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Autore: jo17    30/12/2013    0 recensioni
La sua anima era spezzata e ne sentiva stridere le due estremità ormai da tempo, le avvertiva al centro del suo petto. Quel suono riempiva la sua mente e la faceva rabbrividire, e a volte era talmente forte che anche le persone che la circondavano potevano udirlo, ed era allora che assordata da quello stridore non si rendeva conto di quello che faceva.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dopo qualche giorno andò a trovare Leo nel suo bar, anche se avrebbe potuto benissimo dire “loro”, Alex gli avevo prestato una parte dei soldi per riuscire ad aprirlo, ma per quanto per lei fosse solo un prestito a tempo indeterminato, per lui questo indeterminato faceva di Alex la sua socia.
All’epoca lei gli disse che poteva fare come preferiva ma che per quanto la riguardava non voleva averci niente a che fare.
Quando entrò lo trovò  indaffarato dietro al bancone e quando la vide a giudicare dalla sua faccia non ne fu per niente contento.
 
  • Posso avere un caffè?
  • Fattelo da sola.
  • Devo dire che qui il servizio è impeccabile.
 
Per non dargliela vinta Alex andò sul serio dietro al bancone e iniziò ad armeggiare con la macchina del caffè,  Leo la scansò con una spallata
 
  • Togliti, così la rompi!
 
Alla fine lo preparò e lei rimase a berlo lì appoggiata al retro del banco dando le spalle alla sala.
 
  • Per quanto tempo mi terrai il muso?
 
Leo si girò di scatto, alcuni clienti seduti ai tavolini si voltarono a guardarli e questo lo fece contenere. Ma la sua voce era adirata e stentava a trattenerla.
 
  • Senti un po’ io ne ho le palle piene di te e dei tuoi colpi di testa, del tuo egoismo e del tuo continuare a fare stronzate!
  • Giusto. Ma esattamente, a te, cos’ho fatto?
 
La calma e la non curanza con il quale lei gli aveva risposto lo lasciò interdetto e spiazzato. Poi riprese con più foga.
 
  • Mi costringi, anzi ci costringi sempre a doverti parare il culo! Dimmi sei già stata dai tuoi? Sai cosa mi sono dovuto inventare per non farli preoccupare? Sai com’è la loro cara figlioletta era sparita a..cos’hai fatto? Ti sei ubriacata? Ti sei Bucata? Che cazzo hai fatto stavolta?!
  • Dacci un taglio! Bucata, certo ne hai di fantasia, e si lo so che ti devo ringraziare, come sempre ma, io..
 
Avrebbe tanto voluto dirgli che non era lei a chiederlo, che ne lui ne gli latri erano obbligati, che  non voleva sentirsi in debito con nessuno, ma sapeva invece che lo era e che doveva veramente ringraziarli, tutelarla con la sua famiglia era il regalo più grande che potessero farle.
 
  • Leo ti prego, io so benissimo, io..
 
Adesso era in evidente difficoltà, aveva mille parole che le morivano in gola, e lui stava a fissarla, non sapeva che cosa si aspettasse che lei dicesse, Alex avrebbe tanto voluto sapere qual’era la parola esatta che le avrebbe dato l’assoluzione, il perdono.
 
Il perdono per cosa?
 
Lo sguardo di Leo fu attratto dalla porta che veniva aperta in quel momento alle spalle di Alex e quando anche lei si decise a voltarsi incuriosita dal repentino mutamento dell’espressione dell’amico vide che era appena entrata Arianna, e quest’ultima fu stupita nel trovarla lì.
 
Lei era ancora più bella di quanto Alex ricordasse e rimase colpita dal colore dei suoi capelli, da come sembravano aver rubato la luce del sole e di come le sue labbra sapevano aprirsi in un sorriso caldo e disarmante, il colore dei suoi occhi ricordavano l’ azzurro del cielo limpido in primavera, e infine possedeva quella luce nel suo sguardo che calamitava totalmente la sua attenzione, e si sorprese a pensare che si sarebbe voluta perdere in quegli occhi. Si rese conto che se ne restava lì a fissarla senza dire nemmeno una parola e questo provocò un certo disagio nella nuova arrivata, rendendosene conto Alex ritornò a guardare Leo mentre la salutava con un largo sorriso, il suo atteggiamento era decisamente cambiato.
Scambiarono qualche battuta ignorando totalmente la sua presenza, e se prima si sentiva a disagio adesso aveva la certezza di essere totalmente fuori posto.
 
Alex ritornò dall’altra parte del bancone e la salutò con un cenno della testa, con l’unico pensiero di riuscire a trovare le parole giuste per congedarsi, ma il massimo che riuscì a dire fu un laconico.
 
  • Ci si vede
 
Si voltò ed era quasi giunta alla porta quando fu richiamata da Leo.
 
  • Aspetta..Stasera c’è una cena da me, se siamo degni della tua compagnia e se non siamo troppo noiosi per te, noi..ti aspettiamo
 
Ne fu veramente sorpresa, l’ultima cosa che si sarebbe aspettata da lui era un invito a cena.
Gli rispose con un sorriso e uscì.
 
Alex passò il resto della giornata a girovagare per la città, era stata fin troppo tempo rinchiusa in casa e le pareti della sua stanza erano diventate troppo piccole per contenere i suoi pensieri. Quando arrivò la sera si recò a casa di Leo, erano già tutti lì, quando Matteo la vide entrare le venne incontro e l’ abbracciò.
Il buon Matteo dal grande cuore, lui era l’unico che non la faceva sentire sempre sotto accusa, lui era sempre stato il pacificatore del gruppo, Leo il pazzo buffone di corte, Tania era diventata la saggia e Alex la guerriera… e poi un tempo c’era stata..La regina di Cuori
I suoi pensieri furono interrotti da Arianna che usciva dalla cucina
 
  • Bene arrivata
 
Ricambiando il saluto Alex pensò che doveva essersi persa qualcosa durante la sua assenza.
Durante la serata ebbe modo di scoprire che Arianna possedeva un senso dell’umorismo vicino al suo, anche se in Alex, nelle serate migliori, sapeva essere decisamente più caustico.
 
Durante la serata venne a sapere che Arianna suonava il pianoforte, si era laureata al conservatorio e faceva parte dell’orchestra dell’opera della città, i suoi amici le assicurarono che era molto brava, visto che loro, durante la sua assenza, avevano avuto la possibilità di andare ad ascoltare un suo concerto.
Quando seppe che ad Alex non dispiaceva la musica classica se ne uscì con un
 
  • Non lo avrei detto.
 
