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Autore: SmartieMiz    30/12/2013    2 recensioni
Enjolras non è asociale: semplicemente ha altre priorità, non è così difficile da comprendere. Ma ovviamente il caro Courfeyrac e les Amis de l'ABC ci tengono così tanto a movimentare la sua vita.
E poi c'è Grantaire, che è sempre così irritante e non si risparmia nemmeno a Natale. Eppure situazioni ed eventi inattesi faranno comprendere a tutti gli amici qualcosa di importante.
6 capitoli di assoluta follia e idiozia con i nostri rivoluzionari preferiti!
Buon Natale e felice anno nuovo.
[AU! E/R; Courfeyrac/Jehan; Joly/Bossuet/Musichetta; Combeferre/Eponine; Marius/Cosette]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Come prepararsi al nuovo anno - Les Amis Version
Rating: verde
Genere: commedia/fluff

Note: Ed eccomi con il secondo capitolo, come promesso! Sarebbe dovuto essere più lungo, ma forse ho deciso di dividerlo in due parti (per come stanno andando le cose, credo che questa minilong sarà composta da più di 4 capitoli xD). Spero vi piaccia e... lascio di nuovo a voi la parola ♥

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Victor Hugo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 

Come prepararsi al nuovo anno - Les Amis Version


II

Promise

 

 

