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Autore: dadless    01/01/2014    3 recensioni
-Promettimi di non piangere, per nessuna ragione, da oggi in poi- sussurrò quando i loro occhi nocciola si scontrarono.
Sophie tirò su col naso -Tu mi prometti di volermi sempre bene e di non abbandonarmi?- chiese lei di rimando.
Lui annuì -Lo prometto- mormorò.
-Lo prometto- concluse Sophie, chiudendo gli occhi.
*ATTENZIONE! Questa NON è assolutamente una storia d'amore, ma parla di come possa trasformarsi nel tempo il rapporto tra fratello e sorella.
-Sospesa per motivi personali-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Dopo queste stressanti ore di viaggio, se fossi in te spererei che la nuova casa possa piacermi- sbuffò la ragazza uscendo dall'aeroporto. Si guardò intorno prima di storcere il naso.

Diana finse di non sentire le lamentele della figlia e trascinò la valigia fino a un taxi libero.

-Sei veramente stressante, Andrea- commentò Lucas, arrotolando le maniche della maglietta blu più su.

-Credi che mi interessi?- domandò retorica la ragazza, ricevendo un'occhiataccia dal fratello maggiore.

-Smettetela! Quando saremo arrivati nella nuova casa potrete anche attaccarvi le gomme da masticare sui capelli a vicenda, ma ora state zitti, per l'amor del cielo!- disse Diana esasperata.

Andrea la guardò con lo stupore dipinto sul viso. La madre inarcò un sopracciglio in attesa che dicesse qualcosa.

-Gomme da masticare- ripeté la figlia -Ma è fantastico! Non ci avevo mai pensato- continuò poco dopo, fissando i capelli scuri del fratello.

-Non ci pensare nemmeno, nanetta- la voce di Lucas arrivò minacciosa alle orecchie di Andrea, ma lei sapeva che in realtà non l'avrebbe mai nemmeno sfiorata.

Diana alzò gli occhi al cielo, per poi infilare la valigia nel bagagliaio, aprire la portiera e dire la destinazione, facendo annuire l'uomo che durante tutta la discussione era rimasto ad ascoltare con il sorriso sulle labbra.

Andrea salì sull'auto, seguita dal fratello, prima di afferrare il cellulare e fissare il display.

Da alcuni giorni non sentiva Sophie ed era abbastanza preoccupata. Era sicura che l'ultimo giorno di scuola le avrebbe finalmente mandato un messaggio in cui dicesse di essere felice, invece proprio da quel giorno non riceveva più notizie dalla ragazza. Sospirò, sperando che finalmente il display si illuminasse, ma il tempo continuò a scorrere, i secondi e i minuti passarono e la macchina giunse di fronte ad una villetta abbastanza graziosa, circondata da un giardinetto verde e divisa da un'altra fila di ville da una strada seminata di sassolini e vetri rotti.

Scese dalla macchina e si guardo intorno, provando a memorizzare più dettagli possibili. C'erano molti alberi ricoperti di foglie verdi luccicanti, il recinto della villetta era bianco come lo immaginava e la cassetta della posta rossa. Certamente quel quartiere era molto più bello del palazzo in cui era abituata a vivere a San Francisco, era molto più simile a quello che tutto il mondo vede nei telefilm americani e... le piaceva, ma era tutto troppo tranquillo per i suoi gusti. Era affezionata al traffico della città, ai ritardi la mattina e a tutto il resto.

Si avvicinò al cancelletto e lo apri con la chiave che sua madre le aveva dato pochi minuti prima in macchina. Lo spalancò lentamente producendo un fastidioso cigolio e percorse il suo breve sentiero di ghiaia, su cui altri piedi stavano camminando, ma non ebbe bisogno di girarsi per capire di chi fossero. Aprì anche il portone della casa ed entrò, per poi essere invasa dalla tristezza. Quella casa era bella, sì, ma vuota e gelida, come se fosse stata disabitata per decenni.

-Ti piace?- chiese Lucas, appoggiandole le mani sulle spalle.

Andrea non rispose, perché in fondo sapeva che era solo una di quelle domande che si pone per interrompere il silenzio, una delle domande a cui non rispondi perché in verità non c'è niente da dire.

Si girò verso il fratello e lo abbracciò, stringendo il suo corpo con tutto l'affetto possibile.

-Supereremo anche questo, Andrea, te lo prometto- sussurrò Lucas nell'orecchio della sorella.

La ragazza si asciugò una lacrima -Sono stanca di tutte queste promesse che non vengono mai mantenute- rispose, prima di affondare il viso nell'incavo del suo collo.

Lucas sospirò, stringendo maggiormente la sorella.

