quel luogo lo avesse dimenticato? Con questi pensieri si addormentò. Stringendo sempre fra le mani il suo amato ciondolo.
  
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