Poi vedendo la sua faccia perplessa cercò di recuperare chiedendole se c’era qualcosa in particolare che le piacesse.
 
  • Mi piace Bach, maestri come Litz ,Chopen..
  • Ti piace il piano direi, allora dovresti proprio venire ad un mio concerto.
 
In quel momento Arianna la guardò in un modo che le fece ritrovare il senso di imbarazzo che già aveva conosciuto in sua presenza.
L’unica parola che in quel momento riusciva a descrivere quello che Alex sentiva standole vicina era calore. Un calore tale da sciogliere il suo cuore congelato dal tempo e dalla solitudine.
Riuscì sorprendentemente a reggere il suo sguardo.
 
  • Si, penso che dovrei.
 
Intervenne Tania
 
  • Non si direbbe ma anche Alex è un artista.
  • Grazie anche a te per il “non si direbbe”.
  • Colpa tua sai? – Si mise a ridere e continuò - vedi la maggior parte delle foto che vedi in giro sono sue. E un tempo dipingeva.
  • Addirittura una pittrice.
  • Si ma, ormai non ricordo nemmeno più quand’è stata l’ultima volta che ho dipinto qualcosa, comunque tutte croste.
  • Non fare la modesta  –  Tania le diede un lieve pugno sul braccio
 
Nel tempo Alex aveva regalato a Leo le foto dei posti, dei luoghi che più l’ avevano affascinata, che l’ avevano incatenata a loro costringendola ad immortalarli. Lei lo prendeva in giro dicendogli che visto che non riuscivano più a fare un viaggio insieme, visti i suoi impegni e  le sue partenze mai preventivate e sempre improvvise, che così almeno riusciva a portarlo in giro per il mondo stando comodamente seduto a casa sua.
 
Arianna si alzò per osservarne qualcuna da vicino e con attenzione, dicendo che le trovava molto belle.
Erano ormai a fine serata, avevano mangiato benissimo e adesso stavano sorseggiando tutti un buon vino rosso, Alex si alzò con lei ma la sua attenzione fu attratta da una foto messa in disparte su una mensola, guardarla per lei fu come un pugno in pieno stomaco.
Per un attimo trattenne il respiro.
Erano loro appena diciottenni durante la prima gita all’estero. Avevano tutti lo sguardo limpido di chi crede ancora che il mondo sia messo lì per loro in attesa di essere preso, insieme alle sue infinite possibilità, pieni di speranze.
Quei ragazzini la osservavano sorridenti e abbracciati l’uno all’altro con delle bottiglie di birra in mano, Tania abbracciata a Matteo, già innamorati per l’eternità, Leo che montava sulle spalle di quest’ultimo sempre con quella faccia da schiaffi e poi c’era Alex appoggiata a Tania  con la sua tipica espressione strafottente e poi alla fine c’era lei La regina di cuori che la teneva stretta a se. Emma.
 
L’avevo dimenticata, ma mento a me stessa, non si può dimenticare il passato per quanto cerco disperatamente di guardare avanti
 
Emma la guardava da quella foto con un’espressione di chi, e anche da lì, si prendeva ancora gioco di lei. Il volto di  colei che ancora oggi, dopo anni, le dannava l’esistenza.
 
Ebbe appena un tremito della mano che teneva il bicchiere.
Leo si avvicinò
 
  • Scusa avrei dovuto toglierla
  • E perché? E’ una bella foto.
 
Ostentava sicurezza e indifferenza,  ma il periodo che aveva appena trascorso l’ aveva provata e la sua povera anima logora iniziava a stentare a rimanere integra.
 
Ritornò verso il tavolo per posare il bicchiere, intorno a lei era sceso un silenzio imbarazzato, Alex cercò di romperlo provando a riprendere il discorso appena sospeso.
Si rivolse ad Arianna
 
  • Allora quando posso venire ad ascoltarti.
 
Le disse delle date che non afferrò nemmeno, faceva fatica a mantenere la concentrazione, si rese conte che tutti tranne Arianna la osservavano preoccupati.
Lei sorrise a tutti
 
  • Hei ma che vi è preso? Vado un attimo in bagno, quando torno vi voglio di nuovo allegri e sereni. Qualsiasi cosa pensiate che sia successo..beh non è successo!
 
Si alzò e si diresse verso il bagno, una volta chiusa la porta alle sue spalle si appoggiò al lavandino, si sentiva come se tutto il peso del mondo fosse sulle sue spalle.
 
Non puoi non puoi non puoi!! E’ solo una stupida foto del cazzo!Sei ridicola!
 
Una voce dentro di lei rispose alle sue obiezioni
 
Si, ma è la foto che ti riporta al periodo più bello e più terrificante della tua vita, al periodo che ha fatto di te quello che sei oggi, al periodo che ha cambiato tutto intorno a te
 
  • Basta!
 
Aprì il rubinetto per passare l’acqua gelida sul viso, si fissò allo specchio, fu come se si vedesse per la prima volta dopo tanto tempo, notò il suo pallore e le forti occhiaie messe in evidenza dal contrasto con il colore chiaro dei suoi occhi. Ne rimase un po’ sorpresa. Parlò a quell’immagine.
 
  • Va tutto bene, adesso tu vai di là e rassicuri tutti, non è una stupida foto a metterti al tappeto.
 
Uscì e sentì i ragazzi nell’altra stanza che lanciavano rimproveri a Leo, lui si giustificava dicendo che non si ricordava nemmeno più che fosse lì
Entrò
 
  • La volete smettere di tormentarlo? Insomma, smettetela e basta.
 
Era davvero infastidita e la presenza di Arianna non l’ aiutava, aveva il terrore che facesse domande e che le dicessero qualcosa che la riguardasse, anche se aveva la certezza che nessuno di loro lo avrebbe fatto.
 
  • Adesso vado via
  • Ma.
  • Niente ma Tania, io adesso vado via e voi mi promettete di non parlare più di questa storia ok? Non è successo niente.
 
Si avvicinò Matteo e le poggiò una mano sulla spalla, come a infonderle sicurezza.
 
  • Allora perché vai via?
  • Perché domani pranzo dai miei.
  • Wow! Buona fortuna! Ti ricordi la versione da dare?
  • Si, e vi ringrazio ancora per avermi coperto, ancora una volta…
 
Calò il silenzio
 
  • Beh io vado e grazie per la bella serata.
 
