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Autore: L0g1c1ta    31/12/2013    1 recensioni
Dieci ragazzi e una professoressa.
Ognuno di loro ha una storia. Ognuno di loro ha un passato.
Passano insieme quattordici giorni di vacanze all'estero e insieme decidono di fare un rito per entrare nel Regno dell'Incubo, risvegliando l'Uomo Nero ed entrando nel suo mondo.
Mano a mano che esplorano il luogo si rendono conto che anche i Guardiani e altri spiriti si trovano costretti ad abitare in quest'isola ove sono ricercati dalla reale padrona del Regno: Macula Sanguinea.
Tra umani e spiriti si cuciranno rapporti d'amicizia o inimicizia.
Riusciranno a tornare a casa?
Riusciranno a sfuggire dalle mani della megera Macula Sanguinea?
Riusciranno a scampare alla morte?
Genere: Angst, Generale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Stavano tutti dormendo…forse.

O almeno era certo che Mino dormisse…aveva appena posato sulla sua testa un inventore che aveva inventato un nuovo macchinario.

Però prima di andare da Farut volle vedere Fabiola.

Entrò nella piccola cameretta azzurra da bambina…solo che non aveva mai visto una cameretta così in ordine quando solcava i cieli delle città. Le tende, anch’esse azzurre, oscurarono la stanzetta restando in una silenziosa penombra. Riuscì a vederla. Non era un dolce sonno come aveva immaginato: incurvò molto spesso le sopracciglia, come se qualcosa la disturbasse molto. Forse questo accade quando non si ha per molto tempo nessun tipo di sogno o incubo…meglio non perdere tempo…

…cosa potrebbe fare…?

…ma certo…!

Potrebbe vedere i suoi ricordi di quando era bambina…! Perché no?

Si concentrò e formò con la sua sabbia una lunga striscia che, piano piano, si posò sulla testa della piccola. L’espressione turbata si spense e le palpebre si rilassarono.

Sulla sua testa apparve una bambina di circa sei o sette anni…era lei sicuramente. La piccola stava cominciando a camminare verso una direzione ignota.

Sandy incrociò le gambe e mise i gomiti sulle cosce.

La piccola Fabiola raggiunse una specie di bosco e continuò a camminare ma guardandosi attorno come se cercasse qualcuno. Ad un certo punto guardò di fronte a sé e sembrò essere molto felice. La bambina cominciò a camminare in punta di piedi continuando a guardarsi attorno con circospezione.

Sandy si avvicinò ancora di più al sogno.

Ad un certo punto apparve un’altra bambina che stava seduta per terra con la schiena poggiata ad un grosso albero con in mano un cappellino. Quella stava cucendo sul cappello, con ago e bottone, quello che sembrarono delle piume. La piccola Fabiola si gettò su di lei che si alzò di scatto spaventata.

Sandy sorrise per i gesti infantili.

Ma appena la bambina vide Fabiola sembrò essere impazzita dalla gioia e raggiunse l’amica abbracciandola saltellando sul posto, ma nascondendo dietro di sé il cappellino. Appena l’abbraccio si sciolse, Fabiola indicò il braccio semi-nascosto dell’altra. Lei fece un cenno e l’amica chiuse i suoi occhi con le mani. Mentre la piccola Fabiola non vedeva niente, la bambina prese il cappellino e lo mise sulla testa dell’altra. Appena ebbe finito, fece aprire gli occhi dell’amica. La piccola Fabiola prese il cappellino, saltò felice appena lo prese in mano e corse ad abbracciare la bambina.

Sandy si prese le mani e le poggiò al cuore.

Sentì un sospiro.

Abbassò la testa di scatto verso l’addormentata.

Non potè crederci…non voleva farle questo.

Un altro sospiro…

Stava piangendo…

Un pianto senza lacrime…

Sandy era molto dispiaciuto…forse deve aver fatto ricordare una piccola amica che non c’era più…alzò gli occhi verso il sogno. Ora le due bambine avevano incontrato altri bambini, sia maschi che femmine…e si tennero per mano formando un cerchio e ballando tutti insieme…

Fabiola strinse il cuscino con più forza.

Sandy riprese il sogno fino all’ultimo granello e uscì fuori dalla stanza velocemente. Si sarebbe svegliata, senza dubbio…accadeva sempre così quando ritirava i suoi sogni. Si nascose in fondo al corridoio, dentro lo stanzino delle scope.

