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Autore: REDRUMILLA_    31/12/2013    4 recensioni
Harry Styles e Louis Tomlinson sono due ragazzi tutto fuorchè normali. Harry è un indeciso cronico, si aggrappa a chi gli è vicino per vivere e, pur provando in tutti i modi a dare una ragione a tutto quel vuoto che sente dentro di lui più passa il tempo e più si sente inadatto, solo, incompreso.
Louis invece é un ragazzo rabbioso, incazzato con il mondo, con il padre drogato e alcolizzato, con la vita che gli ha giocato un brutto scherzo. Il bullo della scuola, quello che tutto ammirano per la bellezza ma disprezzano per lo spinoso carattere da duro. L' unica cosa in comune che questi due esseri così diversi hanno è un semplice, quanto contorto rapporto di familiarità. Sono fratelli.
Come puó complicarsi ulteriormente un rapporto ormai compromesso? Come puó peggiorare l'irrecuperabile?
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[Larry] [Successivamente Ziam]
Se siete sensibili o facilmente influenzabili evitate di aprire!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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"Breve" riassunto dello scorso capitolo:
Harry Styles e Louis Tomlinson sono due ragazzi tutto fuorchè normali. Harry è un indeciso cronico, si aggrappa a chi gli è vicino per vivere e, pur provando in tutti i modi a dare una ragione a tutto quel vuoto che sente dentro di lui più passa il tempo e più si sente inadatto, solo, incompreso. Louis è un ragazzo rabbioso, incazzato con mondo, con il padre drogato e alcolizzato, con la vita che gli ha giocato un brutto scherzo. Il bullo della scuola, quello che tutto ammirano per la bellezza ma disprezzano per lo spinoso carattere da duro. L'unica cosa in comune che questi due esseri così diversi hanno è un semplice, quanto contorto rapporto di familiarità. Sono fratelli. All'età di 9 anni per Hazza e 12 per LouLou sono stati allontanati per il divorzio dei proprio genitori. Si erano giurati di ritrovarsi, di continuare a vivere la loro maniacale voglia di completarsi a vicenda, il loro vivere in simbiosi. Ma questo non è avvenuto. Il più grande ha evitato di scrivere messaggi, di presentarsi alla porta del più piccolo, suscitando in quest'ultimo odio represso verso di lui. Cercando conforto e appoggio, cercando la sua figura, in qualsiasi ragazzo che in qualche modo potesse somigliargli. Arriva un giorno in cui egli deve trasferirsi per colpa del lavoro della madre. Li il mondo del povero Harry si capolverà ancora una volta perchè nella sua stessa scuola il fratello Louis è il capo. Harry non reagisce bene a tutto questo ma viene coinvolto senza volere in una "combutta" contro di lui da parte del maggiore. Finisce per entrare a far parte dei "Funny Night" il gruppo rock del fratello, come voce solista, Decicendo di provare una convivenza forzata. Tutto questo si travolge quando Harry trova le lettere del fratello nascoste in scatoloni dimenticati e ritrovati durante il trasloco.. Avviene un incontro fra i due sul tetto della scuola, Harry capisce che non può esistere senza Louis e si abbracciano. Ma quest'ultimo suscita in Harry qualcosa che va oltre il semplice affetto. Quando sua madre annuncia la cena imminente con il fratello e il padre spregevole che li ha abbandonati non ci vede più e corre dal proprio ragazzo che, scoprirà non desiderare più come una volta e quindi arriverà a lasciarlo. La cena in casa Styles è ovviamente molto impacciata e quando Louis scopre che Harry è fuggito per andare alla ricerta di un certo "amico" Nick, lo va a cercare trovandolo fermo alla stazione. Il capitolo finisce con Louis che viene abbracciato da suo fratello.
 