-Ora sorridi, ti prego. Fallo per la mamma- mormorò, asciugandole le guance arrossate e umide. La ragazza annuì e sciolse l'abbraccio proprio quando la madre entrò nella casa.

-Allora? Che ne pensate?- chiese speranzosa.

Andrea forzò un sorriso -Bellissima- rispose semplicemente, prima di sparire velocemente dalla visuale di sua madre, intrufolandosi in una stanza a caso.

Entrò e si sedette con la schiena appoggiata al muro, senza nemmeno stare ad analizzare la stanza vuota e dalle pareti grigie. Le lacrime ricominciarono a scorrere sul suo viso, ma non tentò di fermarle. Aveva un incredibile bisogno di sfogarsi con qualcuno, di sciogliere quel nodo che le stringeva lo stomaco togliendole il fiato, ma non l'avrebbe mai fatto con suo fratello. Era dolce e comprensivo, ma non sopportava di vederla piangere. Sapeva di renderlo triste con le sue lacrime e non voleva assolutamente farlo.

Afferrò il cellulare e compose il numero che ormai aveva imparato a memoria. Attese, singhiozzando, ma dopo vari squilli scattò la segreteria telefonica -Il numero da lei
chiamato non è al momento raggiungibile, lasci un messaggio dopo il segnale acustico- Andrea sospirò a quelle parole. Si asciugò una lacrima vicino alle labbra e prese un respiro profondo -Sophie, sono Andrea. È da alcuni giorni che non ci sentiamo e sono preoccupata, ma...- un singhiozzo scosse il suo petto -ho anche bisogno di te, di parlarti.- deglutì -In questo momento sono in un paesino sperduto del Canada e...- il segnale acustico interruppe le sue parole. -Oh, fanculo- borbottò, per poi sdraiarsi sul pavimento e avvicinare le gambe al suo petto.

Chiuse gli occhi e sospirò.

Avrebbe superato anche quello prima o poi, era ovvio, ma sperava che quel momento arrivasse molto presto.

Si alzò dal pavimento per avvicinarsi alla finestra della stanza, che si affacciava sulla stradina dove il taxi li aveva lasciati. Osservò la cassetta della posta dall'alto, per poi rivolgere lo sguardo dritto davanti a sé. C'era una graziosa villetta, simile alla sua.

Aprì la finestra, lasciando che una leggera brezza le scompigliasse i capelli e osservò meglio.

Da una finestra di quella casa riuscì a vedere due persone nella stanza di fronte alla sua, ma subito dopo le tapparelle furono abbassate, impedendole di scrutare ulteriormente.

Guardò altrove, soffermando lo sguardo sul cielo azzurro e limpido.

Be', non era poi così male il Canada, ma come sarebbe stato passarci i prossimi anni?

Finì l'acqua con un ultimo sorso, per poi appoggiare il bicchiere nel lavandino.

La cucina era l'unica stanza della casa, insieme al salotto, che avesse un minimo di arredo: lavandino, fornelli, credenza, un tavolo e quattro sedie. Quel pomeriggio, invece, sarebbe arrivato il camion da San Francisco, con tutti i mobili della vecchia casa.

Si sedette, appoggiò le braccia sul legno del tavolo e sospirò rumorosamente.

Diana smise di mescolare il sugo nella pentola, che aveva trovato in uno sportello della credenza, e rivolse lo sguardo al figlio.

-Che succede, Lucas?- chiese, apprensiva.

-Sono preoccupato per Andrea- confessò -ho paura che non riesca ad ambientarsi qui in Canada e non potrei sopportare una sua possibile sofferenza- concluse, appoggiando la testa sulle mani.

La madre sorrise lievemente alle parole del figlio: era felice che fossero così uniti e che si volessero bene.

-Qui potete avere tutto ciò che vi serve, tesoro. Sono sicura che cambiare aria vi farà bene- disse rassicurante.

Sapeva bene che in realtà il trasloco in Canada era anche un modo per lei di ricominciare la sua vita dopo la separazione dall'ex marito, ma evitò di iniziare quell’argomento.

-E poi Andrea è una ragazza forte, nonostante abbia solo tredici anni- sussurrò, facendo sorridere Lucas.

-Già- concordò lui.

Diana, contenta di essere riuscita a tranquillizzare il figlio, tornò a preparare il sugo per la pasta che avrebbero mangiato a pranzo.

Lucas prese il suo cellulare dalla tasca dei bermuda grigi e sbloccò il display, pronto a rispondere ai messaggi dei suoi amici di San Francisco.