Mancava soltanto un giorno alla vigilia di Natale e all’apertura dei regali per il Babbo Natale Segreto ed Enjolras ancora non aveva trovato un regalo per Grantaire.
Quella parvenza di desiderio di volergli regalare qualcosa di carino per Natale scomparve del tutto: Enjolras si diede dell’imbecille nell’aver soltanto lontanamente pensato ad una cosa del genere.
Quel giorno erano al Caffè Musain come tutti gli altri giorni; Natale non era nemmeno arrivato e già non si faceva altro che parlare della grande festa di Capodanno a Villa Pontmercy.
«Ma in tutto questo, Marius lo sa?», chiese improvvisamente Jean Prouvaire con innocenza: «Non si sta facendo vedere da un sacco di tempo…».
«Ovvio che sa tutto, mi tengo sempre in contatto con lui!», rispose pronto Courfeyrac, mostrando fieramente tutti gli sms tra lui e Pontmercy: «E comunque penso sappiate tutti perché si sta assentando ai nostri incontri».
«Perché?», chiese Feuilly, incuriosito.
«Cosette», fu la risposta di Courfeyrac: «Ormai non fa altro che uscire con lei!».
«Oh, l’amore!», esclamò Jehan, con gli occhi luminosi.
«A proposito… può venire anche Musichetta alla festa?», chiese inaspettatamente Joly.
«Certo! L’avevo già contata», rispose Courfeyrac: «E ho segnato anche Eponine».
Quando sentì pronunciare quel nome, Combeferre alzò finalmente il volto dal libro di filosofia che stava leggendo. «Sì, mio caro ‘Ferre, proprio lei, Eponine Thénardier!», lo precedette Courfeyrac: «Vedi? Il tuo amico ti pensa sempre!».
Combeferre arrossì leggermente. «Mi farebbe davvero piacere se venisse», disse, infine.
Ogni volta che si parlava di ragazze, Enjolras sbuffava e roteava gli occhi al cielo. Più che Capodanno, sembrava stessero parlando di San Valentino: ogni occasione era buona per parlare delle loro amate mesdemoiselles. Non ne poteva più di Musichetta, Cosette, Eponine e gente bella.
«Apollo! Hey!».
E di Grantaire.
«Che vuoi?», Enjolras non si voltò nemmeno.
«Certo che bel marmo che sei! Mi rispondi subito male!», lo ammonì Grantaire.
Questa volta aveva ragione.
«Scusami, è vero. Dunque, che vuoi?», Enjolras cercò di addolcire il tono con scarsi risultati.
«Sappi che apprezzo comunque lo sforzo», sorrise Grantaire.
«Non mi sono affatto sforzato».
«Comunque non volevo niente», continuò lo scettico, quasi amareggiato: «volevo soltanto salutarti, ma ovviamente per te è impensabile che io voglia semplicemente dirti ciao così, perché mi va. Non volevo offrirti qualcosa da bere come l’altra volta e non volevo nemmeno scherzare o deridere i tuoi progetti futuri. Soltanto un semplice ed insulso ciao!».
Dire che dopo quelle parole Enjolras si sentiva strano era dir poco. Non lo avrebbe mai ammesso di essersi sentito in colpa nei confronti di Grantaire almeno un secondo della sua vita.
«Non sono così orribile come tu credi. Anch’io ho un cuore e posso offendermi», aggiunse Grantaire, corrucciato, per poi andare via.
In un primo momento, Enjolras rimase immobile, quasi confuso. Poi uscì dal Caffè Musain e provò a richiamarlo: «Grantaire, aspetta!», ma Grantaire non lo ascoltò.
Enjolras camminò velocemente, correndo verso di lui e riuscendo a raggiungerlo: la neve intralciava le sue mosse e fu così che intelligentemente inciampò. Non senza essergli prima caduto addosso, ovvio.
Si sentiva tanto Bossuet: in quei giorni tutte le sventure capitavano a lui.
«Scusami! Ti ho fatto male?», gli chiese Enjolras mortificato, completamente steso a terra.
«No, è tutto a posto», rispose Grantaire sopra di lui, il respiro così vicino al suo volto.
Cadde inevitabilmente un silenzio imbarazzante. Enjolras sentì le proprie guance prender fuoco. Avrebbe voluto intimare a Grantaire di levarsi immediatamente di dosso, ma la sua bocca non emetteva alcun suono.
Dal canto suo, Grantaire si era incantato nel fissare il ragazzo sotto di lui e le sue labbra soffici e rosse, degne di un bacio.
«Hai della neve tra i capelli», disse Grantaire, improvvisamente: «Ti aiuto a toglierla».
«Posso fare anche da solo se ti levi di dosso, grazie!», rispose finalmente Enjolras, facendo scostare il ragazzo e alzandosi da terra.
A Grantaire non sfuggì il rossore sul volto del ragazzo. Era persino più bello.
«Mi dici cosa vuoi? Perché cavolo mi guardi?», Enjolras era visibilmente irritato.
Sì, proprio lui, Enjolras, quello così calmo e pacato ma che con lui perdeva assolutamente le staffe.
«Sai per Natale che regalo potresti farmi?», disse Grantaire, terribilmente serio come non mai: «Provare ad essere un po’ più gentile nei miei confronti, non chiedo altro!».
Enjolras non seppe cosa dire. Odiava quella sensazione: ultimamente Grantaire lo stava lasciando sempre senza parole e, dato che odiava quella situazione, si ritrovava ad odiarlo ancora di più.
Eppure era lui quello che stava sbagliando. Grantaire aveva perfettamente ragione.
«Non puoi saperlo se mi sei capitato proprio tu nel sorteggio…».
Enjolras si diede dell’idiota: una risposta più imbecille no, eh?
A quelle parole, lo sguardo di Grantaire si trasformò in un’occhiata piena di sdegno. «“Ma quale amicizia? Io e quell’ubriacone non abbiamo assolutamente niente in comune!”», rispose: «Pensi davvero che non ti abbia sentito l’altro giorno? Di ubriacone nel gruppo ce n’è uno solo. Inizialmente ho fatto finta di niente, ma quando è troppo è troppo. Sono stufo di questa situazione. Sono stufo di te. Cerca di scendere un po’ dal piedistallo e ogni tanto posa la tua corona d’alloro, Apollo».
Pronunciò l’ultima frase con sdegno, lo stesso sdegno che traspariva dagli sguardi e dalle parole di Enjolras rivolte a lui.
Enjolras continuava a guardarlo, senza dire una parola. Grantaire lo guardò, quasi soddisfatto. «Hai perso la lingua? Ti ho spiazzato, per una volta? Ebbene, anche l’ubriacone scettico e incapace di credere e di pensare ogni tanto caccia gli artigli. Forse un po’ in ritardo, ma l’ha fatto».
Grantaire andò via ed Enjolras, anziché umiliarsi o infuriarsi, si ritrovò a riflettere.
Il ragazzo non si era portato dietro nemmeno la sua bottiglia di vino.
La situazione doveva essere alquanto grave.
Enjolras si odiò per non aver trovato qualcosa da dire al momento giusto.
Enjolras, che cosa volevi dire se per una volta ha completamente ragione?, pensò.
 