Non voleva fare quello…non voleva provocarle altro dolore…gli dispiaceva così tanto…non volle…

Dallo spiraglio vide Fabiola uscire dalla stanzetta…aveva uno sguardo tristissimo…quello sguardo fece sentire ancora di più in pena il Guardiano. Lei abbassò la testa sedendosi per terra nascondendo il viso tra le braccia…che cosa aveva fatto…forse sarebbe meglio andare da lei e tranquillizzarla…si, forse sarebbe meglio…

Fabiola alzò la testa di scatto girandosi intorno con aria circospetta.

Sandy chiuse la porta per non farsi vedere…cos’era accaduto…?

Sentì i piccoli e silenziosi passi di lei andare verso le scale. Sandy riaprì la porta e seguì la piccola che non si accorse di lui vista la grande distanza tra di loro. Fabiola, quando dovette scendere le scale, si accucciò ad ogni gradino annullando ogni singolo rumore che produssero i suoi piedi. L’omino vide che sbirciò il salotto dove sembrò non trovare nessuno, perché al quarto gradino si alzò e camminò con naturalezza fino alla fine della scalinata. Sandy la seguì fino al punto dove lei si accucciò.

Vide che lei si girò con circospezione per tutto il soggiorno come se cercasse qualcuno controllando addirittura dietro i due divani. Sospirò scoraggiata e si girò verso la cucina.

Appena si girò il suo corpo ebbe una specie di spasmo e la sua bocca si contrasse. Non riuscì a vedere il resto del suo viso per niente illuminato. Si girò verso la cucina. Ebbe la stessa reazione di Fabiola.

L’Uomo Nero era seduto composto ed elegante a capo tavola leggendo il libro color ghiaccio che vide tra le mani della ragazzina quel pomeriggio. Sfogliò le pagine con naturalezza, come se non si fosse accorto della piccola.

No…non avvicinarti a lui…no…no…lei andò dall’altro capo della tavola. La finestra aperta mostrò le stelle che illuminarono la figura autoritaria della piccola. La vestaglia bianca che le arrivava poco più sotto delle ginocchia sembrò che volesse trasformarla in un fantasma. Le fitte decorazioni arricchirono il corpicino minuto e sottile che si confuse con la pelle bianca, e i capelli in quel mentre sembrarono essersi inscuriti diventando marroncini, quasi neri.

Appena si fermò davanti alla sedia l’uomo alzò gli occhi dal libro mostrando due sfere ambrate, come quelle di un lupo che vide dopo molti giorni un piccolo agnello indifeso e senza protezione.

“Buonasera…come mai sveglia a quest’ora?” chiese divertito. Sandy potè vedere la scena perfettamente dato che i due personaggi si mostrarono di lato. Fabiola, in confronto allo sguardo divertito dell’uomo, aveva degli occhi che mostrarono destrezza, per nulla perplessi.

“Strano…mi sembrava che mi avessi chiamato…era la tua voce…” Pitch poggiò il libro sul tavolo guardando la sua piccola preda con falsa perplessità.

“Io…? Come avrei potuto…? Non possiedo quegli affarini tecnologici…o come gli chiamate voi…” gli occhi di Fabiola si erano dipinti di verde.

“Sei proprio un anziano se non riconosci il termine di quei “affarini tecnologici” o come gli chiami tu…” Pitch mostrò un sorriso che agli occhi dell’omino sembrò forzato.

“Smettila di giocare con me…ho già una sciagura a chissà quanti chilometri da qui e non voglio che tu ti aggiunga alla mia felice collezione…” la piccola sembrò essersi stancata di vederlo. Pitch si alzò dalla sedia non facendo il minimo rumore. Sandy, che per tutto quel tempo era all’erta da ogni possibile attacco dell’uomo, ebbe timore che potesse fare qualcosa di avventato e si alzò dagli scalini per raggiungere la ragazzina.

Delle mani lo fermarono.

Si girò.

Farut.

Il ragazzo li fece cenno di fare silenzio e di stare calmo. Sandy non capì se l’afgano aveva compreso la gravità della situazione e provò ancora una volta ad alzarsi ma Farut era troppo forte e lo bloccò sullo scalino.

“Cosa ti fa pensare che io stia giocando con te?” l’omino si girò e vide l’Uomo Nero dietro la sedia del capo tavola che scrutò la bambina con interesse.