Salutò tutti e uscì con l’unico stupido desiderio di arrivare il prima possibile a casa dove avrebbe potuto dare libero sfogo alle lacrime che chiedevano insistentemente di uscire.
 
 
 
L’indomani andò a casa dei suoi genitori, era da un bel po’ che mancava e sapeva che si meritava tutti i rimproveri che le venivano rivolti.
Confermò la versione che aveva dato Leo, che consisteva nel “ho avuto difficoltà di viaggio”, difficoltà ovviamente imprecisate e laconiche ma che nonostante tutto reggevano.
 
  • Dovresti smetterla con tutti questi viaggi, dovresti trovarti un lavoro stabile e che ti dia più sicurezze.
  • Mamma,  a me il mio lavoro piace e rende anche bene, quindi non vedo perché dovrei cambiare.
  • Perché non sei più una ragazzina, perché dovresti iniziare a pensare a farti una famiglia
Un bravo ragazzo è possibile che non lo trovi?
  • No mamma, non lo trovo…
  • Il tempo passa sai? E finirai col rimaner da sola, e da soli non è bello nemmeno il paradiso…
  • Si si…
 
Dio ma perché non  ci arrivi? Perché non vuoi vedere?
 
Alex era abituata ai sermoni di sua madre sul matrimonio e i figli, ma questa volta faceva più fatica a non risponderle come avrebbe dovuto fare da tempo, che non era un marito che voleva, che era d’accordo con lei, che avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una compagna al suo fianco. Ma li rispettava troppo, sapeva che li avrebbe uccisi se gli avesse detto la verità su di se, anche se spesso avrebbe tanto voluto che ci arrivassero da soli.
 
Non ci arrivarono nemmeno all’ora..o forse preferirono guardare altrove…
 
Era talmente abituata a tenerli lontano dai suoi tormenti, da quella parte di lei e della sua vita, ormai lo faceva da sempre, da quando appena adolescente passava i suoi pomeriggi solitari appoggiata con la schiena allo stereo ascoltando musica e a piangere chiedendosi perché, perché lei era così, perché non poteva rivelare, come chiunque altro, il suo amore alla persona che amava.
Si ritrovò a pensare a come il primo amore fosse il più devastante per tutti, specialmente se si ha la consapevolezza che non potrà mai essere ricambiato, e allora lo camuffi sotto un falso telo di amicizia, in fondo è normale essere amiche, soltanto amiche..e morire dentro.
Morire tutte le volte che passeggiando insieme ti prende sottobraccio e tu ti ritrovi a ringraziare il cielo per quel contatto cercato da lei.
Morire ritrovandoti a chiacchierare nella sua stanza seduta sul suo letto.
Morire tutte le volte perché sai che non sarai mai nient’altro che un amica.
 
E ti ritrovi a piangere tutte le lacrime del mondo augurandoti che la morte arrivi sul serio a porre fine al tormento e a quell’errore che qualcuno lassù ha fatto con te.
 
Crescendo cerchi un equilibrio e se la vita non è stata troppo dura e se sei forte e soprattutto fortunata riesci a trovarlo e a mantenerlo, ma purtroppo Alex non lo era stata.
 
Per sfuggire qualche minuto dalle prediche materne andò a rifugiarsi nella sua vecchia stanza. Per lei era sempre strano trovarsi lì, era come se quella stanza le parlasse di un lontano passato e di una persona che non esisteva più. Guardandosi intorno rivide nella sua mente il sacco a pelo perennemente messo ai piedi del suo letto dove Leo era solito passare la notte da bambino o la vecchia console di videogiochi dove si friggevano il cervello nei pomeriggi invernali.  Rivide Tania seduta sul letto a cercare di studiare ma il massimo che riuscivano a fare tra un capitolo e l’altro di storia era parlare di loro e di come si immaginavano da grandi, i posti che avrebbero visto, le cose che avrebbero fatto. E poi i libri che Matteo era solito regalarle appoggiati su alcune mensole, lo ricordava quando arrivava tutto soddisfatto con un nuovo libro sotto braccio dicendole che avrebbe dovuto leggerlo per forza, che le si sarebbe aperto un modo. Sorrise ricordando tutte queste cose e uscì sapendo quanto dolore questi ricordi portavano con se.
Passò quasi tutto il giorno con i suoi e a sera ormai inoltrata ritornò nel suo appartamento.
Rimase ad aggirasi tra la camera da letto e lo studio, era inquieta, provò a mettersi a lavoro, ma la mente vagava nello spazio e soprattutto nel tempo, si guardò intorno e la sua attenzione fu attratta dai pennelli messi a testa in su in una boccia, ne prese un paio e ne toccò le setole morbide.
Le ritornò alla mente il piacere che provava a “giocare” con i colori.
 
Forse se, riuscissi a trovare lo stimolo giusto, il soggetto giusto…
 
Le venne davanti il viso di Arianna
Lo scacciò immediatamente.
 
 
Si svegliò di soprassalto con la sensazione che qualcuno le avesse accarezzato il viso, impiegò un po’ prima di capire che si trovava addormentata sulla poltrona nello studio.
Doveva aver sognato, ma era stato così reale.
 
Guardò fuori e vide che era già mattina, un timido sole di novembre cercava di farsi strada fra le nubi. Guardò l’orologio ed erano appena le otto, decise che quel mattino avrebbe provato ad andare in giro a scattare qualche foto, pensò che il parco sarebbe stata la meta ideale, e quando vi giunse si disse che aveva proprio avuto un’ottima idea, i colori autunnali rendevano quel luogo incantato. I colori delle foglie si mescolavano in un’armonia di oro e di bronzo che contrastavano fortemente con le ultime foglie verdi che coraggiosamente resistevano all’avanzare dell’inverno.
Il nero-verde del laghetto poi rendeva il tutto ancora più irreale, se non fosse stato per qualche stoico della corsa avrebbe avuto come la sensazione di trovarsi all’interno dell’ultima bolla di natura incontaminata.
 
