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Autore: Euridice_    22/05/2008    2 recensioni
Voglio solo che muoia, che bruci, voglio dirgli addio mentre lo vedo dissolversi nella gloria delle fiamme. E con esso, morirà per sempre anche il mio cuore.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aydan

 

La terza sera qualcosa si incrinò.

Passeggiavamo per le vie della cittadina che stavamo visitando, le nostre mani affilate e pallide intrecciate che ondeggiavano.

Il sole tramontava dolcemente, sparendo dietro i tetti delle case e scoccando i suoi ultimi raggi cremisi. Era stata una giornata splendida: il cielo terso, i baci, le carezze.

Lei si specchiava in ogni vetrina davanti alla quale passavamo.

E notai sempre una punta di soddisfazione nei suoi occhi.

-Edward, mi trovi bella?

Quella domanda mi spiazzò.

Certo che la trovavo bella.

Era meravigliosa. Più radiosa del sole e più serena della luna-

-Sì- risposi semplicemente, guardandola.

Lei sorrise.

Un sorriso: nulla più che il contrarre i tratti del volto, nulla più che una dimostrazione di gioia o semplicemente di un piccolo piacere.

Eppure, in quel momento negli occhi di Bella brillò una luce inquietante. Il sorridere donò alle sue gote un delicato rossore, che contrastava gradevolmente con il suo nuovo pallore di vampira, eppure…

Non so dirlo, forse malizia, forse vanità. Non riesco a classificare con esattezza ciò che rifulse per un istante nel suo sguardo, ma basterà dire che non era qualcosa di casto e puro come erano di solito i suoi occhi.

C’era un velo di peccato.

Per un breve attimo aveva avuto l’aria di una dama civettuola e calcolatrice, maliziosa e sensuale.

Per un breve attimo, non era stata la mia Bella.

-Oh, Edward, perché ora mi guardi così?- domandò scoppiando a ridere, e mi abbracciò.

Bastò che mi stringesse a sé per ricordarmi quanto l’amassi.

Quanto la mia vita fosse vana senza di lei.

 

Forse, per un malevolo scherzo del destino o per pura casualità, è vero che le cose sbagliate avvengono sempre nei momenti sbagliati. Quasi per una legge matematica, mentre si è nell’atto di vivere qualcosa di importante si viene puntualmente interrotti.

E così fu quella sera.

Stavo scostando lentamente i capelli dal volto di Bella, e le mie labbra avevano appena sfiorato le sue, quando lei si dibatté dalle mie braccia e si sottrasse all’abbraccio.

-Edward- sussurrò, contraendo i lineamenti del viso in un’espressine spaventata, -Edward, sento…

Improvvisamente mi giunse alle narici un odore acre, che conoscevo ormai bene.

Vampiri.

La interruppi prima che terminasse la frase: -Andiamo via di qui.

Cercai di non mostrarmi allarmato. In fondo, ora che anche Bella era un vampiro, non rischiava più di morire.

Eppure…

La strinsi a me mentre mi guardavo intorno. Le strade erano deserte: era ora di cena, tutti erano rintanati nelle proprie case.

E all’improvviso il freddo.

Nell’aria frusciò l’inconfondibile muoversi di un vampiro.

Poco dopo che lo percepii, lo sconosciuto si presentò ai nostri occhi. Era indubbiamente un vampiro: a confermarlo erano i suoi occhi dorati, dai riflessi color sangue, la pelle simile all’avorio e gli zigomi alti che sormontavano le guance scavate. I lunghi capelli neri e scarmigliati gli ricadevano sulla fronte diafana. Un volto così affilato e perfetto non poteva essere umano.

Bella si strinse a me… il suo sguardo incerto indugiò su quell’individuo, esaminandone i lineamenti, gli abiti, la corporatura.

-Vampiri- mormorò quello, mentre le sue labbra sottili si deformavano in un sorriso sghembo, -non credevo di trovarne, da queste parti.

-Qual è il tuo nome?- domandò Bella, titubante.

Ed io già non mi fidavo di quel soggetto.

-Mi faccio chiamare Aydan.

Gli occhi del vampiro si soffermarono su Bella troppo a lungo per i miei gusti.

-Fai parte di qualche gruppo, o setta?- chiesi ad Aydan. Volevo sapere da subito se considerarlo o no un nemico.

-No. Sono libero dai vincoli e dalle stupide regole che dominano i clan. Vado dove voglio e faccio ciò che desidero. Addio.

Ci congedò così, tagliando corto. Si voltò e in un istante sparì.

Mi dissi che non l’avremmo mai più rivisto.

E invece non fu così.

  
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