“Forse il fatto che tu stia rigirando il discorso senza sapere il perché tu ti stia proteggendo?” Pitch sembrò disgustato dall’ultima affermazione di Fabiola, come se avesse quella parola in bocca e sentisse il sapore amaro.

“Cosa ti fa pensare che io mi stia “proteggendo”? E soprattutto da cosa?” tutti i presenti, tranne l’interessata, vollero sapere il seguito delle parole dei lei. Questa volta fu la piccola a divorare con gli occhi l’uomo.

“Da me forse?” Pitch rise. Rise talmente forte che l’omino si meravigliò che Mino non si fosse svegliato. Continuò a ridere piegando la testa verso il tavolo.

“…o magari da quello che potrei dirti?” le risate si tranquillizzarono. Sei occhi erano fissi su quelli di Pitch che, intanto, avevano ricominciato a guardare gli smeraldi di lei con una strana luce.

“E cosa dovresti dirmi di tanto importante da farti temere così tanto da me?” disse incrociando le mani dietro la schiena. Fabiola ridusse i suoi occhi in due fessure.

“Che può darsi che io sappia che io mi ritrovi davanti all’Uomo Nero in persona?” Sandy sentì che Farut era sul punto di alzarsi e di andare dai due. Questa volta fu l’omino a fermarlo. Gli occhi sigillati di Pitch puntarono sul libro e lo presero in mano mostrando la copertina alla proprietaria.

“Non avrai per caso…”

“Puoi restare fisso su quel libro fino a Capodanno se vuoi ma non c’è scritto assolutamente niente su di te là dentro” l’uomo non aveva parole.

“E allora chi…?”

“Una piccola amica…che sapeva il tuo nome...” sembrò essersi rattristata quando disse quelle prime parole. Pitch rimise sul tavolo il libro senza staccare lo sguardo dalla piccola.

“E cos’altro ti avrebbe detto la tua piccola amica?” disse con un profondo interesse negli occhi. Fabiola cominciò ad elencare sulle punte delle dita.

“Sei capace di creare delle armi…puoi teletrasportarti da un luogo ad un altro passando per le ombre…puoi nasconderti dentro le ombre…puoi chiamare le tue…vittime…facendoti sentire solo dagli interessati…la tua reale età è di duemila anni, non come ci aveva detto l’afgano che sicuramente hai visto…crei dei cavalli fatti di sabbia nera che, come io abbia capito, in verità si trattano di incubi…il tuo rivale è Sandman, il tuo perfetto contrario anche in fatto di poteri, infatti lui controlla i sogni…devo andare avanti…” Farut fece girare Sandy e chiese con lo sguardo: è tutto vero? Sandy annuì con decisione. L’afgano chiese ancora con gli occhi: perché non ce l’hai detto prima?

“Sa un po’ troppe cose la tua amica…dove sarebbe? Una visita non le farebbe molto male…” l’uomo intanto si era avvicinato un po’ alla piccola arrivando a metà del tavolo.

“Non le daresti fastidio comunque…” si indurì ancora di più. La tentazione di raggiungerla era molto forte.

“Perché mai? Non sarebbe un male vedere…”

“Taci…!” questo lo disse con la rabbia tra i denti volgendo lo sguardo verso le stelle. Sembrarono due ombre che venivano toccate dalla luce crescente di quei piccoli pianeti così distanti da noi…

“E sarebbe solo questo quello che ti rende così…” non ultimò in tempo la frase che lei girò di scatto la testa verso di lui mostrando degli occhi marroncini molto duri e severi.

“Quel ragazzo lupo dovrebbe invidiarti in fatto di pedinamenti notturni…perché vi interesso così tanto?” l’uomo fece un altro passo silenzioso verso la ragazzina. Si guardarono negli occhi con sguardi severi ma che mano a mano sembrarono addolcirsi…soprattutto quello dell’uomo. E se stia ritornando…? È passato così tanto tempo che non ci avrebbe mai giurato…

Gli occhi dell’uomo, insieme a quegli della bambina, erano l’unica cosa che si videro in quella fitta oscurità. Gli occhi del lupo erano diventati qualcos’altro che Sandy riuscì a riconoscere. Era incredulo…era passato troppo tempo…com’era possibile…? E soprattutto perché ora…? Perché con questa piccola rosa bianca e non con lui? Non sono nemmeno molto simili fra di loro…non seppe come, ma forse poteva ritornare come prima…forse…!