Alex ricordò che da bambina le capitava di fantasticare sull’ essere un antico cavaliere posto come guardiano di una foresta incantata. Foresta che consisteva in una piccola boscaglia dietro casa. Ricordava la pace e la quiete che vi ritrovava e che lasciava galoppare libera la sua fantasia.
Nulla le dava più gioia dell’azzurro intenso che si intravedeva attraverso i rami e le foglie verdi e lussureggianti degli alberi.
Quando crebbe un po’ iniziò a domandarsi se esisteva un lavoro che le avrebbe permesso di vivere in quello stato di serenità che provava tutte le volte che riusciva a trovarsi immersa nella natura, ma col tempo abbandonò  l’idea. A volte si domandava cosa sarebbe successo se avesse dato ascolto a quella voce interiore, a quella donna selvaggia che cercava disperatamente di farsi sentire, se le avesse permesso di prendere il sopravvento, forse si sarebbe evitata tutto quello che accadde dopo.
Ma non lo avrebbe mai saputo e conoscendosi alla fine sarebbe finita su qualche nave di Greenpeace alla volta di qualche petroliera da bloccare, ecco questa era forse una cosa che avrebbe fatto ancora in tempo a realizzare.
La verità è che si rendeva conto che se sentiva di nuovo il mal di vivere era perché non aveva niente in progetto.
Non ancora almeno.
 
Iniziò a scattare qualche foto e la sua attenzione fu attratta da una ragazza che su una piccola collinetta se ne stava seduta sotto un albero intenta alla lettura, guardò dentro al mirino della macchina fotografica e quando mise a fuoco si accorse che si trattava di Arianna.
Scattò la foto
Era immersa nella lettura, per un attimo sollevò la testa concentrando il suo sguardo di fronte a se, era come se stesse riflettendo su quello che aveva appena letto, poi si rimise di nuovo a leggere.
Le scattò una foto anche in quel momento di meditazione, Alex si stupiva di come la trovasse bella, ma non era una bellezza perfetta di quelle irreali, in Arianna anche quelli che potevano apparire dei difetti assumevano nell’insieme una sorta di armonia.
Aveva un aria così trasparente.
Alex rimase per un po’ nell’incertezza sul da farsi, avvicinarsi o meno.
 
Alla fine prese il coraggio a due mani e andò verso di lei
 
Ho bisogno di aver coraggio?
 
  • “L’insostenibile leggerezza dell’essere”
 
Sentendo la sua voce Arianna alzò lo sguardo su di lei ma Alex dubitò che l’avesse riconosciuta subito.
 
  • Gran bel libro, credo di averlo letto almeno un paio di volte.
  • Alex, ciao..
  • Ciao,  ti osservavo già da un po’, avevi un’espressione così concentrata che ero in dubbio se disturbarti o meno.
  • Figurati non mi disturbi – notò la sua macchina fotografica – tu invece? Hai ripreso a lavorare?
  • No beh, dovevo riprenderci la mano, era da un po’ che la ignoravo.
 
E indicò la macchina fotografica.
 
  • Così… eccomi qua…
 
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato da entrambe le parti. Alex fece come ad iniziare ad andare e non appena provò a formulare una frase di congedo lei la bloccò.
 
  • E così lo hai già letto, e dimmi ti è piaciuto?
  • Si molto, c’è una parte che mi fa sempre… ma forse non ci sei ancora arrivata.
  • Non saprei, sono solo a metà.
  • Comunque c’è un personaggio nel quale mi identifico pienamente.
  • E quale?
  • Il cane!
 
A questa inaspettata affermazione Arianna si mise a ridere.
 
  • Il cane, però..non lo avrei mai detto..
  • Si beh, non ho mai sentito cos’ì spesso questa frase come negli ultimi tempi..a quanto pare mi si addice..
 
Arianna la guardò trovando nel sorriso stampato sul volto di Alex nessun rimprovero.
 
  • Già, perdonami..ma non restare lì in piedi, ti va di sederti qui con me?
 
Alex la guardò senza sapersi decidere, spiazzata dalla sua offerta.
 
  •  Se non hai altro da fare ovviamente.
  •  No, ma che da fare..
 
Andò a sedersi sulla coperta che Arianna aveva steso sotto di lei.
Alex continuò a parlare del libro.
 
  • La verità è che mi piace la parte in cui descrive la vita ciclica dei cani, con la sua serenità e la sua pacata accettazione dell’essere, l’amore incondizionato che sa darti solo un essere puro come un cane..
  • E tu saresti capace di amare in questo modo?
  • Non lo so..del resto chi ne sarebbe capace? L’essere umano è fatto di troppi sentimenti, la maggior parte sbagliati..
  • Non hai una bella visione del genere umano.
  • Direi di no.
  • Ti piace leggere?
  • Si, anche se ormai mi capita di rado, ma da ragazzina era il mio passatempo preferito.
  • Insolito, generalmente leggere non è il passatempo preferito dei ragazzini.
  • Per me era diverso, era il mio rifugio. Quando avevo un nuovo libro per le mani la mia vita girava intorno ad esso, sino a quando non lo terminavo, e poi nell’attesa di una nuova storia da leggere vivevo con la malinconia che i personaggi mi avevano lasciato nel cuore.
 
Alex non aveva mai detto a nessuno queste cose e si stupì della semplicità con cui invece l’aveva fatto,pensò che doveva essere impazzita.
Arianna aveva piegato le ginocchia e vi aveva incrociato sopra le braccia sulle quali vi poggiava il viso rivolto verso di lei.
La osservava con uno sguardo lucido, tra il curioso e il divertito.
 
  • Allora quando avrò finito questo ti chiederò di consigliarmene un altro.
  • Volentieri, ma sappi che sono un’amante dei classici.
  • Tipo?
  • Tipo gli autori russi come Tolsoj o Dostoevskij o non so…
  • Non mi dire che hai letto Guerra e Pace
  • Si e anche diverse volte.
  • Leggi tutto più di una volta?
  • Solo perché sono del parere che certi libri vanno letti più volte nel corso del tempo.
  • Perché?
  • Perché ti fa rendere conto di quanto si è cambiati nel momento in cui non si ritrovano più le sensazioni provate la prima volta che lo hai letto, e invece te ne provocano altre del tutto nuove e sconosciute.
  • Alex..
  • Dimmi..
  • Sei una persona sorprendente.
  • Trovi? Non è perché da quando ci siamo conosciute ti ho dato modo di vedere solo il peggio di me? Che idea ti eri fatta?
  • Direi del tutto sbagliata, anche se non dovrei stare a stupirmi sentendo come parlano di te i tuoi amici.
  • Uhmm vediamo, hai pensato che io fossi un egocentrica distruttiva, una persona scarsa di contenuti.
  • Non esattamente, ci sei andata giù pesante, sicuramente dai la sensazione della “bella e dannata”.
 
