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Autore: Allyii    30/12/2013    3 recensioni
Il primo per ricordare, il secondo per mostrare, il terzo per svelare. 3 spiriti accompagneranno Draco Malfoy la notte di Natale del 1996.
[…]
“Per tre notti, rispettivamente questa notte, domani notte e dopodomani notte, riceverai la visita di tre spiriti. Potresti comprendere che la tua è una strada sbagliata, potresti tornare sulla via giusta. Fai tesoro di questa esperienza, Draco"
--
Accenno Draco/Harry
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao belli! Scusate il ritardo, colpa dei festeggiamenti che non mi hanno permesso di revisionare in tempo!

Questo è l’ultimo capitolo, ringrazio di cuore i 17 seguiti e i 2 preferiti, in particolar modo Bellatrix29 e Holly715 per aver recensito ogni capitolo!

Ciao, e buon anno!

Capitolo 5:
Draco torna in se.

 

 “Quindi siete stati voi!” urlò Draco, puntando il dito accusatore contro Pansy, Theodore e Blaise. “Tutto quello che è successo è… è opera vostra!”

“Esatto.” ghignò Blaise, compiaciuto. “E, dopo quello che ci hai raccontato, io penso che dovremmo riceve un Encomio speciale per ciò.”

Draco fumava dalla rabbia.

Quella notte non era riuscito a dormire a causa dell’ansia e, quando finalmente i suoi compagni si erano decisi a svegliarsi (beati loro che la notte dormivano pacifici!), Draco si era precipitato a raccontare tutto a Theo e Blaise, a cui si era unita anche Pansy.

Il Serpeverde aveva raccontato loro ogni cosa.

Aveva narrato loro della visita del fantasma della Rowling e della sua avventura coi tre spiriti, esattamente come accadeva nel romanzo della scrittrice a lui apparsa.

Aveva anche rivelato l’identità dei tre spiriti e le emozioni collegate ad essi: gioia nel rivedere suo nonno, senso di colpa nel conoscere la mamma di Potter e terrore puro sia per il fantasma che per il futuro presentatogli dal cugino Regulus.

Si era aspettato che i suoi amici lo avrebbero guardato con scetticismo e che lo avrebbero portato d’urgenza in infermeria a farsi vedere ancora  prima della fine del suo racconto, per cui si era preparato un paio di incantesimi da utilizzare per far ascoltare loro la storia fino in fondo.

Ma, con sua grande sorpresa, non aveva dovuto usarli.

Perché l’espressione dei compagni non era né turbata né preoccupata, ma eccitata e, in qualche modo, sollevata, soprattutto nell’udire l’ultima parte del racconto.

Draco aveva chiesto spiegazioni e i tre Serpeverde avevano ammesso che erano stati loro tre a contattare gli spiriti, preoccupati dal suo comportamento.

Draco allora era uscito fuori dai gangheri.

Come si erano permessi?

Però era passato oltre e aveva finalmente rivelato ai suoi amici il perché del suo comportamento.

E anche li la loro reazione lo aveva sorpreso.

Non si erano ritratti, non avevano assunto espressioni di orrore, non lo avevano schifato.

“Draco” disse Blaise, sotto lo sguardo sorpreso dell’amico “Draco, fattelo dire, sei stato davvero uno stupido. Noi siamo tuoi amici, sappiamo la tua situazione, che non è così diversa dalla nostra. Ti avremmo aiutato anche prima.”

Draco era commosso e allibito, ma poi si ricordò del motto della loro Casa:

“A Serpeverde voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori.”

Ed eccoli li, i suoi amici Serpeverde.

Astuti e affatto babbei, gli amici migliori.

Era proprio vero, lui aveva i migliori amici del mondo.

Amici discreti ma presenti, che lo capivano nel profondo, che lo sostenevano moralmente, a volte anche restando nell’ombra, che non lo giudicavano.

Che lo accettavano.

Con le lacrime agli occhi, anche se stavolta erano di gioia, Draco Malfoy si avvicinò a Blaise Zabini, Theodore Nott e Pansy Parkinson, avvolgendoli in un caldo, sincero e silenzioso abbraccio di gruppo.

I quattro amici rimasero così per dieci minuti buoni, assaporando quel momento di affetto reciproco che ormai troppo raramente si manifestava.

Alla fine avevano tutti e quattro gli occhi lucidi.