Buona lettura, 
Capitolo 8: Ingaggio



Louis Tomlinson


I raggi solari filtravano molesti dalla piccola finestrella posta sul soffitto della nostra aula personale, insonorizzata malamente da Zayn, qualche mese prima.
Come luogo era davvero accogliente, devo ammetterlo.
E’ divisa in 3 stanze, relativamente piccole.
Entrando da sinistra si può notare, voltando la testa in quella direzione, un divano malconcio di pelle nera e una poltrona rosso fuoco, fra di questi un tavolino di legno ricoperto di scritte, canzoni, dediche, lasciate dai nostri amici o da noi stessi durante le feste passate a bere.
Al centro della prima stanza, quella più grande, vi sono i nostri strumenti ordinatamente. Nella posizione che dovranno assumere anche in live, io a sinistra, con la mia chitarra nera, al centro il nostro nuovo acquisto, Harry, con un microfono. Un normalissimo microfono attaccato ad un asta!
Sulla destra troviamo invece, leggermente arretrato, la chitarra acustica del signorino Horan, quell’ochetta che non fa altro che suonare, suonare e risuonare spartiti di canzoni senza testo, inventate da lui.
Dietro di me, posizionato esternamente c’è l’ombroso e riservato signor Malik e la sua vistosissima chitarra gialla limone. Che gusti di merda.
Dietro Harry, perfettamente al centro vi è il mio migliore amico, il bravissimo mago delle percussioni, Mister Payne. La sua batteria sovrasta tutti gli altri strumenti e rende problematico passare oltre per poter entrare nell’altra stanza, posta dietro la sua schiena.
Nella stanza successiva, di dimensioni ridotte, vi è uno spazio, costruito con i resti degli elettrodomestici e dei mobili d’arredamento che la famiglia di Liam reputava superflui in casa sua.
Un tavolo in vetro e un divano letto dove io spesso passavo le mie notti, fin quando non venni scoperto dalle guardie notturne della scuola.
Sul bagno è inutile che vi spenda delle parole, è un normalissimo, sporco, bagno.
E come tocco di classe abbiamo tutte e 8 le pareti delle due stanze piene dei graffiti di Zayn, che non aveva nient’altro da fare che imbrattare tutto.
Ammetto siano belli però, soprattutto con sopra alcuni poster di band o musicisti che mio fratello ci ha donato, dicendo che in camera sua non li avrebbe mai attaccati.
Nell’aula, donataci generosamente dal padre di Liam, preside della scuola, regnava in questo momento il silenzio.
Se non fosse per quei pochi pezzi che stavo strimpellando, ripassandoli più mentalmente che in pratica, grazie alla mia chitarra sulle gambe, seduto sulla mia poltrona rossa.
Alla mia destra, nell’altro divano vi erano i vecchi membri della band che cercavano di creare una scaletta, casomai un giorno, un pazzo, decidesse di ingaggiarci.
Harry invece era distante da noi, mentre canticchiava alcune canzoni che io volevo assolutamente fossero incluse nella lista.
Stava cucinando qualcosa,probabilmente, perché l’odore di omelette era l’unica cosa che attirava la mia attenzione in quella pace creatasi.
Sentivo, ovattata, la voce di Liam che cercava di rincuorare il secondo membro più recente della band, Niall, che a quanto pare aveva davvero paura di non riuscire a farsi apprezzare in un futuro concerto.
Io invece non ero della sua stessa opinione, francamente non ho mai ricevuto commenti negativi, per quelle poche volte che avevamo suonato ad alcune feste della scuola, tutti erano stati abbastanza soddisfatti della nostra performance.
Moltissime ragazze urlarono addirittura il mio nome quando, durante il ballo della scuola, ci esibimmo in alcune canzoni di repertorio.