“…non me lo dirai…giusto…?” erano a poco meno di un metro di distanza. L’Uomo Nero scosse lievemente la testa sospirando.

“…oh, Fabia…” si guardarono ancora negli occhi ma questa volta con stanchezza. Per molto tempo non accadde niente e Farut sembrò innervosirsi molto. Fabiola scosse la testa abbassandola.

“…perché l’avevi fermato…?...non ha senso quello che hai fatto…” ancora silenzio.

“…anch’io credo che non abbia senso…non lo riesco a capire nemmeno io, piccola…” disse distogliendo lo sguardo da lei guardando fuori dalla finestra, lei lo imitò ma sedendosi a capo tavola vicino a lui. Guardarono il paesaggio notturno dando le spalle all’omino e all’afgano. Dopo molto tempo si sentì un sospiro dall’Uomo Nero e si sentì una lieve e fredda risata in sottofondo.

“…è assurdo…perché sto parlando in questo modo…?” disse continuando a scuotere la testa con insistenza. Fabiola non mosse un muscolo.

“…forse ti ricordo qualcuno che conoscevi quando eri ancora in vita…in genere accade questo ai fantasmi…forse anche a te…” dopo pochi secondi Pitch girò lentamente la testa verso la bambina. La veste bianca creò un potente spacco di luce in confronto alla veste nera dell’uomo, come se le stelle volessero volontariamente inquadrare Fabiola.

“…sarebbe impossibile…” la ragazzina girò la testa verso di lui. I suoi occhi ritornarono calmi e verdi.

“…perché no…?” l’uomo mostrò un sorriso mozzato scuotendo la testa.

“…non sono mai stato in vita, Fabia…” questo fece inorridire l’omino. Sentì un freddo gelo nel suo cuore…si stava creando un violento temporale dentro di sé…

“…scusa…?” nessuno dei due distolse lo sguardo dall’altro. Il cuore di Sandy cominciò a fargli male…

“…sono nato dal nulla…non ricordo di essere mai stato un mortale…e non ho mai avuto prove che io sia mai stato…” vide la sua destra iniziare a martellare con le dita il tavolo di fianco a sé con molta calma, non trovando la parola giusta. Nell’omino la violenta tempesta stava peggiorando inghiottendo e spezzando in due il cuore del poveretto che volle tanto girarsi e volare via…lontano da chiunque…ma la voce dura e pungente della ragazzina li fece cambiare idea. Anche perché le parole che pronunciò vennero piantate in mezzo alla tempesta, come una scialuppa di salvataggio.

“Quello che hai detto è a dir poco impossibile” disse alzandosi dalla sedia buttandola dietro di sé provocando un rumore pungente. L’uomo la guardò con sguardo interrogativo. La scialuppa prese l’omino portandolo al di fuori della tempesta.

“…cosa vorresti dire…?” chiese inarcando le sopracciglia. La veste di Fabiola, oltre ad illuminarsi a contatto con le stelle, provocò una potente luce sui capelli ricamandogli di un giallo scuro. Solo in quel mentre l’omino si accorse che al collo la ragazza portò due pietre colorate che splenderono come i suoi occhi, ma il primo colore che vide fu il giallo.

“Guardati attorno, cosa vedi?” chiunque avrebbe capito che l’uomo fosse profondamente perplesso.

“Questa volta sei tu che stai giocando con me…” lei lo interruppe.

“Non cambiare argomento” disse con decisione tanto che l’Uomo Nero dovette accontentarla. Con un annoiato sospiro indicò la sedia dietro di lei. La piccola si girò e si sedette sopra.

“Allora…questa sedia, nata probabilmente negli anni ’90, è stata inventata da un certo…” detto questo strizzò gli occhi leggendo dietro l’oggetto il nome del proprietario. C’era troppa oscurità…

“…Carl…il resto lo leggerò quando mi sarò trasformata in una civetta” nonostante il tono di voce fosse neutro, l’uomo ridacchiò mettendosi una mano sulla fronte.

“…ebbene questa sedia è stata inventata principalmente con l’intento di sedersi sopra…” detto questo si sedette sulla sedia. La scialuppa portò l’omino verso un’isoletta molto calma e pacifica, con sabbia di un oro scuro. Aveva capito cosa intendesse fare la ragazzina. Ma l’uomo non sembrò aver compreso cosa volesse dimostrargli e cominciò a fare un sorriso divertito interrompendola.