“Forza” disse Blaise dopo un po’, asciugandosi gli occhi e prendendo Draco per il braccio “andiamo da Silente!”

 

**

 

Draco aveva una fifa blu.

Il cuore gli martellava così forte contro le costole che il Serpeverde temeva che presto gliene avrebbe fratturata qualcuna.

Il suo respiro era affannoso ed era tentato di tornare indietro.

Era troppo spaventato.

Cosa avrebbe dovuto dire a Silente?

Salve vecchiaccio, come sta? Devo rivelarle un segreto: io sono un Mangiamorte! E la devo uccidere! Ma sono troppo codardo. Le dispiacerebbe accogliermi sotto le sue gonne?

A Draco scappò inspiegabilmente da ridere.

Pansy lo abbracciò. “Bravo, Draco, sorridi” gli disse lei, sorridendogli a sua volta “Andrà tutto bene. Noi ti siamo vicini!”

Anche Draco sorrise, col cuore improvvisamente più leggero.

Lui non era solo.

Non più.

I quattro Serpeverde camminarono fino all’ufficio del Preside e si fermarono davanti al gargoyle di pietra.

“Parola d’ordine?” chiese quello.

“Emh…”

Né Draco né i suoi amici sapevano la parola d’ordine del loro preside.

“E ora che facciamo?” chiese Pansy con aria abbattuta.

“Proviamo a indovinare!” esclamò Theo “So che di solito sono nomi di dolciumi! Pallini Acidi”

Non successe niente, ma il Serpeverde non demorse.

“Api Frizzole.”

Niente.

“Gelatine Tuttigusti+1.”

Idem come sopra.

“Gommebolle Bollenti.”

Nada.

Alla fine Theo si girò, spazientito, verso i suoi amici, che lo stavano guardando divertiti.

“Allora, volete darmi una mano o no?” Sbottò.

“Goccia di pera” urlò allora Pansy, entusiasta.

Nada de nada.

“Ora comincio ad arrabbiarmi” sibilò Blaise “Brutto vecchiaccio… Scarafaggi a Grappolo!”

Il gargoyle lo guardò storto e scosse di nuovo la testa.

“Cioccorane!” tentò, speranzoso, Draco.

Ma non era neanche quella.

“Caramelle Mou!”

“Piperille!”

“Filidimenta!”

“Lumache Gelatinose!”

I ragazzi continuarono quell’assurda Caccia Alla Parola per una mezz’ora buona, urlando i nomi dei dolci più strani e assurdi che potessero esistere e scoppiando a ridere a intervalli regolari.

Draco si sentiva bene ora, i suoi problemi sembravano appartenere a qualcun altro.

“Rospi alla menta!” tentò, alla fine, Pansy e, con sollievo di tutti, il gargoyle fece finalmente un cenno d’assenso e si mise di lato, facendo passare i ragazzi, che si arrampicarono per la stretta scala a chiocciola.

Si ritrovarono, anche troppo presto per i gusti di Draco, di fronte alla porta dell’ufficio del preside.

Era arrivato il momento della verità.

Il Biondo Serpeverde mise una mano sulla maniglia.

Stava per compiere il passo che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

Di sicuro in meglio.

Forza, Draco!

Malfoy abbassò la maniglia della porta ed entrò.

“Professore…?” chiese.

“Ah, Draco, finalmente eccoti, vieni” lo accolse bonariamente Silente, con un cenno della mano.

Draco esitò sull’uscio della porta. Non  riusciva a capire.

Perché aveva detto ‘finalmente?’

“Vieni, Draco” lo esortò di nuovo il preside “Non stare li sulla porta, vieni. So che devi dirmi qualcosa”

Draco entrò nello studio, da solo, lanciando prima una sguardo preoccupato ai suoi amici che erano rimasti fuori.

Il vecchio sapeva? Se si, come? E ora cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe espulso? Lo avrebbe fatto arrestare?

Draco era sempre più dell’idea di dover scappare via, ma ora sapeva di non avere scampo.

Si lasciò cadere sulla sedia che Silente gli indicava con aria afflitta.

“Draco” disse il preside, affabile “stai tranquillo. So già che mi vuoi dire, o almeno, spero di saperlo. So che deve essere difficile per te, per cui non ti chiederò di raccontarmi tutto. Sarebbe troppo gravoso per te. Rispondi semplicemente alle mie domande, va bene?”