«Sono un perfetto party planner!».
«Delle case altrui».
«Marius, mi hai dato il permesso!».
Alle parole del suo amico Courfeyrac, Marius Pontmercy rise. «Sarà una festa fantastica, lo sento. Forse verrà anche Cosette».
«Sarà fantastica perché l’ha organizzata il tuo caro amico Courfeyrac, non perché verrà la tua adorata Cosette», scherzò l’amico.
«Pure per questo», sorrise Marius, poi sospirò: «Mi chiedo però come faccia Cosette a convincere suo padre a farla venire. So che suo padre è un tipo molto protettivo!».
«Spero verrà, così non ne parli assiduamente. Non oso immaginare Enjolras cosa possa fare quando ti sentirà gemere e sospirare per lei».
«Enjolras? Mi prendi in giro?».
Se solo Courfeyrac avesse potuto vedere la faccia sorpresa di Marius dall’altra parte del telefono!
«Sto provando a convincerlo, altrimenti verrà con la forza», Courfeyrac sorrise, sadico.
«Non verrà mai, neanche sottotortura, te lo dico io».
«Invece ti dico che verrà!», rispose Courfeyrac, fiducioso: «È il nostro primo Capodanno tutti insieme ed è organizzato da me, non può perderselo!».
«Domani è Natale e stiamo già pensando a Capodanno», cambiò argomento Marius.
«Giusto! Domani scopriremo i nostri Babbi Natale Segreti», fece Courfeyrac: «A te chi è capitato?».
«Ma non si può dire, Courf!».
«E dai! A me puoi dirlo!».
«Giochi sporco».
«Sono curioso, è totalmente diverso, mon ami».
«E secondo te?».
«Qualcosa mi dice Bahorel».
«Magari!».
«Okay, allora Enjolras».
«Esattamente».
«Le mie condoglianze».
«Credo di essere l’unico a non aver ancora trovato un regalo adatto».
«Io invece non credo sia così».
 
Infatti chi poteva essere l’unico – eccetto Marius – a non aver ancora trovato il regalo perfetto il giorno della vigilia di Natale?
Enjolras maledisse prima se stesso e poi Courfeyrac – l’artefice di tutto – per l’ennesima volta in quella giornata. Odiava fare le cose frettolosamente: aveva avuto un paio di giorni di tempo, ma quel Grantaire era impossibile anche nella scelta di un regalo. E poi cosa avrebbe potuto mai regalargli dopo quella discussione? Forse era meglio presentarsi a mani vuote, avrebbe fatto più bella figura.
Ecco un altro motivo del perché Enjolras detestava tutte quelle cose di carattere commerciale legate al Natale.
Erano le quattro del pomeriggio. Alle sei si sarebbe incontrato con i suoi amici al Caffè Musain e alle sette sarebbe dovuto tornare a casa per essere sottoposto ad un noioso e interminabile cenone con una miriade di parenti che nemmeno conosceva.
Aveva due ore a disposizione per pensare a Grantaire.
Aveva due ore a disposizione per disperarsi.
Qualcosa di inaspettato.
Le parole di Courfeyrac gli frullavano in testa.
Sono stufo di questa situazione. Sono stufo di te.
Le parole di Grantaire, come quelle di Courfeyrac, erano impresse nella sua mente.
Innanzitutto doveva scusarsi con Grantaire: nient’altro avrebbe avuto senso.
Non sarebbero state scuse di formalità, ma scuse sincere: sarebbe stato duro ammetterlo, ma Enjolras era consapevole di essere fin troppo severo nei confronti di Grantaire.
Fece qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare.
 
Adesso ti trovo a casa? – Enjolras
 
L’sms di Grantaire arrivò dopo qualche minuto.
 