“…è una bella spiegazione ma…perché mi vuoi far ragionare  su questo…?” Fabiola si alzò dalla sedia. Il suo portamento serio e pacato fece ricordare all’omino una sacerdotessa di Apollo…oppure di Diana…Indubbiamente era così.

“Ti credevo più intelligente…quello che sto cercando di dirti è che tu hai detto proprio una cosa del tutto assurda. Ogni persona, animale o cosa non è stata creata per gioco o divertimento, anzi, serve proprio ad un specifico compito che deve intraprendere in questo mondo…voglio dire nel nostro mondo…” mano a mano si era avvicinata ancora di più all’uomo, tanto che lo stesso dovette indietreggiare diverse volte arrivando fino all’altro capo della tavola. Lei a quel punto si fermò guardando negli occhi l’Uomo Nero facendogli segno di sedersi. Pitch prese la sedia e, senza staccare gli occhi da lei, si sedette silenziosamente.

“Sai che sei la prima ad essere contenta della mia esistenza?” disse mentre la piccola raggiunse l’altro capo di tavola prendendo la sedia sbattuta poco fa e rimettendola a posto.

“Ne sono onorata, cavaliere. Anche se “contenta” è una parola grossa” disse sedendosi e usando un tono ironico ma con lo stesso viso di marmo. L’uomo usò la stessa risata fredda.

“Cavaliere? Per te io sarei un cavaliere?” chiese ridacchiando ma in modo più sciolto. Fabiola rilassò le braccia.

“Certo. Sai cavalcare…usare armi…combattere con le spade…io ti vedrei con un’armatura…anzi, Pitch Black: dux popolorum Romanorum est…mmm…non è il tuo nome di battesimo immagino…dubito che nell’anno zero esistesse un nome del genere…” certo, piccola mia…infatti un tempo non si chiamò così…

“E secondo te cosa potrei fare di tanto utile?” con sorpresa di tutti Fabiola rispose subito.

“Cosa fai tu, in compito di Uomo Nero?” Pitch sembrò contento che la bambina glielo avesse chiesto. Si alzò da tavola e camminò fino a toccare le spalle di lei. Lei mosse solo la testa per guardarlo. A Sandy salì su per la schiena un freddo brivido che s’impossessò anche di Farut. Le dita dell’uomo artigliarono le spalle della ragazzina. Fabiola a quel contatto freddo inarcò le sopracciglia e guardò dritto verso di sé. Pitch avvicinò la sua bocca al suo orecchio destro.

“…non pensare che io possa dare meraviglia, speranza o sogni ai bambini…preferisco che io sia temuto per quello che sia il mio elemento…” smise di stringere le sue spalle e davanti agli occhi dell’omino e di Farut sparì. Sandy sentì che l’afgano dietro di lui stava tremando insistentemente. Fabiola si accorse solo dopo qualche secondo che l’uomo sparì ma non sembrò minimamente spaventata o perplessa, non si guardò nemmeno in giro per capire dove fosse. Una voce rimbombò nella stanza.

“…io porto strazio…dolore…disperazione…ma principalmente paura…non immagini come regnavo beato durante i Secoli Bui…l’epoca che voi chiamate Medioevo…quegli si che erano bei tempi…non immagini quanto potere avevo…!” Fabiola, mentre lui parlava spedito, si era alzata dalla sedia e raggiunse il punto centrale tra il soggiorno e la cucina, mostrandosi di lato ai due spettatori che temerono che potesse vedergli.

“E immagino che a questo punto erano arrivati dei valorosi guerrieri a fermarti e il tuo regno crollò sotto ai tuoi piedi, o sbaglio…? Immagino che c’entri Sandman e ho sentito che c’era qualcun altro con lui, o sbaglio ancora una volta…?” per molto tempo non si sentì nulla. Anche Sandy era profondamente sorpreso e sentì che Farut aveva gli occhi fissi sulla bambina. Pensò che alla fine avrebbe dovuto spiegare a lui tutta la situazione …Fabiola cominciò a camminare in tondo gesticolando.