Draco annuì, capendo che sarebbe stato stupido cercare di parlare: si sentiva la gola secca.

Silente continuò a sorridere, scrutandolo da dietro gli occhiali a mezza luna.

“Draco Malfoy” cominciò “Sei qui per conto tuo o per conto di qualcun altro?” chiese.

“Per conto mio.” Si sforzò di dire Draco.

A Silente brillarono gli occhi.

“Draco. Scusa, ma devo chiedertelo. Sei un Mangiamorte?” gli domandò, a bruciapelo.

Draco deglutì. Il cuore gli batteva furioso nel petto.

Aprì la bocca per rispondere, ma non emise alcun suono.

Sconfortato, decise di passare per le vie di fatto.

Lentamente, portò la mano destra sulla manica sinistra della divisa e cominciò ad alzarla lentamente, fino a ripiegarla al gomito.

Eccolo li.

Immobile e sbiadito.

Ma c’era.

Il Marchio Nero spiccava sulla sua pelle chiara proprio come il sangue rosso scuro spiccava sulla neve candida.

Silente fissò il Marchio per dieci secondi buoni, senza dire niente, e poi fece cenno a Draco di abbassare la manica.

“Voldemort ti ha incaricato di uccidermi, vero?” chiese di nuovo, gli occhi penetranti che sembravano volerlo perforare da parte a parte.

Draco sussultò nell’udire quel nome, ma si costrinse a rispondere: “Si, Signore” gracchiò.

E ora? Ora cosa sarebbe successo? Sarebbe stato sicuramente sbattuto ad Azkaban.

“E… Draco, un’ultima domanda: tu VUOI uccidermi? Vuoi davvero segnare così il tuo futuro?”

Draco scosse violentemente la testa e Silente annuì soddisfatto.

“Bene, Draco. Sono felice che tu abbia preso queste sagge decisioni. Non lo fare, Draco, la tua vita non è ancora rovinata del tutto. Ti nasconderò io.”

“Ma, signore” disse Draco, con voce roca nello sforzo di parlare “Mia madre… e mio padre…”

“Tua madre la faremo arrivare con la Metropolvere qui a Hogwarts, sarà al sicuro. Tuo padre per ora è ad Azkaban e non dovrebbe correre rischi. Poi sarà trasferito anche lui ad Hogwarts.”

Draco non sapeva cosa dire.

Aveva appena rivelato al vecchiaccio che era diventato un Mangiamorte e che aveva in programma di farlo fuori e lui cosa faceva? Gli offriva un riparo? Un posto sicuro?

Non sapeva che dire e aveva una strana voglia di ridere.

“Grazie, signore” disse, semplicemente, ma Silente parve apprezzare.

“Grazie a te, Draco. Grazie per essere venuto da me  a chiedere aiuto, anzi che cercare di uccidermi con dei tentativi che sarebbero stati vani e che avrebbero provocato danni a persone innocenti.”

Draco stava per ribattere qualcosa -non sapeva neanche lui che cosa- ma Silente lo congedò con un cenno della mano.

“Draco, scusami, ma ora devo chiederti di andartene. Devo mobilitarmi subito per trasferire tua madre qui. Ci sono molte cose che voglio sapere, molti dettagli, ma me li racconterai a tempo debito. Ora vai.”

Draco si alzò dalla sedia.

“Si, signore” disse, e si accinse a lasciare lo studio.

Quando aprì la porta, i suoi amici gli capitombolarono addosso: sicuramente si erano appiccicati dietro alla porta, tentando di origliare.

Malfoy soffocò una risata e si voltò a guardare di sbieco Silente, ma quello era girato a parlare con un ritratto.

I suoi amici si rialzarono e insieme uscirono dalla stanza.

 

**

 

3 Gennaio 1997

 

Draco mandò giù un altro boccone di bacon, agitato.

Guardava a intervalli regolari il tavolo di Grifondoro.

Quella mattina tutti i ragazzi erano tornati dalle vacanze di Natale, anche se le lezioni sarebbero cominciate solo l’indomani, e ora la Sala Grande era di nuovo gremita di persone.

In quei giorni la vita di Draco era cambiata drasticamente.

Sua madre era stata trasferita ad Hogwarts il 27 Dicembre e Draco aveva passato i due giorni successivi a raccontare a tutti per filo e per segno il compito affidatogli dal Signore Oscuro, cosa lo aveva spinto a confessare e come e perché aveva preso il Marchio Nero.