Proprio in quel frangente conobbe Hanna, fra tutte le ragazze che mi sbavavano dietro, era la più decente.
In quella scuola io ero qualcosa di intoccabile. Tutti, compresi i professori, sapevano che non ero un ragazzo facile, da prendere alla leggera, con cui poter serenamente parlare a cuore aperto.
Non davo assolutamente nessuna confidenza a anima viva.
Ma assurdamente ne davano a me, in maniera impacciata, intimorita dal mio carattere ombroso e pericoloso, molti ragazzi e ragazze.
Ero, sfortunatamente, un ragazzo popolare.
Temuto e rispettato.
Ma io quando arrivai in questo posto schifoso mai avrei voluto tutto questo.
Avrei semplicemente voluto marcire in un angolo, senza essere notato, senza destare nessuna occhiata storta e senza assolutamente divenire amico di nessuno.
Sono un anima solitaria, non ho bisogno di amici.
E invece la sorte ha voluto che io ne avessi anche troppi.
Come ha potuto Liam non capire che io non volevo avere nulla a che fare con lui? Dio, mi ha reso la vita davvero insopportabile all’inizio.
Non faceva altro che parlare, parlare, parlare e parlare, mentre io volevo solo prendere una mazza chiodata e fargli del male. Del male fisico, oltre quello psicologico che gli arrecavo ogni giorno.
Penso che questo non sia avvenuto solamente perché sennò avrei riscosso ulteriori attenzioni, anche se negative.
Volevo essere un ombra, un qualcosa di mellifluo che come è apparso il primo anno se ne sarebbe andato il terzo, o forse il quarto, visto la mia scarsa rendita.
Queste attenzioni, sempre crescenti, mi hanno reso se possibile ancora più rabbioso.
E, quando tutto questo chiamare il mio nome, costantemente, senza sosta, era diventato troppo, ho agito.
Ho picchiato l’ennesimo ragazzo che cercava le mie attenzioni, portandolo all’ospedale con un braccio rotto.
Ma tutto questo non bastò per levarmi dai piedi le cattive persone che, ammirando assurdamente il tuo gesto, cominciarono a girarmi intorno.
Era un circolo vizioso.
Non facevi nulla, attiravi attenzioni, picchiavi qualcuno, ne ricevevi altre.
Ero spacciato e quindi smisi di andare a scuola.
Non frequentai le lezioni, dopo che una sonora sospensione, che Liam non riuscì ad evitarmi, mi tenne a casa per una settimana.
E il danno era fatto, avevo perso l’anno.
E ogni volta, dal giorno in cui fu annunciato il responso del mio secondo anno in quella assurda scuola, che mi fissavo allo specchio e mi odiavo sempre di più.
Avevo deciso di smetterla, di andare finalmente a lavorare, che ne so, in miniera.
Finché finalmente una frana non mi avrebbe portato definitivamente via la vita, che era attaccata al mio corpo con due miseri punti di spillatrice.
Avrei voluto seriamente farla finita in quella maledetta miniera se mio padre non avesse di nuovo stravolto la mia “vita”.
Mi riscrisse senza dirmelo alla scuola e, minacciandomi di buttarmi fuori di casa, io inesorabilmente accettai.
Decisi di porre fine a tutto, decisi di farmi trascinare dal vento finché non fossi finito contro una montagna e li ci fossi rimasto.
Quella montagna fu la band di Zayn Malik, uno di quei cretini che non facevano altro che importunare ragazzi troppo stupidi da ribellarsi.
Liam, stupidamente innamorato della sua batteria e notando l’opportunità paratasi davanti, decise di entrarvi e io, fui trasportando senza nemmeno accorgermi.
Quel ragazzo era sempre stato il vento ma, la montagna che vidi davanti ai miei occhi, si rivelò davvero qualcosa di inaspettato.
Qualcosa di quasi gradevole.