La definizione che diede di lei la fece ridere, poi tornando seria le rispose.
 
  • Ti ho solo detto quello che avrei pensato io. O comunque è così che mi vede la maggior parte della gente, chiedi ai tuoi amici.
  • Non sono una che si lascia influenzare dal parere degli altri, preferisco verificare di persona. Bella lo sei,  per il resto mi prendo del tempo per farmi un’opinione.
 
Tutto questo lo diceva con il sorriso sulle labbra, ma sentirle dire che la trovava bella imbarazzò Alex e comunque non era abituata a sentirselo dire, si era sempre tenuta lontano dal ricevere complimenti, del suo aspetto era abbastanza soddisfatta, di se stessa le piaceva soprattutto la sua statura, un po’ più alta della media e che le dava una certa stupida sensazione di sicurezza, persino con lei.
Cercò di uscire da quel pantano di sensazioni che le aveva provocato con le sue affermazioni, cambiando argomento.
 
  • Ma posso farti una domanda?
  • Certamente.
  • Non ti stai congelando a stare seduta qui sotto?
 
Arianna sorrise, tornò a guardare di fronte a lei.
 
  • Si, hai ragione, ma mi piace sentire il freddo pungente sul viso, e mi piace questo posto, è come un oasi di pace.
  • Si,  so cosa vuoi dire..
 
Poi Arianna guardò l’orologio.
 
  • Però adesso devo andare, sto rischiando di fare tardi e devo passare da casa a prendere l’auto.
  • Se vuoi, potrei darti un passaggio sino a casa.
 
Alex non aveva nessuna voglia di lasciarla andare. Stava così bene in sua compagnia.
 
  • Se per te non è un problema lo accetto volentieri.
 
Viveva solo ad un paio di chilometri da lì.
Si alzarono e si diressero verso l’uscita del parco.
Alex avvertì che c’era qualcosa che Arianna voleva chiederle, ma non si decideva a farlo e lei dal suo canto immaginando che cosa potesse essere, non fece nulla per renderle facile il compito. Così fu lei a prendere un argomento per mettere fine a quel disagio che aveva avvertito.
 
  • Dimmi, che cosa c’è tra te e Leo?
  • Certo che fai domande dirette. Diciamo che ci stiamo conoscendo, mi sembra un ragazzo interessante.
  • Si, lo è.
  • Siete molto legati voi quattro.
 
Non era una domanda, ma più una constatazione di fatto
 
  • Si, lo siamo, da sempre credo.
 
Quando arrivarono al parcheggio Arianna fu distratta dalla moto.
 
  • E’ con questa che mi dai un passaggio?
  • Si, il mio unico mezzo di trasporto, è un problema?
  • No, solo che non me l’ aspettavo.
 
Alex gli lanciò il suo casco che prese al volo, purtroppo non ne aveva un altro.
 
  • Sei sicura di voler rischiare?
  • Si, non abiti lontano, non credo che correremo rischi e poi ne approfitto, non c’è niente di più bello del freddo pungente sul viso.
 
Arianna si rese conto che la prendeva in giro avendo utilizzato le stesse identiche parole che aveva detto lei prima e le diede una leggera spinta.
Alex mise in moto e l’aiutò salire, le disse di tenersi ben stretta.
Arianna passò le braccia intorno alla sua vita e le serrò sul suo stomaco.
Quel contatto, nonostante gli abiti spessi che indossavano fece aumentare il battito del cuore di Alex.
 
In meno di dieci minuti arrivarono a destinazione, Arianna smontò e Alex l’aiutò a togliersi il casco, per un attimo si fissarono.
 
  • Ti ringrazio per il passaggio, mi hai evitato una corsa, e poi è stato bello questo breve giro in moto
  • Magari la prossima volta si potrebbe fare un giro più lungo, e magari con un altro casco, non sento più il naso.
 
Sorridevano entrambe.
 
  • Beh, allora ciao.
  • Grazie e.. a presto.
 
Si girò e se ne andò. Alex rimase a guardarla sino a quando non sparì dietro al portone.
Di nuovo quella strada..
Si decise finalmente a rimettere in moto e ad andar via, non volendo rischiare di farsi trovare ancora lì quando sarebbe di nuovo uscita.
 
 
Trascorsero un paio di giorni da quando si erano incontrate, all’alba del terzo giorno Alex si raccontò la favola del rimettersi in forma, che si insomma, si era un po’ troppo lasciata andare e che magari produrre un po’ di endorfina correndo l’ avrebbe aiutata a scacciar via il senso di oppressione che aveva ormai da tempo, e perché no, perché non andare proprio al parco.
 
Quando arrivò iniziò con una breve corsa che terminò giusto un quarto d’ora dopo, riuscì appena ad arrivare all’albero del loro incontro e fu contenta di non trovare Arianna, perché nemmeno un corridore dopo aver fatto la maratona di New York sarebbe stato meno distrutto di lei in quel momento.
Era uno straccio, e si, aveva proprio bisogno di rimettersi in forma.
 
  • Forse dovrei anche smettere di fumare, di certo aiuterebbe..
 
Si trascinò mestamente verso l’uscita con un una mano sul fianco per le fitte che non le davano tregua.
 
Nel pomeriggio venne chiamata da Tania, per chiederle di cenare insieme
 
  • Matteo va a giocare a calcetto con Leo e altri ragazzi quindi se ti va facciamo una serata solo per noi.
  • A calcetto? Uomini… si vengo volentieri anche perché voglio proprio esserci quando rientrano.
 
Quando arrivò da lei Alex l’ aiutò a cucinare e dopo cena andarono a sedersi comodamente sul divano a chiacchierare.
Era da tempo che non si ritrovavano così, in una serata tranquilla solo loro due a parlare semplicemente del più e del meno.
 
  • Allora Tania non hai nessuna novità per me?
  • A dire il vero qualcosa ci sarebbe, io e Matteo ultimamente litighiamo spesso
  • Che succede? Che hai combinato?
  • Perché dev’ essere per forza colpa mia?
  • Perché dimentichi che conosco entrambi!
 
Tania le tirò un cuscino in piena faccia.
 