Già, il Marchio Nero.

Draco sorrise.

Quella era stata una delle cose più belle che Draco aveva riscontrato subito dopo aver rinnegato la lealtà verso Voldemort.

Il Marchio Nero era sparito.

Draco all’inizio non se ne era raccapezzato, perché anche Piton aveva rinnegato Voldemort, ma lui aveva ancora il Marchio visibile.

Silente allora aveva dedotto che, molto probabilmente, quello di Draco era sparito perché lui era ancora puro, non aveva, cioè, mai ucciso, a differenza di Severus.

E quello aveva comportato la piacevole conseguenza che, anche se era inizio Gennaio, Draco andava in giro in maniche di camicia, guadagnandosi parecchi sguardi scettici,  per il puro piacere di poter mostrare le braccia senza alcuna vergogna.

Ora però aveva un’ultima sfida da affrontare, prima di essere completamente in pace con se stesso.

E quella sfida consisteva in un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi.

Draco, quella mattina, lo stava tenendo d’occhio per poterlo bloccare alla prima occasione.

“Draco, smettila di guardarti intorno con tutta quell’ansia” lo ammonì  Pansy, dopo che il compagno si era girato per l’ennesima volta “Sembri uno Schiopodo Sparacoda!”

Quell’affermazione fece ridere Theo e Blaise, ma Draco non la sentì: Harry Potter si era appena alzato da tavola, assieme ai suoi amici.

“Io vado.” disse Draco, risoluto, ai suoi amici, e si alzò prima che gli altri potessero replicare qualcosa, rincorrendo il Grifondoro.

“Harry Potter!” gridò, attraverso il corridoio.

L’interpellato si girò con un sorriso, che però di spense quando vide chi lo aveva chiamato.

Draco gli si avvicinò.

“Malfoy.” rispose, gelido, quando il Draco gli fu vicino.

Draco aprì la bocca per parlare, ma Ron lo interruppe “Che vuoi Malfoy?” ringhiò, puntandogli la bacchetta contro.

Il Serpeverde lo guardò con aria di superiorità, ma non si mosse e questo fece infuriare ancora di più Ron, che lo fissò in cagnesco.

“Cosa c’è, Malfoy? Hai perso la lingua? Hai paura? O forse…” aggiunse, accennando alle maniche corte del ragazzo “Forse ti sei congelato?! Ti sembra l’abbigliamento adatto in questa stagione?”

Malfoy ringhiò. Già non ne poteva più di Weasley. Lui doveva parlare con Potter!

“Non mi sembra di averti interpellato.” rispose Draco, con calma glaciale “Io ho chiamato Potter, non te, per cui vedi di non ficcare il naso negli affari altrui. E, riguardo l’abbigliamento, stai tranquillo, sono sempre più elegante di te.”

Terminata la rispostaccia, non diede il tempo a Weasley di ribattere e afferrò Potter per un braccio, trascinandolo per il corridoio alla ricerca di un’aula vuota.

“Malfoy che ti prende? Sei forse impazzito?” protestò Harry, scioccato da quel contatto fisico con Draco. Harry non ricordava di averlo mai toccato, iniziando dalla stretta di mano rifiutata.

“Zitto e seguimi.” Ordinò Malfoy, senza mollare la presa. Ora che aveva in pugno Potter, non voleva lasciarlo andare. Aveva paura che scappasse, aveva paura che lo rifiutasse di nuovo. Se fosse successo ancora, Draco non lo avrebbe retto.

Finalmente raggiunsero l’aula di Incantesimi e Draco vi ci si fiondò dentro, sigillando la porta, poi si voltò verso l’altro.

“Potter.” Cominciò, una volta che furono soli. Non era facile esprimere ciò che voleva dire.

“Malfoy.” replicò Harry, in attesa.

“Io… ho delle cose da dirti.” Sibilò, lo sguardo fisso altrove. Doveva farcela!

“A me?!” chiede Harry, allibito “Perché proprio a me? Mi sono perso qualcosa…?”

Draco ghignò. “Oh, si” rispose “Un bel po’ di cose.” e gli raccontò tutto ciò che gli era capitato, dal compito di uccidere Silente e alla visita dei tre spiriti.

Harry era sempre più scettico a ogni parola.

“Per cui hai visto mia madre?” lo interruppe Draco, a metà racconto, col fiato corto.