“Louis!” urlò allora il mio vento.

Risposi frustrato, visibilmente preso alla sprovvista.

“Che c’è?”

Mi porse un foglio stropicciato con sopra ben 12 tracce, delle quali solo 4 decise da me.
Scorsi velocemente tutte le canzoni, non male, che avevano deciso i miei compagni, fino ad arrivare all’ultima, la numero 12.
Era scritta in maniera diversa, la scrittura era insicura ma più ordinata delle precedenti.
Trasalì.
Non ci vidi più.
Afferrai velocemente il colletto della camicia di Liam e cercai di sollevarlo con fatica.
Nella nostra band non si suona musica pop.
Non possono rovinarmi anche questo.

“Firework, seriamente?” sputai.

Il ragazzo dalla pettinatura a marine mi strattonò e si liberò senza lamentarsi, era abituato ai miei scatti da malato di mente.

“Ti sembro Katy Perry per caso?!”

Niall mi portò una mano all’altezza del gomito per cercare di calmarmi.

“Levami le mani di dosso biondino. Io questa non la suono.”

Zayn improvvisamente si voltò nella direzione dell’altra stanza e sorrise, beffardo.
Evitai di capire il motivo del suo stupido comportamento, vi passai sopra.

“Sostituitela, mi fa schifo.”  Sentenziai.

Mi rimisi a sedere sulla mia poltrona, presi un pennarello indelebile che trovai sopra il tavolino e cancellai l’ultima traccia lanciando tutto quello che tenevo in mano sulla poltrona dove erano seduti gli altri.
Non feci in tempo a riprendere in mano la mia chitarra, staccata dall’amplificatore per evitare di fare rumore, quando una mano, grande e calda, mi toccò la spalla.
La scostai seccato e dissi:

“No.”

Mi voltai per guardare a chi appartenesse e sbiancai.

“Cosa sei diventato Lou?” Le sue parole mi trafissero come spade in pieno petto.

Cosa sei diventato Lou?
Uno schifo Harry, ecco cosa sono diventato.
Provai a dire qualcosa, anche se la mia bocca era spalancata e non ne voleva sapere di produrre un suono.
Mi anticipò quindi mio fratello e parlò, ancora una volta.

“Volevo inserirla io, avevo un idea per un adattamento, visto che sapevamo che a te così fa schifo”

E tornò, come era arrivato a versare un altro po’ di preparato per le omelette nella padella, voltandomi le spalle.
Cosa sono diventato Harry? Sono diventato qualcosa che non merita il tuo conforto, la tua gentilezza.
Non sono niente.

“Ho bisogno di un caffè” ammisi e, senza guardare negli occhi nessuno, uscì dalla stanza.

Stavo per voltare l’angolo quando, prevedibilmente, Liam mi seguì e mi raggiunse.
Stetti in silenzio finché il mio caffè non fu pronto e il suono, lieve, della macchinetta non sentenziò il mio sospetto.
Bevvi il contenuto tutto insieme e aspettai che quel rompipalle che mi trovavo davanti cominciasse con le sue domande.
Non dovetti attendere molto, il tempo di dare pochi scorsi al mio caffè bollente che, Payne cominciò a domandarmi la storia della mia vita.

“Chi è Harry?” chiese.

Classico, me l’aspettavo. Chissà da quanto aspettava il momento per dirmelo, sicuramente sospettava qualcosa. E’ sempre stato il più acuto fra i tre.

“Un amico.” Risposi. Non avevo certamente voglia in quel momento di raccontargli letteralmente la storia della mia vita.

Sapeva di mio padre, del divorzio, della situazione in cui mi trovavo, ma solo perché dovetti dirglielo per poter usufruire del letto nella sala prove.
Lui non credette alle mie parole, stranamente, per qualche assurdo motivo, sapeva capirmi e quindi intuire quando la mia bocca sparava cazzate.
Rendendosi conto che era una di quelle volte chiese ancora.

“Tomlinson, non credere che possa abboccare. Da quando lo conosci?” Pareva un vero e proprio interrogatorio e non potei che ridere al pensiero che altri problemi, dopo la mia confessione, sarebbero suscitati dalla discussione.

“Dai Li, è mio fratello.”

Mi misi in una posizione tale da poter osservare l’espressione mutare nel volto del mio migliore amico e sorrisi ancora una volta notando la sua fronte aggrottarsi e la sua bocca aprirsi in un assurda espressione sorpresa.
Rimase immobile per circa un minuto anche se non lo cronometrai. Poi ancora una volta spezzò il silenzio, propagando nel corridoio, dapprima silenzioso, la sua voce calma macchiata di curiosità.
Il vecchio Payne impiccione.

“E.. Quanto aspettavi a dirmelo?”

Risposi subito, evitando di far intravedere che quella conversazione riusciva a mettermi seriamente in difficoltà.

“Era importante che tu lo sapessi?”

Non lasciai che facesse altro domande e dissi tutto quello che mi era permesso dire, per adesso.

“Quando i miei hanno rotto Harry è rimasto con mia mamma e io, per una dannato caso del destino sono finito con quello stronzo. Non ci siamo visti per sette anni e non posso dire che la cosa abbia giovato, ecco.
Quindi abbiamo un rapporto un po’ così..così..”

“Di merda?” Cercò di concludere Liam.

“Peggio Li, peggio!” risi io.