  • Mi dici per cosa litigate?
  • Mi ha chiesto di sposarlo.
  • Di sposarlo? Ma scusa qual è il problema? Cosa c’è da litigare? Hai forse intenzione di lasciarlo?
  • Certo che no! Non dire stupidaggini.
  • E allora? Scusa ma non capisco.
  • C’è che io sto bene così, il matrimonio è solo un’istituzione, io non ho bisogno di un contratto per decidere di vivere con lui tutta la vita, io lo scelgo ogni singolo giorno.
  • A te ha fatto davvero male studiare filosofia.
  • Spiritosa, comunque lui lo fa solo perché è la sua famiglia a tenerci, ma figurati, mi ci vedi vestita di bianco che percorro una navata?
  • Io penso che ci tenga anche lui, e non credo che voglia “quel” tipo di matrimonio, magari vuole solo legalizzare la vostra situazione semplicemente perché viviamo in un paese che è quello che è, dove  vivere insieme e giurarsi amore eterno non basta in qualsiasi occasione della vita. E poi di cosa hai paura? Non conosco nessuno che ha quello che avete voi, un rapporto che dura da un secolo e un sano equilibrio.
  • Si beh, non sono sempre stati una passeggiata e lo sai benissimo, anche noi abbiamo avuto i nostri problemi.
  • Si, che avete sempre superato. Vorrà pur dire qualcosa. Tu hai avuto il dono di trovare la tua anima gemella, avete un rapporto invidiabile, a volte non avete nemmeno bisogno di parlare, vi capite al volo, condividete persino gli stessi interessi. Si insomma non conosco una coppia così bene assortita come voi. Quindi..
  • Quindi cosa?
  • Smetti di fare l’idiota e accetta di sposarlo! Non ti piace il matrimonio in pompa magna bene! Esiste anche il semplice matrimonio civile, pochi amici e parenti stretti e hai risolto il tuo problema!
  • Non lo so è una questione di…
  • Non continuare, promettimi che ci penserai.
  • Si,va bene, te lo prometto.
 
Alex le sorrise, poi dopo un attimo di silenzio Tania continuò.
 
  • Comunque non montarti la testa ma devo dire che mi sei mancata. E tu invece, come stai? Dopo l’altra sera..
 
  • Bene, sto bene, non devi preoccuparti.
 
In quel momento entrarono Matteo e Leo che litigavano fra di loro su passaggi non fatti e calci presi.
Alex fu grata per il loro tempismo, non aveva nessuna voglia di parlare dell’altra sera, preferiva semplicemente continuare a fare quello che aveva sempre fatto, non ricordare.
Li accolse con un largo sorriso
 
  • Allora campioni a quanto avete perso.
  • E chi lo dice che abbiamo perso.
  • Ma andiamo! Ci siete voi in squadra!
 
Le rispose Leo dandole delle pacche sulla spalla.
 
  • Eh mia cara, ti lasciamo con la curiosità, non lo saprai mai.
  • Non ci dormirò la notte. Certo che incarnate proprio il maschio medio, non vi facevo tipi da calcetto, grandiosa idea delle vostre nuove conoscenze?
 
Le rispose Matteo mentre si dirigeva verso Tania per baciarla
 
  • Se fossimo maschi medi le nostre DONNE sarebbero state lì a fare il tifo per noi.
  • Amore, abbiamo superato l’adolescenza da un pezzo.
 
A questa uscita ad Alex venne in mente Arianna, non l’aveva più incontrata e voleva sapere se anche per il suo amico era stato lo stesso. Così lo punzecchiò.
 
  • E dimmi, Leo , la tua di fidanzatina c’era?
 
  • Non è la mia fidanzatina, non ancora almeno perché mi sto davvero impegnando, voglio dire, ma l’hai vista? E’ bella simpatica intelligente …è bella..
 
Si che l’aveva vista, e come lo capiva. Così si erano visti, avrebbe voluto chiedergli se erano usciti insieme ma si guardò dal farlo. Sentiva l’animale sopito che era in lei iniziare a risvegliarsi, il malessere, la consapevolezza di non avere nessuna possibilità e che il suo amico vinceva a priori.
                                       
Erano cose già provate
 
  • Comunque no, non c’era, ultimamente è parecchio impegnata, sta preparando un concerto,a dire il vero non ho ben capito.
  • Figurati.
  • Ehmm ci sarebbe anche un'altra cosa, ma dovete prenderla nel modo giusto.
 
Avendo avuto l’informazione che voleva Alex perse interesse nella conversazione e fu Tania a
continuarla.
 
  • Oddio la cosa mi preoccupa. Sentiamo
  • Ci siamo iscritti al campionato misto di calcetto
  • CI SIAMO CHI?
 
A questo punto era allarmata, Alex invece divertita.
Leo continuò con l’espressione di un bambino che aveva appena fatto una bravata e che nonostante fosse stato scoperto ne andava fiero.
 
  • Noi! Noi quattro..ci manca il quinto ma spero di convincere Arianna
  • MA SEI IMPAZZITO?!
 
Matteo tirò fuori il suo tono da mediatore.
 
  • Eddai amore sarà divertente!
  • Io ci sto
 
Alex spiazzò tutti, aveva accettato senza un ma e senza un se
 
  • E così..siete tre contro una e …ok se trovate il quinto ci sto, ma questa giuro ragazzi che è l’ultima volta che vi seguo.
  • E vai! Brava ragazza!
Leo la circondò con un braccio Matteo la baciò e Alex invece si rivolse semplicemente a lei
 
  • Ok  detto questo io me ne vado, prima di pentirmene. Ti ringrazio per la serata dovremmo farlo più spesso.
 
E quando fu giunta alla porta si girò e disse rivolgendosi a Matteo
 
  • Ah! Se fossi in te insisterei con una certa domanda, la conosci meglio di me, è un mulo, ma credo che si inizi a vedere uno spiraglio di luce.
 
Matteo la guardò sorridendo e Tania invece le lanciò nuovamente un cuscino che andò a sbattere contro la porta che si richiudeva alle sue spalle.
 
 
L’indomani Alex decise di intraprendere il suo programma di corsa, visto il futuro impegno a maggior ragione non voleva rischiare di morire in mezzo al campo,  ma nemmeno tutto il suo impegno impedì che l’esito dei suoi sforzi risultassero differenti da quelli dei giorni precedenti.
Anche stavolta la sua breve corsa finì sotto l’albero dove aveva incontrato Arianna, solo che stavolta si abbandonò totalmente sotto i suoi rami ormai quasi tutti spogli. Rimase per un po’ a guardare il cielo e il lento movimento delle pesanti nuvole mosse dal vento. Poi chiuse gli occhi e incrociò le braccia sulla fronte, si concentrò sul battito accelerato del suo cuore, in attesa che ritornasse regolare.
 