“Immagina che il mondo in sé sia una bilancia. Da un lato si trova il Bene in generale e dall’altro il Male. Per fare in modo che il mondo possa reggersi con i propri piedi e la propria testa, entrambe le parti della bilancia devono essere della stessa altezza. Perfettamente…non deve né padroneggiare il Bene e nemmeno il Male. Ma se tu, che sei il Male, aumenti il peso del tuo potere, il mondo sprofonderà e verrà distrutto. Infatti in epoca medioevale c’erano molti disagi sui mortali e sono più che certa anche tra gli spiriti come te…” sembrò che parlasse con sé stessa dato che l’Uomo Nero non parlò o si mostrò a lei. Come se si nascondesse…in effetti…forse Fabiola gli ricorda qualcosa che ha dimenticato…forse…

“…ma allo stesso tempo tu e quello che fai necessitano per reggere la bilancia. Tu sei stato fermato per motivi più che giusti, ma non è detto che il Bene debba trionfare ogni volta. La bilancia non potrebbe reggere solo quel peso. Infatti il mondo non è stato creato per reggere da solo questa forza…e quindi non dovresti riprovare a riavere quel tuo bel trono dorato…non sta bene…è troppo comodo…” disse aggiungendo una nota aggressiva alla parola “comodo”. In quel mentre Pitch apparve dietro la piccola che guardò le mani con cui formò le due parti della bilancia dando lo sguardo alle scale, dove si trovarono i due spettatori. L’uomo si avvicinò cautamente a lei. Sandy vide i suoi occhi…aveva visto spesso quella severità ma…Farut lo trattenne ancora, anche quando Pitch la girò rudemente verso di lui piantando i suoi occhi da lupo verso il povero agnellino.

“…sarà anche comodo per te…ma non puoi immaginare il peso che può avere la solitudine quando soltanto le leggende sanno della tua esistenza…non puoi immaginare quanto possa pesare sapere che nemmeno un mortale sappia della tua esistenza…tu non lo sai…sei troppo piccola…non sai quanto sia straziante quando tutti…!”

“…quando tutti ti guardano come se desiderassero la tua morte…come se fossi un disgustoso parassita di cui la morte sarà un beneficio…? Credi che io non lo sappia soltanto perché hai duemila anni in più sulle spalle?!” Sandy e Farut spalancarono gli occhi. L’Uomo Nero rimase con la bocca semi-aperta e gli occhi seri si trasformarono in perplessi. La voce di Fabiola sembrò quasi brutta alle orecchie di Sandy. La bambina distolse lo sguardo in fretta. I piedi scalzi e bianchi camminarono fino alla cucina fermandosi stancamente fino ai ripiani di legno.

L’uomo cambiò espressione mentre guardò quella piccola rosa allontanarsi da lui. Un’espressione mai vista in lui…tanto che l’omino aveva creduto che non potesse più provare preoccupazione.

La piccola sospirò…non riuscì ad arrivare fin lassù…l’uomo si avvicinò a lei e prese al suo posto la bottiglia di vetro che interessò la ragazzina e la posò sul tavolo allontanando il libro. Lei intanto aveva frugato all’interno dei cassetti più bassi e tirò fuori due bicchieri. Lei si sedette e svuotò la bottiglia riempiendo a metà entrambi i bicchieri.

“Vuoi un po’ d’acqua?” le palpebre dell’uomo sbatterono molte volte prima di assimilare il messaggio…o almeno così parve ai due spettatori.

“…” intanto la piccola aveva bevuto e posò il bicchiere delicatamente sul tavolo. I capelli non fecero vedere il viso nemmeno all’uomo oscurandolo totalmente. Dalle due parti regnarono due atmosfere del tutto diverse: Fabiola mostrò molta tristezza, ma senza lacrime o rabbia…invece Pitch mostrò un lieve imbarazzo che nemmeno lui riuscì a riempire.

“…in conclusione credo che dovremo capire chi eri prima di diventare…questo…” l’Uomo Nero sembrò trovare un modo per riempire l’imbarazzante momento.

“Oh…dovremo…? Casomai dovrai o almeno ci proverai visto che io non perdo tempo in faccende inutili” anche la ragazzina sembrò aver trovato qualcosa con cui riempire la tristezza.

“Oh…quindi capire chi eri e da dove sei spuntato fuori è inutile per te?” il suo viso si posò su quello dell’altro. I capelli d’oro nero brillarono ancora una volta insieme ai due smeraldini occhi.

“Se ti dicessi che ho impiegato dei secoli, anzi un millennio, vorresti rinunciare?” lei si alzò dalla sedia dove poco fa era seduto addirittura l’Uomo Nero e mostrò un inaspettato sorriso divertito ma con la stessa nota di serietà.