Ho scoperto che parlare con persone che non ne sanno nulla rende l’intera storia alquanto divertente e inverosimile.
Alla fine avrei dovuto continuare a mantenere i rapporti con Harry, avrei dovuto se solo mio padre non fosse impazzito e non mi avesse vietato espressamente di mandargli lettere o di andare da lui.
Avrei comunque dovuto far qualcosa per sentirlo. Avevo le mie colpe.

“E comunque, tanto per farti ridere un po’.” Abbassai la testa sorridendo, ancora una volta.

“Ho 4 sorelle e 1 fratello. Lottie, Fizzy, Daisy e Phoebe! Ah, e ovviamente Harry.” continuai spiegando che le ultime due erano gemelle e che avevano tutti dei magnifici occhi azzurri.

Amavo le mie sorelle.

 “Scusami tanto Lou, ma Harry ha un altro cognome.” Spiegai anche l’arcana questione del motivo per la quale Harry decise di cambiare cognome e la conversazione finì li, o almeno credetti.

Prima di andarsene e lasciarmi ai miei pensieri si voltò verso di me, sorridendo vedendomi buttare il caffè ormai freddo nel cestino.

“Comunque non vi somigliate affatto!”

“Avrà preso da nostro nonno!” Sentenziai e lui sparì dietro una colonna.
 


Harry Styles


Incredibile come in questa settimana non passa giorno in cui non rincorro mio fratello o vengo rincorso da lui per questa scuola.
Ogni volta che credo che qualcosa possa andare meglio, che seriamente mio fratello possa recuperare il lume della ragione, tornare quello che era, finisco deluso e amareggiato.
Tutta quella rabbia, quella cattiveria non c’erano nell’abbraccio dell’altra sera. In quel momento sentivo di essere tornato quello che ero.
Per la seconda volta credevo di aver ritrovato mio fratello. Senza due anni di boccatura alle spalle, tatuaggi che ricoprivano un intero avambraccio e rabbia repressa pronta ad esplodere.
Più mi stupisco dei suoi cambi d’umore repentini e più mi rendo conto che non riesco comunque a detestarlo.
Come posso dopo che per anni ho odiato tutto quello che lo riguardava? Odiavo la nostra canzone, i calzini che lasciava sempre all’angolo del letto poiché detestava indossarli o addirittura il suo soffiare nei miei capelli nelle notti in cui dormivamo insieme.
Avevo sempre detestato tutto quello che ricordavo di lui.
E allora perché, anche se visibilmente cambiato, io riesco ancora a vedere in lui il fratello che era un tempo?
Non mi bastano i suoi precedenti, le sue risse, i suoi tatuaggi, la sua rabbia a farmi ricordare che adesso tutto fosse cambiato?
Sto seriamente, ancora una volta, correndo da lui detestando il vuoto che sento quando non è vicino a me?
Sono maledettamente malato, e inesorabilmente infatuato della peggiore persona possa esistere. O almeno, la peggiore persona per me.
Dovrei finire in carcere, si.
In un carcere minorile a scontare la pena di aver solo pensato a come poteva essere baciare le labbra sottili di mio fratello, di quando perfetti siano i suoi lineamenti o i suoi brillanti occhi azzurri.
Lasciai i ragazzi quando vidi Liam rientrare, aveva una strana espressione nel volto, come se qualcosa non gli tornasse.
Decisi di non farmi tante domande e di andarmene alla macchinetta del caffè per risolvere quell’incomprensione.
Lo vidi appoggiato alla macchinetta, con lo sguardo rivolto verso l’alto e le mani in tasca.
Chiesi mentalmente di essere arrestata all’istante perché ancora una volta, alla vista del suo sguardo perso, il mio cuore non restò indifferente.
Ancora una volta non potei non soffermarmi sui suoi capelli marroni pettinati in maniera disordinata che gli ricadevano in piccoli ciuffetti sugli occhi, a vederli sembravano davvero morbidi, avrei davvero voluto annusarli e scoprire che sapore avessero.
Per non parlare del taglio che avevano i suoi occhi, piccoli quanto profondi. Sin da piccolo avevo sempre odiato quei maledetti fanali azzurrissimi, avrei tanto voluto averli anche io. Nella famiglia ero io l’unico a non possederli.
La bocca era leggermente socchiusa e mi riportava a ormai appurate fantasie ed insieme alla sua mascella sottile delimitavano quel volto così particolare, attraente.
Mio fratello è attraente, troppo attraente. Vi prego, passatemi le manette.
Quando notò che lo stavo fissando per un attimo sobbalzò ma subito dopo mi regalò uno dei suoi sorrisi.
Ero stato beato del suo sorriso poche volte quella settimana e di certo non avevo dimenticato quello che mi regalò sotto la pioggia due giorni fa.
Allungò gli angoli della bocca e riducendo gli occhi a due deliziose fessure, mostro i suoi piccoli denti.
Stavo per tirare fuori dalla tasta il cellulare per potergli scattare una foto ma, mi sorprese poiché si avvicinò velocemente a me, con lo sguardo rivolto verso il basso come a sapere dell’errore commesso.