  • Certo che sei proprio fuori allenamento.
 
Al suono di quella voce aprì gli occhi e vide Arianna che l’ osservava dall’alto
Alex si sollevò sui gomiti, una strana sensazione di gioia le afferrò il cuore.
 
  • Si, ammetto di non risplendere per le mie capacità agonistiche.
 
Arianna andò a sedersi al suo fianco.
 
  • Si infatti ti ho osservato da quando sei arrivata, hai impiegato un quarto d’ora per un percorso di cinque minuti.
  • Ehi ma che fai, mi spii?
 
Alex aveva un mezzo sorriso canzonatorio.
Arianna si imbarazzò.
 
  • Era solo, si insomma ti ho visto, ti ho solo notato..
  • Guarda che scherzavo, tu sapresti fare di meglio?
  • Penso di si, ma non è che ci voglia molto sai.
  • Ah ah.
 
Ci fu un attimo di silenzio.
 
  • Tu invece? Sei venuta qui a leggere?
  • Si,  ho quasi finito il libro e sai, ti ho pensato.
Le sue parole la emozionarono e si sentì come una stupida ragazzina.
Ma non disse nulla lasciandola continuare.
 
  • Il cane, Karenin, alla fine muore.
  • Si,  e mi vergogno ad ammetterlo ma piango tutte le volte.
  • Non c’è niente di cui vergognarsi, è struggente.
  • Già. E’ così.
 
Per un attimo le venne in mente la prima volta che lo aveva letto e lo stupore che provò trovando le sue emozioni, il dolore provato in giovanissima età descritto in un libro, e il solo fatto di averle lette gliele fecero rivivere. E così già allora Alex comprese che per quanto si è certi di aver assorbito e superato, il cuore è sempre pronto a sanguinare alla prima sollecitazione di un ricordo, di una frase sentita appena, di un sussurro.
 
  • Comunque sono quasi alla fine, dopo ti chiederò di consigliarmene un altro.
  • Si, volentieri.
 
Ci fu di nuovo un silenzio carico di imbarazzo, più da parte di Alex, non sopportava come la faceva sentire, riprese a parlare cambiando argomento.
 
  • Comunque ritornando alla forma fisica sarai costretta ad allenarti anche tu.
  • Perché?
  • Ah guarda..non voglio rovinarti la sorpresa..
 
Da quel giorno si incontrarono spesso, parlavano molto e un po’ di tutto e a volte Arianna si allenava con Alex ed era decisamente più in forma di lei e quest’ultima avrebbe dovuto averne il sospetto guardando il suo fisico. Arianna le faceva da allenatrice ed era inflessibile, non gliene faceva passare una.
Non aveva nessuna pietà di lei, ed Alex ne era molto divertita.
 
  • Puoi ricordarmi perché lo faccio?
 
Alex era senza fiato e sentiva un infarto in arrivo. Si era fermata e non riusciva a fare un passo in più, Arianna invece se ne stava di fronte a lei ancora fresca e continuava a mantenere il ritmo, ma a questa sua domanda si fermò e si mise le mani sui fianchi.
 
  • Andiamo, corriamo appena da venti minuti!
  • No, la mia domanda era diversa..ho bisogno di motivazioni..
  • Ahmm vediamo, se stai così adesso fra dieci anni come sarai ridotta?
  • Fra dieci anni mi auguro di starmene sdraiata al sole sul ponte della mia barca..
  • Hai una barca?
  • No, ma non ho nemmeno il fisico. Posso lavorare su entrambi..grazie ottima motivazione. Ma adesso vado a sedermi.
  • Dai!
 
Praticamente crollò su una panchina lì vicino, Arianna dopo un primo momento di disappunto la seguì iniziando a raccontarle di come Leo e Matteo avevano faticato per convincerla a farla entrare nel ‘progetto campionato’, lei non poteva rischiare di rompersi un braccio o anche soltanto di slogarsi un dito, era una musicista e le sue mani erano tutto.
Loro le assicurarono che non avrebbe corso nessun rischio, sarebbe entrata in campo solo per fare numero. Alla fine l’idea la divertiva e quindi accettò.
 
  • Si lo so, sanno essere molto convincenti.
 
Mentre lo diceva l’attenzione di Alex fu attratta da alcuni ragazzini che cercavano di recuperare la loro palla finita su un albero. Si alzò mantenendo lo sguardo fisso sulla quella scena .
 
  • Dove vai?
  • A dare una mano.
 
Fu attratta da quella situazione come da un richiamo, persa in un lontano ricordo.
 
  • Allora ragazzi qual è il problema?
 
Guardò in alto seguendo il racconto dei ragazzini che l’ avevano circondata al suo arrivo, pensò che in effetti quella palla era finita veramente in alto.
 
  • Ma è possibile che nessuno di voi si sappia arrampicare?
 
Vide Arianna avvicinarsi, la guardava con un aria incuriosita e divertita. Alex si rivolse a lei.
 
  • Ai miei tempi sarebbe stato impensabile, davvero incredibile!
 
Così Alex si avvicinò ad esaminare quel ladro di palloni cercando i rami più accessibili, notò che erano tutti abbastanza alti e per un attimo le venne il dubbio che non sarebbe riuscita a tirarsi su, era una vita che non faceva una cosa del genere, ma la situazione la divertiva e quindi non demorse.
 
  • Ma che fai?
 
Si voltò a guardare Arianna che le aveva posto la domanda e sorridendo le rispose.
 
  • Vado, recupero e torno.
 
Con un po’ di sforzo riuscì nell’impresa, si ritrovò così in mezzo ai rami ricoperti da foglie ormai ingiallite e che cadevano per le vibrazioni che provocavano i suoi movimenti. Si sorprese ritrovando sensazioni perdute da tempo, la bellezza di sentire sotto le mani la superficie ruvida e viva dei rami. Ritrovò un’agilità naturale che pensava perduta da tempo. E infine la bellezza di riuscire a vedere il mondo da un’altra angolazione, da un punto di vista così familiare. Raggiunse finalmente la palla e la mandò giù. Quei ragazzini furono contenti e se ne uscirono con una frase che la lasciò interdetta.
 
  • Grazie signora!
 
E se andarono via contenti.
 
  • Ma li hai sentiti? Mi hanno chiamato signora!
 