Draco sorrise.

“Si, è una donna davvero molto dolce, e bella.” Disse “E ha i tuoi stessi occhi.”

Quella volta fu il turno di Harry di sorridere “Si, me l’hanno detto. E come sta? Come ti è sembrata?”

“Sta bene” rispose Draco “Ma è triste, ed è preoccupata per te. Ha paura per questa guerra. Ha paura di ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi se Tu-Sai-Chi dovesse vincere.”

“Ma perché è apparsa a te, allora? È mia madre, perché non è venuta da me?” chiese Harry, con una punta di dolore.

Bella domanda. Draco non ne aveva la minima idea.

“Forse… forse è perché il nostro futuro è legato?” tentò di dire Malfoy, e Harry si fece ancora più confuso.

“…legato?” chiese Harry, con un fil di voce “In che senso legato?”

“Beh, ecco…” balbettò Draco. “Lo Spirito del Natale Futuro mi ha mostrato una delle tante vie future possibili e beh… io ero ad Azkaban e tu…” Draco si fermò, col viso basso. Perché Potter lo avrebbe aiutato così? Sarebbero diventati amici? O forse sarebbe stato in debito coi Malfoy per una qualsiasi cosa?

“…E io?” lo incalzò Harry, pieno di curiosità.

“E tu aiutami mia madre a farmi uscire di li. Facevi continue pressioni al Wizengamot per trovare delle attenuanti.” Concluse Draco, con voce seria.

Harry era sbalordito.

“Davvero? Cioè, scusa se sono incredulo adesso, ma, a essere sinceri, ora come ora non credo che lo farei.” Disse Harry, alla leggera, sbirciando per poter vedere la reazione di Draco.

Stranamente, Malfoy ghignava.

“Lo so.” Disse “In questi anni ti ho lanciato tanta merda addosso e ho anche preso il Marchio Nero, ma…”

 “Ma, io non vedo alcun Marchio Nero!” Lo interruppe Harry, indicando il braccio scoperto di Malfoy.

“Lo so, Potter. Questo è segno che sono veramente pentito.” Rispose Draco, con fare convincente.

“Ma…” cercò di continuare Potter, ma Malfoy lo sbloccò con un cenno della mano, tendendogliela.

“Potter, smettila di blaterare e ascoltami. Stavolta non accetto un no.” Disse, minaccioso, con la mano protesa verso Harry.

“Prendi la mia mano, Harry Potter, e diventa mio amico. Non ho desiderato altro per sei lunghi anni, anche se ti prendevo sempre in giro, era per attirare la tua attenzione” confessò “Ma ora mi sono stufato. Voglio essere tuo amico, Harry Potter. Ho anche girato il culo al Signore Oscuro, con rischio di morire e di far uccidere la mia famiglia.”

Draco fede una pausa.

“Accetta la mia amicizia, Harry.”

Harry.

Lo aveva chiamato Harry.

Non Potter, non Potty o Sfregiato.

Harry.

Fu forse questo più di qualunque altra cosa a spingere la mano del Grifondoro verso quella del Serpeverde e di stringerla forte, sorridendo.

Dopotutto, Malfoy aveva sempre fatto parte della sua vita, no? Sin da prima iniziare Hogwarts. Fu il primo bambino non Babbano con cui ebbe parlato e, anche se al primo impatto non gli era stato tanto simpatico, Malfoy poi lo avrebbe accompagnano per tutti i sei anni avvenire.

Era stato grazie a Malfoy che Harry aveva montato la sua scopa con tanta facilità, Malfoy lo aveva smosso a cercare di scoprire chi fosse l’erede di Serpeverde, Malfoy lo aveva ‘aiutato’ a produrre un Patronus, vestendosi egli stesso da Dissennatore solo per arrecargli fastidio.

Malfoy era stato letteralmente una spina nel fianco per Harry quindi, forse,  era giunto il momento di provare ad averlo accanto come amico, anzi che come nemico.

“Va bene, Malfoy. Accetto.” Disse, e il volto di Malfoy si illuminò

“ E ti chiedo scusa anche  io per esser stato così stupido, sei anni fa. A sapere che poi mi avresti tormentato così, forse avrei dovuto prenderla subito, questa dannata mano.”

Anche Draco sorrise, certo che quello era solo l’inizio di una splendida e duratura amicizia.

 

 

The End.

   
 
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