Sentiva già la loro mancanza, nonostante li avesse sentiti prima di salire sull'aereo, ma comunque sapeva che avrebbe fatto presto nuove amicizie anche nella nuova città. Infatti, non aveva mai avuto difficoltà a socializzare con i suoi coetanei, a differenza di Andrea.

A quel pensiero strinse la mano in un pugno. Non poteva sopportare che la sua sorellina avesse avuto solo amicizie false in tutti quegli anni. Da un certo punto di vista, era felice che si fossero trasferiti: almeno Andrea avrebbe avuto la possibilità di conoscere nuove persone.

-Sono sicura che anche tu ti ambienterai presto- commentò Diana con un tono malizioso, distogliendo Lucas dai suoi pensieri.

Lui inarcò un sopracciglio alla voce della madre -Come mai?- chiese, senza riuscire a capire cosa intendesse davvero la donna con le sue parole.

-Sai, si dice che in Canada ci siano bellissime ragazze- disse vagamente, facendo arrossire il figlio.

Lucas non aveva mai avuto una ragazza, escludendo la fidanzatina delle elementari, ma non perché lui non piacesse all'altro sesso. Anzi, era un bel ragazzo dal carattere dolce ed era corteggiato da molte ragazze a San Francisco.

-Hai compiuto da alcuni mesi sedici anni, ma ancora non mi hai mai presentato una ragazza- commentò Diana, girandosi verso il figlio e tendendo le labbra in un lieve sorriso.

Lucas ricambiò incerto, ma anche un po' impaurito.

Non aveva ancora detto niente alla sua famiglia e di certo non aveva ancora intenzione di farlo. Non sapeva come avrebbero reagito a una notizia del genere.

-Non ti fidi di tua madre?- chiese pochi minuti dopo la donna, con un tono sconsolato.

Il ragazzo alzò entrambe le sopracciglia, dispiaciuto dal fatto che sua mamma potesse pensare una cosa simile. -Oh no, mamma, assolutamente no!- esclamò velocemente -È solo che...- disse, prima di interrompersi. Non era ancora pronto.

-Che...?- lo incoraggiò a continuare.

Le mani iniziarono a sudargli e la maglietta blu iniziava a procurargli una fastidiosa sensazione di soffocamento. Che cosa avrebbe detto? Non ne aveva idea.

Dei passi veloci giunsero da fuori la porta della cucina e, pochi secondi dopo, spuntò la faccia di Andrea.

-Che buon profumo...- commentò, annusando la stanza -Che stai preparando?- chiese alla madre, che sorrise nel vederla così serena.

Forse non era proprio gioiosa di essersi trasferita dalla città in cui aveva passato l'infanzia, ma era già fantastico che non stesse piangendo.

Il ragazzo sospirò di sollievo e socchiuse gli occhi, per poi appoggiare una mano sul suo petto. Il cuore batteva all'impazzata e temeva che persino sua madre e sua sorella potessero sentirlo.

-Ti devo un favore, Andrea- sussurrò con voce tremante.

La ragazza si girò di scatto verso di lui con sguardo interrogativo, ma Lucas sorrise e scosse la testa.

Si alzò dalla sedia e si avvicinò a madre e figlia, intente a cucinare il pranzo.

-È pronto?- chiese, affamato.

-Non ancora- ridacchiò Andrea quando lo stomaco del fratello si fece sentire.

-Comunque- iniziò, attirando l'attenzione della sua famiglia -qui non è poi così male- commentò, facendo sorridere la madre.

-Come hai detto che si chiama questo paesino?- chiese poi, rendendosi conto di non ricordare il nome.

Diana assaggiò il sugo e sorrise soddisfatta del sapore, per poi rispondere -Stratford- concluse.

Sono completamente pessima, e lo so bene, davvero.

È stato un periodo terribile, lo è ancora, ma ho visto tutte le vostre recensioni, i messaggi… come avrei potuto far finta di niente? Era impensabile, sul serio.

Passando ad altro, spero stiate passando delle belle feste, io no, ma sono solo dettagli :c

Finalmente abbiamo un capitolo dal punto di vista di Andrea e Lucas, spero davvero che vi piaccia.

Allora, ci sarebbero tante cose da dire, ma preferisco che siate voi a commentare, sempre se riusciate a perdonare il mio pazzesco ritardo. Sappiate comunque che nel prossimo capitolo si passa di nuovo da Sophie, Justin e Pattie.

Okay, ho detto abbastanza, adesso rispondo alle recensioni che mi avete lasciato e che mi hanno fatto parecchio piacere, vi voglio davvero bene e siete fantastiche con la vostra preoccupazione per Sophie, per che fine avessi fatto hahahah e per la storia :’)

Grazie a tutte,

un abbraccio coccoloso,

Morena

  
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