Si trovava ancora sull’albero e Arianna la osservava dal basso. Teneva le mani nelle tasche della felpa e aveva un sorriso e uno sguardo che lasciavano intravedere quanto la divertisse e incuriosisse quella scena.
 
  • Ti ricordo che hai usato una frase del tipo “hai miei tempi”. Che pretendevi?
  • Ah ah, ma quanto siamo divertenti.
  • Pensi di riuscire a scendere?
  • Ma che domande, certo! – poi abbassando la voce come se parlasse a se stessa - Penso..spero di si.
 
Si prese ancora un attimo per godere di quelle emozioni ritrovate, fece vagare lo sguardo intorno a se e si sentiva bene, ed era una strana sensazione. Iniziò la sua lenta e cauta discesa, anche se per toccare terra avrebbe dovuto fare un bel salto. In un primo momento esitò ma poi si lasciò cadere. Atterrò praticamente ai piedi di Arianna. Rimettendosi in piedi disse
 
  • Missione compiuta!
 
Arianna scoppiò a ridere.
In quel momento i loro occhi si trovarono, c’era qualcosa tra di loro,Alex lo avvertiva chiaramente, Arianna di sicuro era incuriosita da lei, stava bene in sua compagnia e Alex con lei, ma dare un nome a quel qualcosa che sentiva o semplicemente riuscire a capire che cosa le passasse per la testa era semplicemente impossibile e Alex non se la sentiva di fare qualcosa che avrebbe potuto compromettere il rapporto che stava nascendo.
Si rese conto che era quello che Arianna le trasmetteva quando le stava vicina a farla sentire incatenata a lei.
 
  • Vista la tua abilità soccorri anche i gattini sugli alberi?
 
Si divertiva a prenderla in giro e Alex glielo lasciava fare assecondandola.
 
  • Certo, aiuto persino le vecchiette ad attraversare!
  • Proprio una brava ragazza. Comunque devo ammettere che sei meno fuori forma di quanto credessi, io non ci sarei riuscita.
  • Solo questione di pratica, con Leo da bambini ci sfidavamo a salire sui rami più alti, era il nostro gioco preferito.
  • Giochi tranquilli e soprattutto sicuri.
  • Già, una volta avevamo visto un film dove il protagonista viveva in una casa sull’albero, per noi divenne un’ossessione, la volevamo costruire  a tutti i costi anche noi.
  • E ci siete riusciti?
  • Ovviamente no.
 
Ci fu un attimo di silenzio, poi Arianna riprese.
 
  • Mi racconti sempre della tua infanzia, ma poco di te adesso.
  • Perché non ho un granché da raccontare.
 
Le avrebbe voluto dire che le parlava soltanto di episodi della sua infanzia perché erano gli unici che le davano il piacere del ricordo, tutto quello che venne dopo era difficile da raccontare senza doverle dire che tipo di persona era, carica di paure,insicurezze e rabbia verso il mondo intero. Da bambina non era ancora stata contaminata dal malessere che l’ avrebbe accompagnata per il resto della vita, per quanto già allora ne avvertiva la presenza ma senza capire bene di che cosa si trattasse.
 
Arianna guardò l’ora, Alex odiava quando lo faceva, perché voleva dire che da li a poco l’ avrebbe lasciata per andare lontano da lei. E infatti così fu.
 
  • Ok io devo andare. Ti ringrazio.
  • Per cosa?
  • Per il bel pomeriggio, mi sono divertita.
  • A torturarmi?
  • Anche, ma è bello stare con te, non si vede tutti i giorni qualcuno che aiuta gli altri per il puro piacere di farlo.
  • E’ stato più egoistico di quanto credi.
  • Si certo..Ok. Se ti piace nasconderti dietro un’aria da dura per me va bene, posso farti contenta.
 
Lo disse in modo canzonatorio, ed ecco di nuovo quel senso d’ imbarazzo, e alla fine Alex comprese che era la sua spontaneità a suscitarlo, non conosceva nessuno con questo grado di purezza cristallina. Ed era così diversa da lei che basava tutta la sua esistenza sul nascondere quello che sentiva nel profondo dell’anima.
 
Per quanto buio e profondo fosse quel buco nero che chiamava cuore.
 
Prima di andare via le disse che presto ci sarebbe stato un suo concerto, le chiese se sarebbe andata ad ascoltarla.
 
  • Certo,  non me lo perderei per nulla al mondo.
  • Perfetto. Allora a presto “signora”.
 
Il tono di voce che usò per marcare la parola “signora ”e  quel mezzo sorriso che faceva venire fuori quelle piccole linee ai lati delle sue labbra e che Alex trovava irresistibili, la fecero sciogliere.
Era ufficiale per quanto la riguardava ormai era totalmente e completamente abbagliata da lei.
Rimase a guardarla allontanarsi. Se ne restava lì ferma nella sera che scendeva e pensava a quant’era stata fortunata ad incontrarla, le faceva sentire un brivido che avrebbe potuto chiamare felicità. La sua sola presenza dava un senso alle sue giornate.
 
Forse posso di nuovo iniziare a sperare.
 
Poi purtroppo qualche giorno dopo parlando con Leo, Alex venne a sapere che le cose fra di loro procedevano a meraviglia e per lei, anche quel piccolo barlume di speranza venne spazzato via da una folata di vento gelido.
Lui era contento di vedere di come loro due andassero d’accordo, mai gli sfiorò la mente che Alex potesse avere qualche interesse verso quella che, adesso lo sapeva, stava diventando la sua ragazza.
 
E Arianna non gliene aveva parlato
 
Leo di sicuro non avrebbe mai pensato che la sua amica potesse essere una minaccia per lui, sia per ovvi motivi sia perché si fidava di lei, e quest’ultima cosa faceva sentire Alex un verme soprattutto perché era consapevole che avrebbe dovuto parlarne con lui, ma era altrettanto vero che dopo avrebbe creato situazioni di disagio che sarebbe stato meglio evitare, così com’era sua abitudine tenne per se quello che sentiva e si finse contenta. Ma non riusciva a non provare dei sentimenti, un’attrazione per lei, era arrivata ad un punto che se un giorno non la vedeva le sembrava di impazzire.
 
E tutti questi sentimenti erano dannosi perché la riportavano ad un periodo della sua vita, la riportavano ad Emma.
Tutte le volte che le balenava in mente la ricacciava indietro, ripetendosi che stavolta era diverso perché lei era diversa, si illudeva di essere un’altra persona.
  
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