“Ne dubito. Se sono riuscita a trovare in una casetta in mezzo al nulla questo libro, allora non vorrei immaginare cosa accadrebbe se trovassi una vera biblioteca” disse incrociando le braccia davanti al petto e indicando il libro che si trovò sull’altro lato del tavolo.

“Probabilmente ti aiuterei…ma ho altre cose ben più importanti da sbrigare…” disse mentre cominciò ad allontanarsi da lei.

“Per esempio?” questo fece bloccare sul posto l’uomo che si rigirò verso di lei.

“Sapere chi sia Macula Sanguinea e perché mi ha portato qui insieme ai Guardiani” sorprendentemente la piccola non sembrò minimamente perplessa o incuriosita dal nome che l’uomo pronunciò. Sandy e Farut non riuscirono a capire.

“…quindi nemmeno tu sai il perchè…” disse più a sé stessa che all’uomo.

“Credevo che tu lo sapessi…continuo a credere che tu sappia un po’ troppo…” disse con l’accenno di un sorriso.

“In verità credo di sapere troppo poco…non so se Farut abbia pianificato questo piano allo scopo di qualcosa…ma non ho nemmeno visto la cittadina, quindi credo che dovrei andarci prima o dopo…” disse ritornando seria e incrociando le braccia sul petto. Ma i suoi occhi erano sempre verdi e i capelli sempre lucenti. L’omino però sentì che l’accento di Fabiola era piuttosto insolito per un’italiana. Infatti gli era parso di sentire al posto di “dopo” un “duopo”. Qualcosa di simile all’accento di North…

“Come preferisci…ma non aspettarti un mio aiuto, solo perché un ragazzaccio aveva intenzione…” lo interruppe ancora una volta.

“Non mi pare di aver chiesto un tuo aiuto…mi basta soltanto capire se tu sapevi qualcosa in più di me, ma a quanto pare mi sono sbagliata…” disse con un tono quasi deluso. Questa volta però l’uomo mostrò uno sguardo contrariato.

“Non credere che la situazione sarà così per molto. Avevo anch’io intenzione di andare in città…potrebbe esserci qualcosa di utile da scoprire dopotutto” la bambina annuì.

“Sono d'accordo…però mi dovrai fare un favore” l’Uomo Nero rimase in silenzio, come se non avesse compreso le parole.

“E da quanto tempo io dovrei fare dei favori agli altri? Soprattutto ad un ragazzina?” Fabiola lo ignorò.

“Ci sono altri ragazzi che del nostro gruppo che erano con noi fino a pochi giorni fa, ma non ho la minima idea di dove siano e né se siano vivi. Tu sei molto più veloce di me e puoi trovarli facilmente…o almeno spero, quindi…?” disse lasciando in sospeso la parola. Pitch non sbatté ciglia. Ma mano a mano si formò un sorriso molto conosciuto all’omino. Il solito sorriso pieno di crudeltà.

“Cosa ti fa pensare che io debba aiutarti?” disse inclinando leggermente la testa. Le braccia della ragazzina si scomposero e cominciarono a dondolare lungo il corpo magro.

“Posso essere utile anch’io, nonostante non abbia le vostre capacità. Posso anch’io scoprire cosa voglia da noi Macula Sanguinea e trovare gli altri Guardiani…a proposito…non mi pare che tu sia più forte di loro- non interrompermi- insomma…hai inoltre un grosso svantaggio numerico. Sei solo contro cinque persone e non sarà difficile trovarli. Immagino che vorrebbero darti una bella lezione, dopo tutto quello che hai fatto non metto in dubbio…” Pitch sembrò aver perso la poca pazienza che aveva in corpo. Il suo viso era in collera. Scattò verso la piccola con uno sguardo che avrebbe potuto terrorizzare un bambino.

“…non farmi perdere la pazienza…” Fabiola alzò il tono di voce.

“E tu non far perdere la mia di pazienza. Posso farti tanto bene quanto male…non fraintendermi, non voglio farti creare dei problemi…ma se tu continuerai a usare questo tono allora non mi lascerai alcuna scelta. Uomo avvisato…sai come si dice. E poi non mi sembra di averti chiesto di darmi la luna…” disse usando uno sguardo di ghiaccio che congelò la collera dell’uomo. Lui sospirò e andò a sedersi a capo tavola. Lo stesso fece anche Fabiola.