“Faremo Fireworks, faremo Last Friday Night, faremo addirittura Hot N’ Cold se ti va. Guarda facciamo così, faremo tutta la discografia di Katy Perry se questo ti rende felice ma per piacere, non pensare a me come ad una persona disgustosa.”

Non potei non mettermi a ridere istericamente poiché mai mi sarei aspettato un uscita del genere, non potevo chiedere di meglio.
Le mie guance si colorarono di un rosa vivace e sperai veramente che non le avesse notate.

“Non preoccuparti Louis, ti perdono. Non riesco ad avercela con te, ti ho detestato per troppo tempo, sono stanco.” Dissi appena mi ripresi dalla mia risata esagerata.

“Invece dovresti. Forse davvero dovresti starmi lontano. Sono stato bocciato due volte Harry. Mio padre è un maledettissimo alcolizzato ed io sto inesorabilmente seguendo le sue orme. Non capisco come tu possa ogni volta perdonare il mio comportamento.”

Come potevo effettivamente perdonarlo?
Lo fissai in volto e lo capì.
Come potevano quegli occhi aver guardato male qualcosa, come poteva quella bocca aver sparato ingiurie verso qualcuno e come potevano quelle piccole mani aver inferto dolore fisico?
Nel suo sguardo, diretto verso di me, potevo notare soltanto tanta infinita tristezza.
Era intrappolato in un tornado che lo portava a commettere cazzate una dietro l’altra e lui aveva seriamente poco a cui aggrapparsi per potersene tirare fuori.
Aveva solo bisogno di una figura d’appoggio e Dio, sarei stato estremamente grado a tutti i santi in paradiso se avesse scelto me per aiutarlo.
Perché lui non meritava quella vita, lui era destinato a risorgere dalle sue ceneri.
Lui valeva di più.

“Io sono qui Lou, adesso basta. Basta fare cazzate.”

Lo dissi sperando potesse servirgli come appiglio in quel momento.
Io in un modo a me oscuro l’avevo portato a questo.
Il silenzio fra di noi ci ha logorato, entrambi.
Se io grazie alla mia famiglia e ai miei amici avevo saputo riprendermi e andare avanti, Lou era rimasto vittima della tristezza e della solitudine e senza un immagine genitoriale decente non poteva finire diversamente.
In quel momento avrei semplicemente voluto dare un enorme pugno al padre che mi ha messo al mondo e ogni giorno di più sto maledicendo di essere nato grazie ad un essere così ignobile.
Lui si avvicinò pericolosamente a me, facendomi sussultare e con assoluta calma, per paura di far qualcosa di sbagliato, mi spinse a se.
Sentì il tutto così sbagliato ma così maledettamente giusto per me.
Alla fine avevamo passato sette anni separati e forse il nostro rapporto era malsano sin da bambini, forse potevamo davvero avere un futuro.
Forse anche io piacevo a lui.
Che sciocchezza.
Non mi abbracciò, aspettò che fossi io a farlo e quando le nostri fronti si incontrarono sentì che le mie mani non la smettevano di sudare, ero avvinghiato senza mezze misure al golf di mio fratello e non ne volevo sapere di lasciare la presa.
Era incredibile la vicinanza alla sua bocca, sentì il suo fiato sulla mia e, notando un leggero odore di nicotina e menta chiusi automaticamente gli occhi per bearmene al meglio.
Se solo avessi allungato la mia bocca alla sua, di soli pochi centimetri avrei potuto dire di aver baciato mio fratello.
E in quel momento di confusione, quando la sua bocca, sempre davanti alla mia, iniziò a intonare la canzone che ormai era colonna sonora della nostra vita, non ci vidi più.
Stavo seriamente per scontrare le mie labbra con le sue e li realizzai che l’avevo sempre voluto fare.
All’età di dodici anni nella notte, fingendo di dormire, avvicinavo la mia bocca alla sua, fingendo di essere assorto in un sonno profondo e la lasciavo lievemente scontrare con quella sottile di mio fratello.
Che bambino malato.
La mia testa aveva iniziato a muoversi ad una lentezza quasi snervante verso di lui ma, una voce che ormai riconoscevo alla perfezione ci riportò alla realtà.
Per fortuna Niall non aveva fatto caso a nulla poiché eravamo nascosti dalla macchinetta.
Ringraziai mentalmente mille mila volte la scelta del luogo e, dopo essermi toccato nervosamente il ciuffo di capelli ribelli che mi ricadeva sugli occhi, urlai in risposta.