Sì. Sai almeno dove abito? – Grantaire
 
Sì. – Enjolras
 
Grantaire era arrabbiato ed euforico allo stesso tempo. Arrabbiato per quel che era accaduto, euforico perché Enjolras lo aveva cercato per dirgli qualcosa. Forse non gli importava nemmeno tanto cosa volesse dirgli, tanta era l’eccitazione che provava in quel momento.
Quando qualcuno bussò alla porta, aprì inconsciamente senza nemmeno chiedere chi fosse.
«Ciao, Grantaire», lo salutò Enjolras: «Buona Vigilia».
Grantaire si limitò a fargli cenno di entrare in casa. Enjolras rifletté per qualche minuto per poter trovare le parole giuste.
«Grantaire…», iniziò a dire, le guance completamente rosse per l’imbarazzo. Aveva come l’impressione che quel Grantaire gli facesse provare sensazioni a lui del tutto sconosciute: dov’erano finite la sua sicurezza e la sua fierezza?
«Guarda che so il mio nome», fece quello, cinico.
«Sto provando a formulare una frase di senso compiuto», rispose Enjolras, quasi con acidità.
«Ti aspetto. Hai un bel po’ di tempo, i miei genitori arrivano più tardi», continuò quello, con amara ironia.
«Andiamo insieme al Caffè Musain alle sei?», chiese così Enjolras, inaspettatamente.
In verità, nessuno dei due si aspettava una proposta del genere.
«Va bene. Questo solo volevi chiedermi?», chiese Grantaire, stupito.
«No. Mi dispiace, ecco. Voglio chiederti scusa», finalmente disse Enjolras, sostenendo lo sguardo dell’altro nonostante quel forte senso di impaccio che l’aveva colpito in modo tremendo.
Grantaire alzò il capo verso di lui, incredulo. «Eh? Il dio greco si è davvero scusato con l’ubriacone? Me la segno sul calendario!», disse, cinico.
«Sei irritante, per me è già difficile ammettere di avere sbagliato e tu mi provochi. Lasciami parlare, di grazia», rispose Enjolras, gelido.
Grantaire non disse niente; lo rispettò.
«Con poche parole sei stato capace di farmi riflettere e di ammettere che sì, è vero, non ti meriti questo trattamento da me. Posso non essere d’accordo con te, posso essere inorridito dal tuo atteggiamento, ma non posso non riconoscere la tua gentilezza e il rispetto che mi hai sempre dimostrato», fece Enjolras.
Grantaire lo guardò con quell’inspiegabile dolcezza, quasi come se volesse incitare Enjolras a parlare senza timore.
«Sono sempre stato molto duro con te, è vero, e mi dispiace. Non ci siamo mai ritrovati proprio perché siamo gli esatti opposti, Grantaire. Più di scusa non so che dirti. Non ti prometto di certo che diventeremo grandi amici, lo sai, ma magari possiamo provare ad avere un rapporto pacifico e solidale. Se lo vuoi anche tu, ovviamente».
Enjolras si sorprese di se stesso: un rapporto pacifico e solidale? Da quando desiderava avere un rapporto tranquillo con Grantaire? Non aveva mai desiderato avere un contatto con lui e ora parlava di una tregua? Era decisamente uscito fuori di testa.
«Una sorta di… armistizio, come lo chiameresti tu?», chiese Grantaire, facendo sorridere Enjolras.
Non doveva fare certe battute. Era ancora più bello quando sorrideva…
«D’accordo, chiamiamolo così», fece Enjolras, sinceramente divertito: «Affare fatto?».
«Scuse accettate. Affare fatto, Apollo».
Enjolras gli sorrise lievemente e gli porse giocosamente la mano, quasi in segno di promessa.
«Ora però devo andare, ho una faccenda da sistemare. Passo più tardi così andiamo al Musain, va bene?», gli chiese Enjolras.
«Ho capito tutto e no, non preoccuparti, non ce n’è affatto bisogno, Enjolras. Il regalo più bello che potessi ricevere per Natale l’ho già ricevuto: questa promessa».

 
 




Angolo della matta che scrive queste cose Autrice

Salve! :D
Ed eccomi, ce l'ho fatta con il secondo capitolo! ^_^
Abbiamo anche Marius e vengono nominate Cosette ed Eponine! E, come vedete, un piccolo accenno alla Combeferre/Eponine... ^-^ ♥
E poi abbiamo la scena della neve *w* (sì, lo ammetto, avrei voluto insercirci un bacio xD) e la "lite" tra Grantaire ed Enjolras con tanto di "tregua" e feelings. Grantaire esplode ed Enjolras trova una specie di compromesso. Però! xD *w*
Nel prossimo capitolo finalmente scarteremo questi regali, sì xD Spero di poterlo pubblicare per domani, ma ne dubito.
Spero vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo ♥
Marta_Gleek
   
 
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