“…descrivimeli, così potrò avvertirti se li trovo…” disse facendo un sospiro, ma più per la stanchezza che per le insidie che la piccola aveva creato contro di lui. A Sandy questa situazione fece quasi ridere, ma non fu la stessa cosa anche per l’amico affianco a lui.

“Li riconoscerai senza dubbio per il colore di pelle e per gli occhi. Il primo ragazzo ha i capelli ricci e scuri, lo stesso per gli occhi, piuttosto alto e magro…probabilmente sarà con un’altra ragazza molto simile a lui, sia per l’aspetto che per l’altezza. Poi ci sono due gemelli di origine spagnola, un maschio e una femmina, più bassi dei due che ti ho parlato, entrambi con la pelle e i capelli scuri, la ragazza però ha sempre con lei degli orecchini di forma particolare e d’oro, invece il ragazzo una collana anch’essa particolare e d’oro. Poi una donna di mezz’età, non molto alta, capelli corti e neri, piuttosto brutta e con la lingua lunga…devo ripeterlo?” l’uomo sembrò aver preso la cosa molto più seriamente non interrompendola nemmeno una volta, ma prima di rispondere guardò molto più attentamente la ragazzina.

“No, non ne ho bisogno” disse alzandosi dalla sedia con l’ovvio motivo di andare via. Fabiola lo fermò in tempo. Si alzò dalla sedia e, inaspettatamente, gli prese la mano. L’uomo si bloccò sul posto.

“C’è un’altra cosa…” Pitch sembrò essersi paralizzato appena la bambina prese la sua mano. Non si girò, ma nemmeno ritirò la mano.

“Ci sono anche due bambini con noi...- ascoltami- vorrei che cercassi prima loro” disse aspettando una risposta dall’uomo. Non rispose, ma si girò verso di lei con uno sguardo enigmatico che l’omino non riuscì a comprendere. Nel girarsi le due mani si staccarono.

“Il primo è un maschietto, è biondo, ha due occhi azzurri ed è alto la metà di me e…mi assomiglia un po’ di viso…” disse addolcendo moltissimo la voce…Sandy ebbe molta compassione. Capì di chi stava parlando…glielo aveva detto Mino…L’uomo mostrò uno sguardo interessato.

“La seconda è una femminuccia, di origine giapponese, ha la stessa altezza del bambino e probabilmente sono insieme…ha un vestitino rosa con dettagli bianchi…delle calze nere…e ha anche un cerchietto rosa…e delle scarpette nere…” la voce della ragazzina divenne simile ad un sussurro. L’uomo attese, sempre con lo stesso sguardo.

“…c’è dell’altro…?” disse incoraggiandola con lo sguardo. Fabiola fece un profondo respiro e rispose con un tono serio.

“Dimenticavo di dirti che il bambino ha una maglietta a maniche corte verde, jeans blu scuri e scarpe da ginnastica bianche…” l’uomo ispezionò ancora con lo sguardo gli occhi della piccola, come se cercasse all’interno qualcosa. Passò così un minuto.

“...vedrò di trovarli…” disse appoggiandosi alla sedia con lo stesso sguardo enigmatico.

Fabiola abbassò la testa in sua direzione, come se volesse salutarlo, e si avviò verso le scale. Lo sguardo stanco della ragazzina si volse verso i due spettatori. Sandy chiese molte cose con la sua sabbia cambiando in meno di un secondo forma e dimensione. Nessuna risposta. Nessuno sguardo che l’omino si sarebbe aspettato. Semplicemente passò in mezzo a loro due. Probabilmente sapeva della loro presenza fin dall’inizio…per un attimo nella mente del Guardiano parve questo interrogativo.

Appena la ragazzina sparì dalla visuale, Sandy vide, ma solo di sfuggita, lo sguardo di Farut. Era un misto di terrore e rabbia. L’afgano si alzò e corse verso la cucina dove comprese che l’uomo se ne era andato.

Mentre il ragazzo corse fuori col probabile intento di cercarlo, l’omino andò in cucina. Il suo sguardo cadde sui due bicchieri che Fabiola aveva preso.

Entrambi erano vuoti.

 

 

 

 

 

 

Angolo di L0g1

Allora…Buon Natale (ormai passato…)!!! E felice anno nuovo!

Vi volevo fare questa sorpresa di Capodanno con altre tre nuovi capitoli! Ammettetelo…nessun altro vi aveva mai trattato così bene, eh…?

Aspetto le vostre recensioni!

L0g1

  
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