“Cosa c’è Niall?”

Louis si scostò notevolmente da me, di quasi un metro e si sistemò il golf sui fianchi rivolgendo le sue attenzioni all’amico, dimenticandosi della mia presenza.

“La tua ragazza ti ha chiamato Tomlinson! Abbiamo un ingaggio! Quella cameriera da quattro soldi ci ha rimediato una serata al Paprika, sabato! Cazzo, non ci
credo!”                                                                                                                                                                                  
 



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Spazio autrice: Adoro questo spazio perchè qui posso parlare direttamente con voi! Con tutte le generosissime e stupendissime persone che hanno messo la mia fanfic fra le seguite, fra le ricordate e a chi lascia sempre una recensione xD (Anche se ammetto che ne ricevo poche!)
Vabbeh, mi basta vedere le innumerevoli visualizzazioni per sollevarmi d'animo!
Questa storia sta piano piano prendendo campo e sono contentissima di poter piano piano sciogliere i misteri che ancora aleggiano nelle vostre menti, con calma, uno ad uno!
Come potete notare per adesso il signor Tomlinson fa ancora il gradasso, lui vuole il suo bel gruppo rock, con la sua musica da duro e il piccolo Harry interferisce.
Lui si incazza e non poco poichè si intuisce che lui, fra tutte le cose orribili che ha attraversato e in sui vive, quella è l'unica cosa che lo mantiene a galla.
Il signorino Payne è un impiccione assurdo e fa bene! Alla fine Lou è il suo migliore amico, DEVE SAPERE!
Harry rimane ancora una volta deluso ma non per molto stavolta! Come può essere arrabbiato con il ragazzo per cui ha una cotta?
Il nostro ricciolino ormai non si preoccupa molto del fatto che Louis sia un maschio, sa di essere gay, ma ha ancora alcuni (Molti) problemi con il fatto fratellanza, BEH, E STI CAZZI NDO LI METTI?
INFINE, rullo di tambuuuuuuuri, si scopre che anche LouisTomlison chiamato comunemente sassymestruata ha una ragazza!
BELLA MERDA DIRETE VOI! E sarete d'accordo con me sul fatto che questo capitolo finisce davvero male! Il bacio mancato Larry! Non ve l'aspettavate, vero?
Basta, sono noiosa.
Spero che questo capitolo vi piaccia, lo spero con tutto il cuore! Cercherò di aggiornare anche il 9 prima del rientro (torno a scuola il 7) così da lasciarvi con 2 capitoli belli Larriosi!
Vabbeh, recensite, recensite e recensite ma soprattutto leggete, leggete e leggete <3
Mi rendete seriamente un po' meno timorosa nelle mie "doti da scrittrice", grazie.
Ah! Sicuramente non ve ne fregherà di meno ma vi lascio qui di seguito anche il nome che ho su facebook e su twitter, casomai voleste cercarmi <3


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e ormai che ci siamo anche 
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